Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: keli    09/03/2010    3 recensioni
[Il rosso Cappellaio afferrò stupito il cappello, calcandolo sul capo e guardando la bambina come a volerla squadrare, diffidente. ]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Your Mad Hatter... Still~
Welcome in Wonderland Little Miss









Tutto era tornato alla normalità alla fine.
-se mai ci fosse stata normalità in quel posto-
O per lo meno le cose ora erano come avrebbero dovuto essere fin dall’inizio.
La Regina Bianca aveva ottenuto il suo trono e ora governava con saggezza e bontà su Sotto Mondo.
La quiete era tornata, e con essa le pazze feste di Noncompleanno con il Leprotto Marzolino e il roditore della teiera.
Eppure… eppure qualcosa mancava.
Non riusciva ancora a capire cosa, a dire il vero. Ogni qual volta alzava una delle sue tazzine senza fondo e si bloccava, convinto di aver capito cosa non andava, la risposta si perdeva soffocata da altre domande che affollavano il suo m a t t o capo rosso, e che normalmente avevano la precedenza sulle cose serie.
Serie, buffo! Quando mai qualcosa era stata seria lì?
Seduto a capotavola ebbe l’istinto di voltarsi a porgere quella stessa domanda al Leprotto, ma venne bloccato da una teiera volante che riuscì a scansare per un pelo, abbassando il capo e trattenendo il cilindro consunto con una mano per non farlo volare via.
Osservò il suo amico scoppiare in una risata ilare priva di significato, chiedendosi come mai non riuscisse a unirvisi.
Strano.
Di solito era il primo a dare il via a lunghe risate senza alcun motivo, grida spacca timpani che facevano male allo stomaco e venir le lacrime agli occhi.
Però in quel momento non ci riusciva. Sentiva che doveva fare, o per lo meno dire, qualcosa dalle occhiate perplesse che gli lanciava il pigro roditore da centro tavola.
Quando anche il Leprotto Marzolino cessò di ridere accorgendosi che l’amico non aveva mosso un muscolo ritornò a sedersi sulle zampe anteriori, guardandolo a occhi sgranati mentre cercava di afferrare una zuccheriera poco distante.
<< Cosa c’è Cappellaio? Ti vedo triste. Ahahaha triiiiiste, avete capito? Trist- DOV’E’ LO ZUCCHERO?! >>
Il rosso Cappellaio osservò distrattamente il Leprotto balzare sul tavolo e lanciare in aria le stoviglie, inseguendo il piccolo ghiro che aveva avuto la sfortunata idea di prendere una zolletta di zucchero, scivolando di tanto in tanto sulla bianca tovaglia.
Le labbra rosse si mossero piano, e i grandi occhi verde bosco, un po’ strabici, assunsero quella scintilla di malinconia che ha una risata amara.
<< E’ divertente … credo … >>
Mormorò, tornando a mescolare il tè nella tazzina con un coltello.
Triste? Cosa voleva dire?
Alice era stata triste quella volta, quando credevano tutti che contro la Regina Rossa non avrebbero potuto nulla. O almeno, così aveva capito.
Ma Alice non c’era più. Lei aveva preferito tornare nel Mondo Reale, dopo tutto.
No, non preferito.
Dovuto.
Lei non era una creatura di Sotto Mondo, e forse quello che potevano darle i loro matti abitanti non le bastava.
Lasciò cadere senza accorgersene il coltello che tintinnò rumorosamente contro la tazzina.
Aveva riavuto la sua moltezza, non era forse quello che cercava?
<< Uhuh Cappellaio… cos’è quella faccia? >>
La voce strascicata dietro di lui lo fece sobbalzare, mandando all’aria la tazzina che macchiò la tovaglia immacolata.
Assunse un espressione corrucciata, voltandosi a guardare l’enorme faccione fluttuante dello Stregatto.
<< E’ la mia faccia >>
Si limitò a bofonchiare, stupito, dandosi un colpetto sul naso come a voler dimostrare che tutto fosse al suo posto e non avesse rubato niente a nessun’altra creatura di Sotto Mondo.
Non era stupido, naso, occhi, bocca.
Tutto suo.
Mica era un ladro!
Lo Stregatto ghignò, scuotendo l’enorme testone. Poi, senza che l’altro potesse far nulla, soffiò sul cappello consunto che il Cappellaio adorava, facendolo volare oltre la tavolata e inseguendolo, continuando a soffiarvi sopra tra una risata stridula e l’altra, in modo che non toccasse terra e danzasse nell’aria come una marionetta dai fili invisibili.
Il Cappellaio sgranò gli occhi strabici, saltando su e tastando la riccioluta capigliatura rimasta scoperta.
<< Ridammi il mio cappello Stregatto! >>
Urlò, minacciandolo con un pugno, saltando sopra il tavolo e scavalcando teiere e piattini di pasticcini, agitando le braccia in aria nel tentativo di afferrare il cappello, o forse lo stesso Stregatto, lasciandosi alle spalle il Leprotto Marzolino che era tornato a balzi, con il roditore stretto in un pugno e la zolletta di zucchero nell’altro.
La fatica a Sotto Mondo non si sentiva, o per lo meno, non troppa.
Continuava a correre il Cappellaio, agitando i pugni e richiamando lo Stregatto, senza accorgersi di dove stava andando.
Quando finalmente si fermò, chinandosi per raccogliere il capello che il ghignante testone si era deciso a lasciar cadere, si sorprese di trovarsi davanti alla Tana del Bianconiglio.
E davanti una persona che non avrebbe mai immaginato di trovare lì, piccola e sorridente, che gli porgeva con occhi sgranati di genuino stupore il suo cappello.
-e che non conosceva, anche se qualcosa nei tratti… i capelli lunghi e biondi, forse, o il sorriso sincero…-
<< Tu devi essere il Cappellaio Matto >>
Il rosso Cappellaio afferrò stupito il cappello, calcandolo sul capo e guardando la bambina come a volerla squadrare, diffidente.
<< Già, così si dice… >>
La bambina sorrise, allegra, porgendogli la mano e annuendo accondiscendente.
<< Così si dice >>





Alice sorrise, dolcemente, donna adulta davanti a una specchiera che rimandava la sua immagine riflessa.
Era cresciuta con gli anni, ed era cambiata.
Ma era rimasta la stessa Alice, no?
Afferrando dolcemente il filo di perle dal mobiletto di legno si chiese se anche i suoi amici del Sotto Mondo fossero cambiati almeno un po’.
Poi ridendo scosse il capo.
No, la concezione di Tempo al Paese delle Meraviglie era decisamente diversa da quella del Mondo Reale.
Forse nemmeno esisteva, il tempo, a pensarci bene.
Lo sguardo andò nel giardino, dove aveva visto correre la piccola Julie poco prima, dopo che era rimasta ad ascoltare ad occhi sgranati le sue parole.
<< Julie! Julie! Ma dov’è finita quella benedetta ragazzina… >>
La voce della governante le fece ampliare il sorriso, anche se non si voltò verso la donna che la guardava come se fosse un po’ tocca.
Alice schioccò le labbra, distrattamente, cercando qualcosa che non si poteva vedere aldilà della finestra.
<< Chi sa se il Cappellaio l’aiuterà a trovare la sua moltezza? >>
<< Cosa signora…? >>
La donna bionda scosse il capo, voltandosi verso la governante e sorridendole conciliante
<< Nulla Meave, nulla, vedrai che tornerà presto… sarà solo andata a giocare >>




«Sarò di ritorno prima ancora che tu te ne renda conto.»
L’aveva promesso, no?
Sarebbe tornata, ne era sicuro. Anche lei l’aveva fatto, in un certo modo.
Sorrise, facendo un buffo inchino con il cappello.
«Buon viaggio a vederci»
  
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