Grimmauld Place, Londra. Ore 22.35. Un vento gelido, tipico di
quel
periodo pre-natalizio, soffiava con forza sulla vecchia piazza, mentre
una fastidiosissima pioggia si abbatteva contro le finestre delle case
che le facevano da contorno. Guardando meglio quelle abitazioni, tutte
identiche ed ugualmente accoglienti, un particolare saltava subito
all’occhio: dal numero 11 si passava direttamente al numero
13, come se
qualcuno avesse sbagliato a contare e si fosse dimenticato del numero
12. Eppure non vi era alcun errore, poiché il numero 12
esisteva
veramente, solo che non tutti potevano vederlo. La casa era infatti
protetta da un potente incanto che la rendeva introvabile per chiunque
non ne conoscesse l’esatta ubicazione.
Lì viveva la nuova famiglia Potter, quella che Harry aveva
costruito
assieme a Ginny dopo la grande battaglia contro Lord Voldemort. Molte
cose erano cambiate da quel giorno, compreso l’aspetto della
vecchia
dimora Black. Se qualcuno l’avesse vista ora ne sarebbe
rimasto a dir
poco sorpreso: un calore rassicurante aleggiava per le stanze e i
colori alle pareti mettevano finalmente allegria. La voce stridula ed
irritante della signora Black era stata sostituita dalle risate e dai
giochi dei bambini, mentre al posto del suo ritratto si trovavano ora
foto “in movimento” di persone felici.
Ma, in quel momento, qualcosa preoccupava visibilmente il capo
famiglia. Chino sulla scrivania del suo studio, Harry era intento ad
analizzare uno dei casi più singolari che il Ministero della
Magia
avesse affrontato negli ultimi cinque o sei anni.
Circondato da mille scartoffie, il giovane eppure esperto Auror
appariva dannatamente nervoso, come chi, arrotolando una matassa, si
accorge di averne perso irrimediabilmente il filo. E questa, del resto,
era esattamente la situazione in cui si trovava: era come se, in tutta
quella vicenda, mancasse un solo… maledettissimo e
determinante pezzo
del puzzle.
Lo sconforto e la collera portarono Harry ad abbandonare per un attimo
le documentazioni che stava studiando. Fece allora ruotare la poltrona
girevole su se stessa fino ad incontrare con lo sguardo il camino che,
prima, gli stava alla spalle. Gli occhi, fissi sulle fiamme
scoppiettanti, in realtà, non le vedevano proprio,
poiché la mente era
lontana, intenta a rielaborare mille pensieri e a generare mille
ipotesi.
“Posso disturbarti?”
La voce di Ginny arrivò, tanto inaspettata quanto piacevole,
alle
orecchie di Harry, riportandolo finalmente alla realtà. Un
vassoio con
due tazze di cioccolata calda e un sorriso che, ancora oggi, riusciva
incredibilmente a riempirgli il cuore e a farlo sentire subito meglio.
“Ancora su quel caso, tesoro?”
“Purtroppo si, cara. C’è qualcosa che
proprio non riesco a capire.
Mille rilevamenti, mille analisi, un numero spropositato di relazioni
sull’accaduto… eppure qualcosa ci sfugge. Mi
chiedo, com’è possibile
che…” stava rispondendo Harry grattandosi la testa
e bevendo la
cioccolata che gli aveva portato Ginny.
“E‘ tardi, andiamo a letto, domani dobbiamo
svegliarci presto” disse Ginny dirigendosi
nell’altra stanza
“Si, hai ragione.” le rispose Harry sorridendo. Il
giorno dopo i Potter
sarebbero andati con la nuova famiglia Weasley a Diagon Alley per
comprare i regali di Natale.
Quella notte Harry, come tutte le notti da quando studiava quel caso,
fu tormentato da incubi che lo assillavano. Il sogno era sempre lo
stesso: si arrovellava e si sforzava di trovare la soluzione
all’enigma
e ogni volta gli sembrava di essere sempre più vicino. Ma,
ogni volta,
proprio quando stava per scoprire la risposta, si svegliava di colpo.
La mattina seguente bussarono alla porta di buon ora, Ginny ed
Harry avevano appena finito di fare colazione.
“Ron ed Hermione sono già qui!”
esclamò Ginny dirigendosi all’ingresso
“Non ti preoccupare, vado ad aprire io” le disse
Harry sorpassandola.
Ginny aveva ragione, Ron ed Hermione erano proprio in anticipo.
“Ma come, ancora non siete pronti?” chiese Hermione
scandalizzata appena Harry le aprì la porta.
“Dovrei?” rispose lui rivolgendo a Ron uno sguardo
come per dire “aiutami”.
L’amico gli rispose facendo spallucce, poi la coppia con i
due bambini entrò in casa diretta al caminetto.
“Allora Harry, sei riuscito a scoprire qualcosa?”
gli chiese Ron prima di usare la Metropolvere.
“No, non riesco a cavarne un ragno dal
buco…” rispose Harry pensieroso.
“Meglio così!” disse Ron, annuendo
soddisfatto.
“Come scusa? Come sarebbe a dire meglio
così?!” gli chiese Harry shoccato.
“No dicevo… meglio se non hai preso il ragno dal
buco! Non mi piacciono i ragni…” rispose Ron con
un’espressione schifata,
Harry alzò gli occhi al cielo, poi parlò:
“Per favore, fate attenzione, per quel caso
sapete… non vorrei che
succedesse ancora…” disse con aria preoccuata, poi
i nove maghi si
avviarono nel camino.
Sembrava che tutto il mondo magico si fosse dato appuntamento
a
Diagon Alley quel giorno, fra i presenti Albus vide addirittura
Scorpius, così si sbracciò per farsi vedere, il
ragazzo gli rivolse un
sorriso e lo raggiunse.
“Sei arrivato finalmente!” esclamò dando
una pacca sulla spalla di Al.
“Certo! Dove sono i tuoi genitori?” gli chiese
Albus.
Non fece in tempo a finire la frase che arrivò Draco Malfoy.
“Potter… Weasley…
Granger…” si limitò a salutare cercando
di ridurre lo schifo nel cognome “Granger”.
“Malfoy…” risposero in coro i quattro
amici.
“Papà, possiamo andare a giocare con i Tiri
Vispi?” chiesero Albus e
Rose, ma proprio in quel momento ci fu un urlo: una strana creatura
aveva appena fatto il suo ingresso a Diagon Alley, aveva ricci capelli
neri e un’ espressione folle che a Harry ricordava vagamente
qualcuno…
“Per le mutande di Merlino!” esclamò
Hermione mentre prendeva i suoi figli per cercare di proteggerli e
così faceva anche Ginny.
“Lo sapevo… porco Vold!” disse Harry
mentre sfoderava la sua bacchetta.
La strana creatura aveva sembianze umane, ma non era né
un’umana, né
una strega, era una di quelle che si definiscono “creature
della
notte”, con due affilati canini che le uscivano dalla bocca
assetata.
“Un vampiroooo!! Ho paura!!” iniziò a
piangere Lily.
“Voi smaterializzatevi, noi dobbiamo combattere!”
disse Harry mentre faceva cenno a Ron di aiutarlo.
“Ti prego, ricordami perché fra tanti lavori ho
scelto proprio questo!” piagnucolò Ron mentre
prendeva la sua bacchetta.
“Perché senza Potter non sei
nessuno…” rispose Draco altezzoso.
“Tu taci, vigliacco! Devo ricordarti che ti abbiamo salvato
la vita due
volte di seguito?” gli rispose Ron e andò verso la
folle vampira, Harry
lo seguì.
“Harry! Ci rincontriamo!” disse la Creatura della
Notte.
“Chi sei, l’ennesima Non-morta?” le
chiese Harry mentre le lanciava uno “Stupeficium”.
“Ho ucciso Sirius Black, ho ucciso Sirius, Harry! Vieni a
prendermi!”
adeso Harry sapeva a chi apparteneva quella voce folle, quel viso
familiare.
Come molti di quei tempi, anche Bellatrix Lestrange era tornata.
Appena l’ex strega finì la frase, subito
iniziò a scappare verso i vicoli bui di Nocturn Alley.
“Maledetta!” la chiamò Harry mentre la
inseguiva.
“Vendica il tuo padrino Harry! Fai almeno una cosa utile
nella tua
insignificante vita!” gridava la voce di Bellatrix, esatto,
la voce…
perché lei era sparita, e la sua voce era l’unica
cosa che Harry poteva
seguire e, infine, quando la voce scomparve, si ritrovò
davanti
l’ingresso di Magie Sinister.
“L’hai presa?” domandò Ron che
era appena arrivato e aveva fatto sussultare Harry.
“No…” rispose quest’ ultimo
entrando nel negozio andato in rovina.
“Ma cosa fai?!” gli chiese Ron spaventato mentre
seguiva il suo amico.
“Si è nascosta qui, ne sono sicuro.”
rispose Harry a bassa voce mentre si faceva strada nel negozio con la
bacchetta pronta.
“Sirius Black… Lord
Voldemort… Mors Mordre…”
iniziò a sentire Harry d’un tratto. Erano tante
voci che bisbigliavano questi nomi come se fossero una potente formula
magica.
“Sono qui, si sono riuniti.” affermò
Harry mentre si dirigeva verso l’altra stanza del negozio.
“Chi?” chiese Ron che non capiva a chi Harry si
riferisse.
“Bellatrix! Con tutti i Mangiamorte!” rispose Harry
come se fosse scontato.
“E come fai a dirlo?” chiese Ron che non capiva.
“Ma non senti le voci?” gli domandò
Harry esasperato.
“Quali voci? Io non sento nessuna voce. E quando tu le
senti… bè, non è un buon
segno…” rispose Ron preoccupato.
Harry entrò nella stanza dalla quale provenivano le voci, ma
era vuota.
“Ma come? Non capisco.” disse fra sé e
sé. A Ron quella situazione ricordò il passato.
“Tu non credi che Voldemort sia tornato, vero? Insomma,
sembra uno di
quei collegamenti che avevi con la sua testa.” chiese quasi
balbettando
per la paura.
“Voldemort è morto, e i morti non
ritornano.” gli rispose Harry prontamente.
“Si invece! Con la Pietra della Resurrezione! Non hai visto
Bellatrix?” esclamò Ron.
Harry rimase imbambolato come se qualcuno gli avesse appena messo su un
piatto d’argento la chiave del suo mistero.
“Ma certo! La Pietra della Resurrezione! È
talmente ovvio… Ron sei un
genio!” esclamò Harry tutto d’un botto
riprendendosi dal suo breve
stato di “trance”.
“Grazie, grazie. Modestamente…” si
vantò Ron facendo mille moine, “Ma
perché sarei un genio?” chiese poi come se cadesse
dal pero. Harry lo
guardò stranito.
“Te lo spiego a casa, andiamo.” disse, e subito
dopo si smaterializzò.
Fortunatamente Ginny, Hermione e i bambini stavano bene
“Ron è un genio! Ron è un
genio!” gridò Harry entrando in casa, seguito da
Ron che si pavoneggiava.
“Grazie! So di essere un genio… ma non ho capito
cosa ho fatto.” disse stranito.
Ginny ed Hermione scoppiarono a ridere.
“Abbiamo praticamente risolto il caso! Lo sapete vero, che
ultimamente
continuavano ad apparire tutte quelle strane creature che lasciavano
scie di morti con quei due strani buchi sul collo? Le avevate viste,
no? Erano creature strane!” iniziò a spiegare
Harry esaltato.
“Si, i vampiri! Ho letto delle storie che parlano di loro,
quella di oggi era un vampiro, vero zio Harry?” disse Rose.
“Cosa fosse esattamente non lo so, però si, quei
cosi là… Ecco… Quelli
sono Mangiamorte tornati con la Pietra della Resurrezione!”
continuò a
spiegare Harry.
“La Pietra della Resurrezione? Ma non te ne eri disfatto ad
Hogwarts?” chiese Hermione.
“Si, l’avevo lasciata nella Foresta Proibita. I
Mangiamorte rimasti
devono averla trovata! D’altraparte quella pietra aveva il
simbolo dei
Doni.” rispose Harry.
“Ma scusami, tu hai detto di aver usato la Pietra diciannove
anni fa, e
che i tuoi genitori erano tornati, ma non erano vampiri! E poi anche se
fosse, non sarebbe più intelligente far tornare prima
Voldemort al
posto dei Mangiamorte morti?” chiese Ginny.
“In effetti ha senso… gli unici che conoscono la
risposta sono i
fratelli Paverell, ma non ci posso parlare, non ho nemmeno la
Pietra.”
rispose Harry pensieroso.
“Un momento! Dopo la battaglia a Hogwarts, quando tu hai
detto a tutti
della Bacchetta di Sambuco, non hanno aperto quel museo dedicato ai
Paverell e ai Doni della Morte?” chiese Ron.
“Si, ma questo cosa c’entra?” chiese
Hermione come se volesse far notare a Ron di avere appena detto una
cosa stupida.
“C’entra! Nel museo ci sono i ritratti dei tre
fratelli, potremmo chiedere a loro, no?” rispose Ron come se
fosse logico.
“Ma certo! Sei un genio tesoro!” gli disse Hermione
abbracciandolo.
“E pensare che oggi me lo avete detto solo due
volte.” rispose Ron ridacchiando.
“Bene, allora andiamo! Non c’è tempo da
perdere.” disse Harry come se non potesse più
aspettare.
Per fortuna erano le undici, il museo sarebbe stato aperto. Le
due
famiglie di smaterializzarono a Godric’s Hallow,
dov’ era logico che
fosse il museo visto che i fratelli Paverell erano vissuti e morti
lì.
Non fu difficile rintracciare il museo, era appena di fronte al
cimitero del villaggio e aveva sopra al portone d’ingresso il
simbolo
dei Doni che era stato scambiato per il marchio di Grindelwald. Harry e
Ron furono i primi ad entrare, il museo era composto da una sola stanza
dove gli oggetti ricostruivano la storia dei tre Doni: si iniziava da
sinistra dove c’era una pergamena su un leggio con su scritta
la storia
dei tre fratelli, si proseguiva con una copia della Pietra, poi una
della Bacchetta e, infine, una del Mantello. Di fronte al portone
c’erano i ritratti dei tre fratelli e, alla destra
dell’entrata, un
enorme ritratto dove Harry stesso uccideva Voldemort con la Bacchetta
di Sambuco. A destra del quadro una scritta: “Questa
è la prova che i
tre Doni esistono davvero”.
Naturalmente il quadro non passò inosservato.
“Papà, ma quello sei tu!”
urlò James come se volesse vantarsi di essere il figlio di
Harry Potter.
“Com’eri giovane!” commentò
Albus estasiato dal ritratto.
“Perché, ora sono vecchio?!” fece Harry
un po’ offeso.
“No! Era nel senso che eri davvero piccolo.”
spiegò Albus.
“Ma non troppo piccolo per uccidere Voldemort!”
rispose James brandendo la sua bacchetta come una spada.
Harry gli sorrise, poi corse verso i tre ritratti.
A sinistra c’era Antioch, il possessore della Bacchetta, al
centro
Cadmus, il possessore della Pietra e a destra Ignotus, il possessore
del Mantello. Harry li salutò con un
“salve” e gli altri lo imitarono.
“Chi è il possessore della Pietra della
Resurrezione?” chiese ai tre ritratti.
“Chiunque riesca a trovarla.” rispose Cadmus
emblematico.
“Si, ma io intendevo… chi è stato il
primo ad averla?” chiese nuovamente Harry.
“Sono stato io.” rispose nuovamente Cadmus.
Harry fece un sorriso sollevato, stava per porre la sua domanda, ma fu
interrotto da Ignotus.
“La cicatrice… tu sei Harry Potter! Sbaglio o sei
il possessore del mio Mantello?” gli chiese.
“Non si sbaglia signore, io ho il suo Mantello.”
rispose Harry annuendo.
“E allora sei tu che hai combattuto Lord Voldemort con la
Bacchetta che la Morte mi ha regalato!” si inserì
Antioch interessato.
“Si, anche se io mi sono limitato a pronunciare Expelliarmus,
per il resto ha fatto tutto la Bacchetta!” rispose Harry
guardando il
quadro del duello mentre Ron diceva: “Guardate bambini!
Questo qui sono
io!” e indicava un giovane ragazzo dai capelli rossi che
seguiva
attento il duello insieme alla folla, fra Hermione, Ginny e
tutti gli
altri studenti.
“Comprendo, quella Bacchetta è straordinaria e
maledetta al tempo
stesso.” disse Antioch ricordando la sorte che gli era
capitata.
“Come mai vuoi parlare della Pietra? Vuoi forse riportare
qualcuno nel
mondo dei Vivi? Se è così io non ti posso
aiutare, sebbene tu sia stato
l’unico in grado di trovare tutti e tre i Doni, Harry
Potter.” riprese
il discorso Cadmus.
“Signore, non voglio riportare in vita nessuno, è
che mi serve il suo
aiuto, vede… dei maghi oscuri hanno trovato la Pietra e
stanno
riportando in vita alcuni Mangiamorte, che però non tornano
come maghi,
ma come… Rose?” Harry chiese aiuto a sua nipote.
“Vampiri!” esclamò questa, felice di
rendersi utile.
“Non ho mai sentito questa parola.” rispose Cadmus.
“Non so cosa siano, signor Paverell, sono dei Non-morti che
uccidono le
persone lasciandogli due strani fori sul collo.” rispose
Harry che non
ne sapeva di più.
“E quindi ti chiedi perché i Mangiamorte siano
diversi dai tuoi genitori…” chiese ancora una
volta Cadmus.
Harry annuì anche se, detto così, sembrava una
cosa davvero idiota;
ovvio che i Mangiamorte erano diversi dai suoi genitori, ma solo nel
loro interiore. Perché anche una volta diventati Non-morti
erano
creature diverse?
“Mio caro ragazzo, chi torna con la Pietra della Resurrezione
non sarà
mai una persona vera, chi torna avrà un aspetto che
rispecchia quello
che era prima, quando era vivo. I tuoi genitori erano brave persone,
per questo erano diversi da questi Mangiamorte che sono ritornati. Devi
capire che le persone oscure tornano come creature oscure. I
Mangiamorte hanno ucciso tanto in vita, quindi adesso sono creature che
hanno bisogno di uccidere per vivere.
Non hanno più la magia dei maghi, quella è morta
con loro, ma il loro
essere attuale è dovuto a quello che erano in
vita.” spiegò Cadmus
scandendo bene ogni sua parola.
“E come possiamo fare per eliminarli? Sono troppo pericolosi
per
restare Non-morti nel mondo dei Vivi!” chiese Harry che
seguiva ogni
parola come se fosse oro puro.
“Dovete convincere chi li ha evocati a farli tornare nel loro
mondo.”
rispose Cadmus come se fosse troppo ovvio per essere spiegato.
“Ma è impossibile! Chi li ha evocati non li
farà più andare via! Proprio non
c’è un altro modo?” obiettò
Harry.
“Io questo non so dirvelo, dovete capire come si eliminano
queste particolari creature.” rispose Cadmus.
“Che stupidi i Mangiamorte, potrebbero evocare Voldemort e
perdono
tempo a evocarsi da soli, mah…”
commentò Ron che aveva seguito tutto il
discorso.
“Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato non potrebbe mai essere
evocato
girando tre volte la Pietra nel palmo della mano.” rispose
Cadmus.
“E perché no?” chiesero tutti
all’unisono.
“Semplice. È il mago oscuro più potente
dell’ultimo secolo. Perché uno
come lui sia evocato ci vorrebbe o un solo mago potentissimo, oppure
tanti maghi che mettono insieme il loro potere così da
poterlo
evocare.” spiegò Cadmus; per lui era tutto
scontato, naturale, la
Pietra l’aveva fatta lui…
“Allora è tutto chiaro!” esclamarono
Ginny ed Hermione insieme, Ron ed Harry le guardarono.
“Stanno evocando TUTTI i Mangiamorte in modo da poter mettere
insieme i
loro poteri per poter evocare Voldemort!” spiegarono le due.
“Impossibile, abbiamo appena detto che i Non-morti non hanno
dei poteri.” sentenziò Harry.
“No, io vi ho detto che non hanno magia, ma non che non hanno
poteri,
le creature hanno tutte dei poteri equivalenti a quelli che avevano da
vivi, quindi potrebbero eccome!” specificò Cadmus.
“Ma che senso ha farlo tornare se non può
più fare le magie di prima?” chiese Hermione
inarcando le sopracciglia.
“Avrà altri poteri dalla
sua…” continuò a spiegare Cadmus.
Da quell’incontro i quattro maghi rimasero sconcertati, chi
poteva
immaginare che dietro quella scia di morti strane si celassero ancora i
Mangiamorte e addirittura Lord Voldemort indirettamente?
I maghi tornarono a Grimmauld Place, pensierosi su quello che
era
accaduto. I bambini andarono a giocare con Kreacher nel giardino sul
retro, mentre Harry, Ginny, Ron ed Hermione riflettevano in salotto su
come sconfiggere le creature prima che evocassero Voldemort,
naturalmente tutti gli sguardi erano rivolti su Hermione.
“Mi spiace, ma non so cosa siano queste creature, non le ho
mai sentite nominare.” si scusò la strega,
mortificata.
“A quanto pare, Rose e Lily sanno qualcosa che tu non
sai.” commentò
Ron come se volesse prendere in giro sua moglie, ma Hermione si
illuminò.
“Ron! Ti ricordi quel romanzo babbano che Rose si
è voluta far regalare
a tutti i costi per il suo compleanno?” chiese Hermione senza
nemmeno
ascoltare quello che aveva detto Ron.
“Quale? Quella demenza sulla Babbana innamorata di quel Coso?
Non mi ricordo il titolo.” rispose Ron.
“Era innamorata di un Vampiro! Rimbambito! Ecco
perché Rose sapeva cosa fosse Bellatrix!”
continuò a spiegare Hermione.
“Ah già.” rispose Ron pensieroso.
“Ok, abbiamo scoperto che sono Vampiri, ma come facciamo a
eliminarli?
Noi non sappiamo niente di queste creature, non le abbiamo neanche mai
viste prima di oggi!” chiese Ginny pensierosa.
“Un luogo per saperne di più ci
sarebbe…” le rispose Harry, tutti lo guardarono in
attesa della risposta.
“La biblioteca di Hogwarts, no? È la biblioteca
più fornita del mondo magico!” spiegò
Harry.
“E naturalmente toccherà a noi due
andarci… io odio le biblioteche.” disse Ron
sbuffando.
Hermione e Ginny rimasero a Grimmauld Place a preparare il
pranzo
vista l’ora che si era fatta, mentre Harry e Ron si
smaterializzarono
ad Hogsmeade per poi raggiungere Hogwarts. Il castello, essendo Natale,
era semi deserto. Appena entrati nel Salone d’Ingresso, Harry
e Ron
raggiunsero subito la biblioteca deserta, dove cercarono il reparto
dedicato alle creature magiche.
“Vampiri… Vampiri… Vampiri…
Vampiri!” esclamò Ron dopo un po’ che
lui ed Harry cercavano.
La descrizione delle creature dal punto di vista fisico equivaleva a
Bellatrix. Il libro diceva: “Non-morti che si nutrono del
sangue delle
loro vittime, che possono uccidere o vampirizzare. I Vampiri in Gran
Bretagna sono molto rari, tuttavia c’è un alta
concentrazione in
Transylvania e nelle Americhe. I Vampiri possono essere eliminati solo
dalla Cacciatrice.”
“Cacciatrice? Che diamine è una
Cacciatrice?” chiese Ron sgranando gli occhi.
“Non ne ho idea.” rispose Harry sorpreso.
“Per ogni generazione nasce una Cacciatrice.” disse
una voce dal timbro basso.
“Cos’è successo a Madama Pince? Senti
che voce.” disse Ron.
“Non sono Madama Pince!” rispose l’uomo
che era appena sbucato fuori da
un corridoio. Aveva una camicia rossa e una giacca marrone che si
accostava ai pantaloni.
“E lei chi è?” chiesero Harry e Ron
nello stesso momento.
“Io sono Rupert Giles.” rispose l’uomo.
“E che ci fa qui?” chiese Harry.
“Io preparo la Cacciatrice e sono ovunque ci siano
Vampiri.” rispose il signor Giles.
Gli occhi di Harry e Ron si illuminarono e quasi non iniziarono a
lacrimare.
“E chi è la Cacciatrice? E
dov’è?” chiese Ron, in quel momento si
sentì
un botto, i due maghi sfoderarono le bacchette e si diressero alla
fonte. Il rumore era stato provocato da una ragazza dai capelli biondi
che adesso fissava Harry e Ron.
“Chi sei?” chiese Harry.
“Lei è la Cacciatrice.” rispose il
signor Giles che era appena arrivato.
“Buffy Summers, piacere.” rispose la ragazza.
“Harry Potter.” rispose Harry continuando a
fissarla come se non si fidasse di lei.
“Ron Weasley.” disse Ron facendo un cenno con la
testa.
“Buffy si stava allenando.” spiegò il
signor Giles.
“Nella biblioteca di Hogwarts?!” chiesero Harry e
Ron.
“Si, vi stavamo aspettando, e poi questo posto ha un sacco di
informazioni!” rispose Buffy.
I due maghi spiegarono cosa era successo e parlarono dei Vampiri,
dopodichè tornarono a Grimmauld Place con Buffy. Una volta a
casa i tre
spiegarono tutta la situazione a Ginny ed Hermione, che velocemente
prepararono il pranzo anche per la Cacciatrice. A pranzo venne anche
Teddy che, se non fosse stato per Victoire, avrebbe fatto volentieri la
corte alla nuova ospite appena diciannovenne.
Buffy era Babbana, quindi con i Vampiri non era in pericolo,
considerando anche era la Cacciatrice, ma con i Mangiamorte era
diverso, per questo Hermione aveva dovuto fare un sacco di incantesimi
di protezione, per non parlare del fatto che Harry, Ron e gli altri
Auror le sarebbero dovuti stare sempre vicini.
Gli Auror scoprirono che i Mangiamorte si riunivano in una stanza
segreta di Magie Sinister, così vi si recarono subito, nella
speranza
di essere ancora in tempo. Trovarono i Mangiamorte in cerchio nel bel
mezzo di un rituale e, al centro del cerchio, sulla bacchetta gemella
di Harry, la Pietra della Resurrezione. Sopra di essa aleggiava la
testa di Lord Voldemort. Gli Auror circondarono subito i Mangiamorte.
Buffy estrasse il suo paletto di legno e lo conficcò nel
cuore di
McNair, il Vampiro scoppiò e al suo posto rimase un cumulo
di cenere.
“Maledetti!” urlò Bellatrix e si
lanciò su Ron per morderlo, ma per
fortuna il mago fu più veloce e la schiantò. Il
duello fu arduo, alcuni
Mangiamorte, i più vigliacchi, si costituirono, altri furono
uccisi
dagli Auror mentre Buffy si occupava dei Vampiri. Durante lo scontro il
volto di Voldemort sparì poiché il rituale era
stato interrotto e il
potere per evocarlo non bastava più viste le gravose perdite
dei
Mangiamorte.
Alla fine, l’ultima rimasta fu Bellatrix, per Harry fu una
gioia, finalmente poteva vendicarsi di tutto.
Il Ragazzo Sopravvissuto si sbizzarrì con tutti gli
incantesimi che
conosceva, Bellatrix non poteva rispondere. Infine, quando la Vampira
fu stremata, Buffy eliminò anche lei conficcandole il
paletto nel
cuore, proprio dove diciannove anni prima l’aveva colpita la
Maledizione di Molly Weasley.
Il caso adesso era risolto, la Pietra giaceva ancora sul pavimento
“Questa è meglio metterla al sicuro alla
Gringott” disse Harry prendendola in mano.
“Voi non avete fame?” chiese Ron per
strada.
“Da morire.” rispose Harry, così i due
maghi tornarono a casa per la cena.