Anime & Manga > Pokemon
Ricorda la storia  |      
Autore: Giulia dans le noir    09/03/2010    5 recensioni
Un dialogo allucinante e allucinato di un ragazzo morente con la sua compagna, in cui regno dei morti e regno dei vivi si interseca in maniera paradossale, e che giunge solo a mostrare, in ultima istanza, l'insensatezza di quella che amiamo chiamare "realtà".
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gary, James, Jessie
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
freddo

Questa storia l'ho scritta anni fa... ne avrò avuti 16, forse 17. Una vita fa, quindi. Ha conosciuto un suo momento di gloria con la pubblicazione sul sito Pokémon Junkyard (che da un po' di tempo ha cessato la sua attività...), ma nella mia mente l'ho archiviata quasi fin da subito. L'ho ripresa, per caso, l'altro giorno, spinta dalla folle disoccupazione cui il conseguimento della laurea mi ha condotto , e mi è sembrato giusto, quasi, pubblicarla come segno anche di un'epoca, ennesima, che finisce. L'ho appena appena modificata, soprattutto nel paragrafo finale, ma è quasi identica alla prima versione che scrissi anni or sono.
Lo pubblico come ricordo, in una storia in cui forse l'orizzonte Pokémon è più una scusa, un pretesto, che altro, scritto in un momento di smania adolescenziale in cui avevo voglia di riflettere (poi infatti mi son ritrovata a far filosofia :-P ).
La trama ruota tutta attorno a Jessie e James; Gary non compare mai, ma è tra i personaggi perché riveste un ruolo essenziale nel corso del racconto.
Pokèmon e compagnia naturalmente non sono miei né mi appartengono: tutti i trademark sono dei rispettivi proprietari. Tutti i diritti riservati.




Freddo

“e quando miro in cielo arder le stelle;
dico fra me pensando:
a che tante facelle?
che fa l’aria infinita, e quel profondo
infinito seren? Che vuol dir questa
solitudine immensa? Ed io che sono?”

(Giacomo Leopardi, Canto di un pastore errante dell’Asia, vv. 84-89)





Freddo.

Buio.
Ombra.
Un brandello di luce, e ancora tenebra.
Sentii qualcosa sulla pelle, il fiato caldo di lei. No, non era possibile, lei non c'era più. Non c'era. Non ci sarebbe mai più stata. La morte l'aveva cristallizzata nella mia memoria, come una fredda scultura di ghiaccio.
Ci fu dolore, uno strazio acuto di carne, e sentii colore di sangue.
Un brivido violento di freddo mi percosse.
Gelido freddo.
Ghiaccio.
Come lei nella mia memoria.
Caddi.

Sono morta.
Chi ti ha uccisa?
Sono morta.
Non ti vedo, dove sei?
Sono morta.
Non ti vedo, c’è nebbia. Tu dove sei?
Sono morta.
Non ci credo, piccola, che razza di scherzo mi stai facendo?
Io non scherzo mai.
Adesso stai scherzando.
No. Io sono morta.
Chi è stato?
Non so, tesoro mio, non ricordo. Ha preso quello che di me voleva ed è andato via.
Ti ha violentato?
Non ricordo niente, solo la neve, le urla, il sangue, il freddo. Ma il sangue era caldo... Nient'altro ricordo, ti giuro.
Puoi toccarmi?
Se mi tendo con la forza del ricordo.
Puoi baciarmi?
Se riuscissi a rammentare il sapore delle tue labbra. Allora potrei.
E se io volessi, ne sarei capace?
Io sono più del niente, per te, amore mio. Non puoi nemmeno vedermi, la mia anima è troppo fitta.
Tutta questa nebbia...?
Foschia, confusione, delirio. Mèlange. È la mia vita, caro… era la mia vita.
Tutta questa nebbia. Posso uscirne?
Se tu lo vuoi, ti farà del male. Ma sì. Puoi.
E tu?
Io sono morta, amore. Le porte per me sono chiuse.
Ma tu, immagino, saprai aprirle.
Sono sbarrate.
Perché mi lasci solo?
Solo, tesoro? Il mondo è pieno di ragazze.
Perché mi lasci solo?
Non l'ho voluto io. E' stato Gary.
Chi?!
Gary.
Avevi detto di non averlo visto. Di non saperlo, di non ricordare.
Ti ho mentito, amore... io l'ho saputo fin dall'inizio della fine, quando mi ha gettato a terra. Ma è così. È come un'amnesia... e poi i ricordi ritornano a brandelli, forse col tempo… forse con altri ricordi. Abbiamo tutta l’eternità, tesoro, e l’eternità è lunga. C’è tempo.
È... stato... Gary Oak?
Chi altri, se no?
Come ha osato, lui?!
Non chiederlo a me, tesoro, io non lo so. Le sue mani su di me erano fredde... gelide. Ricordo di aver desiderato... le tue.
E adesso? Non le vuoi più?
Adesso non capisco nemmeno più cosa vuol dire essere toccati da mani estranee. Io sono morta, sono come tutti loro, non desidero niente.
Loro?
I morti come me.
Li vedi, amore?
No, li sento. Un soffio del loro gelido respiro mi sfiora ogni momento la pelle. È così che parlano, così che ti sto parlando anch'io.
Perché hai voluto farlo?
Parlarti, amore mio? Perché ho dovuto scegliere, e ho deciso di parlare a te.
Quali altre scelte avevi?
Il permesso è uno solo, e io l'ho dato a te.
Quali altre scelte avevi?
Chiunque. Persino con Oak, avrei potuto.
Hai detto di non ricordarti di lui.
Non di quel che mi aveva fatto lui.
E perché parlargli, allora?
Infatti sto parlando con te.
Perché un solo permesso?
Perché così è la regola, tesoro mio. Non so dove, né quando, ma qualcuno... non so chi... l'ha scritta. Chi ha raccontato di aver udito voci di fantasmi non ha vaneggiato niente. C'è una sola possibilità di scelta, e io ho scelto te.
Perché, amore?
Perché, tu vieni a chiedermi. Quel che mi hai fatto tu, come potrei mai dimenticarlo? Persino in questo mio cuore fermo la passione batte ancora col tuo nome.
Vuoi che muoia con te?
No.
Vuoi?
No, voglio che tu viva.
Ma io desidero morire.
Io voglio che tu viva, tesoro, dammi retta.
Con la morte... dimenticherei.
Ti sembra che io abbia dimenticato?
Anche tu, dimenticherai.
No, io non dimentico niente. C'è qualcosa, dentro di me, che grida il tuo nome.
Credo si chiami amore.
Neanche questo ho dimenticato, tesoro. I sentimenti. Li ricordo. Ma non li provo più... non caldi come un tempo.
Ricordi tutto?
Adesso sì. Anche il sapore delle tue labbra, e quello del sangue di Oak, quando gliele ho morse.
E Ketchum?
Ricordo anche lui. Ci fece penare, quel ragazzo.
Ma adesso è morto.
Sì, è qua con me. Lui e il suo fottuto Pikachu. Li sento ridere.
Sapete ridere?
Sappiamo fingere la felicità.
Ti ha detto qualcosa?
Che mi ha odiata.
E tu?
Anch'io l'ho odiato.
È successo qualcosa?
No. Ogni cosa ha perso importanza. Sono morta. Ketchum non è niente per me, se ci penso adesso non lo è mai stato. È così ha detto lui di me.
E io?
Sei l'unico ricordo che valga la pena di conservare.
Vorrei che niente ti fosse successo. Vorrei poterti baciare.
Sai, ho nuovamente il tuo sapore. Adesso, potrei farlo."
Puoi?
Se lo desideri.
Fallo.
... Fatto, tesoro. Non ne avevo un ricordo così acceso.
Le tue labbra sono fredde.
Io sono morta.
Non vuoi proprio che ti raggiunga?
Non potremmo comunque toccarci.
Ma potremmo parlare.
... no.
Perché no?
Perché è un'assurdità.
Non trovo.
Tu non stagni qua, non sai cosa si prova.
Cosa?
Niente. Non si prova assolutamente niente. Ma si può ricordare. E ricordare d'aver provato, il ricordo che è il tuo peggior nemico, macina un cuore ormai gelido e morto.
Ma adesso, tesoro, tu sai come stare male.
Io non sto male. Sono a disagio, perché so che questa qua non è una vita, so di non poterne uscire, di non poter mai più amare. Ma non sto male.
E allora, perché non dovrei venire anch'io? Se il guadagno è non soffrire...
Ma nemmeno essere felici. Mai.
Non lo sarei comunque, senza te.
Non è vero. E tu lo sai.
Amore, io non so niente!
Io so che la mia condizione non è giusta. Non sto male, so solo che da viva avrei dovuto... e quindi non è giusta.
Se tu avessi una possibilità, unica, di ritornare...?
Non me la lascerei sfuggire, amore. Ma non capiterà mai, lo sai.
Chi è che là vi comanda?
Non c'è un capo, qui.
Non c'è?
No, è solo una dozzinale orgia di anime perdute.
E così, non esiste alcun Dio? Nessun Dio?
Gli dei sono un'invenzione degli uomini che non hanno la forza di trovare da soli la strada per tirare avanti. Qui è tutto buio, e il caos è così muto... se potessi, rabbrividirei.
Nemmeno questo?
Io sono morta, tesoro.
E cosa farai, adesso?
No. Cosa farai tu. Io non posso fare niente, né devo. Tu, piuttosto.
Io voglio morire.
Non dirlo neppure per scherzo.
Non scherzo, io.
Neanch'io. Se potessi rovesciare il mondo, volerei ben volentieri tra le tue braccia... sperando di provare ancora quel vortice di emozioni... 
L'amore? 
L'amore. Comprendi? Sarebbe vivere nel ricordo d'aver amato, odiato, sofferto. Sentimenti che magari una volta avresti rinnegato, e che adesso ti senti di mancare. Non ne hai una vera nostalgia, solo... ricordi di doverla avere.
Potrei essere più felice con te di là, che solo di qua.
Non è affatto vero, dammi retta. Qua non provi niente, soltanto il ricordo d'aver provato, e il bisogno di dover provare.
Baciami ancora.
Tesoro, non potrò continuare a baciarti con queste aride labbra, per tutta l'eternità.
Non m'importa. Baciami.
Svegliati, tesoro, ti prego. Fuori ti chiamano.
Non m'importa un cazzo di chi è fuori. Io voglio te.
Per favore, io voglio che tu sia felice. Ti prego, torna con loro.
Se lo vuoi.
Lo voglio. Sii felice, ama, vivi. Ma non dimenticarmi.
Mai. Neppure tu...
Io vivo di ricordi.
Già. Addio, Jess...
No, io non sono più quella. Io sono il suo ricordo.
Memento.
Sì, una specie. Non più Jess. Addio.
Addio. Ti amo.
Non puoi, io sono un'ombra.
L'ombra più bella della galassia. Addio.


Faceva freddo. C'era vento, e faceva freddo. James Kojiro aprì faticosamente gli occhi, sentendosi straziare. Sentì un tepore caldo sotto di sé e si portò una mano all'addome. L'aria sembrava spezzata in tanti piccoli frammenti concatenati l'uno nell'altro. Sembrava un brutto sogno.
Ma il più tremendo incubo di questa vita è la realtà.
Aveva le dita rosse, chiazzate di sangue. Il proprio sangue. Tutt'intorno, la neve ne era impregnata.
Sangue congelato nel freddo, una bolla gelida che avvolgeva solo lui, il suo sangue, il dolore.
E lei.
Con uno sforzo immane, riuscì a voltarsi. La vide.
Riversa sulla neve, macchiata di sangue. Aveva tanto sangue, tra le gambe!
I suoi occhi erano socchiusi, la bocca contorta in una smorfia straziata.
Il più tremendo incubo di questa vita è la realtà.
Gli tornarono in mente, all'improvviso, frammenti di quel dialogo che aveva avuto con lei. Il sogno di un pazzo, il suo sogno.
E adesso sarebbe morto anche lui.
Come Jess.
E l'avrebbe raggiunta in quell'orgia di anime dannate…. No. No, quello era stato un sogno, il sogno di un pazzo, di un disperato, di uno psicolabile.
E faceva freddo.
Il suo corpo fu trapassato da un fremito. Sputò del sangue. Aveva un sapore aspro in bocca. Freddo, aspro.
La guardò ancora. Possibile che non ricordasse niente dell'aggressione, dell'omicidio, della violenza? ... e possibile che quel che la memento del suo sogno le aveva raccontato potesse essere vero?
Memento. Un ricordo, un illusione... un'ombra.
Ma se tutto fosse stato vero? Se fosse stato davvero... Gary Oak? Ma perché poi? A che scopo straziare il ragazzo e violentare la ragazza? E ucciderli entrambi.
Il Campione della Lega del Pokémon non avrebbe mai avuto un motivo per agire in quel modo. Ma James Kojiro aveva imparato che gli allenatori sono la razza più strana dell'universo.
Non c’era niente, assolutamente, che lo escludesse.
Le sue labbra secche si mossero un attimo. Volle parlare, ma non ci fu suono.
Aveva occhi verdi, brillanti come un'alba. Ma il suo sole si stava spegnendo. E senza che potesse sapere perché. Forse il suo cervello aveva rimosso il ricordo, forse per proteggerlo, ma ricordare di aver dimenticato gli straziava più della ferita che gli smembrava lo stomaco. Un'ultima fitta, e poi più niente.
James Kojiro morì, fu trovato con gli occhi ancora aperti, spalancati, le mani sull'addome a tamponarsi l'oscena ferita che gli era stata inferta. Era sdraiato accanto al corpo di Jessica Morgan, anch'esso senza vita, con  gli occhi socchiusi, le braccia abbandonate lungo il corpo, in un atto di resa, e un oceano di sangue tra le gambe.


Il niente. Questo è la morte, il freddo niente. Non il buio, non la luce. Non un ricordo. Solo, niente. Non una parola. Eppure, in quello stadio infinitesimale che segue la vita e precede la morte, un abisso d'incolmabile niente, un messaggio vorrei lasciarlo. Le stelle mi ascolteranno, loro ascoltano sempre quelli che come me lanciano un grido prima di precipitare nell'abisso, e traducono quelle urla in costellazioni. Ho giusto appena un attimo, prima di diventare niente.
Un incubo questa realtà? Affatto.
Un sogno, un idillio, un paradiso? Menzogne del pavido che non sa guardare.
Solo nel mio morire, ho capito che i millenni persi a darle un senso, a costruirle una spiegazione, a tentare di perdonarla, gli esseri umani potevano sprecarli in altro modo.
È possibile perdonare, come pure condannare, un ammasso di atomi schiacciati in maniera casuale? Come biasimare il caso?

se è il caso ad averci fatti…?



   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Giulia dans le noir