Libri > Sherlock Holmes
Ricorda la storia  |      
Autore: Bellis    09/03/2010    2 recensioni
L'improvvisa scomparsa di un copista dà al signor Sherlock Holmes l'occasione di dimostrare a Scotland Yard quanto la cultura musicale possa rivelarsi utile nella risoluzione di una indagine.
Genere: Generale, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Saluti. Ho scritto questa oneshot in risposta ad una challenge della community di LiveJournal holmes_ita, attingendo alla ivi illustrata Playlist Sherlockiana, usufruendo del prompt Sarasate, Capriccio Basco (per ascoltare il brano clicca QUI). Spero che il mio sviluppo dell'idea non paia troppo stridente.
Buona Lettura!



Il Mistero della Misura Mancante

In musica, la misura (o battuta) indica un gruppo di note o pause per una durata definita, comprese tipicamente tra due linee verticali poste sul pentagramma.

Numerose volte avevo udito Sherlock Holmes prendersi bonariamente gioco degli insuccessi della polizia Londinese senza disapprovare il suo comportamento - anzi, avevo di persona condiviso ed arricchito le frecciatine ironiche che riservava a Lestrade e Gregson. Il mio sobrio amico usava per la maggior parte mantenere un contegno serio e contenuto, quasi ostentando l'asetticità di uno scienziato, di fronte ai problemi che gli venivano posti e, per quanto egli non annoverasse questa qualità tra le virtù, era un uomo modesto, dedito ad una missione che, in quanto a me, consideravo ammirevole: quella di far emergere la verità dalle vicende più intricate, risolvendo enigmi la cui complessità avrebbe suscitato frustrazione in qualsiasi eccellente intellettuale.

Per questo mi stupii quando, in una giornata di Marzo dell'anno 1897, scoppiò a ridere di cuore dopo aver letto un telegramma appena arrivato e consegnato dalla signora Hudson.

Lo guardai non riuscendo a reprimere un sorriso - era così rara quell'espressione di genuina ilarità da parte sua. Calmatosi, mi scoccò una delle sue occhiate penetranti, e con un brillìo di malizia mi allungò il foglietto al di sopra del tavolo della colazione.
"Legga un po', amico Watson: temo che Scotland Yard abbia toccato il fondo questa mattina."

Presi il modulo e mi accostai alla finestra, scorrendo le poche parole scritte in uno scuro inchiostro.

Vorrebbe raggiungermi nella West London? Violinista introvabile, indizi inesistenti. La aspetterò al numero 35 di Knightsbridge. Lestrade.

"Pare che l'ispettore abbia se non altro appreso da lei qualcosa sulla teatralità, Holmes." azzardai, restituendogli il misterioso messaggio.

Il detective mi favorì con un breve sguardo divertito, "Il suo umorismo, invece, non cambierà mai. Ebbene, dottore: cosa ne pensa?"

"Non sembra si possano trarre molte conclusioni dalle ermetiche parole di Lestrade." riflettei, "Forse la linea d'azione più appropriata suggerirebbe di attendere un maggior numero di fatti prima di avanzare supposizioni."

"Ottimo, Watson, ottimo." approvò lui, passeggiando sino alla mensola del caminetto, "Tuttavia, è bene lei sappia che quelle contenute nel telegramma non sono le uniche informazioni a nostra disposizione." prelevò la sua pipa di radica dalla rastrelliera ed allungò una mano ossuta verso la borsa del tabacco.

"Oh?" feci, incuriosito, sedendo in poltrona di fronte a lui.

Per tutta risposta, prese dalla cima di una pila di quotidiani il Daily Telegraph di due giorni prima, sfogliò le pagine spiegazzate per pochi istanti e mi porse il documento.

Tra i vari annunci ne vidi immediatamente uno che recava un recapito di West London, anche se si trattava di Notting Hill e non di Knightsbridge. Era però indiscutibile che esso avesse una qualche relazione con quanto accennato nella breve e sibillina comunicazione inviataci dallo Yarder dal viso di furetto. Sospendendo il giudizio ed arginando la piena dei fantasiosi scenari evocati nella mia mente da quella faccenda, lessi ad alta voce il corto brano.

SCOMPARSO - [recitava l'articolo]
Dal quinto giorno del corrente mese non si hanno più notizie di Bryan Taylor, di professione musicista, riconoscibile per la folta chioma castana e gli occhi neri, la statura non molto alta e i lineamenti vagamente asiatici. Chi avesse veduto un uomo che corrisponda alla soprastante descrizione può rivolgersi al signor Abner Taylor, residente al numero 12 di Notting Hill, Londra; verrà debitamente ricompensato per il disturbo preso.

Alcuni minuti di silenzio seguirono lo spegnersi dell'eco della mia voce.

"Bryan Taylor. Mai sentito nominare." intervenne il mio amico a un certo punto, "Musicista... sono in possesso di una certa conoscenza della vita musicale londinese; eppure quel nome non mi è familiare. Mi aspetto che si tratti di un esperto copista, o di un compositore non molto conosciuto."

"Lestrade ha esplicitamente fatto menzione di un 'violinista'." notai, mettendo da parte il giornale.

"Giusta osservazione, Watson. Ma debbo ricordarle che l'unico vero e proprio fatto di cui siamo a conoscenza riguardo la professione del signor Taylor consiste in un generico aggettivo di 'musicista'. Siamo certi che il suo campo d'azione coincida con lo studio di armonie e suoni, eppure non possiamo dare per scontato che si applichi ad uno strumento al di fuori della sfera dilettantistica. A questo punto credo che non sia opportuno ragionare oltre. Possiamo però recarci a Knightsbridge ed accogliere il disperato appello del nostro amico ispettore."

Ci incamminammo lungo Baker Street alla ricerca di una carrozza, anche se non mi sorrideva affatto l'idea di rinchiudermi in una oscura e soffocante cabina sfuggendo così alla tiepida brezza primaverile ed ai primi raggi di quel sole che avevo tanto desiderato, quand'ero immerso nella fredda nebbia dell'autunno e dell'inverno. Non riuscimmo però a trovare una vettura disponibile prima di Oxford Street - il qual fatto, salutare per noi, contribuì ad aumentare l'ansia dello Yarder che impaziente ci attendeva di fronte alla signorile villetta della West London.

L'abitazione di Bryan Taylor era senza dubbio all'altezza degli standard del più elegante quartiere residenziale di tutta Londra: una casa dall'aspetto imponente e lindo, verniciata di nuovo, con un tetto spiovente solido e pulito. Il giardino dall'erba verde e fresca e dalle aiuole accuratamente seminate di precoci crochi creava un gradevole contrasto cromatico con la nitida facciata di un rispettabile color crema; le balconate di ferro scintillavano con una sfumatura altezzosa che si adattava perfettamente al luogo.

Nonostante quell'apparenza tanto dignitosa, mi trovai sùbito a disagio, in quel posto, il cui pomposo ordine riusciva accogliente quanto un funzionario della Corona britannica: solo all'esterno, e senza alcuna reale e genuina intenzione di amichevolezza. Persino il basso muro di mattoni che circondava il possedimento, con le sue crepe ben stuccate ed il suo piccolo, levigato tetto di marmo, rilucente e splendido in confronto al modesto colore scuro dei nostri vestiti formali, sembrava guardarci dall'alto in basso, mentre ci accostavamo al cancello e Holmes afferrava la corda del campanello che avrebbe annunciato la nostra presenza.

"In fede mia, cominciavo a credere che non si sarebbe interessato al caso, signore - ma per fortuna mi sbagliavo. Una faccenda strana - di più strane non ne ho mai viste, glie lo assicuro. Ho convocato il fratello del musicista perchè le racconti di persona come si sono svolti i fatti, e lei può ben immaginare quanto sia sconvolto."

L'uomo che Lestrade ci presentò sembrava, in effetti, sull'orlo di un collasso nervoso. Respirava a fatica, in fretta - forse anche a causa della sua corporatura non proprio esile - e teneva in mano un fazzoletto di seta bianca col quale di tanto in tanto si asciugava teatralmente il volto madido di sudore.

"Il signor Abner Taylor?" chiese il mio amico, sedendo sul divano foderato di velluto. L'interpellato annuì, con un evidente - anche se affievolito dall'agitazione - lampo di stupore negli occhi scuri dal profilo allungato. Se non fosse stato per l'imponenza, avrebbe potuto corrispondere alla stessa descrizione apparsa sul quotidiano. "Ho avuto l'occasione di leggere l'annuncio che ha pubblicato sul Telegraph due giorni fa."

"Ah, sì, signore. Fu un tentativo disperato, lo so. Ma serbavo ancora in cuore la speranza che qualcuno potesse averlo veduto, o che egli stesso si fosse smarrito nei dintorni di Londra. E' una persona assai sensibile, mio fratello. Ha testa solo per il suo lavoro - e che testa, mi creda, è un cervello di prim'ordine, quando si tratta di musica. Però, appunto, pensa solo ai suoi spartiti e a null'altro."

Scorsi un leggero sorriso sul volto del detective, mentre egli socchiudeva gli occhi, nel suo consueto modo di mascherare il vivido interesse, strategia che non risultava nuova nè a me nè all'ispettore.

"Fu mia moglie a consigliarmi di mandare quel breve trafiletto." continuò il giovanotto, la cui parlata fluida e masticata sembrava quasi un riflesso del suo profondo turbamento. "Prova, Abner caro, lo sai quanto è confuso il giovane Bryan, mi disse, ed io non rifiutai, anzi, la ringraziai e..."

"Mi dica, signor Taylor, quando ha visto il suo parente per l'ultima volta?" lo interruppe Holmes, con un leggero moto d'impazienza. Conoscevo bene la sua riluttanza ad ascoltare divagazioni e la sua propensione alle semplici e chiare descrizioni della realtà.

"Il quattro del mese. Sì, proprio il quattro, vale a dire cinque giorni fa."

"Vi siete incontrati o fu solo uno scambio epistolare?"

"Venne a casa mia, a Notting Hill, per dirmi che aveva appena consegnato ai suoi committenti il frutto di un lavoro durato quasi un mese, pensi, signore, un mese sopra quei fogli pieni di simboli strani ed astrusi..." sollevò il suo gran fazzoletto e se lo passò sul viso. "Mi perdoni, signor Holmes. Sono molto preoccupato. Bryan è un trascrittore musicale, si occupa di separare e copiare dalle partiture orchestrali i pezzi relativi ai singoli strumenti. E' un lavoro che richiede un grande talento ed una smisurata pazienza - mio fratello può fregiarsi del titolo d'uno dei migliori e più affidabili professionisti di tutta la contea."

L'investigatore annuì cortesemente alla sfumatura d'orgoglio che permeò la voce del nostro cliente mentre egli decantava le doti del suo latitante congiunto.

"Era stato assunto verso la metà di Febbraio dai componenti di un ensemble d'archi che aveva terminato una serie di concerti qui in Inghilterra ed avrebbe proseguito le sue esibizioni sul Continente. Dovevano partire il quinto giorno di Marzo, e Bryan ha letteralmente fatto gli straordinari, lavorando giorno e notte su quegli spartiti di Sarasate fino a sfinirsi, tanto che mio figlio non ha potuto prendere lezioni di musica per l'intero mese. Mio fratello lo istruisce, ed è tanto contento che i suoi nipoti imparino..." Qui un sorriso bonario aveva incurvato le labbra grassocce di Taylor, che recuperò quanto prima il suo contegno e si schiarì la voce, imbarazzato.

La pendola dell'elegante orologio che stazionava dignitosamente nell'angolo del salottino scandì col suo ticchettìo sommesso quasi un minuto di silenzio, al termine del quale la voce di Holmes intervenne, acuta e lucida.

"Sarebbe molto utile poter vedere lo studio di suo fratello."

"Ma certo, certo." si affrettò a replicare il padrone di casa, arrancando affannosamente verso una porticciola di legno lucido ornata da un sobrio motivo dorato e da una pesante maniglia dalle sembianze oleose. "La signora Kindle... la domestica... vi era entrata nella tarda mattina di quel fatidico giorno, per rassettarla, trovandola in ordine, anche se vuota. E' stata lei ad avvisarmi della scomparsa del povero Bryan."

In effetti la saletta era davvero molto ordinata. Persino i fogli accatastati sulla scrivania non avevano un aspetto trascurato, ma erano disposti con la precisione millimetrica di una governante che spesso avevo notato nelle maniere della signora Hudson. I pennini erano allineati di fronte alle boccette d'inchiostro, sullo scrittoio in legno massiccio posizionato dirimpetto alla finestrata ampia che dava sulla tranquilla strada.

"Hum. Vedo che la meticolosa signora Kindle ci ha privati di quasi tutti gli indizi interessanti." sbuffò Holmes, seccato, attraversando la stanza. "E dice che nessun biglietto era presente in questa casa, nessuna nota, nessun appunto che potesse giustificare una improvvisa partenza dell'unico abitante?"

"Esatto, signore." rispose melanconicamente Taylor.

Il mio amico iniziò ad esaminare metodicamente il fascicolo posto sulla scrivania ed il contenuto dei cassetti, rivolgendo un'occhiata penetrante ed esaustiva ad ognuno degli elementi che presto avrebbero contribuito a formare un quadro generale dell'accaduto nella sua formidabile mente analitica.

"Il Capriccio Basco [1]." interloquì d'un tratto, soffermandosi con lo sguardo sul titolo, scritto a riccioli e svolazzi, di un diagramma musicale.

"Prego?"

"Lo spartito di Sarasate sul quale suo fratello ha lavorato nell'ultimo mese. E' questo?"

Taylor annuì, mentre Holmes, con infuriante lentezza, continuava a sfogliare pigramente il volumetto rilegato con lo spago.

"Quel che è mi chiedo è... dove può essere andato? Lontano da casa, dai suoi familiari... ha persino lasciato qui il suo strumento!" balbettò il nostro cliente, fuor di sè, "Dico io, mai è rimasto distante dalla sua dimora per più di un giorno senza il suo amato violino. E' un giovanotto molto fragile - chissà cosa gli è successo. Sarà ancora vivo?"

Lestrade ed io ci affrettammo a procurare una sedia dove l'uomo potesse riposarsi ed acquietarsi. Dopo un sorso di brandy ed un nuovo ausilio da parte del fazzoletto, il disperato padre di famiglia si calmò e consentì al detective di ritrovare la concentrazione necessaria a proseguire le sue indagini.

"Signor Taylor," esordì quello, sollevando e tenendo controluce un foglio prelevato dal cestino della carta straccia, "Ha provato a contattare i committenti di suo fratello, in questi giorni?"

"E' stata la prima cosa che ho fatto!" dichiarò con enfasi l'afflitto, "Ma essi non ne sanno nulla. Sono già a Parigi, pronti ad allietare i signorotti dell'Île-de-France [2], ed il mio povero ragazzo chissà dov'è!"

Holmes abbassò su di lui uno sguardo che trasmetteva sicurezza ed era colmo di quella repressa vibrazione che contrassegnava gli eccellenti balzi d'ingegno che solitamente preludevano alla brillante risoluzione di un caso.

"Si tranquillizzi, Taylor. E' mia opinione che suo fratello stia bene. Ma bisogna agire in fretta, non c'è un momento da perdere." scartabellò per pochi secondi tra i fogli presenti sulla scrivania dello scomparso e ne selezionò uno, che sfilò delicatamente dal plico; si frugò nel soprabito alla ricerca di un lapis e scarabocchiò alcune annotazioni a margine del vissuto documento denso di note e di simboli a me quasi sconosciuti.

"Ma - signor Holmes!" esalò esterrefatto l'ispettore, allargando le braccia e constatando come il mio amico stesse inquinando le prove di un possibile delitto. Ma il lieve sorriso fiducioso che l'investigatore gli indirizzò ebbe il potere di frenare qualsiasi altra esclamazione: lo Yarder conosceva troppo bene il suo irregolare collega per dubitare delle sue capacità.

"Sarò di ritorno in meno di un'ora."

E con questa semplice affermazione, Sherlock Holmes ripiegò lo spartito, se lo mise nella tasca più riposta del soprabito, ed uscì speditamente dalla stanza. Poco dopo sentimmo il leggero tonfo della porta d'ingresso che si richiudeva dietro la sua figura alta, e scorgemmo dalla finestra il suo profilo aquilino.

Quell'attesa non fu una di quelle che mi piace ricordare. Lestrade era inquieto, e camminava in su e in giù per la stanzina calda. Abner sbuffava e mormorava miseramente preghiere e retoriche domande sulla salute del fratello. Dopo pochi minuti ero già a corto d'ossigeno, ed avevo dischiuso le imposte della vetrata, solo per sentire un commento dello sfortunato Taylor che mi pregava di tener accostato, dato che la sua salute era cagionevole e mal tollerava gli sbalzi di temperatura. Con tutta la mia buona volontà risposi alle sue incessanti interrogazioni, nelle quali mi chiedeva se sarebbe veramente riuscito Holmes a ritrovare Bryan, o se avrebbe fallito - ma sinceramente debbo dire che iniziavo io a mal tollerare lui.

Avevo già iniziato a fantasticare su quelle insolite circostanze. Un luminare dedito alla musica e all'arte improvvisamente scomparso senza lasciare alcuna traccia e senza alcun motivo per lasciare la città - anzi, con una notevole avversità per gli spostamenti, come poteva testimoniare il suo più stretto congiunto.

Cercai di ripercorrere i passi di Holmes, di vedere ciò che lui aveva visto in quegli incartamenti dall'oscuro significato, almeno per i miei occhi, che vedevano solo un disordinato insieme di note e di accenti, e gli strumenti di un letterato. Quali conclusioni poteva aver tratto il mio amico da un così normale ambiente, povero di quei particolari che erano essenziali alla sua affinata arte deduttiva?

Fu con vero sollievo - la testa iniziava a dolermi - che sentii il gioviale trillo che segnalava l'arrivo di un visitatore, ed andai ad aprire la porta. Il volto pallido del mio amico era imperscrutabile, e senza una parola egli mi precedette, presentandosi subito di fronte al suo cliente, che con sguardo quasi implorante si alzò per stringergli la mano, quasi tremante per l'ansia.

"Prima di tutto, signor Taylor, la informo che suo fratello è vivo, ma è attualmente ricoverato all'ospedale di Canterbury, in preda ad una grave prostrazione di carattere nervoso." annunciò, senza preamboli.

"C-Cosa?" ansimò il suo interlocutore, lasciandosi cadere nuovamente sulla poltrona, "Giusto Cielo - e lei, come fa a saperlo?"

Holmes mostrò una piccola busta, "Mi è stato comunicato tramite telegramma pochi minuti fa dai medici dell'ospizio, che sono stati ben lieti di conoscere finalmente l'identità dell'uomo trovato febbricitante nei pressi della stazione. Ho inviato loro la descrizione del signor Bryan ed essi l'hanno confermata."

Abner lesse e rilesse avidamente le poche parole inviate via cavo dalla famosa città del Kent alla City, e che avevano avuto il potere di sciogliere l'intricato nodo di quell'enigma. Inebetito, non potè dir altro, e si limitò a fissare i suoi occhi neri e colmi di sconcerto sul viso ascetico del celebre investigatore - e non si può certo dire che lo Yarder ed io fossimo meno sbalorditi da quella teatrale uscita.

"La chiave del mistero, mio caro Lestrade, si trovava proprio lì, di fronte a lei." spiegò il mio amico, con un pallido sorriso, "Sullo scrittoio dello scomparso."

L'ispettore spostò lo sguardo da Holmes al ripiano di legno e viceversa.
"Non riesco a comprendere." ammise, allibito.

"Ebbene, mi segua, ora. Che il signor Taylor avesse lasciato la stanza spontaneamente, era un fatto accertabile con pura banalità. Qualsiasi lotta, anche se breve, avrebbe lasciato delle tracce che non sarebbero sfuggiti allo sguardo attento di una donna entrata qui col preciso scopo di riportare ordine nel caos. La prima ipotesi da archiviare nel nostro insieme di inferenze valide era dunque la consapevolezza che il musicista avesse volontariamente abbandonato la sua abitazione."

"Fin qui è tutto chiaro," approvò il poliziotto.

"Restava da stabilire a questo punto per quale motivo se ne fosse andato, e soprattutto perchè non avesse lasciato un biglietto. I casi che mi si prospettavano innanzi erano due: o Taylor riteneva di rientrare entro breve tempo, oppure per qualche motivo gli è stata preclusa la possibilità di scrivere una breve nota per tranquillizzare conoscenti e parenti. Nessuna delle due ipotesi poteva, da sola, assumere una consistenza più solida di quella d'una semplice illazione, o apportare ulteriore contributo al ritrovamento del nostro ricercato."

Holmes fece una pausa, avvicinandosi alla scrivania inondata di luce.

"E' stato Sarasate a suggerirmi l'anello mancante della mia solida catena. Oh, non sto scherzando, Watson. Non sono mai stato così serio. Lei ricorderà di avermi sentito suonare questo brano - il Capriccio Basco - numerose volte, a Baker Street. Si può dire che io lo conosca bene - almeno, abbastanza da riuscire a individuare ciò che anche il nostro Taylor ha scorto, nella mattina del cinque Marzo, ed ha suscitato nel suo animo un accoramento tale da spingerlo a fuggire di casa senza nemmeno avvertire la sua governante, nel tentativo di riparare ad un minuscolo quanto tragico errore."

Rimanemmo col fiato sospeso per parecchi secondi prima che il detective pronunciasse l'illuminante frase - sarebbe meglio dire, la frase che egli riteneva illuminante.

"Manca una misura in questo spartito."

Sentii la mia fronte corrugarsi, e vidi la mia stessa perplessità rispecchiata nei lineamenti da furetto di Lestrade. Solo Taylor, un po' più pratico del gergo musicale di quanto io o lo Yarder non fossimo, sobbalzò, con un sommesso, "Per Giove."

"E' così, manca una intera battuta. Sovente i trascrittori sono costretti ad effettuare limitate opere di composizione nel corso del loro lavoro, dato che spesso è impossibile separare efficacemente le parti relative ai diversi strumenti con assoluta facilità. Lo spartito per violoncello, le cui armonie sono totalmente frutto del lavoro di Bryan Taylor, contiene una imprecisione di livello notevole, potenzialmente dannosa per il gruppo di musicisti che si ritroverà a fruire di tale partitura. Suo fratello, signore, ha apportato una frettolosa correzione ad una delle copie da lui possedute di questo spartito," mostrò il foglio che prima aveva prelevato, "ed è corso a Victoria Station, sperando di poter intercettare i suoi committenti prima che essi lasciassero Londra. Ha fallito, ed ha preso il primo treno da Paddington, cercando di arrivare quantomeno a Canterbury e confidando in un ritardo del Continental Express, il cui tracciato converge verso la Cattedrale. Purtroppo i nostri servizi ferroviari vantano una attinenza quasi cronometrica alle tabelle di marcia.

"Trovandosi annichilito, frustrato, la sua reputazione ormai rovinata da questo madornale incidente, Taylor, uomo dall'indole sensibile, ha avuto una vera e propria crisi, ed è stato trasportato sino all'ospedale di Canterbury, luogo dal quale non si è mosso per quattro orribili giorni."

"Santo Cielo!" fece Abner, affranto. "La sua è magia, signor Holmes - arte oscura. Come ha potuto risalire a un quadro così dettagliato della vicenda?"

"Confesso di aver proceduto per esclusione." replicò il detective, con aria noncurante, "Sapendo che con tutta probabilità Bryan Taylor aveva cercato in ogni modo di incontrare i suoi datori di lavoro per consegnare lo spartito corretto, ho inviato telegrammi presso le stazioni di polizia di tutte le città in cui ferma il Continental Express. Canterbury ha risposto in senso affermativo alla mia richiesta di identificazione."

"Eccezionale!" proruppi, profondamente colpito.

"Elementare." mi corresse il mio amico, senza riuscire a nascondere un sorrisetto di soddisfazione.

"Il povero Bryan!" il Taylor presente balzò in piedi con rinnovata energia, avanzando verso l'adito, "Andrò subito da lui... il mio povero fratello..." intonò drammaticamente, lasciandoci indietro. Lo udimmo precipitarsi in strada e chiamare un cabbie a gran voce.

Lestrade si congratulò, ancora incredulo, ma palesemente ammirato dalla lucida e stringente logica dimostrata dal mio amico in quel frangente. Ad ogni modo, io avevo la netta sensazione che il racconto di Holmes non fosse concluso, ed accennai interrogativamente a quel pentagramma annotato ed integrato dalla sua stessa mano.

"Sì, vecchio mio, ho avuto cura di telegrafare a Parigi da parte del nostro distratto copista, informando i suoi committenti dell'errore. Quali artisti, essi non saranno privi di un certo spirito d'improvvisazione, e, consci della situazione, potranno porvi adeguato rimedio. I medici di Canterbury hanno promesso di riferire subito la nuova al loro delirante paziente, la cui reputazione in campo professionale non credo verrà intaccata da una singola svista... Penso che il signor Abner troverà il fratello in condizioni di spirito migliori di quanto non speri. E adesso vorrà scusarci, ispettore, ma un quartetto d'archi ci attende a Regent's Circus - a meno che lei, Watson, non si sia stancato di sentir parlare di musica, per oggi. E' Mendelssohn: dovrebbe piacerle."


*********************************

[1] : Può essere. Ho fatto qualche ricerca, e la pubblicazione del sopracitato brano musicale pare risalire al 1881 -- Torna SU

[2] : Regione della Francia nella quale è situata la Capitale, Parigi -- Torna SU


   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Sherlock Holmes / Vai alla pagina dell'autore: Bellis