Codice: Venom
1. Il ritorno di Fawn
La macchina sfreccia
veloce lungo la strada bagnata dall’ultima pioggia caduta nel primo pomeriggio.
Guardo accanto a me il novellino.
Il mio
novellino.
Prima che me ne renda
conto stiamo già costeggiando il parco nazionale.
Inizia a crearsi una
leggera nebbia che entra negli alberi suscitando un'atmosfera
spaventosa.
Guardo distrattamente i
lampioni che passano uno dopo l’altro sulla ferrari F430 spider.
Certo che
se fosse la mia macchina avrei già spaccato il naso a questa mezza calzetta.
Guidare una
macchina di simile portata è quasi come fare sesso. Non bisogna essere troppo
violenti e lui sta sforzando troppo.
Incapace.
Guardo indietro nello
specchietto la macchina di supporto. La macchina dell’orologio segna le due di
notte.
Devo terminare questa
faccenda prima che faccia troppo tardi.
Devo tornare a
casa...
Arriviamo in una vecchia
villa di un magnate che ha i suoi bei guai con la legge ma se non li puniscono
loro, li puniamo noi i criminali.
Non c’è spazio a
suppliche. Il nostro motto è che
magari uccidendo una persona riusciamo a salvarne mille.
Quest’uomo
trafficava con il medio oriente per delle bombe a lungo raggio capaci di radere
al suolo una città come Roma o New York e noi non ci possiamo permettere che
rimanga in libertà. Anche se le accuse contro di lui sono tutte cadute, noi
dobbiamo intervenire.
Noi non abbiamo
prezzo.
Noi salviamo
vite.
Sono lontana anni luce da
quello che facevo in passato ma non sono riuscita del tutto a chiudere una porta
dietro di me.
Entriamo senza fiatare. Le
guardie del corpo vengono presto neutralizzate.
La ragazza che ho allenato
prima fra tutti è dietro di me ed estrae la pistola facendola scivolare lungo la
sua gamba. Con alcuni segnali ci danno il via libera. Saliamo le scale come
ombre.
Neanche il tempo di
respirare e tutto ormai è finito. Uno sparo di pistola e poi
un altro ancora.
Prendo per un braccio la
mia allieva che stava per entrare nella stanza e la blocco al
muro.
Sentiamo delle risate
provenire dalla stanza.
Non sono nostri agenti.
Qualcuno ha già fatto il nostro lavoro.
Sentiamo dei passi decisi
verso di noi.
Prendiamo entrambe il
corrimano e ci caliamo per il pozzo delle scale. Faccio dondolare Jessica
davanti e indietro per poi lanciarla in una stanza al piano inferiore per
nasconderla.
Dopo essermi assicurata di
non aver provocato nessun rumore mi lascio andare e cado al piano terra dove due
dei nostri agenti di supporto ci stavano aspettando. Gli segnalo la presenza di
due intrusi e come fantasmi scompaiono nell’ombra.
Gli assassini scendono le
scale comodamente, dilettanti.
Mi nascondo dietro una
statua e guardo i due uomini scomparire nel cortile della
villa.
Dopo pochi secondi scende Jessica cercando eventuali pericoli. E' giovane ma è in gamba come del resto tutti quelli che ho avuto sotto le mani.
-Abbia finito…andiamocene
da qui…- dico alla squadra prima di far scattare appositamente
l’allarme.
Saliamo in macchina e
sfrecciamo a gran velocità verso il centro abitato.
Alla prima curva rispetto
al tragitto prestabilito tiro di colpo il freno a mano facendo girare il volante
proprio su quella curva, grazie alla pioggia l’operazione non risulta nemmeno
tanto difficile. Alla velocità che stiamo andando lasciamo delle strisce nere
sull’asfalto.
Il novellino mi
guarda.
-Torniamo a campo base…-
mi limito a dire senza spiegare oltre.
Lasciamo la macchina in
officina e mi sfilo i guanti neri di pelle da guida lanciandoli ad un meccanico
nelle vicinanze. Alzo lo sguardo ossevando Vladimir, il comandante,
con le braccia conserte dietro al vetro a doppio strato da dove controllano le
uscite e le entrate delle macchine.
Non ha una bella faccia ma
sinceramente non me ne frega niente.
Alla fine finisce sempre
che io minaccio di andarmene e loro mi minacciano di uccidermi poi sbatto
la porta ed infine mi arriva una telefonata da Stefan, l'altro mio
comandante che mi prega di tornare alle mie mansioni alla
base.
Tutto
questo mi ricorda molto
quello che facevo appena un anno fa ma adesso è molto differente.
Sono stata contattata e minacciata. Da chi?
Da
quelli che teoricamente ci dovrebbero proteggere
ma i vampiri non hanno gli stessi diritti degli esseri umani. Almeno non
ancora...
Una squadra speciale del governo americano mi ha contattato
segretamente per addestrare le nuove reclute di questa divisione speciale
comandata da Stefan e Vladimir. I vampiri più antichi che hanno mai solcato
questa terra.
Sapevano tutto di me. Tutti gli omicidi...ogni mia
mossa.
Avevano tutte le carte in mano e soprattutto anche foto. Cosa potevo fare?
"Hanno persino minacciato di creare una guerra contro tutti i vampiri. Come potevo mettere in pericolo un'intera razza?"
Io che ero scappata da
tutto quel mondo per amore di mia figlia, mi sono ritrovata bloccata in nuovi
cavilli.
Me l’avrebbero portata
via...lei che è metà essere umani.
Avrebbero distrutto
tutto...
Loro ottengono sempre
quello che vogliono. Volevano me perché ero la migliore e mi hanno ottenuta.
Tutta colpa del mio addestramento. Se non fossi così preparata non sarei finita
in queste condizioni. Mi ritrovo a dover cedere tutte le mie conoscenze a questi
burattini senza personalità. Sembrano tutti robot.
Almeno noi in squadra
avevamo diverse capacità. Vorrei trovare una testa calda che mi desse filo da
torcere almeno una volta.
Sarebbero troppo irruenti
ma di sicuro con il mio addestramento sarebbero i
migliori.
Questi che mi ritrovo sono
troppo controllati. Voglio proprio vederli in una situazione che non gli si è
mai stata presentata teoricamente.
È per questo motivo che
cerco sempre di spingerli al massimo delle loro
possibilità.
Alla fine mi mandano i più
addestrati. I migliori della squadra. Quelli che prima o poi ne verranno a capo
almeno di una divisione e proprio per questo motivo io li stremo finché non
sputano sangue sull’asfalto.
Per farlo non mi preoccupo
minimamente di andare anche agli estremi della legalità.
Non mi importa. Questa
volta ho le spalle ben coperte.
Naturalmente questa
divisione agisce a livello internazionale quindi mi capita spesso di andare per
alcuni giorni all’estero lasciando da sola mia figlia.
Reneesme. Ormai sembra una
diciotenne. Assomiglia giorno dopo giorno sempre di più ad Edward. Avrà preso
tutto da lui, questo è sicuro ma i suoi occhi...almeno quelli sono i miei.
Putroppo però, il carattere l’ha preso
tutto da me. Completamente...
E so benissimo che non è
un bene.
Come me è scalmanata e smaniosa. Sopratutto quando è a caccia.
Faccio sfrecciare la
macchina a più di 100 Km/h ma a quest’ora non c’è nessuno. Me lo posso anche
permettere anche se non sono in servizio.
Percorro la strada
deserta e imbocco un viale di
alberi che porta dritto alla mia villa.
Ai lati del cancello ci
sono due leoni. Appena la macchina si avvicina i loro occhi si illuminano e si
aprono. Grazie all’ultima tecnologia riescono a riconoscere targa e modello.
Parcheggio davanti
all’entrata mentre la polvere che avevo precedentemente alzato si inizia a
posare aiutata anche dalla pioggia che sta cadendo. Entro in casa in
piena notte e grazie alla mia vista vampiresca non accendo neppure le luci.
Vado a controllare nel suo letto. È sdraiata a pancia sotto ma sono sicura
che è da poco che è tornata a casa sento il suo cuore battere ancora come se
fosse sveglia. Le chiudo la finestra della camera lasciata aperta per evitare
che prenda freddo di notte.
Torno in camera mia e dopo essermi raccolta i
capelli in una soffice coda mi lancio dalla finestra per nutrirmi.
La mattina non tarda ad
arrivare e presto torno a casa sazia come non mai per rimettermi a posto grazie
ad una bella doccia.
Grazie a questa nuova natura sono molto più veloce in
ogni aspetto. Scendo giù a prepararle la colazione, non voglio che si nutra solo
di sangue e visto che può mangiare benissimo il cibo degli esseri umani cerco di
sforzarla per approfondire la sua parte umana.
Il cellulare vibra sul
tavolo e in un nanosecondo lo afferro aspettando che puliscano la linea da
eventuali interferenze e ascoltatori.
-C’è bisogno di te in
Spagna per almeno una settimana.- mi dice la voce del mio
operatore.
Riaggancio svogliatamente
e incomincio a salire le scale per preparare la valigia.
-Dove vai?- mi chiede
Reneesme appena svegliata.
-Ho un lavoro urgente e
devo partire per la Spagna…- le rispondo infilando un po’ di camice, gonne e
pantaloni che tanto mai userò.
-Non capisco che emergenza
può avere una banca…- dice andando in cucina per iniziare la colazione. Sorrido
senza farmi vedere.
Torno giù con il borsone e
lo appoggio vicino alla porta. Quando torno in cucina Reneesme è seduta che fa
colazione mentre guarda il telegiornale del mattino barbottando qualche
imprecazione per la colazione a base di non-sangue.
-Mamma ma anche noi
dobbiamo votare per quel referendum?- mi chiede improvvisamente.
Mi volto
non capendo a cosa si riferisse e lo vedo in televisione. Edward con
naturalmente una stangona scema al suo fianco.
Gli stanno facendo
un’intervista visto che è il rappresentante dei vampiri. E sì....siamo usciti
allo scoperto.
Ora i vampiri sono riconosciuti e pian piano stanno cercando
di integrarsi, sopratutto i nomadi. C'è bisogno di
regolamentazione...
-No amore. Noi non
voteremo…-gli rispondo bevendo un po’ di caffè. Siamo vampiri...questo
referendum è solo per gli esseri umani.
-Io dovrei votare...in fondo sono
metà.-
-E’ davvero affascinante, non è vero?- mi chiede guardando la tv. Prendo il telecomando e la spengo.
-Ehi! Che ti è preso?- mi
dice contrariata Reneesme fissando ancora lo schermo del
televisore.
Non le ho mai detto che
Edward Cullen in realtà è suo padre.
Il periodo critico ormai è
passato. Quegli anni di curiosità sono scemati e con quelli anche la
volontà di sapere chi è...anche se sono convinta che l’argomento tornerà prima o
poi a galla.
-Ieri ho ricevuto
l’ennesima telefonata dal tuo Preside. Ti hanno sospesa un’altra volta- gli dico
cercando di arrabbiarmi davanti a quegli occhioni.
-Non era colpa
mia…io…-cerca di spiegarsi.
-Non voglio sentire
storie. Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità.- le
dico.
Il clacson suona. Guardo
fuori dalla finestra e vedo la limousine parcheggiata accanto alla mia macchina
che avevo lasciato fuori la notte prima.
-Ne parleremo quando torno
dal mio viaggio di lavoro ma non pensarla di farla liscia. È già la 5 volta che
ti buttano fuori da una scuola elitè e incominciano a scarseggiare. Ho chiamato
già Irina. Arriverà tra pochi minuti…-gli dico uscendo fuori seguita da
lei.
-No! Sono grande
abbastanza per badare a me stessa!- dice lamentandosi.
Le mando un bacio e salgo
sulla limousine che mi aspetta fuori.
Effettivamente non lo è più grazie
anche alla sua caratteristica ma è passato solo un anno. E'
piccola...
Ciao! Ecco la continuazione della storia "Codice:
Twilight". Come avete visto questa volta Bella non è dalla parte dei
cattivi ma la vediamo nella veste solita....ma non è detto che abbia abbandonato
le vecchie abitudini...ma non vi voglio svelare niente! Come avete visto ho
fatto una mega accelerata e ritroviamo Reneesme all'età di "18 anni". Per chi
avesse letto la prima storia si è conclusa proprio con la scena di Bella con la
bambina in fasce.
Spero di non avervi deluso con questo inizio.
Cmq
spero di leggere presto tanti vostri commenti! un bacione vale