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Autore: Daphne_Descends    12/03/2010    4 recensioni
[Dall'epoca di "Un salto nel futuro"]
Nuovo anno scolastico ad Hogwarts.
Per qualcuno è l'ultimo, per qualcuno è il peggiore. C'è chi vorrebbe dichiararsi e chi fugge dalla verità, c'è chi si arrende senza provare e chi continua a provare senza arrendersi. C'è chi soffre, chi sorride, chi spettegola e chi tradisce.
C'è l'amore che arriva quando meno lo si aspetta e quello che è sempre stato sepolto in fondo al cuore.
E c'è la vita che va avanti senza esitare, ma tende indietro la mano, sperando che venga afferrata.
Perché crescere è difficile e per questo si ha bisogno di qualcuno al proprio fianco.
[Dal capitolo 13]
«Com’è che nessuno ha fiducia nelle mie capacità?» si lamentò Sirius.
«Perché Piton ti odia e sei una schiappa come pozionista».
«Parla quello che si è bruciato le sopracciglia».
«Argh, perché devi ricordarmelo!»
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Turn around - Collection of Hogwarts' life'
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Boys and girls

 

 



Un amico è uno che sa tutto di te
e nonostante questo gli piaci.

 Elbert Hubbard



Come sempre l’Espresso era chiassoso e affollato. Dagli scompartimenti provenivano risate e voci divertite, alle volte imprecazioni e bagliori di incantesimi o alcuni scoppi e fumi colorati.
Mentre trascinava il suo baule per il corridoio, un ragazzino smilzo, probabilmente del primo anno, gli piombò addosso, cadendo poi a terra.
«Ehi» lo apostrofò, dandogli una mano ad alzarsi «Dovresti fare attenzione, qualcuno potrebbe farsi male».
Il bambino lo squadrò «Cosa ti importa? Tanto non saresti tu».
James trattenne una risata all’intraprendenza di quel primino «Perché stavi correndo?» decise invece di chiedergli.
Lui abbandonò per un attimo l’espressione accigliata e si guardò alle spalle, impaurito «Sono affari miei!»
«Volevo solo aiutarti».
«Non potresti fare niente» lo studiò di nuovo «Scusa se te lo dico, ma non mi sembri molto forte, almeno non quanto lui».
James fece finta di niente alla sua constatazione «Lui chi?» chiese curioso.
Il ragazzino scrollò le spalle «Non so se lo conosci. E’ uno grande e grosso, con i capelli corti; gira con uno alto e magro, fanno quasi ridere insieme».
Il moro trattenne a stento le risate, capendo subito di chi stesse parlando «Terrand e Glasgow?!» esclamò incredulo «E perché ti stanno cercando?»
«Chi ti ha detto che mi stanno cercando?!» allibì, spalancando gli occhi stupito.
James fece una smorfia «Sembri un coniglio in trappola».
Il bimbo ricambiò la smorfia «Scommetto che sei un Grifondoro».
«Scommetto che non lo sarai mai» ribatté il più grande, in modo decisamente infantile.
«E infatti non ci tengo. Io sarò un Serpeverde».
«Auguri allora, ti ritroverai quei due ovunque».
Lui si accigliò, ma prima che potesse trovare qualcosa con cui ribattere, dal fondo del corridoio qualcuno richiamò la loro attenzione.
«Eccolo!»
James lo vide alzare gli occhi verdi al cielo, prima di volgere la sua attenzione sul gruppo appena arrivato.
Robert Glasgow era in testa, decisamente infuriato. Dietro di lui Karl Terrand e Nicholas Nott assistevano alla scena, decisamente divertiti.
«Sebastian!»
«Sì?» chiese il ragazzino, con voce annoiata.
«Quante volte devo ripetertelo?! Ti ho detto che non devi allontanarti, razza di idiota! Se ti succede qualcosa, la mamma se la prenderà con me!»
«Affari tuoi».
Il ragazzo sbuffò e solo in quel momento si accorse dell’altro spettatore, che sghignazzava divertito.
«Potter».
«Glasgow» ricambiò il saluto James «Adesso ti sei messo a fare il babysitter?»
«Ehi! A chi hai dato del bambino?!» esclamò offeso il più piccolo.
«Indovina».
«Sei l’unico marmocchio nei paraggi, oltre a Potter».
«Ehi!» esclamò James, oltraggiato. Lui non assomigliava per niente a quel moccioso!
Robert lo ignorò «Forza Sebastian, andiamo».
Il bambino roteò gli occhi e si diresse con passo strascicato verso il biondo.
«Perché tuo padre non ti ha mandato a Durmstrang? Mi sarei goduto quest’ultimo anno, almeno».
«La mamma non voleva. Diceva che ad Hogwarts mi avresti potuto dare un’occhiata. Che stupidata» borbottò contrariato.
«La mamma deve imparare a pensare agli affari suoi» mormorò Robert.
«Quindi lui sarebbe tuo fratello?!» chiese stupito James, rimasto ad ascoltare fino a quel momento.
«Solo da parte di madre, per fortuna» si lamentò, afferrando il braccio di Sebastian «E fatti i cazzi tuoi».
«Robert, c’è tuo fratello. Potresti contenerti» lo riprese Nicholas Nott, appoggiandosi contro i finestrini del vagone.
«Me ne frego! Tanto ne conosce più di me! Forza andiamo» con un cenno del capo a James, voltò i tacchi e si portò via il fratellino e Karl Terrand, che come al solito aveva preferito non pronunciare parola.
Nicholas non lo seguì subito, ma rimase a guardare James «Hai passato buone vacanze, Potter?»
«Discrete. Tu?»
«Non male» stettero in silenzio per qualche secondo, poi il Serpeverde lo salutò con un cenno del capo e se ne andò.
James diede uno sguardo all’orologio e decise di affrettarsi a cercare i suoi amici, prima che lo dessero per disperso.
Gli bastò sentire uno scoppio più potente degli altri, per individuare il loro scompartimento.
Con un ghigno aprì la porta scorrevole, ritrovandosi avvolto da un denso fumo nero.
Tossì, agitando una mano davanti alla faccia e cercando la bacchetta con l’altra. Quando l’ebbe trovata, mormorò un incantesimo e il fumo iniziò a diradarsi.
La scena che gli si presentò davanti non era niente che non avesse già visto: tre teste rosse tossivano senza posa, completamente ricoperte di cenere; davanti a loro c’erano i resti di un mazzo di carte.
«Accidenti! Questo sì che era potente!» esclamò un ragazzo, protendendosi per aprire il finestrino. L’aria fresca gli scompigliò i capelli, tagliati appena sotto le orecchie.
«Giuro che questa è l’ultima volta che sperimento le novità di Tiri Vispi!» tossì un altro, massaggiandosi la base del naso.
«E’ colpa di Jerry! Non dovevi buttare giù quella carta, idiota!» si lamentò l’ultimo rosso, con i capelli un po’ più corti del primo, ma identico a lui sotto qualsiasi altro aspetto.
«Perché dai sempre la colpa a me? E’ stato un caso!»
«Ciao Jim!» lo salutò Steve Weasley, cercando di liberarsi i capelli folti dalla cenere. E alla fine anche gli altri due si accorsero di lui.
«Ehi Jimmy! Finalmente! Ti sei perso la prima partita a SparaSchiocco della stagione!»
«Non sai quanto sei fortunato».
James si fece largo nello scompartimento, scavalcando i vari oggetti sparsi sul pavimento e sistemò il baule al suo posto, crollando poi seduto di fronte ai gemelli.
«Sono le nuove carte?» chiese curioso, guardando i resti del mazzo riformarsi velocemente.
«Esatto! Papà ce le ha date da provare!» esclamò entusiasta Jeremy Weasley.
Suo fratello si passo una mano sulla fronte sporca, aggiungendo «Più un’intera scatola di prodotti: siamo riusciti a nasconderli senza che mamma se ne accorgesse».
«Vi è andata bene. Mia mamma ha trovato tutte le Merendine che volevo portare» borbottò Steve, affondando nel suo sedile di fianco al finestrino.
«Come mai ci hai messo tanto?» gli chiese Jeremy.
«Non ci crederete mai» cominciò James, riprendendo a ghignare «Ho conosciuto il fratellino di Glasgow».
«Perché, ha un fratello?» chiese scettico Mike Weasley, cercando di strappare di mano al gemello una Cioccorana.
«A quanto pare, ma solo da parte di madre».
«Ho sentito che i genitori di Glasgow si sono separati prima che lui entrasse ad Hogwarts, da allora sua madre si è risposata con un certo Geoffrey Arkell».
Tutti si voltarono verso Steve, a cui andarono a fuoco le orecchie.
«E tu come fai a saperlo?» gli chiese Mike, continuando a scrutarlo.
«B-beh, sono cose che si sanno» borbottò lui «E poi me l’aveva detto la Harper».
A quel nome il cugino fece una smorfia «Figurati se quella pettegola non lo sapeva».
«Com’è questo fratellastro di Glasgow?» chiese curioso Jeremy.
«Si chiama Sebastian ed è un insopportabile viziato. Sono sicuro che finirà a Serpeverde in poco meno di due secondi».
«Un seccatore in più».
«Dov’è Mark?» domandò James, guardandosi attorno alla ricerca dell’ultimo componente del loro gruppetto.
«Non lo sai?» gli chiese Mike, alzando un sopracciglio divertito.
«Cosa?»
Jeremy spinse il petto in fuori e con aria di importanza esclamò «Il signor Paciock è stato proclamato Caposcuola! E in questo momento sta assistendo ad un importante e alquanto tediosa riunione tra i rappresentanti di noi poveri e umili studenti della Scuola di Magia e Stre-»
«Non tornerà prima di pranzo» lo interruppe Steve, spazientito «Sai, Jerry, a volte mi chiedo come tu faccia a parlare ininterrottamente senza prendere fiato».
«Anni di pratica».
Prima che qualcun altro potesse dire la sua, la porta dello scompartimento si aprì di colpo e tre ragazzi si fiondarono all’interno, richiudendosela alle spalle e crollando sui sedili liberi.
«Per un pelo!» esclamò Sirius Potter, scostandosi i capelli dalla fronte sudata. I suoi compagni di malefatte erano senza fiato, accasciati in modo scomposto.
«Sirius!» lo rimproverò il fratello «Siamo sul treno da meno di mezz’ora: vergogna! Sei fortunato che non abbia penna e pergamena, altrimenti avrei già scritto alla mamma!» si fissarono seri per qualche secondo, poi James rilasciò il sospiro e tornò seduto comodo «Bene, anche per oggi ho fatto il mio dovere da fratello maggiore».
«E’ incredibile come lo prendi poco sul serio» commentò Steve, facendo una smorfia.
L’amico alzò le spalle «Non fa niente di male. E poi c’è già Lily che ci pensa».
«Cosa avete combinato?» chiese Jeremy, interessato.
I tre si guardarono e ghignarono.
«Beh» cominciò il biondo seduto vicino a Sirius «Diciamo solo che, finché non arriviamo a Hogwarts, Vanderberg dovrà sopportare il peso di un naso delle dimensioni di un melone».
«A meno che non trovi qualcuno sul treno che sappia fare uno Sgonfiotto» aggiunse l’altro ragazzo, scuro di carnagione e con ricci capelli neri.
«Ma non c’è nessuno che lo sappia fare. E poi non avrà il coraggio di mettere nemmeno la bacchetta fuori dal suo scompartimento» concluse soddisfatto Sirius.
«Volete dire che gli avete spruzzato della Pozione Dilatante sul naso?!» chiese incredulo Jeremy, trattenendo a stento le risate.
«Qualcosa del genere, sì» rispose Aaron Finnigan, scostandosi una ciocca di capelli biondi dagli occhi azzurri.
«E dove l’avreste trovata?» domandò Steve, sospettoso.
Il ragazzo dalla pelle scura, Caleb Jordan, ghignò «Ci dispiace, ma queste sono informazioni riservate».
«Sapete cosa vi succede se qualcuno dovesse scoprirlo? Soprattutto a te, Sir».
Lui sbuffò «Non preoccuparti, siamo stati attenti. Non siamo dei pivellini, Jim».
«Sperate che nessuno lo vada a riferire, piuttosto» gli consigliò Mike.
I tre scrollarono le spalle, incuranti.
«Non abbiamo paura dei Serpeverde» borbottò Aaron.
«E comunque, è tutto sotto controllo» aggiunse Caleb.
«Bene! Grazie per averci ospitato, ora rientriamo alla base!»
Li salutarono con un cenno e scomparvero, richiudendosi la porta alle spalle.
«Certo che non hanno perso tempo ad iniziare il nuovo anno scolastico» commentò James con una smorfia.
«E’ bello sapere di avere dei così buoni successori!» esclamò teatralmente Jeremy, fingendo di asciugarsi una lacrima.
La porta dello scompartimento si aprì di nuovo, ma quella volta ad entrare fu un ragazzo biondo, dal viso gioviale e il distintivo d’argento da Caposcuola appuntato sul petto.
«Mark! Finalmente!»
«Pensavamo avessi deciso di passare tutto il viaggio con quelli!»
Mark Paciock si accasciò sul primo sedile che trovò libero e chiuse gli occhi, distrutto.
«Non voglio più essere Caposcuola» si lamentò.
Gli altri quattro si fissarono.
«Perché?» si decise a chiedere Jeremy «E’ così orribile?»
Lui riaprì gli occhi e li guardò sconsolato «Non è quello» borbottò, mentre le guance prendevano fuoco, risvegliando la curiosità degli amici «E’ che…sapete, l’altro Caposcuola…cioè, lei è-» si interruppe, incapace di proseguire, ma loro capirono lo stesso e quattro identici ghigni comparvero sulle loro labbra.
«Non sarà Eveline Bradley?» esclamò James per tutti.
Mark si limitò ad annuire, ancora più rosso in viso.
«Quella Bradley?» scoppiò Jeremy «Quella per cui tu hai una cotta immensa da quattro anni?!»
«Il tuo tatto è micidiale, Jerry» commentò sarcastico il suo gemello.
«Allora questa è la volta buona, Mark!» continuò lui «Passerete un sacco di tempo insieme!»
«E’ solo lavoro» borbottò imbarazzato.
«Ma sarà comunque un sacco di tempo!»
«Sta arrivando il carrello: preparate i soldi!» esclamò James, distraendo gli amici e liberando il povero Mark da quella specie di inquisizione psicologica che stava subendo.
 
 

Le donne non sanno cosa vogliono,
ma sanno benissimo come ottenerlo.

 Anonimo

 

«E’ arrivato il carrello».
Una ragazza castana distolse lo sguardo dalle pagine del Settimanale delle Streghe, per posarlo fuori dallo scompartimento, dove una vecchia strega stava vendendo un pacchetto di Cioccorane a due ragazzini del terzo anno.
«Voi cosa prendete?» chiese alle compagne, mentre cercava qualche moneta nelle tasche dei pantaloncini che indossava.
«Credo che prenderò solo degli Zuccotti di Zucca» rispose una ragazza con lunghi e mossi capelli mori, mordendosi un labbro, mentre i suoi occhi azzurro scuro scrutavano indecisi la vasta scelta di cibo.
«Niente Cioccorane?» chiese una biondina, sistemandosi i capelli lisci, lunghi fino alla base del collo.
La mora storse il naso «No» rispose «Non fanno bene troppi dolci».
«Come se tu ne avessi bisogno» commentò una rossa, dall’aria profondamente irritata «Sei magra come un chiodo, Karen!»
Karen Zabini le sorrise, con la sua solita aria sognante «Ti senti grassa, Aggie?»
Agatha Kay emise un verso stizzito, si alzò di botto e cominciò a rovistare nel suo baule alla ricerca di soldi.
«Tu cosa prendi, Ness?» chiese ancora la castana, contando i soldi che aveva racimolato.
Vanessa Harper fece una smorfia «Niente» rispose «Odio quelle schifezze» commentò acidamente.
Lyra Bole scrollò le spalle, su cui ricaddero i suoi lunghi e perfettamente acconciati capelli color cioccolato e si apprestò a richiamare la strega del carrello del cibo, ma un’altra voce la anticipò.
«Prendo un po’ di tutto».
L’ultima ragazza del loro gruppo si era alzata in silenzio, ignorando completamente le loro discussioni e, pagando la bellezza di sei galeoni e cinque falci, si riaccomodò al suo posto, con una nutrita scorta di dolciumi.
Solo dopo qualche minuto di silenzio e diverse Cioccorane scartate e mangiate, Samantha Malfoy si decise ad alzare gli occhi azzurri su di loro, con un’espressione eloquente sul volto da bambola.
«Ebbene?»
«Ebbene? Hai anche il coraggio di chiedercelo?» sbottò Agatha.
«Come fai a mangiare quelle…cose?» chiese Vanessa, schifata.
«Avevo fame» rispose tranquilla, riprendendo il suo trattato di Antiche Rune.
Karen guardò sconsolata i suoi Zuccotti di Zucca, poi l’amica «Mi dai una Cioccorana, Sam?»
La bionda gliela allungò senza fare una piega.
«Io posso prenderti una Gelatina?» chiese Lyra, sorridendo.
«Fai pure» rispose Samantha, poi guardò le altre due con un ghigno «Volete qualcosa anche voi?»
Agatha fu la prima a capitolare e afferrò una polentina, fingendo un’irritazione ben lungi dall’essere sua.
Vanessa si voltò dall’altra parte e solo quando Samantha la informò che c’erano anche le Bacchette Magiche alla Liquirizia si decise a prenderne una, tenendoci ad informare le amiche che lo faceva solo per far loro compagnia.
«Parlando di cose serie» cominciò Lyra, prendendo una Gelatina rossa «Chi è il Caposcuola, quest’anno?»
«Perché ti interessa?» le chiese Agatha, inarcando un sopracciglio fine e curato.
Lei scrollò le spalle «Giusto per sapere se posso aggirarlo con le mie grazie» disse incurante.
«Sei sicura che sia rimasto ancora qualcuno da aggirare?» ghignò Vanessa, riferendosi poco gentilmente alle numerose avventure da una notte e via dell’amica.
«Mark Paciock» le rispose Samantha, senza alzare lo sguardo dal libro.
«Si può sapere cos’hai, Sam?» le chiese Karen, vagamente alterata «Sei di poche parole, oggi. E altamente insopportabile».
La bionda assunse un’espressione confusa «Io? Non ho niente, Karen. Davvero».
Agatha ghignò «Cos’è, il tuo principe azzurro tarda a presentarsi? Sarà impegnato».
Samantha roteò gli occhi «In compenso la strega cattiva è sempre pronta a dare aria alla bocca».
«Ehi!» esclamò offesa la rossa «La strega cattiva è brutta e vecchia! Come puoi anche solo pensare di paragonarla a me!» alzò il mento, oltraggiata «E’ come paragonare un Vermicolo ad una Fenice!»
«E chi sarebbe la Fenice?» chiese ironica Samantha.
Agatha la incenerì con gli occhi grigi «Non sei per niente spiritosa».
«Basta, non vi sembra di esagerare?» le rimproverò Karen «Sembrate due bambine».
Le due non dissero niente e ripresero a mangiare.
«Beh» cominciò Lyra «E’ davvero Paciock il Caposcuola? Che sfortuna! E’ cotto della Bradley».
«Come mai lo sanno tutti tranne lei?» chiese Vanessa, prendendo un’altra Bacchetta alla Liquirizia.
«Forse non se n’è accorta» ipotizzò Karen «Voglio dire, in amore siamo tutti ciechi».
Le altre quattro emisero dei versi di disapprovazione: nessuna di loro credeva davvero alla visione romantica dell’amica.
«E’ perché Paciock non glielo ha mai detto!» esclamò Agatha «Altro che Grifondoro, ha paura che lei gli dica di no».
«Concordo con Ag» mormorò Samantha «Basta mettere in chiaro le cose, per evitare fraintendimenti».
«E allora perché nessuna di noi è felicemente sistemata?» chiese testarda Karen «Se è come dite voi, devo comprendere che non vi interessa nessuno in particolare, vero? Altrimenti avreste già messo in chiaro le cose» le accusò velatamente.
Vanessa sbuffò «Io ho messo in chiaro le cose! E infatti adesso sono felicissima! Libera e felice!»
«Stupidaggini» commentò gelidamente la Zabini, voltandosi poi verso Lyra.
«Io ho messo in chiaro le cose con me stessa» disse lei, sistemandosi un’inesistente ciocca ribelle «Perché avere un solo ragazzo, quando posso averne molti di più? Nella vita bisogna fare esperienza» terminò con un sorrisino soddisfatto, procurandosi un’occhiataccia.
«Io ce l’ho un ragazzo, anche se non l’ho deciso io!» esclamò Agatha «Sarà uno stupido fidanzamento combinato, con il più grande idiota che ci sia a Serpeverde, ma almeno ho qualcuno, quando ne ho voglia!»
«Una specie di elfo domestico con doveri sessuali» chiosò con una smorfia la mora.
«Così è disgustoso! Anche se non lo sopporto, Robert è meglio di un elfo domestico!»
Karen sospirò esasperata. Tutte e quattro si voltarono infine verso Samantha, che aveva chiuso il libro e assisteva impassibile alla discussione.
«E tu, Sam?»
«Io cosa?»
«Hai messo le cose in chiaro con il tuo cuore? Con i tuoi sentimenti?»
Con un ghignò poco piacevole sul volto, si alzò «Che sentimenti?» chiese, strascicando le parole «Che cuore?»
In silenzio si avviò verso la porta.
«Pensi davvero che lui ti aspetterà in eterno?» le chiese l’amica, fissandola seria.
«Lui chi?» si limitò a domandare la primogenita Malfoy, prima di sbattere la porta dello scompartimento alle sue spalle.
Lasciando dietro di sé solo un nome, che aleggiava silenzioso su di loro.
 


Una famiglia unita è sempre più numerosa
di una famiglia divisa.

 Proverbio cinese


 

«Scordatelo».
«Ti prego Diana! E’ solo per poco, giusto il tempo di fare quattro chiacchiere e torniamo indietro!»
«Vacci da sola».
Lily Potter sbuffò ed incrociò le braccia stizzita. Era impossibile convincere quella dannata testarda.
Davanti a lei, con lo sguardo castano rivolto ostinatamente verso il finestrino, c’era Diana Weasley. I suoi capelli rossi quel giorno erano incredibilmente ordinati e l’abbronzatura delle vacanze appena finite faceva risaltare ancora di più le screziature verdone dei suoi occhi.
Era bella, Diana: minuta, con il viso da bambola di tutte le Weasley, sembrava piccola e fragile e le sue labbra delicate le donavano un aspetto angelico. Che veniva smentito all’istante ogni volta che apriva quella bocca di rosa che si ritrovava, usando un lessico che avrebbe fatto impallidire anche uno scaricatore di porto.
E chiunque l’avesse affrontata, anche solo una volta, avrebbe dovuto ricredersi: in lei, oltre l’aspetto, non c’era nulla di angelico. Sapeva scagliare fatture anche meglio di molti del settimo anno e dove non arrivava la bacchetta, ci pensavano le mani. E, a volte, la sua mazza da Battitrice.
Quello era il sesto anno che passavano come compagne di dormitorio, molti di più come amiche, ma Lily ancora non si era abituata ai suoi atteggiamenti scontrosi alle sue osservazioni ciniche e sarcastiche; al suo “disordine strategico”, come amava definire il caos che regnava ovunque mettesse mano; alla sua pigrizia, alla sua testardaggine; ai suoi epiteti poco gentili, sembrava ne avesse uno per chiunque, e a mille altre cose.
Ma comunque rimaneva la sua migliore amica. Nessuna poteva sostituirla. In fondo, in fondo, Diana era dolce e gentile, quando voleva. Molto in fondo.
«E’ inutile che fai quella faccia. Da quel demente di Summersby non ci vengo».
Lily sospirò. Era impossibile dissuaderla, soprattutto sull’argomento “Dustin”.
Dustin Summersby era un ragazzo del loro anno, il perfetto Tassorosso.
Lily l’aveva conosciuto poco prima dello Smistamento e da allora lui non l’aveva mollata un attimo. Quando la vedeva per i corridoi si fermava sempre a scambiare quattro chiacchiere, facendo spesso tardi a lezione, aveva sempre un occhio di riguardo per lei, erano diventati buoni amici, confidenti e spalle su cui piangere e lamentarsi. E per questo Lily conosceva la sua immensa cotta per Diana.
Durava da un paio d’anni, ormai, ma nessuno a parte lei lo sapeva. Purtroppo era un’infatuazione a senso unico, perché la rossa non se lo filava neanche di striscio. Ma la speranza è sempre l’ultima a morire. E Dustin di speranza ne era pieno.
Peccato che con quella testarda fosse del tutto inutile.
«Beh, io vado».
«Tanti saluti».
La mora scosse la testa esasperata e si alzò. Prima ancora che potesse sollevare la mano per afferrare la maniglia della porta, quella si aprì, rivelando una ragazza magra e bionda, con un cipiglio alterato sul volto.
«Ciao Sam» la salutò Lily, mentre lei la oltrepassava senza una parola e piombava seduta nel posto che si era appena liberato.
«Dev’essere una caratteristica delle Weasley, essere di pessimo umore il primo giorno di scuola» commentò la Potter, divertita, prima di lasciarsi alle spalle lo scompartimento infestato dal malumore.
«Beh?» borbottò Diana, posando gli occhi sulla cugina «Che diavolo vuoi?»
Samantha emise un verso stizzita «Gentile come al solito, vedo».
«Bla, bla, bla, smettila di sparare cazzate e dimmi cosa è successo, altrimenti di caccio fuori a calci in culo».
Samantha si limitò a fissarla, divertita «Chissà quando parlerai come una ragazza?» un ghigno si faceva largo sul suo volto «Sarà un evento da segnare sul calendario».
Diana fece una smorfia «Due secondi, Sam».
Lei distolse lo sguardo e mormorò atona «Una piccola discussione con le ragazze. Tutto qui. Ma avevo bisogno di prendere aria».
«Perché, parlate anche?» commentò acidamente la rossa «Pensavo litigaste solo per i rossetti».
«Oh, no» sibilò serafica l’altra «Sai, ognuna ha i suoi. Su quello non c’è pericolo».
Diana ghignò «Se lo dici tu».
Samantha tornò a fissarla, con una domanda silenziosa negli occhi, a cui la cugina non tardò a rispondere.
«Summersby».
Non c’era bisogno di altro: lei aveva capito.
Stettero in silenzio, semplicemente a godersi la reciproca compagnia, nonostante avessero passato la maggior parte dell’estate insieme, a casa dei nonni Weasley.
E fu proprio un’altra Weasley ad entrare fumando e lanciando maledizioni, con le guance talmente rosse di rabbia da poter rivaleggiare con i capelli ricci.
Lily Potter aveva pienamente ragione: il primo giorno di scuola per le ragazze Weasley era sempre il peggiore.
Kimberly piombò seduta accanto alla cugina maggiore e in un’unica parola espresse tutta la sua irritazione.
«Sirius».
«Cos’ha fatto quel coglione?»
«Lui, Aaron e Caleb hanno pensato bene di inaugurare il nuovo anno» berciò infuriata «Esattamente nel momento in cui i Prefetti e i Caposcuola erano in riunione! Oh, ma quest’anno dovranno vedersela con me! Non li mollerò un istante!»
Le altre due ascoltarono con la stessa espressione impassibile la sua sfuriata «Beh, ma in sostanza, cosa hanno combinato?»
«Hanno gonfiato il naso di Vanderberg! Con una Pozione Dilatante! E ora quel povero ragazzo è costretto ad aspettare di arrivare a Hogwarts per far tornare a posto il suo naso!»
Diana scoppiò a ridere «Geniale! Dov’è Vanderberg? Devo andare a vederlo».
«Scordatelo!» la bloccò Kimberly «Sta già sopportando fin troppo!»
«Ma non c’è nessuno che sappia fare uno Sgonfiotto?» chiese Samantha «Neanche la strega del carrello o il macchinista?»
«No, neanche i Caposcuola. Appena becco quei tre giuro che li faccio pentire di essere nati!» sibilò, sempre più infuriata.
«Calmati Kim» le sussurrò Samantha, lasciandosi andare tanto da accarezzarle i lunghi e ricci capelli rossi «Prima o poi dovranno farsi vedere. E tu li metterai con le spalle al muro. Sai come si dice, no? La vendetta è un piatto che va consumato freddo».
«Se te lo dice una Serpe, poi» commentò Diana, tornando a guardare fuori dal finestrino, mentre il cielo iniziava a scurirsi.
La più piccola delle tre fece un bel respiro, per cercare di calmarsi, e sorrise riconoscente «Grazie ragazze. Avevo proprio bisogno di sfogarmi» si alzò e si diresse verso la porta «Sarà meglio che vada a cambiarmi, non dovrebbe mancare ancora molto» prima di salutare ed uscire si voltò un attimo e disse «Ah, vi conviene stare attente ai gemelli: ho come l’impressione che abbiano in mente qualcosa».
«Quando mai» mormorò Diana, dopo che Kimberly ebbe chiuso la porta.
Samantha si limitò a scrollare le spalle.

 






Note:
Ed ecco il primo reale capitolo. E’ un po’ più lungo dello scorso e credo che anche gli altri saranno così.
Come avete potuto notare sono comparsi migliaia di personaggi e mi duole farvi sapere che questo è soltanto un assaggio. Ebbene sì, purtroppo dovrete avere pazienza, almeno nei primi capitoli, con tutti i nomi nuovi. Non per scoraggiarvi, ma spesso anch’io vado in confusione!
 
Comunque, ringrazio tutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggerla, sperando che vogliate continuare.
A Jayne e sempre per averla aggiunta alle seguite.
 
Poi vorrei chiedere scusa a Miss_Slytherin perché avrei tanto voluto rispondere e ringraziarla per la recensione che ha lasciato in “20 Reasons for a boy to love a girl”, ma purtroppo (mea culpa) nello scorso capitolo mi sono dimenticata.
Sono stata davvero contenta di leggerla e soprattutto di sapere che ti sono piaciute le mie storie, i miei personaggi e come ho reso quelli originali. Davvero, mi ha fatto davvero felice; significa molto per me. E spero che leggerai anche questa storia e che ti piacerà.
 
Al prossimo capitolo!

   
 
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