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Autore: Jordan Cullen    09/03/2010    1 recensioni
piccola presentazione di un Edward Cullen umano. Essendo rimasto orfano in giovane età sarà messo a capo di una importante compagnia alberghiera, lasciatagli in eredità dal padre...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Ottavo
Dolci fantasie diventano realtà



Era appena arrivata l‘estate, con il caldo afoso dell‘immensa New York city. Erano passati tre mesi dall’ultima volta in cui rividi Ession e mi illusi di poter ritrovare quell’amore sfuggevole.

Quella mattina mi svegliai con uno strano senso di irrequietezza. Feci colazione e mi fiondai in bagno per lavarmi. Ormai da tempo i miei gesti erano diventati consuetudinari: una doccia ogni mattina e subito in camera per vestirmi.
Uscii verso le dieci per dirigermi al lavoro con la solita macchina, che percorreva le solite strade. Una volta arrivato George mi aprii lo sportello per farmi scendere. Mi addentrai nel grande grattacielo. La hall era abbastanza fresca per porre sollievo alla calura estiva che sarebbe aumentata in poche ore.  
Mi diressi verso l’ascensore. La gente, che lo aspettava, mi fece spazio. Mi guardavano tutti come se avessi qualcosa che attirasse i loro sguardi sulla mia persona. - ma che hanno tutti oggi? - pensai mentre lo scampanellio elettrico mi avvisò che ero arrivato al 23th piano.
Mi rifugiai prontamente nel mio ufficio, al riparo da quegli sguardi indiscreti, che sembravano spogliarmi, mettendo a nudo la mia anima.
Mi sedetti dietro la mia scrivania, buttando la 24 ore sul piccolo divano di seta rossa. Accesi il pc, che molto lentamente inizio, con un ronzio insistente, ad accendersi.
Ero esausto dopo l’ennesima notte che non dormivo, sentivo la testa pesante e la concentrazione scarseggiava. Mi alzai dalla poltrona dietro la scrivania e mi avvicinai allo specchio, che era vicino alla finestra che guardava sulla strada. Mi avvicinai con passo lento e incerto. Pensando che il riflesso dello specchio potesse non rappresentare l’Edward che conoscevo da tempo.
Gli occhi, che qualche mese prima avrebbero fatto cadere ai miei piedi ogni tipo di ragazza, erano di un azzurro spento, il viso cereo e le guance smunte rendevano il mio aspetto simile a quello di un vampiro. - tutta colpa di quella - mi dissi con un senso di nausea al pensiero della ragazza. - non è possibile Edward che tu ti riduca in questo modo solo per una ragazza!!! Sai quante ne potrai avere come lei o anche meglio… non hai bisogno di lei. In fin dei conti non l’hai conosciuta veramente e lei se è scappata da te non ti merita di sicuro… - il discorso che mi facevo nella testa non faceva una grinza ma in un certo senso Patricia mi era entrata nella testa e il suo pensiero non sembrava aver intenzione di andare via.
Quell’immagine riflessa nello specchio mi avrebbe trasformato in quello che non avrei voluto, quindi decisi di coprirlo con un telo per evitare di specchiarmi nuovamente.
“signor Cullen…” il piccolo vivavoce sulla mia scrivania attirò la mia attenzione
“si Alice dimmi!” le risposi tramite l’apparecchio
“… veramente sarei Isabella… Alice si è allontanata un attimo”
“si va bene… dimmi che c’è Isabella?” risposi io con un tono palesemente scocciato
“il signor De Luca Ession chiede di poterla vedere” mi rispose lei
“no! Come ti devo dire che non voglio vedere nessuno?? Tanto meno il signore lì presente”
Passarono alcuni minuti prima di sentire Ession protestare. Sapevo che non si sarebbe arreso così facilmente, tutto ciò poteva farmi essere fiero di avere un amico come lui. Non ci volle molto prima di sentirlo spalancare la porta del mio ufficio, accompagnato dalle urla di Alice e dallo sguardo sgomento di Isabella.
“allora a che gioco vuoi giocare Edward?” mi disse lui urlando
“non capisco…” gli dissi non scomponendomi alle sue urla
“ah si non capisci? Adesso ti spiego tutto… come la mettiamo che non mi rispondi mai al telefono da più di tre mesi? Come la mettiamo che vivi segregato in casa e in ufficio da quel fottuttissimo pomeriggio? E il culmine e che oggi non volevi neanche ricevermi come se fossi un estraneo! Ti ho chiesto scusa più di una volta, gli errori li posso commettere anche io! Sono un uomo Edward lo capisci?” mi disse lui rasentando l’isteria
“bene… tutto qui quello che mi dovevi dire?” cercai di non rispondere a nessuna delle sue provocazioni, come mi aspettavo lui rimase zitto e quindi aggiunsi con assoluta non curanza “ se hai finito puoi andare” e distolsi lo sguardo dal giornale che stavo leggendo.
In quel momento, come il mondo avesse smesso di girare, vidi una lacrima che scendeva sul suo viso. Ession rimase fermo sull’uscio  con i pugni serrati. Fui mosso da un senso di tristezza che si aggiunse a quello che già stavo vivendo interiormente. Mi alzai dalla poltrona e lo tirai dentro richiudendo la porta.
“Edward io…” mi disse lui con le lacrime agli occhi e con lo sguardo basso
“Ession aspetta!” dissi girandomi
Me lo ritrovai a due centimetri dal volto. Mi appoggiai al muro per mettere qualche centimetro tra di noi ma feci la cosa meno sensata a questo mondo. Con le spalle al muro ero in trappola. Lui mi venne sempre più vicino, fino a quando sentii il suo respiro sulla mia bocca.
“Ession che fai? No… ti prego… non adesso” gli dissi tremando pensando a ciò che avrebbe fatto “avevamo fatto una promessa…”
“Edward io…”
“Ession no ti prego” lo supplicai una seconda volta
“… io…” mi disse lui continuando ad avvicinare il suo viso al mio.
Riuscivo a sentire il suo calore, il suo odore, la sua potenza, la sua voglia del mio… corpo
“… ti amo Edward” mi disse con un filo di voce
“no no No…. Non adesso! Non puoi!” gli dissi cercando di allontanarlo da me, ma sembrava che fosse come una statua di marmo. Non riuscivo a spostarlo di mezzo millimetro.
“non resistere… noi ci apparteniamo!” mi disse lui prendendomi per la vita e stringendomi a se.
Imploravo di lasciarmi andare, ma lei mie parole erano come un sordo grido contro la sua veemenza incitata dalla mia impotenza. Nella mia testa allora scattò qualcosa, qualcosa di improvviso e inaspettato, un’idea che sembrava il rifugio sicuro da tutto: ASSECONDALO! Lo vuoi… non opporre resistenza Edward.
Quella voce, che aveva preso a sussurrarmi quelle cose, era diventata mano a mano un urlo disperato… quasi come un comando, un ordine a cui dovevo obbedire senza obbiezioni. Presi coraggio.
Mentre Ession mi continuava a baciare il collo, io gli tolsi la sciarpa e il cappotto che scivolarono dolcemente sul pavimento.
“finalmente ti sei deciso!” mi disse lui preso dall’eccitazione
Incominciai a sbottonargli la camicia e, quando gli tolsi anche quella, passai le mie mani tremanti sul suo petto glabro. Sentii che era eccitato quando gli sfiorai con le dita i capezzoli. Con il movimento del bacino mi fece capire quali fossero le sue intenzioni. In quell’istante incominciò a spogliarmi, e mi sollevò per le natiche. Incrociai le gambe intorno alla sua vita e continuai a fami baciare sul collo sentendo, anch’io, l’eccitazione che montava nel mio corpo.
Sfilandomi la maglietta, fui invaso da un fremito che mi spinse a baciarlo. Per qualche minuto il bronzeo corpo di Ession tocco il mio niveo.
“mi sei mancato” mi disse all’orecchio
Feci finta di non sentirlo. Mi fece stendere sul divano dove gettai la giacca, mentre lui abbassava le veneziane e chiudeva la porta con doppia mandata.
“Ession non so se…”
“shh… tranquillo Edward adesso siamo solo noi due e nessuno ci darà fastidio!” mi disse per tranquillizzarmi. Nella semi oscurità lo vidi stendersi sopra di me. Ci trovammo l’uno sopra l’altro. Si sfilò i jeans e sentii i suo membro spingere contro la mia gamba. Mi sbottonai i pantaloni che portavo e li tolsi insieme ai boxer. Mi sentivo eccitato all’idea di quel contatto fisico, era tanto che non facevo sesso con una persona… era tanto che una persona non provava quell’attrazione verso di me.
Ession prese il mio pene tra le mani e incominciò a massaggiarlo. Cercai di fingere per la prima mezz’ora sperando che finisse tutto il prima possibile, ma quello che avvenne dopo mi piacque così tanto che non riuscii più a fingere. Si sfilò gli slip e rimase anche lui nudo. Era bello come un dio greco, aveva un corpo statuario. La penetrazione avvenne quando meno me l’aspettavo. Sentii il suo fallo spingersi dentro il mio sedere. E l’unica cosa che riuscii a fare fu stringermi ancora di più a lui. Mi sentii per un momento in paradiso, non riuscivo a pensare a niente se non a lui. Sentivo il suo fiato sul collo. Mi baciò le labbra in modo tanto passionale che dovetti per forza ricambiare.
Mi fece alzare e appoggiare al muro. Continuò a penetrarmi fino a quando qualcosa di caldo colò sulla mia schiena.
Ession mi salutò con un casto bacio sulla guancia. E uscii come se nulla fosse successo. Mi sentii violato nel profondo da lui, dopo quell’avventura infantile, non c’erano più state avvisaglie del suo amore per me. Ritrovarmi in quella situazione, con Lui, mi sembrava troppo insolita. Dal giorno in cui le nostre strade si separarono, avevo superato la sensazione di inquietudine che mi attanagliava nel rifugio sicuro della vita che mi ero abilmente creato. Dopo la sua visita di quella mattina le emozioni, le sensazioni e i ricordi si impossessarono di me. La nostra prima volta, la morte di mio nonno, la morte dei miei genitori e poi la dura e lunga ripresa da tutto quello che mi aveva ferito e la mia rinascita da splendida fenice. I ricordi mi passavano dolorosi nella mente mentre mi rivestivo per abbandonare quella stanza, splendido palcoscenico del mio passato.

Una volta che fui ritornato a casa, mi feci un bagno caldo per alleviare le preoccupazioni. Concluso il bagno avvolsi un asciugamano intorno alla vita e andai verso lo specchio. Con il palmo della mano detersi la condensa ch si era formata sul vetro e mi ci specchiai per qualche istante. L’aspetto vampirismo era del tutto scomparso. Ero come ringiovanito da quell’incontro. Gli occhi azzurri brillavano di nuova vita, il pallore cadaverico lasciò spazio a un minimo di colore sulle guance… e UNA GRANDE MACCHIA VIOLACEA FACEVA BELLA MOSTRA SUL MIO COLLO!
- ESSION… - gridai nella mia mente - bastardo che non sei altro! - quella macchia era proprio dove mi aveva baciato insistentemente lui…
Cercai di nascondere quella macchia con l’accappatoio che mi infilai prima di uscire dal bagno. Anche se incominciava a far caldo. Mi infilai quasi di corsa in camera sotto lo sguardo di tutti gli inservienti della villa.
Il cellulare squillò per un instante. - un messaggio - pensai e mi sedetti sul letto prendendo l’apparecchio dal toilette che avevo a pochi passi dalla porta.
“ciao bellissimo, ti va stasera di uscire? Dei miei amici organizzano una festa e vorrei che venissi con me…”
“ciao… non penso che sia una buona idea vederci stasera!” fu l’unica cosa che riuscii a scrivere. Non sapevo come comportarmi con lui se continuare a vederlo e illuderlo oppure lasciarlo e ferire a morte il mio migliore amico. Mi sembrava di impazzire al pensiero di ciò che era successa quella mattina. Ma la risposta non tardò ad arrivare.
“PS. Non accetto un no come risposta!!!”
“come al solito bisogna fare quello che dici tu… appena ti vedo ti ammazzo!!! Mi hai lasciato un bel ricordino sul collo!” gli inviai togliendomi l’accappatoio e specchiandomi.
“passo da te alle nove in punto fatti trovare pronto!! xp”
 
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MaryAc_Cullen: il sogno che Edward fa alla fine del capitolo precedente va a spiegare perché Ession ha così tanti riguardi verso di lui. In un certo senso è un amore bisex che cercano di tener nascosto agli altri ma Edward si sente in colpa anche di averlo cacciato in quel modo! Allora il suo subconscio gli fa fare questo sogno che un po’ riassume ciò che non ho detto riguardo la sua infanzia… infatti ogni sogno è un piccolo pezzo della sua vita prima che i genitori morissero… 
  
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