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Autore: Safriel    09/03/2010    1 recensioni
La saga di Harry Potter incontra una delle serie televisive più amate a famose degli ultimi anni. Il mistero sulle strane uccisioni che stanno spaventando l’intera Inghilterra sembra ormai essere giunto ad una soluzione. Qualcuno sta cercando di rimettere in piedi l’oscuro ordine dei Mangiamorte, facendo persino uso della Pietra della Risurrezione per riportare in vita quelli che non ci sono più. Ma questi, tornati tra i Vivi, si presentano non più sottoforma di maghi, ma di spaventose creature della notte, assetate di sangue. L’unico modo per sconfiggerli è eliminarli e per far questo serve… una Cacciatrice… anzi La Cacciatrice.

PS: Questa FF ha partecipato al contest del sito Lumos.it ed è arrivata terza
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Voldemort
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Grimmauld Place, Londra. Ore 22.35. Un vento gelido, tipico di quel periodo pre-natalizio, soffiava con forza sulla vecchia piazza, mentre una fastidiosissima pioggia si abbatteva contro le finestre delle case che le facevano da contorno. Guardando meglio quelle abitazioni, tutte identiche ed ugualmente accoglienti, un particolare saltava subito all’occhio: dal numero 11 si passava direttamente al numero 13, come se qualcuno avesse sbagliato a contare e si fosse dimenticato del numero 12. Eppure non vi era alcun errore, poiché il numero 12 esisteva veramente, solo che non tutti potevano vederlo. La casa era infatti protetta da un potente incanto che la rendeva introvabile per chiunque non ne conoscesse l’esatta ubicazione.
Lì viveva la nuova famiglia Potter, quella che Harry aveva costruito assieme a Ginny dopo la grande battaglia contro Lord Voldemort. Molte cose erano cambiate da quel giorno, compreso l’aspetto della vecchia dimora Black. Se qualcuno l’avesse vista ora ne sarebbe rimasto a dir poco sorpreso: un calore rassicurante aleggiava per le stanze e i colori alle pareti mettevano finalmente allegria. La voce stridula ed irritante della signora Black era stata sostituita dalle risate e dai giochi dei bambini, mentre al posto del suo ritratto si trovavano ora foto “in movimento” di persone felici.
Ma, in quel momento, qualcosa preoccupava visibilmente il capo famiglia. Chino sulla scrivania del suo studio, Harry era intento ad analizzare uno dei casi più singolari che il Ministero della Magia avesse affrontato negli ultimi cinque o sei anni.
Circondato da mille scartoffie, il giovane eppure esperto Auror appariva dannatamente nervoso, come chi, arrotolando una matassa, si accorge di averne perso irrimediabilmente il filo. E questa, del resto, era esattamente la situazione in cui si trovava: era come se, in tutta quella vicenda, mancasse un solo… maledettissimo e determinante pezzo del puzzle.
Lo sconforto e la collera portarono Harry ad abbandonare per un attimo le documentazioni che stava studiando. Fece allora ruotare la poltrona girevole su se stessa fino ad incontrare con lo sguardo il camino che, prima, gli stava alla spalle. Gli occhi, fissi sulle fiamme scoppiettanti, in realtà, non le vedevano proprio, poiché la mente era lontana, intenta a rielaborare mille pensieri e a generare mille ipotesi.
“Posso disturbarti?”
La voce di Ginny arrivò, tanto inaspettata quanto piacevole, alle orecchie di Harry, riportandolo finalmente alla realtà. Un vassoio con due tazze di cioccolata calda e un sorriso che, ancora oggi, riusciva incredibilmente a riempirgli il cuore e a farlo sentire subito meglio.
“Ancora su quel caso, tesoro?”
“Purtroppo si, cara. C’è qualcosa che proprio non riesco a capire. Mille rilevamenti, mille analisi, un numero spropositato di relazioni sull’accaduto… eppure qualcosa ci sfugge. Mi chiedo, com’è possibile che…” stava rispondendo Harry grattandosi la testa e bevendo la cioccolata che gli aveva portato Ginny.
“E‘ tardi, andiamo a letto, domani dobbiamo svegliarci presto” disse Ginny dirigendosi nell’altra stanza
“Si, hai ragione.” le rispose Harry sorridendo. Il giorno dopo i Potter sarebbero andati con la nuova famiglia Weasley a Diagon Alley per comprare i regali di Natale.
Quella notte Harry, come tutte le notti da quando studiava quel caso, fu tormentato da incubi che lo assillavano. Il sogno era sempre lo stesso: si arrovellava e si sforzava di trovare la soluzione all’enigma e ogni volta gli sembrava di essere sempre più vicino. Ma, ogni volta, proprio quando stava per scoprire la risposta, si svegliava di colpo.

La mattina seguente bussarono alla porta di buon ora, Ginny ed Harry avevano appena finito di fare colazione.
“Ron ed Hermione sono già qui!” esclamò Ginny dirigendosi all’ingresso
“Non ti preoccupare, vado ad aprire io” le disse Harry sorpassandola.
Ginny aveva ragione, Ron ed Hermione erano proprio in anticipo.
“Ma come, ancora non siete pronti?” chiese Hermione scandalizzata appena Harry le aprì la porta.
“Dovrei?” rispose lui rivolgendo a Ron uno sguardo come per dire “aiutami”.
L’amico gli rispose facendo spallucce, poi la coppia con i due bambini entrò in casa diretta al caminetto.
“Allora Harry, sei riuscito a scoprire qualcosa?” gli chiese Ron prima di usare la Metropolvere.
“No, non riesco a cavarne un ragno dal buco…” rispose Harry pensieroso.
“Meglio così!” disse Ron, annuendo soddisfatto.
“Come scusa? Come sarebbe a dire meglio così?!” gli chiese Harry shoccato.
“No dicevo… meglio se non hai preso il ragno dal buco! Non mi piacciono i ragni…” rispose Ron con un’espressione schifata,
Harry alzò gli occhi al cielo, poi parlò:
“Per favore, fate attenzione, per quel caso sapete… non vorrei che succedesse ancora…” disse con aria preoccuata, poi i nove maghi si avviarono nel camino.

Sembrava che tutto il mondo magico si fosse dato appuntamento a Diagon Alley quel giorno, fra i presenti Albus vide addirittura Scorpius, così si sbracciò per farsi vedere, il ragazzo gli rivolse un sorriso e lo raggiunse.
“Sei arrivato finalmente!” esclamò dando una pacca sulla spalla di Al.
“Certo! Dove sono i tuoi genitori?” gli chiese Albus.
Non fece in tempo a finire la frase che arrivò Draco Malfoy.
“Potter… Weasley… Granger…” si limitò a salutare cercando di ridurre lo schifo nel cognome “Granger”.
“Malfoy…” risposero in coro i quattro amici.
“Papà, possiamo andare a giocare con i Tiri Vispi?” chiesero Albus e Rose, ma proprio in quel momento ci fu un urlo: una strana creatura aveva appena fatto il suo ingresso a Diagon Alley, aveva ricci capelli neri e un’ espressione folle che a Harry ricordava vagamente qualcuno…
“Per le mutande di Merlino!” esclamò Hermione mentre prendeva i suoi figli per cercare di proteggerli e così faceva anche Ginny.
“Lo sapevo… porco Vold!” disse Harry mentre sfoderava la sua bacchetta.
La strana creatura aveva sembianze umane, ma non era né un’umana, né una strega, era una di quelle che si definiscono “creature della notte”, con due affilati canini che le uscivano dalla bocca assetata.
“Un vampiroooo!! Ho paura!!” iniziò a piangere Lily.
“Voi smaterializzatevi, noi dobbiamo combattere!” disse Harry mentre faceva cenno a Ron di aiutarlo.
“Ti prego, ricordami perché fra tanti lavori ho scelto proprio questo!” piagnucolò Ron mentre prendeva la sua bacchetta.
“Perché senza Potter non sei nessuno…” rispose Draco altezzoso.
“Tu taci, vigliacco! Devo ricordarti che ti abbiamo salvato la vita due volte di seguito?” gli rispose Ron e andò verso la folle vampira, Harry lo seguì.
“Harry! Ci rincontriamo!” disse la Creatura della Notte.
“Chi sei, l’ennesima Non-morta?” le chiese Harry mentre le lanciava uno “Stupeficium”.
“Ho ucciso Sirius Black, ho ucciso Sirius, Harry! Vieni a prendermi!” adeso Harry sapeva a chi apparteneva quella voce folle, quel viso familiare.
Come molti di quei tempi, anche Bellatrix Lestrange era tornata.
Appena l’ex strega finì la frase, subito iniziò a scappare verso i vicoli bui di Nocturn Alley.
“Maledetta!” la chiamò Harry mentre la inseguiva.
“Vendica il tuo padrino Harry! Fai almeno una cosa utile nella tua insignificante vita!” gridava la voce di Bellatrix, esatto, la voce… perché lei era sparita, e la sua voce era l’unica cosa che Harry poteva seguire e, infine, quando la voce scomparve, si ritrovò davanti l’ingresso di Magie Sinister.
“L’hai presa?” domandò Ron che era appena arrivato e aveva fatto sussultare Harry.
“No…” rispose quest’ ultimo entrando nel negozio andato in rovina.
“Ma cosa fai?!” gli chiese Ron spaventato mentre seguiva il suo amico.
“Si è nascosta qui, ne sono sicuro.” rispose Harry a bassa voce mentre si faceva strada nel negozio con la bacchetta pronta.
Sirius Black… Lord Voldemort… Mors Mordre…” iniziò a sentire Harry d’un tratto. Erano tante voci che bisbigliavano questi nomi come se fossero una potente formula magica.
“Sono qui, si sono riuniti.” affermò Harry mentre si dirigeva verso l’altra stanza del negozio.
“Chi?” chiese Ron che non capiva a chi Harry si riferisse.
“Bellatrix! Con tutti i Mangiamorte!” rispose Harry come se fosse scontato.
“E come fai a dirlo?” chiese Ron che non capiva.
“Ma non senti le voci?” gli domandò Harry esasperato.
“Quali voci? Io non sento nessuna voce. E quando tu le senti… bè, non è un buon segno…” rispose Ron preoccupato.
Harry entrò nella stanza dalla quale provenivano le voci, ma era vuota.
“Ma come? Non capisco.” disse fra sé e sé. A Ron quella situazione ricordò il passato.
“Tu non credi che Voldemort sia tornato, vero? Insomma, sembra uno di quei collegamenti che avevi con la sua testa.” chiese quasi balbettando per la paura.
“Voldemort è morto, e i morti non ritornano.” gli rispose Harry prontamente.
“Si invece! Con la Pietra della Resurrezione! Non hai visto Bellatrix?” esclamò Ron.
Harry rimase imbambolato come se qualcuno gli avesse appena messo su un piatto d’argento la chiave del suo mistero.
“Ma certo! La Pietra della Resurrezione! È talmente ovvio… Ron sei un genio!” esclamò Harry tutto d’un botto riprendendosi dal suo breve stato di “trance”.
“Grazie, grazie. Modestamente…” si vantò Ron facendo mille moine, “Ma perché sarei un genio?” chiese poi come se cadesse dal pero. Harry lo guardò stranito.
“Te lo spiego a casa, andiamo.” disse, e subito dopo si smaterializzò.

Fortunatamente Ginny, Hermione e i bambini stavano bene
“Ron è un genio! Ron è un genio!” gridò Harry entrando in casa, seguito da Ron che si pavoneggiava.
“Grazie! So di essere un genio… ma non ho capito cosa ho fatto.” disse stranito.
Ginny ed Hermione scoppiarono a ridere.
“Abbiamo praticamente risolto il caso! Lo sapete vero, che ultimamente continuavano ad apparire tutte quelle strane creature che lasciavano scie di morti con quei due strani buchi sul collo? Le avevate viste, no? Erano creature strane!” iniziò a spiegare Harry esaltato.
“Si, i vampiri! Ho letto delle storie che parlano di loro, quella di oggi era un vampiro, vero zio Harry?” disse Rose.
“Cosa fosse esattamente non lo so, però si, quei cosi là… Ecco… Quelli sono Mangiamorte tornati con la Pietra della Resurrezione!” continuò a spiegare Harry.
“La Pietra della Resurrezione? Ma non te ne eri disfatto ad Hogwarts?” chiese Hermione.
“Si, l’avevo lasciata nella Foresta Proibita. I Mangiamorte rimasti devono averla trovata! D’altraparte quella pietra aveva il simbolo dei Doni.” rispose Harry.
“Ma scusami, tu hai detto di aver usato la Pietra diciannove anni fa, e che i tuoi genitori erano tornati, ma non erano vampiri! E poi anche se fosse, non sarebbe più intelligente far tornare prima Voldemort al posto dei Mangiamorte morti?” chiese Ginny.
“In effetti ha senso… gli unici che conoscono la risposta sono i fratelli Paverell, ma non ci posso parlare, non ho nemmeno la Pietra.” rispose Harry pensieroso.
“Un momento! Dopo la battaglia a Hogwarts, quando tu hai detto a tutti della Bacchetta di Sambuco, non hanno aperto quel museo dedicato ai Paverell e ai Doni della Morte?” chiese Ron.
“Si, ma questo cosa c’entra?” chiese Hermione come se volesse far notare a Ron di avere appena detto una cosa stupida.
“C’entra! Nel museo ci sono i ritratti dei tre fratelli, potremmo chiedere a loro, no?” rispose Ron come se fosse logico.
“Ma certo! Sei un genio tesoro!” gli disse Hermione abbracciandolo.
“E pensare che oggi me lo avete detto solo due volte.” rispose Ron ridacchiando.
“Bene, allora andiamo! Non c’è tempo da perdere.” disse Harry come se non potesse più aspettare.

Per fortuna erano le undici, il museo sarebbe stato aperto. Le due famiglie di smaterializzarono a Godric’s Hallow, dov’ era logico che fosse il museo visto che i fratelli Paverell erano vissuti e morti lì. Non fu difficile rintracciare il museo, era appena di fronte al cimitero del villaggio e aveva sopra al portone d’ingresso il simbolo dei Doni che era stato scambiato per il marchio di Grindelwald. Harry e Ron furono i primi ad entrare, il museo era composto da una sola stanza dove gli oggetti ricostruivano la storia dei tre Doni: si iniziava da sinistra dove c’era una pergamena su un leggio con su scritta la storia dei tre fratelli, si proseguiva con una copia della Pietra, poi una della Bacchetta e, infine, una del Mantello. Di fronte al portone c’erano i ritratti dei tre fratelli e, alla destra dell’entrata, un enorme ritratto dove Harry stesso uccideva Voldemort con la Bacchetta di Sambuco. A destra del quadro una scritta: “Questa è la prova che i tre Doni esistono davvero”.
Naturalmente il quadro non passò inosservato.
“Papà, ma quello sei tu!” urlò James come se volesse vantarsi di essere il figlio di Harry Potter.
“Com’eri giovane!” commentò Albus estasiato dal ritratto.
“Perché, ora sono vecchio?!” fece Harry un po’ offeso.
“No! Era nel senso che eri davvero piccolo.” spiegò Albus.
“Ma non troppo piccolo per uccidere Voldemort!” rispose James brandendo la sua bacchetta come una spada.
Harry gli sorrise, poi corse verso i tre ritratti.
A sinistra c’era Antioch, il possessore della Bacchetta, al centro Cadmus, il possessore della Pietra e a destra Ignotus, il possessore del Mantello. Harry li salutò con un “salve” e gli altri lo imitarono.
“Chi è il possessore della Pietra della Resurrezione?” chiese ai tre ritratti.
“Chiunque riesca a trovarla.” rispose Cadmus emblematico.
“Si, ma io intendevo… chi è stato il primo ad averla?” chiese nuovamente Harry.
“Sono stato io.” rispose nuovamente Cadmus.
Harry fece un sorriso sollevato, stava per porre la sua domanda, ma fu interrotto da Ignotus.
“La cicatrice… tu sei Harry Potter! Sbaglio o sei il possessore del mio Mantello?” gli chiese.
“Non si sbaglia signore, io ho il suo Mantello.” rispose Harry annuendo.
“E allora sei tu che hai combattuto Lord Voldemort con la Bacchetta che la Morte mi ha regalato!” si inserì Antioch interessato.
“Si, anche se io mi sono limitato a pronunciare Expelliarmus, per il resto ha fatto tutto la Bacchetta!” rispose Harry guardando il quadro del duello mentre Ron diceva: “Guardate bambini! Questo qui sono io!” e indicava un giovane ragazzo dai capelli rossi che seguiva attento il duello insieme alla folla, fra Hermione, Ginny e tutti gli altri studenti.
“Comprendo, quella Bacchetta è straordinaria e maledetta al tempo stesso.” disse Antioch ricordando la sorte che gli era capitata.
“Come mai vuoi parlare della Pietra? Vuoi forse riportare qualcuno nel mondo dei Vivi? Se è così io non ti posso aiutare, sebbene tu sia stato l’unico in grado di trovare tutti e tre i Doni, Harry Potter.” riprese il discorso Cadmus.
“Signore, non voglio riportare in vita nessuno, è che mi serve il suo aiuto, vede… dei maghi oscuri hanno trovato la Pietra e stanno riportando in vita alcuni Mangiamorte, che però non tornano come maghi, ma come… Rose?” Harry chiese aiuto a sua nipote.
“Vampiri!” esclamò questa, felice di rendersi utile.
“Non ho mai sentito questa parola.” rispose Cadmus.
“Non so cosa siano, signor Paverell, sono dei Non-morti che uccidono le persone lasciandogli due strani fori sul collo.” rispose Harry che non ne sapeva di più.
“E quindi ti chiedi perché i Mangiamorte siano diversi dai tuoi genitori…” chiese ancora una volta Cadmus.
Harry annuì anche se, detto così, sembrava una cosa davvero idiota; ovvio che i Mangiamorte erano diversi dai suoi genitori, ma solo nel loro interiore. Perché anche una volta diventati Non-morti erano creature diverse?
“Mio caro ragazzo, chi torna con la Pietra della Resurrezione non sarà mai una persona vera, chi torna avrà un aspetto che rispecchia quello che era prima, quando era vivo. I tuoi genitori erano brave persone, per questo erano diversi da questi Mangiamorte che sono ritornati. Devi capire che le persone oscure tornano come creature oscure. I Mangiamorte hanno ucciso tanto in vita, quindi adesso sono creature che hanno bisogno di uccidere per vivere. Non hanno più la magia dei maghi, quella è morta con loro, ma il loro essere attuale è dovuto a quello che erano in vita.” spiegò Cadmus scandendo bene ogni sua parola.
“E come possiamo fare per eliminarli? Sono troppo pericolosi per restare Non-morti nel mondo dei Vivi!” chiese Harry che seguiva ogni parola come se fosse oro puro.
“Dovete convincere chi li ha evocati a farli tornare nel loro mondo.” rispose Cadmus come se fosse troppo ovvio per essere spiegato.
“Ma è impossibile! Chi li ha evocati non li farà più andare via! Proprio non c’è un altro modo?” obiettò Harry.
“Io questo non so dirvelo, dovete capire come si eliminano queste particolari creature.” rispose Cadmus.
“Che stupidi i Mangiamorte, potrebbero evocare Voldemort e perdono tempo a evocarsi da soli, mah…” commentò Ron che aveva seguito tutto il discorso.
“Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato non potrebbe mai essere evocato girando tre volte la Pietra nel palmo della mano.” rispose Cadmus.
“E perché no?” chiesero tutti all’unisono.
“Semplice. È il mago oscuro più potente dell’ultimo secolo. Perché uno come lui sia evocato ci vorrebbe o un solo mago potentissimo, oppure tanti maghi che mettono insieme il loro potere così da poterlo evocare.” spiegò Cadmus; per lui era tutto scontato, naturale, la Pietra l’aveva fatta lui…
“Allora è tutto chiaro!” esclamarono Ginny ed Hermione insieme, Ron ed Harry le guardarono.
“Stanno evocando TUTTI i Mangiamorte in modo da poter mettere insieme i loro poteri per poter evocare Voldemort!” spiegarono le due.
“Impossibile, abbiamo appena detto che i Non-morti non hanno dei poteri.” sentenziò Harry.
“No, io vi ho detto che non hanno magia, ma non che non hanno poteri, le creature hanno tutte dei poteri equivalenti a quelli che avevano da vivi, quindi potrebbero eccome!” specificò Cadmus.
“Ma che senso ha farlo tornare se non può più fare le magie di prima?” chiese Hermione inarcando le sopracciglia.
“Avrà altri poteri dalla sua…” continuò a spiegare Cadmus.
Da quell’incontro i quattro maghi rimasero sconcertati, chi poteva immaginare che dietro quella scia di morti strane si celassero ancora i Mangiamorte e addirittura Lord Voldemort indirettamente?

I maghi tornarono a Grimmauld Place, pensierosi su quello che era accaduto. I bambini andarono a giocare con Kreacher nel giardino sul retro, mentre Harry, Ginny, Ron ed Hermione riflettevano in salotto su come sconfiggere le creature prima che evocassero Voldemort, naturalmente tutti gli sguardi erano rivolti su Hermione.
“Mi spiace, ma non so cosa siano queste creature, non le ho mai sentite nominare.” si scusò la strega, mortificata.
“A quanto pare, Rose e Lily sanno qualcosa che tu non sai.” commentò Ron come se volesse prendere in giro sua moglie, ma Hermione si illuminò.
“Ron! Ti ricordi quel romanzo babbano che Rose si è voluta far regalare a tutti i costi per il suo compleanno?” chiese Hermione senza nemmeno ascoltare quello che aveva detto Ron.
“Quale? Quella demenza sulla Babbana innamorata di quel Coso? Non mi ricordo il titolo.” rispose Ron.
“Era innamorata di un Vampiro! Rimbambito! Ecco perché Rose sapeva cosa fosse Bellatrix!” continuò a spiegare Hermione.
“Ah già.” rispose Ron pensieroso.
“Ok, abbiamo scoperto che sono Vampiri, ma come facciamo a eliminarli? Noi non sappiamo niente di queste creature, non le abbiamo neanche mai viste prima di oggi!” chiese Ginny pensierosa.
“Un luogo per saperne di più ci sarebbe…” le rispose Harry, tutti lo guardarono in attesa della risposta.
“La biblioteca di Hogwarts, no? È la biblioteca più fornita del mondo magico!” spiegò Harry.
“E naturalmente toccherà a noi due andarci… io odio le biblioteche.” disse Ron sbuffando.

Hermione e Ginny rimasero a Grimmauld Place a preparare il pranzo vista l’ora che si era fatta, mentre Harry e Ron si smaterializzarono ad Hogsmeade per poi raggiungere Hogwarts. Il castello, essendo Natale, era semi deserto. Appena entrati nel Salone d’Ingresso, Harry e Ron raggiunsero subito la biblioteca deserta, dove cercarono il reparto dedicato alle creature magiche.
“Vampiri… Vampiri… Vampiri… Vampiri!” esclamò Ron dopo un po’ che lui ed Harry cercavano.
La descrizione delle creature dal punto di vista fisico equivaleva a Bellatrix. Il libro diceva: “Non-morti che si nutrono del sangue delle loro vittime, che possono uccidere o vampirizzare. I Vampiri in Gran Bretagna sono molto rari, tuttavia c’è un alta concentrazione in Transylvania e nelle Americhe. I Vampiri possono essere eliminati solo dalla Cacciatrice.”
“Cacciatrice? Che diamine è una Cacciatrice?” chiese Ron sgranando gli occhi.
“Non ne ho idea.” rispose Harry sorpreso.
“Per ogni generazione nasce una Cacciatrice.” disse una voce dal timbro basso.
“Cos’è successo a Madama Pince? Senti che voce.” disse Ron.
“Non sono Madama Pince!” rispose l’uomo che era appena sbucato fuori da un corridoio. Aveva una camicia rossa e una giacca marrone che si accostava ai pantaloni.
“E lei chi è?” chiesero Harry e Ron nello stesso momento.
“Io sono Rupert Giles.” rispose l’uomo.
“E che ci fa qui?” chiese Harry.
“Io preparo la Cacciatrice e sono ovunque ci siano Vampiri.” rispose il signor Giles.
Gli occhi di Harry e Ron si illuminarono e quasi non iniziarono a lacrimare.
“E chi è la Cacciatrice? E dov’è?” chiese Ron, in quel momento si sentì un botto, i due maghi sfoderarono le bacchette e si diressero alla fonte. Il rumore era stato provocato da una ragazza dai capelli biondi che adesso fissava Harry e Ron.
“Chi sei?” chiese Harry.
“Lei è la Cacciatrice.” rispose il signor Giles che era appena arrivato.
“Buffy Summers, piacere.” rispose la ragazza.
“Harry Potter.” rispose Harry continuando a fissarla come se non si fidasse di lei.
“Ron Weasley.” disse Ron facendo un cenno con la testa.
“Buffy si stava allenando.” spiegò il signor Giles.
“Nella biblioteca di Hogwarts?!” chiesero Harry e Ron.
“Si, vi stavamo aspettando, e poi questo posto ha un sacco di informazioni!” rispose Buffy.
I due maghi spiegarono cosa era successo e parlarono dei Vampiri, dopodichè tornarono a Grimmauld Place con Buffy. Una volta a casa i tre spiegarono tutta la situazione a Ginny ed Hermione, che velocemente prepararono il pranzo anche per la Cacciatrice. A pranzo venne anche Teddy che, se non fosse stato per Victoire, avrebbe fatto volentieri la corte alla nuova ospite appena diciannovenne.
Buffy era Babbana, quindi con i Vampiri non era in pericolo, considerando anche era la Cacciatrice, ma con i Mangiamorte era diverso, per questo Hermione aveva dovuto fare un sacco di incantesimi di protezione, per non parlare del fatto che Harry, Ron e gli altri Auror le sarebbero dovuti stare sempre vicini.
Gli Auror scoprirono che i Mangiamorte si riunivano in una stanza segreta di Magie Sinister, così vi si recarono subito, nella speranza di essere ancora in tempo. Trovarono i Mangiamorte in cerchio nel bel mezzo di un rituale e, al centro del cerchio, sulla bacchetta gemella di Harry, la Pietra della Resurrezione. Sopra di essa aleggiava la testa di Lord Voldemort. Gli Auror circondarono subito i Mangiamorte.
Buffy estrasse il suo paletto di legno e lo conficcò nel cuore di McNair, il Vampiro scoppiò e al suo posto rimase un cumulo di cenere.
“Maledetti!” urlò Bellatrix e si lanciò su Ron per morderlo, ma per fortuna il mago fu più veloce e la schiantò. Il duello fu arduo, alcuni Mangiamorte, i più vigliacchi, si costituirono, altri furono uccisi dagli Auror mentre Buffy si occupava dei Vampiri. Durante lo scontro il volto di Voldemort sparì poiché il rituale era stato interrotto e il potere per evocarlo non bastava più viste le gravose perdite dei Mangiamorte.
Alla fine, l’ultima rimasta fu Bellatrix, per Harry fu una gioia, finalmente poteva vendicarsi di tutto.
Il Ragazzo Sopravvissuto si sbizzarrì con tutti gli incantesimi che conosceva, Bellatrix non poteva rispondere. Infine, quando la Vampira fu stremata, Buffy eliminò anche lei conficcandole il paletto nel cuore, proprio dove diciannove anni prima l’aveva colpita la Maledizione di Molly Weasley.
Il caso adesso era risolto, la Pietra giaceva ancora sul pavimento
“Questa è meglio metterla al sicuro alla Gringott” disse Harry prendendola in mano.

“Voi non avete fame?” chiese Ron per strada.
“Da morire.” rispose Harry, così i due maghi tornarono a casa per la cena.


FINE
   
 
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