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Autore: shining leviathan    11/03/2010    7 recensioni
Perchè sei sempre stato un bambino nel corpo di un adulto. E questo ti faceva male.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gast, Sephiroth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Aspetti, col  naso schiacciato contro il vetro.

Le tue mani sono premute sulla fredda superficie trasparente, appannata a causa del fiato che esce dalla bocca, condensandosi  in una patina bianca quanto la neve che è caduta nel giardino della villa durante la notte.

Tieni  i tuoi sfolgoranti occhi verdi puntati sul cancello, in un’attesa che si fa sempre più impaziente.

Le decorazioni natalizie che illuminano il paese, lanciano colorati bagliori sugli alberi ghiacciati e spogli. Il cielo, coperto da una spessa coltre scura, fa cadere piccoli coriandoli candidi sulle impervie stradine di montagna.

Sorridi, quasi inconsciamente.

Ti piace quell’atmosfera così cupa e festante al tempo stesso. È  strana, come te.

Ma forse tu sei più cupo che festante, vero Sephirot?

Sei un bambino abbastanza intelligente per capire che non sei come gli altri.

Qualcosa, nelle tue iridi feline e meravigliose, spaventa la gente. Non sei visto bene ne dai tuoi coetanei ne dagli adulti.

Spiano con  circospezione i tuoi capelli, innaturalmente argentei, e la tua altezza.

Sei troppo alto per avere cinque anni, ma questo immagino che tu lo sappia già. D’altronde, tutti gli esperimenti che il professor Hojo fa su di te non possono non dare frutti.

Ti fa ancora male il braccio, troppe iniezioni di mako in una giornata, e il rosso di quei bozzi duri e dolorosi spicca in maniera evidente sulla tua pelle lattea. Il livido sulla schiena non ti da quasi più problemi, ma ti converrebbe farti  dare un’occhiata. È un mese che ce l’hai, quella simulazione era troppo reale per non essere considerata pericolosa.

Il vecchio certe volte ti sopravvaluta, o forse non gliene importa nulla che tu ti faccia male.

Sai che non si fa troppi scrupoli quando si tratta di scienza.

In ogni caso un bambino ha bisogno di ben altro per crescere.

L’affetto può essere molto più efficace di qualsiasi esperimento. Ma cosa può capirne Hojo di affetto? Nemmeno lui era stato amato come figlio, di conseguenza come puoi esserlo tu?

Il tuo sguardo si incupisce.

Pensare a quelle cose ha rovinato per un momento la gioiosa quiete in cui ti eri immerso. Non ci devi dare peso ora, è Natale.

E tu aspetti qualcuno.

Una persona, l’unica, che riesca a donarti un po’ di calore in questo mondo freddo e malvagio.

L’unica che ti tratti come un umano, non come una cavia. Un uomo buono e gentile.

No, non è Babbo Natale.

Ridi, pensando alla sciocchezza che è appena uscita dalle tue labbra, ma sollevato del fatto che non ci sia nessuno ad ascoltarti. Solo i libri ti fanno compagnia in questa serata invernale, allineati ordinatamente sulle mensole sopra il letto.

Premi ancora di più la fronte contro il vetro, aguzzando lo sguardo alla vista di un movimento vicino al cancello arrugginito.

Hai sentito i cardini arrugginiti gemere sotto la spinta di una mano guantata di rosso e adesso ti sei immobilizzato, trattenendo addirittura il fiato per non appannare il vetro.

La figura avanza sicura, lasciando impronte sul vialetto innevato. Ha un cappello calato in fronte, ma qualcosa, nella tua mente, ti dice che è lui.

Lo vedi scrollarsi di dosso i fiocchi gelati, togliendosi il copricapo con un movimento fluido.

Ti sfugge un’esclamazione. È lui!

Ti stacchi dalla finestra, sentendo il naso tornare al suo aspetto normale, e ti fiondi fuori dalla camera, nonostante Hojo ti  avesse intimato di non uscire.

Ma ha importanza?

***

“ Ciao Sephirot” ti saluta con un sorriso lui, appendendo il soprabito sull’attaccapanni vicino alla porta. Tu non rispondi.

Stai  in cima alle scale, freddo come il ghiaccio, e lo fissi in maniera distaccata. Come se l’entusiasmo di poco prima si fosse spento. Ma sapete entrambi che non è vero.

Solo che a te non piace mostrare i tuoi sentimenti, Sephirot, per questo fai così.

Un altro punto di svantaggio rispetto alla gaiezza dei tuoi coetanei.

“ Buonasera, professor Gast” rispondi  con gelida cortesia “ Fatto buon viaggio?”

L’uomo si scrolla la neve dalla barba, borbottando una maledizione contro quel tempo maledetto, poi risponde. “ Sì grazie. Tu invece? Stai bene?”

Rifletti un momento, prima di rispondere.

Non sei mai stato bene in quella dimora angusta, non sei mai stato bene con quel pazzo furioso che ti pianta  flebo nelle braccia quando meno te lo aspetti.

“ stare bene” è una cosa relativa per te. Ormai non senti neanche più la differenza tra dolore e salute.

Sei  assuefatto da qualcosa che circola nelle tue vene più del sangue, corrosivo come un veleno, letale come una droga.

“ No” decidi di rispondere infine, poi taci. Osservando il viso di Gast farsi leggermente più scuro.

“ Mangi a sufficienza?” chiede con fare clinico e tu sospiri.

“ Come al solito. Vado avanti a mako, più che altro”

“ Quante iniezioni ti fanno al giorno?”

Scendi le scale, fermandoti sull’ultimo scalino. Se ti avvicini troppo noterà il braccio gonfio, e tu non vuoi.

È  Natale, vuoi solo pace.

“ Quante?” ripete visto che tu non accenni a rispondergli.

Ti mordi una guancia, non puoi mentire a lui.

“ Quindici la mattina e quindici la sera..”

“ Trenta iniezioni di mako al giorno???” raramente l’hai visto perdere la calma, e questa volta sembra davvero arrabbiato. Ma non con te, con Hojo.

Da una parte questo ti rende felice, ma dall’altra ti allarma.

Non vuoi che Gast vada contro Hojo, sai che è pazzo, sai che sarebbe capace di ammazzarlo senza esitare se gli avesse dato i nervi. A te, per esempio, ti ha picchiato. Solo perché ti sei rifiutato di uccidere un uomo che stava rubando nei laboratori.

La tua pietà non l’ha salvato comunque, è stato freddato con un colpo di pistola nelle segrete della Shinra Mansion. E tu hai passato una settimana a pisciare sangue.

Quel vecchio rachitico sapeva essere molto duro, anche nelle faccende più banali.

“ Vado a parlare con lui”

Viene verso di te, dal suo sguardo capisci che è serio. Spalanchi gli occhi, indietreggiando nel tentativo di bloccargli l’accesso alle scale, ma è tutto inutile. Lui riesce a passare lo stesso.

“ Dopo fammi dare un’occhiata a quel braccio” dice fermandosi col piede su uno scalino e uno sull’altro, ripartendo subito dopo. Abbassi lo sguardo, tirando la maglia fino al gomito.

Senti le guancie infiammarsi, non sai se di rabbia o vergogna, ma una cosa è certa.

Gast, in un modo o nell’altro, avrebbe pagato molto cara la sua audacia.

***

 

“ Ti fa ancora male?”

“ No..”

Guardi il braccio coperto da una spessa fasciatura, evitando di incontrare le iridi verdi dell’uomo. Non sai se riuscirai a reggere il suo sguardo, non sei più sicuro di essere felice.

La magia che ti avvolgeva poco prima è sparita, ingoiata da quella realtà grigia quanto il cielo di piombo che fa capolino dalla finestra appannata.

Improvvisamente odi  il Natale. Lui, Hojo, tutti.

Perché solo a te è capitato? Con tutti i mocciosi frignanti che c’erano sul pianeta, proprio a lui?

Stringi  le mani, che tieni abbandonate al grembo e serri le palpebre, mentre una ciocca argentea ti finisce sulla gota. Non piangi, dopo tutto ciò che ti hanno fatto, non riesci neanche più a fare questo.

Il materasso dove siete seduti, uno di fianco all’altro, si solleva all’improvviso e tu apri gli occhi, notando che Gast si è alzato per  osservare i  tuoi  libri. Un sorriso spunta dalla sua folta barba castana.

“ Vedo che la tua biblioteca è molto fornita” dice voltandosi verso di te, e tu abbassi di nuovo lo sguardo, spiandolo però da dietro la cortina dei tuoi capelli.

Annuisci  appena.

“ Uhm..” si piega in avanti, leggendo il dorso delle copertine.

Tu non ti muovi.

“ Mako e affini… Energia mako…. Effetto del mako sugli esseri umani…. Reattori..” ad ogni titolo vedi le sue sopracciglia corrugarsi sempre più. Probabilmente non si aspettava dei libri del genere sullo scaffale di un’infante. Ma non puoi pretendere altri libri da Hojo.

Per lui le favole sono solo storielle senza fondamento logico, con una morale forzata e stupida.

“ Hai solo questi libri?”

“ Sì” mormori piano.

Gast si gratta la nuca, sconcertato “ E riesci a capirli?”

“ La maggior parte no”

“ Me lo aspettavo. Hojo è proprio un’imbecille” aggiunge a bassa voce e tu sussulti. Non te lo aspettavi, ma in fondo sei pienamente d’accordo. Solo un’idiota darebbe questi libri ad un bambino di cinque anni.

Gast si risiede di fianco a te, respirando profondamente “ Posso raccontarti  una storia, allora?”

Sussulti di nuovo, sorpreso da quella proposta.

Nessuno ti ha mai raccontato una storia e questo un po’ ti spiazza. Ma sei anche curioso.

Vuoi calarti anche tu in quel mondo dorato e fantastico, staccare il cervello da quella realtà fatta di dolore e umiliazione.

“ Sì” mormori cercando di vincere l’emozione “ Per  favore”

Gast si schiarisce la gola, soddisfatto, e comincia a raccontare.

Racconta di un bambino che, sfuggito dal suo villaggio perché odiato dagli abitanti, si rifugia su una montagna sacra, scatenando le ire della dea Diana che, per punizione, lo condanna a vagare senza sosta per il mondo, in un eterno peregrinare, finchè non avrebbe trovato il suo posto.

Ascolti a bocca aperta, sentendo un forte senso di affinità con quel bambino.

Anche tu cerchi il tuo posto nel mondo, anche tu vuoi l’amore di qualcuno.

Ma le favole sono pur sempre favole. Il tuo eterno peregrinare non avrebbe mai trovato sosta.

Un maledetto rimane maledetto.

Eppure, anche se cerchi di soffocarlo, il tuo interesse è palpabile e susciti un sorriso d’affetto nell’uomo che ti sta accanto.

Ti scompiglia i capelli con una carezza e ti sorprendi nel sentire che non ti da fastidio. Anzi, ti appaga, facendoti sentire amato.

Amato da un padre che non avresti mai avuto,e questo un po’ ti fa male.

Ricorderai questo momento per sempre, serbandolo nel tuo cuore.

Te lo ricorderai ancora, ricorderai le carezze l’affetto, la lettera che scrivesti dieci anni dopo per dirgli che, forse, avevi  trovato il tuo posto del mondo che potevi  smettere di vagare, chiedendo timidamente se nella sua famiglia ci fosse spazio anche per  te. Ci speravi, speravi di poter smettere di combattere, di uccidere ma la risposta di Gast non arrivò mai. Era morto e tu non avresti mai smesso di vagare.

Prima che la follia divorasse il tuo cuore eri un bambino,Sephirot.

Un bambino spaventato da un mondo che ,sempre, gli si era ritorto contro.

Se le cose fossero andare diversamente, la dea Diana ti avrebbe concesso clemenza, forse avresti smesso di vagare.

Eri solo un piccolo bambino nel corpo di un adulto.

E questo faceva male.

Più della morte.

Più della vita.

 

 

 

 

La prima fic su Sephirot ed è uno schifo…… oh bhè se vi è piaciuta lasciate un commentino ^___^

Grazie e a presto!!

  
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