Qst è la mia prima fic in qst sezione e la mia
prima fic sulla coppia Yami/Seto… ^^ Ho scritto fin’ora un po’ su Sailor Moon
anche se la maggior parte delle mie fic riguardano Harry Potter… (se volete
darci un’occhiata… :P)
La
posto oggi per festeggiare (ma cs c’è da festeggiare??? Ç__ç) la fine della
serie in tv… qst shot è nata dp la puntata nella quale Seto trasforma i punti
di attacco del suo mostro in Life points per il faraone e vi assicuro che tutta
quella scena mi ha toccato: era tr tenera!!!!
Commentate, mi raccomando.
Mistress
Lay
۵
Pharaon’s love –
L’amore del Faraone ۵
by Mistress
Lay
A Wormy,
by Mrs Lay
Dartz era stato
sconfitto, Leviathan addormentato una volta per tutte nelle profondità
dell’oceano, il sigillo di Olikarkos finalmente debellato, le anime delle
persone sacrificate nel folle sogno di Dartz liberate.
In due parole: la pace regnava nel mondo, il Faraone
aveva ancora una volta vinto le tenebre.
Ma le cose erano cambiate sia per lui sia per il suo
gruppo di amici: in primo luogo il Faraone aveva adesso un corpo tutto suo,
separato dal suo ingenuo alter ego Yugi Motuo, anche se continuava ad abitare a
casa Motou ed essere inseparabile amico di Yugi, entrambi ancora spaesati
dall’esperienza di essere in due corpi divisi e non poter assaporare l’uno i
pensieri dell’altro.
A parte quello tutto andava a gonfie vele, i giorni
scandagliati dalle chiacchiere tra amici, i duelli amichevoli tra Yugi e Joey,
le lettere di Serenity e May, lontane da Domino, il successo di Duke con il suo
D.D.D., a cui aveva apportato alcune modifiche a cui aveva dato una mano anche
Yugi.
L’unico del gruppo, anche se non si poteva dire che Seto
Kaiba facesse parte del loro gruppo, che non si era fatto più vivo era
rinchiuso nella sua Kaiba Corporation con il fratellino Mokuba e non si era più
fatto sentire da quando Dartz era stato sconfitto.
C’era da dire che dovevano essere fatti parecchi lavori
per il restauro dei modernissimi computer danneggiati quando Dartz aveva
rilevato l’azienda, e quindi la KC aveva bisogno di tutta l’intraprendenza e la
decisione del suo capo, Seto Kaiba appunto, per ritornare la famosa e
spregiudicata azienda modernissima e padrona del mercato di Domino che era
prima dell’avvento di Dartz.
E la sua assenza si faceva sentire.
Non su Koey, Tristan, Tea, Duke o Yugi, ma sul faraone,
che sembrava essere più cupo di prima e solamente Yugi sembrava saperne il
perché.
- Che cosa intendi fare? – gli chiese un giorno.
Il faraone guardò di fronte a sé, senza rispondere. Non
sapeva davvero che fare.
Era da tempo che si era accorto del suo amore per Seto ma
sapeva già in partenza di non avere speranze: Seto era un importante capo di
azienda, un duellante eccezionale, una personalità forte e decisa e mai si
sarebbe abbassato a provare anche un minimo di affetto per quel faraone senza
ricordi. Da quando si erano conosciuti erano stati sempre in competizione…
figurarsi che quasi ogni volta che si incontravano duellavano, Seto per niente
dimentico che Yami lo aveva battuto un mucchio di volte a quel gioco, il Duel
Monsters, divenendo il Re dei Giochi.
Ora di tornei per i campioni di Duel Monsters non ce
n’erano ma si prospettava che presto, se non la KC come pubblicità del ritorno
in auge, si aprirà un torneo di Duel Monsters esperti e veri campioni a cui
sicuramente prenderanno parte persone del calibro di Seto, Joey, May, Rex o
anche Yami e Yugi.
Ma aspettare fino a quella data per rivedere Seto?
Yami non avrebbe sopportato tanto più che il torneo era
ancora un’idea e nulla di preciso.
- Allora? – lo incalzò Yugi.
- Non lo so Yugi. Davvero non lo so. Forse non farò
semplicemente niente -
- Ma perché? -
- Lui è Seto Kaiba -
- E allora? Hai paura della sua reazione? -
Yami annuì, in posa sconfitta.
- Se non glielo dici non saprai mai se ti ricambia o no.
Diglielo. Io sono sicuro che non ti è poi così avverso – sorrise Yugi,
illuminando il suo viso ingenuo.
Yami non si sentiva di ricambiare il suo ottimismo: che
speranze aveva con Seto Kaiba? Se gli avesse rivelato i suoi sentimenti
probabilmente gli avrebbe proposto un duello e lo avrebbe stracciato, perché
Yami non avrebbe avuto la forza di combattere, umiliato e distrutto per esser
stato respinto.
Nella migliore delle ipotesi avrebbe semplicemente smesso
di parlargli e duellare con lui, credendolo ormai non più all’altezza o
umiliandolo di fronte a tutti, cosa che il faraone non avrebbe mai accettato.
- No, Yugi – negò Yami, i suoi occhi magnifici pervasi da
una tristezza indicibile che Yugi aveva visto solo quando Yami parlava di Seto
e del suo amore sicuramente mai ricambiato. Scosse la testa, pensando che
sarebbe anche ora che il faraone si desse una svegliata e leggesse tra le
righe.
Bastava pensare al duello contro Marik, il duello finale,
a cui lui aveva assistito nonostante non avesse mai accettato il fatto di
essere lo stregone egizio che 3000 anni prima aveva sfidato il faraone: gli
aveva dato una carta che lo aiutasse a sconfiggere quell’invasato di Marik.
Per passare a cose più recenti bastava riflettere sul
gesto di Seto quando duellava con Yami contro Dartz e al suo sacrificio di
trasformare i punti di attacco del suo mostro in life points aggiuntivi per
Yami o alla sua forza donata al faraone contro Leviathan o anche solo l’aiuto
che Seto aveva dato, seppur lui diceva per ‘riconquistare la sua azienda’. Era
tanto per una persona del suo calibro che non credeva né di esser stato vivo
3000 anni fa e di aver conosciuto Yami quando era faraone dell’Egitto.
Forse per Yugi era troppo chiaro ma lui credeva
fermamente che Seto avesse aiutato Yami anche per la sua salvezza e perché
teneva a lui: o almeno era bello pensare ad una cosa del genere.
- E allora che cosa farai? Lo guarderai da lontano e
basta? Ti limiterai a combatterci contro? – lo rimproverò Yugi. In genere era
Yami ad essere la personalità più decisa ma per quanto riguardava la faccenda
‘come comportarsi con Seto Kaiba’ era Yugi a prendere il sopravvento.
- Sarebbe la soluzione migliore, non trovi? – rispose
amaramente Yami.
Yugi scosse la testa.
Testardo.
- Che cos’hai fratellone? -
La voce di Mokuba distolse Seto dalle sue elucubrazioni.
Era seduto a cena nella grandiosa sala da pranzo della sua immensa villa, alla
sua destra stava Mokuba, che aveva quasi finito di mangiare, e lui, Seto, aveva
la testa da tutt’altra parte.
Erano mesi ormai che non vedeva il solido gruppo dei
squinternati ma la sua azienda aveva bisogno di un rinnovamento completo per
tornare ad essere l’agguerrita azienda che era sempre stata, aveva quindi
necessità di nuovi strumenti moderni e ancor più precisi e un nuovo contratto
con le aziende sottomesse e concorrenti che, approfittando della momentanea
pausa dagli affari del KC, avevano cominciato ad allargarsi sempre dipiù nel
mercato mondiale.
Ma Seto, nonostante le continue riunioni e i 10000
problemi che doveva affrontare come capo dell’azienda, non poteva non pensare a
quegli occhi violetti che appartenevano al ragazzo unico nei suoi pensieri.
Yami Yugi.
L’alter ego del piccoletto, il faraone, il re dei giochi
e… del suo cuore.
Odiava ammetterlo ma non riusciva ad impedirsi di pensare
a lui in ogni minuto della sua giornata, a guardare con sguardo vuoto il
telefono, indeciso se chiamarlo o no. Ma per dirgli cosa, poi?
“Salve Yami, sono Seto. Ti dovrei parlare” lo avrebbe
preso per pazzo.
E poi se l’avesse veramente avuto di fronte e avrebbe
guardato quella figura bellissima e regale, quello sguardo deciso dietro gli
occhi viola, non avrebbe avuto il coraggio di dirglielo, era sicuro.
Eppure… diavolo, era il presidente di una grandissima
azienda, era sempre stato spregiudicato con avversari e dipendenti, anche se
giusto, severo e determinato nelle sue decisioni ma allora perché doveva
pensare che la vista di due occhi lo potessero fermare dal rivelare i suoi
sentimenti a Yami?
Dannazione!
Una spiegazione potrebbe essere quella che in realtà non
credeva neppure lui di amare quella creatura tanto complicata quanto adorabile,
un’altra poteva essere che di fronte a lui si sentiva sé stesso, con pregi e
difetti, nudo al suo giudizio, come sempre era stato, un’altra poteva essere
che aveva paura di un suo rifiuto.
Forse era quella ad essere l’alternativa più pressante.
Ricordare che da quando si erano conosciuti si erano
sempre trovati a duellare per Seto era appoggiare di nuovo i piedi a terra:
voleva significare che Yami credeva che Seto l’odiasse, voleva significare che
Yami veramente lo odiasse.
Così aveva deciso di non chiamarlo, di non farsi sentire
pi e cercar di sradicare quel sentimento che chiamava ormai ‘amore’ dal suo
cuore, distruggendolo con la lontananza, sua scelta di vita ormai.
Ma intanto continuava assiduamente a pensare a lui e a
fissare il telefono.
Persino Mokuba si era accorto che qualcosa non andava.
- Va tutto bene, Mokuba
– rispose distrattamente.
- No che non va tutto bene, Seto! – protestò Mokuba,
lasciando cadere la forchetta con un tintinnio sul piatto di porcellana
ricamato con alamari in oro.
Erano mesi che Seto era così.
Pensava a qualcosa, ne era assillato e… non gli diceva
nulla.
All’inizio aveva creduto fosse la preoccupazione per riportare
la KC in auge a farlo rimanere così a lungo in silenzio ma poi era reso conto
che c’era qualcos’altro.
Ma cosa?
- Sei sempre pensieroso e con la testa fra le nuvole!
Perché non vuoi dirmi che c’è? – domandò Mokuba.
- Sono solo preoccupato per l’azienda, Mokuba. E ora
continua a mangiare – rispose Seto, mentendo.
- Non è per la KC –
borbottò Mokuba guardandolo negli occhi. Occhi viola come quelli di… - Perché
non me lo vuoi dire, Seto? -
Seto sorrise un po’ forzatamente: - Ti assicuro che non è
nulla –
Ma Mokuba un’idea cel’aveva: - È per Yami? – domandò
lentamente, saggiando la reazione del fratello.
Seto lasciò cadere la forchetta nel piatto ancora pieno e
spalancando gli occhi blu. Rise nervosamente: - Non dire sciocchezze, Mokuba! –
- Perché non glielo dici? – continuò imperterrito Mokuba.
- Cosa? -
- Che gli vuoi bene -
Seto rimase spiazzato.
Come aveva fatto Mokuba a capirlo? Era così trasparente
alle occhiate altrui? Non sapeva tenersi un segreto? Voleva davvero bene a
Yami? Lo amava?
I pensieri lo sommersero come un’ondata.
E rispose sì alle ultime domande. Sì, voleva bene a Yami
e sì, lo amava.
Ma non glielo avrebbe detto.
Yami non lo avrebbe mai accettato. Era Seto Kaiba,
maledizione e Yami odiava Seto Kaiba.
Per le sue convinzioni, le sue scelte, perché era sempre
così distaccato e freddo, perché non credeva nell’amicizia, nel cuore delle
carte, nel destino…
- Io non voglio bene a Yami, Mokuba. È solamente un
rivale a Duel Monsters. E ora finisci di mangiare che devi andare a letto
presto – disse forse un po’ troppo duramente, cercando di convincere più sé
stesso che il fratello minore.
Ma Mokuba non si lasciò impressionare. Solo, aspettò la
fine della cena, guardando di sottecchi gli occhi tempestosi di Seto e la
forchetta abbandonata dentro il piatto.
Finì di mangiare e diede il bacio della buonanotte al
fratello sulla guancia: - Buonanotte Seto –
Seto strinse brevemente a sé il fratellino minore: -
Buonanotte Mokuba, dormi bene –
Mokuba sorrise e si allontanò. Quando fu all’uscita si
girò verso il fratello e disse: - Io sono sicuro che Yami ti vuole bene.
Dovresti dirglielo, sai? Non vorrai arrivare troppo tardi… - e uscì dalla sala
da pranzo, lasciando basito Seto.
Scosse la testa e suonò il campanello, facendo accorrere
una cameriera che sparecchiò il tavolo mentre lui si dirigeva nella sua stanza
al piano superiore.
Una volta dentro andò ad osservare il panorama dalla sua
terrazza, rimirando la luce pallida della luna in cielo. Solitaria… che gli
ricordava tanto Yami.
Ridacchiò fra sé e sé. Per lui ogni cosa lo riportava a
Yami.
Si andò a sdraiare sul letto, chiudendo gli occhi e
pensando a quello che gli aveva detto Mokuba quella sera.
“Io sono sicuro che Yami ti vuole bene. Dovresti
dirglielo, sai? Non vorrai arrivare troppo tardi…”
Troppo tardi...
Perché troppo tardi?
Poi gli venne in mente Tea e la sua cotta che da sempre
aveva per Yami, non Yugi ma Yami. Quella che stravedeva per Yugi era quella
Rebecca, quel portento con i computer che non faceva che contraddirlo sempre e
che lo fissava con quello sguardo perennemente impertinente.
Il pensiero di Yami e Tea lo fece riaprire bruscamente
gli occhi, allarmato. Si alzò a sedere di scatto, togliendosi quell’immagine
dalla testa.
Ma non ci riuscì.
Bene. Questa era la risposta ai suoi assillanti
interrogativi: amava Yami, fine della storia.
Ma glielo voleva dire?
Cioè, seguire il consiglio di Mokuba, dovette ammettere
che la giovane età del fratellino non aveva a che fare con la sua perspicacia,
o tenersi tutto dentro? Ma se Yami lo rifiutasse?
No!
Scosse la testa.
Seguire il consiglio del fratello e il fratello aveva
detto che sicuramente Yami provava qualcosa per lui.
Si riadagiò nel letto.
“Bene” si disse mentalmente “Domani glielo dirò”
Certo avrebbe preso tutto il coraggio che aveva in corpo e
avrebbe detto al ragazzo dei suoi pensieri che lo amava. Semplice , no?
E allora perché sentiva quella paura impossessarsi del
suo stomaco?
“Sono il presidente della Kaiba Corporation, dannazione!”
si rimproverò e dopo poco si addormentò, i sogni agitati.
Il mattino dopo non era
per niente una mattinata soleggiata.
Il cielo era coperto di nubi scure che annunciavano
pioggia sicura e Seto ebbe la sensazione che quella giornata sarebbe stata un
completo disastro. Ma poi rinsavì: non aveva mai creduto al destino e tantomeno
alle coincidenze.
Con quel pensiero
positivo si alzò da letto e si vestì, scendendo a colazione.
Mokuba era già in piedi e aveva appena terminato di fare
colazione. Accolse il fratello con un lungo sbadiglio di sonno: -
Bu-buon-buongiorno Seto –
Seto si sentiva di buonumore e sorrise al fratellino,
dandogli un bacio sulla testa: - Buongiorno fratellino – e si sedette
capotavola, afferrando il giornale preparato da Roland e dando un’occhiata
veloce ai titoli di borsa.
Mokuba lo guardò un attimo
con sguardo sorpreso. Non era da Seto un gesto così dolce senza che ci fosse un
motivo tangibile. Come il suo compleanno.
“Ma oggi NON è il mio compleanno. È passato da tre mesi!”
pensò Mokuba. Il fratello stava leggendo i titoli di borsa con un sorrisino
mentre sorseggiava una tazzina di caffè.
“Uno: Seto non beve mai caffè la mattina presto ma solo
in ufficio. Due: non scende mai a colazione con un sorriso, soprattutto in
prospettiva di una stressante giornata lavorativa. E tre: ripeto che oggi non è
il mio compleanno” pensò il ragazzino. Gli venne in mente quello che aveva
detto al fratello la sera prima.
Yami… ecco il motivo di tanta gaiezza.
Aveva preso la decisione di dirgli tutto… Mokuba sorrise fra sé. Era anche ora.
Poco dopo Seto appoggiò il giornale sul tavolo e si alzò,
dicendo al fratello di sbrigarsi e assieme si diressero alla macchina che li
avrebbe portati alla Kaiba Corporation. Per tutto il viaggio Seto pensava a
come dirlo a Yami mentre Mokuba lo scrutava, sorridente.
Se il pensiero di parlare con Yami animava così Seto… che
cosa avrebbe fatto Seto se Yami e lui si fossero messi assieme?
La giornata passò velocemente e straordinariamente bene.
Tutto era ormai al proprio posto e la KC era pronta per tornare alla riscossa.
Alle prime avvisaglie della sera Seto decise di andare
finalmente a parlare con Yami, al diavolo tutto!
- Mokuba, io adesso devo andare… ho un… uhm, appuntamento
– disse Seto. Mokuba rise fra sé.
“Un appuntamento, certo…”
- Roland ti porterà a casa. Ci vediamo lì – sorrise
mentre si avviava all’uscita.
- Va bene Seto. Ah, saluta da parte mia Yami, mi
raccomando! – esclamò Mokuba con un ghigno sul volto vide Seto arrossire
leggermente e sorrise, suo fratello era proprio cotto!
Il fratello si voltò: - Lo farò se andrà tutto bene –
disse solo, mostrando tutta la sua apprensione.
- Ma certo che andrà tutto bene! – lo rassicurò Mokuba –
E se non va bene… rubo il puzzle a Yami, così impara! – ridacchiò mostrando la
lingua.
Seto non se la sentì di unirsi alla sua ilarità ma sorrise
un’ultima volta e uscì, prendendo una macchina e arrivando al negozio del nonno
di Yugi. La pioggia aveva cominciato a cadere, sempre più forte mentre Seto
pensava a come parlare a Yami.
Sai, la gente è strana prima si odia e poi si ama
cambia idea improvvisamente, prima la verità poi mentirà
lui
senza serietà, come fosse niente
“Non ti ho mai odiato,
Yami. Credimi. Ho sempre provato questo sentimento per te ma l’ho costretto a
rintanarsi nel profondo del mio cuore. È amore, ora lo so. Ho mentito per non
dire la verità, mi sono nascosto per non svelarmi, ho cercato di soffocare il
mio amore per te per non ricevere da te un rifiuto… ma so di avere sempre
sbagliato. Ti amo e non voglio nasconderlo. Mai”
Tu, tu che sei diverso, almeno tu nell'universo!
un punto, sai, che non ruota mai intorno a me
un sole che splende per me soltanto
come un diamante in mezzo al cuore.
“Sei il mio punto di riferimento anche se ho cercato di
non pensarci mai. Ma sei mio sole: da sempre. Non perché sei il faraone dell’Egitto
ma perché sei te stesso, forte, determinato, che mai si arrende. Non potrò mai
cambiare questo”
Tu, tu che sei diverso, almeno tu nell'universo!
non cambierai, dimmi che per sempre sarai sincero
e che mi amerai davvero di più, di più, di più.
“Non ho mai desiderato, a parte la sicurezza per mio
fratello, qualcosa di più grande che il tuo amore, Yami. Spero che non
cambierai mai, che tu continui ad essere come sempre sei… perché non ho mai
conosciuto una persona come te, pronta a tutto pur di salvare le persone a cui
vuoi bene e quelle che nemmeno conosci, solo perché lo credi giusto. Vorrei che
tu mi amassi, nonostante io sia così come sono, nonostante tutti i difetti che
ho… vorrei che mi amassi come io amo te”
Sai, la gente è sola, come può lei si consola
per non far sì che la mia mente
si perda in congetture, in paure
inutilmente e poi per niente.
“Voglio dirti tutto questo appena ti vedo. Non credere
che non abbia paura: ho una paura fottuta. Ma voglio che tu lo sappia, voglio
che tu ti renda conto che io ti amo. Non voglio più illudermi e se mi
rifiuterai così sia, sarà la volta buona che possa mettere in pace il mio cuore
impazzito. Odio illudermi, sperare cose che mai si avvereranno. Sai quante
volte ho osservato la porta del mio ufficio immaginandomi tu che la apri? Sai
quante volte ho osservato il telefono nell’ansia che tu mi chiamassi? Sai
quante volte ti ho sognato, la notte? Forse mi rifiuterai ma è una mia scelta
non nascondermi più”
Tu, tu che sei diverso, almeno tu nell'universo!
Un punto, sai, che non ruota mai intorno a me
un sole che splende per me soltanto
come un diamante in mezzo al cuore.
“Ora sono qui, di fronte al negozio del nonno di Yugi e
osservo le imposte chiuse. Piove, le gocce di pioggia scendono e mi bagnano. Ho
lasciato la macchina poco distante. Volevo pensare prima di farmi vedere. E
forse non sei in casa. Ma rimarrò qua. Stanne certo. Perché anche se le nuvole
coprono il cielo tu sei il mio sole e la mia luce. Ecco, ti vedo. Sei con Yugi.
Il sole continua a brillare”
tu, tu che sei diverso, almeno tu nell'universo !
Non cambierai, dimmi che per sempre sarai sincero
e che mi amerai davvero di più, di più, di più
“Non mi faccio ancora vedere. Entrate in casa, voi, così
uguali e simili e io, così diverso, sono qui fuori, sotto la pioggia. Comincio
a sentire il freddo ma non m’importa. Se questo è il prezzo io lo sconterò. Fa
che non mi repinga! Fa che non mi respinga! Non so più a chi appellarmi, giuro.
Yugi esce di casa, mi vede. Ma non è lui che cerco. Lui mi fissa e mi dice,
prima che io abbia il tempo di dire alcunché, che Yami è in casa. Bussa alla
porta, Seto, la felicità è lì dentro. E se ne va. Coraggio, non abbandonarmi
ora”
Suono di un campanello.
Yami smise di asciugarsi i capelli umidi e si chiese chi
potesse essere. Il nonno di Yugi non era a casa e Yugi era appena uscito dopo
aver preso il suo deck per andare da Joey.
“Forse è Yugi. Si sarà dimenticato qualcos’altro” sorrise
e andò ad aprire.
- Che cosa ti sei dimenticato questa volta? – chiese ridacchiando
ma davanti a lui non c’era Yugi ma… Seto Kaiba in persona, il giaccone bianco
grondante e mezzo aperto, i capelli castani sgocciolanti e negli occhi blu
qualcosa che colmò Yami di aspettativa.
- Seto? – sussurrò.
Non poteva crederci…
Seto abbozzò un sorriso: - In persona. E non mi sono
dimenticato nulla –
Yami arrossì d’imbarazzo: - Oh… ehm, scusa. Credevo fosse
Yugi… - poi lo continuò ad osservare. Aveva preso a tremare per la pioggia ma
non sembrava davvero accorgersene, sembrava più che altro raccogliere le forze
per dire qualcosa – Entra, stai tremando, Seto. Quanto tempo sei stato sotto la
pioggia? – chiese con apprensione crescente, facendogli spazio per entrare.
Seto non si mosse e abbozzò una risatina nervosa: - Da
parecchio penso. Il tempo di schiarirmi le idee –
- Avanti, entra. Ti devi asciugare o ti prenderai un
malanno. Che caspita ci facevi là fuori? -
la preoccupazione era chiara nella sua voce. Ma ancora una volta Seto
non si mosse.
- Ti volevo parlare -
- Parleremo dentro. Ti devi asciugare, Seto - lo tirò dentro e si allungò a prendere
l’asciugamano che aveva usato poco fa, glielo porse, chiudendo la porta e
rimanendo nella semioscurità con lui.
Seto prese l’asciugamano: - Ho da dirti una cosa
importante, Yami –
- Immagino che tu non me la possa dire prima di darti
un’asciugata, vero? – chiese esasperato dal fatto che Seto stringeva
l’asciugamano ma non sembrava avere nessuna intenzione di usarlo – Avanti, dì
pure – era inquieto però. Sento continuava a tremare.
Sembrò che fosse quello di cui aveva bisogno Seto: -
Perfetto – prese fiato e disse – Forse dopo quello che ti dirò non mi vorrai
più vedere ma dovevo assolutamente dirtelo. Lo so che in passato i nostri
rapporti non sono stati del tutto idilliaci ma… -
Yami si chiese dove Seto volesse andare a parare.
Era davanti a lui, bagnato fino all’osso ma l’immagine
della bellezza: capelli leggermente appiccicati alla fronte, maglia nera sotto
il cappotto che rivelava i suoi muscoli, occhi divenuti di un blu profondo,
viso inquieto ma così bello che sembrava scolpito e a Yami sembrò sentire il
suo cuore fermarsi.
- … ma io non ti ho mai odiato, anche se ho dato questa
impressione. Con il passare del tempo ho cominciato ad ammirarti e dare un nome
a quello che sentivo quando ti vedo o dare il nome a quel qualcosa che era la
causa, come adesso, di far battere all’impazzata il mio cuore. – gli prese una
mano e se la portò al petto.
Il contatto con la maglia bagnata di Seto fece
rabbrividire un secondo il faraone ma poi si trovò ad arrossire. Una mano sul
suo petto… e quello sguardo che adesso aveva: Yami non sapeva cosa Seto volesse
dirgli ma sentì che lui lo amava oltre l’immaginario.
E sentiva anche il cuore di Seto battere oltre la stoffa
zuppa.
Batteva forte.
Yami osservò Seto, aspettando la sua replica.
- Lo senti? – chiese il ragazzo – Lo senti il battito del
mio cuore impazzito? E sai una cosa? Batte solo quando ci sei tu vicino, quando
ti vedo o quando ti penso. Ti amo, Yami. Ti amo da sempre – disse con quella
voce calda e passionale che fece battere forte il cuore al faraone.
Era sincero. Era innamorato.
Yami sentì il desiderio irrefrenabile di saltargli al
collo e baciarlo.
Lo fece.
Seto rimase sorpreso qualche istante, sorpreso da quel
comportamento, ma poi sentì le bracia muoversi da sole e stringere ancor di più
a sé quel ragazzo che amava così tanto. Rimasero così fino a che che Yami non
prese parola.
- Seto io… io provo la stessa cosa: il cuore non risponde
più ai miei comandi quando sono vicino a te. E io non riesco a fermarlo. Non ti
ho mai odiato anche quando ho creduto che fosse impossibile per te amare una
persona come me. Siamo diversi ma io non ho mai smesso di amarti. Non sai
quanto mi hai fatto felice dicendomi quelle parole – Yami si staccò da lui
leggermente, in modo da poterlo fissare negli occhi. Seto lo stava fissando con
quelle pozze blu splendenti di felicità.
- Yami… -
- E sai perché ora ti sono praticamente saltato addosso?
– rise lievemente e si rispose - Perché ti amo, Seto. E ti amerò per sempre -
seto non potè credere alla felicità che pompava forte il
suo cuore così tanto da sentire male.
Yami, yami lo amava! Yami ricambiava il suo sentimento!
Yami non lo aveva respinto!
- Yami… quando sono felice per queste parole – sussurrò
Seto, gli occhi velati.
- Non sai quanto ho aspettato io per dirtele – replicò
Yami, anche lui commosso e felice. Felice come non lo era mai stato prima.
- Posso baciarti? Posso baciare la creatura bellissima
che stringo tra le braccia e che mi ha giurato amore eterno? – chiese Seto tra
il serio e il faceto, che davvero desiderava posare le sue labbra su quelle del
suo amore.
- Non puoi. Devi – fu
la riposta del Faraone, che si sporse, avvicinando le sue labbra a quelle di
Seto. Chiuse gli occhi mentre Seto li fece rimanere aperti: voleva fissare
quella scena bellissima nella mente.
Inizialmente fu un lento sfiorarsi di labbra ma quando
Seto spinse la sua lingua sulle labbra del faraone, chiedendo silenziosamente
il permesso ad entrare, Yami non si fece pregare e lo accorse, felice, gioiso,
desideroso di un bacio più profondo.
Quando infine si staccarono avevano entrambi le guance
rosse ma un grosso sorriso stampato sul viso.
- Ti amo, Seto Kaiba -
- Ti amo, mio faraone – e tornò a baciarlo.
THE END
Mistress Lay
COMMENTATE, mi raccomando!!!
Se vi è piaciuta… commentate che io ho in mente un
piccolo sequel!!!!
Bax a tutti