Sentivo il suo flebile respiro nella stanza
accanto. Finalmente era riuscita a prendere sonno. Il dolore causato dalle
bestia che portava nel corpo non le dava tregua. Si contorceva e digrignava i
denti ad ogni spasmo, costringeva il suo fragile corpo a sopportare un dolore
troppo grande. Trovava un po’ di quiete addormentandosi per qualche ora,
abbandonando le sue fragili spalle sul cuscino del divano. Non ammetteva di
provare dolore, si costringeva a respingere ogni lamento e ad evitare qualsiasi
manifestazione di sofferenza.
E io mi sentivo dilaniato dal dolore. La
osservavo minuto dopo minuto, ora dopo ora, senza poter far nulla per alleviare
le sue sofferenze. Se solo avessi potuto eliminare la creatura che cresceva
dentro di lei. La bestia, frutto del mio seme maledetto, la stava sgretolando
come se mia moglie fosse stata fatta di sabbia. Ed io non potevo far altro che
starmene a guardare impotente. Bella amava incondizionatamente quella creatura
malvagia che cresceva dentro di lei, così come era innamorata di me. Se solo
avesse capito, se solo mi avesse lasciato estrarre quella “cosa” dal suo corpo,
se solo non fossero mancati così pochi giorni alla sua imminente morte…
Un colpo di tosse mi destò dalle
riflessioni e di scatto corsi a controllare la mia amata. Rosalie si stava già
prendendo cura di lei, la accarezzava piano sulla fronte e le sistemava il
cuscino.
Carlisle non si era sbagliato, la creatura
aveva un ritmo di crescita ben superiore
a quello di un normale adulto, in pochi giorni avrebbe completato il
proprio sviluppo. Non ci sarebbe stato più tempo. L’avrei persa per sempre.
Sapevo che Jacob avrebbe onorato la sua
promessa e mi avrebbe ucciso il più presto possibile. Non avrei desiderato
altro. La mia vita sarebbe terminata subito dopo l’ultimo battito del cuore di
mia moglie. Prima però avrei ucciso l’orrendo mostro che mi stava privando di
Bella. Dopo sarei stato veramente pronto a lasciare che Jacob ponesse fine alla
mia vita.
Il solo pensare di non poter più stringere
tra le braccia Bella mi causò una fitta al cuore. La guardavo dormire rilassata
sul divano e ne osservavo la pelle magra e pallida del volto. Le sue mani erano
appoggiate alla coperta, le dita contratte in due pugni per il dolore che anche
nel sonno non le dava tregua. Mi avvicinai e le accarezzai con la maggior
delicatezza possibile il dorso della mano, sfiorandole le nocche screpolate e
ossute con la punta delle mie gelide dita. Tentai di sciogliere la tensione
delle sue mani allargandole le dita. Non oppose resistenza, sospirò
rumorosamente e rabbrividì per un istante. Coprii il suo piccolo corpo
addormentato con la coperta che stava adagiata sul bracciolo. Mi parve
rilassarsi istantaneamente, un semplice brandello di stoffa poteva fare ciò che
io non avrei mai potuto. Un’altra fitta mi colpì. Sentivo gli occhi pungere
mentre la osservavo,così fragile e tenera.
Non potevo permettere che la sua giovane
vita finisse per causa mia. Non l’avrei accettato, non avrei sopportato l’idea
di essere la causa della sua morte. Dovevo salvarle la vita ad ogni costo. Le
possibilità erano poche, ma dovevo tentare. Mi sentii più deciso, come se ad un
certo punto tutto il resto non importasse più, il mio Universo ruotava attorno
a lei. Avrei affrontato tutti i licantropi del mondo a costo di salvarle la
vita. Dovevo riuscire a trasformarla prima che la bestia la uccidesse.
La paura di perderla mi infuse un scarica
di forza che mi annebbiò il cervello per un attimo. Strinsi i pugni tentando di
dominare la rabbia e sentii il sapore metallico del veleno che sgorgava nella
mia bocca. Passai la lingua sulle gengive e sui denti, pensando agli scontri
che avrei dovuto affrontare per salvare Bella. Avrei ucciso tutti quelli che si
fossero opposti alle mie azioni, li avrei eliminati tutti, pur di salvare lei.
D’improvviso ebbi un’idea. Lanciai un’occhiata a Rosalie che se ne stava seduta
a guardare fuori dalla finestra, mentre Bella continuava a dormire sul divano.
Corsi in cucina, cercando la borsa da
dottore di Carlisle. La trovai e la aprii tentando di fare meno rumore
possibile. Trovai ciò che mi serviva: una siringa. Chiusi la borsa e la riposi
con la massima cautela. Ero eccitato e furioso alla stesso tempo, convinto di
poter salvare la vita a mia moglie e disgustato dall’idea di trasformarla in un
vampiro. Il veleno seguitava a fluire nella mia bocca. L’avrei raccolto e
conservato fino al momento giusto, l’avrei utilizzato per salvarle la vita.
Estrassi la siringa dalla confezione sterile e la osservai per un secondo. Evitai
di deglutire, conservando tutto il veleno in bocca. Pensai a Bella e alle
sofferenze che stava provando, alla mostruosa creatura, alla mia famiglia che
non mi dava retta e si schierava contro di me, a Jacob ed ai licantropi che
osteggiavano la trasformazione, ai Volturi che mi avrebbero costretto a
mantenere la mia promessa, all’odio che provavo nel togliere l’anima a mia
moglie e nei confronti della mia spaventosa natura. I pensieri sortirono
l’effetto sperato ed un nuovo flutto di veleno sgorgò incontrollabile. Sollevai
la siringa e con decisione l’infilai all’interno della bocca, sollevando piano
lo stantuffo e aspirando lentamente il liquido. Terminai quando sentii che lo
stantuffo era stato completamente sollevato. Estrassi con cautela la siringa contente
il prezioso liquido e la osservai con il respiro affannato. L’avevo riempita
completamente e mi sentivo mentalmente esausto, ma con la consapevolezza di
avere una nuova possibilità. Un piccolo barlume di speranza si era acceso
dentro di me.
Le avrei iniettato il veleno dritto nel
cuore.