Era Sasuke o un demone incantevole quello che mi stava davanti?
Lui allora mi guardò attonito, cercando di trovare la spiegazione a quel mio bizzarro comportamento, ma subito scosse la testa ridendo e si chinò a raccogliere il tomo. Sicuramente pensava che mi avesse spaventata, spuntando cosi all’improvviso.
<< Romeo e Giulietta >> disse, leggendo il titolo dell’opera << ti dai al teatro ora, Sakura? >>
Ispirai a fondo, tentando di calmare in mio cuore in fibrillazione, e gli tirai via il libro dalle mani.
<< Più o meno. Penso che Shakespeare abbia saputo ben esprimere l’amore immaturo di questi due protagonisti, è per questo che mi piace >>
<< Capisco. Ma la fine non è delle più felice, mette un po’ tristezza vederli morti l’uno sull’altro >>
<< Si, ma ti fa capire che l’ amore irresponsabile e inesperto non porta da nessuna parte. Se Romeo avesse sposato Rosalina, che amava molto all’inizio ma che poi ha dimenticato per via di Giulietta, a quest’ora sarebbero entrambi vivi e, secondo me, allo stesso modo felici >>
Si sedette vicino a me, guardandomi intensamente.
<< Parli come se esistessero davvero >> disse infine, mettendo un braccio sullo schienale della panchina, dietro le mie spalle. Deleguii accalorata, aspirando con avidità il suo dolce profumo di muschio bianco. Avrei voluto attaccarmi al suo collo e inalare continuamente quell’essenza fantastica, saziandomi soltanto di quell’aroma ineguagliabile, che si addiceva perfettamente alla sua persona. Tossii per riprendermi da quella chimera impossibile e risposi lesta a mezza voce
<< magari oggigiorno c’è qualcuno che vive la medesima situazione >>
Corrugò poi le sopracciglia a quelle parole e si avvicinò piano al mio volto, studiandolo, come se volesse trovare un modo per insinuarsi nei miei pensieri e capire cosa albergasse nella mia testa. Io strinsi con foga il libro, strappando quasi la copertina, e mi girai rapida dall’altro lato ormai rossa in viso.
<< Scusa >> mormorò riprendendosi. Si allontanò di poco, iniziando ad accarezzarmi i capelli.
<< Mi sono sempre piaciuti, hai il colore più bizzarro di tutto il paese sai? Un rosa tenue e piacevole alla vista, delicato al tatto. Quando il sole li illumina, diventano quasi trasparenti e ti fanno sembrare una di quelle fate sfuggenti che abitano i boschi delle fiabe >>
Rise a quell’affermazione, intrecciando le sue dita nelle folte ciocche. Sfiorò per sbaglio il mio collo, poi il mento e la guancia.
Con mio grande sforzo, riuscii a voltarmi verso di lui e mi persi subito nei suoi occhi profondi, cosi enigmatici e attraenti. Aprii la bocca, ma non emisi una sola sillaba. Qualcosa mi diceva che non era il momento di parlare, ma di agire. Cosi, con tutto il coraggio che avevo in corpo, avvicinai il volto al suo con lentezza, valutando ogni movimento, ogni piccola azione.
BIIIIIIIIIIP BIIIIIIIIIIP!!!!!!!
Sobbalzai spaventata da quel rumore improvviso. Mi voltai agitata, notando che davanti a noi si era fermata una macchina, una di quelle sfarzose, con il tettuccio apribile abbassato e un stemma vistoso appiccicato sul cofano. Il guidatore pigiava con prepotenza sul clacson, emettendo una serie di spiacevoli suoni intermittenti che sfondavano i timpani, e agitava l’altra mano salutando. Fu solo allora che, con stupore, misi a fuoco il visino candido del conducente.
Sui capelli perfettamente cotonati e piastrati si trovavano, a mo di frontino, un paio di dispendiosi occhiali da sole che scoprivano il suo volto, permettendo di vedere con chiarezza gli occhi cerulei.
Sasuke rispose come un automa al saluto e, girandosi verso di me mormorando uno stentato “Ciao”, si alzò quasi catapultandosi nel veicolo. Un volta saltato sopra, lei lo avvolse con le sue braccia ceree, facendo tintinnare i numerosi bracciali firmati, e gli diede un deciso bacio sulla bocca. Li guardai incapace di agire, accogliendo ancora una volta il dolore famigliare della sconfitta. Era come un serpente che si attorcigliava con brutalità attorno al mio cuore, straziandolo con il suo veleno letale. Per quanta forza di volontà avessi in corpo, nulla riuscivo a sciogliere i suoi tentacoli disgustosi, avvinghiati con tanta tenacia da impedirmi quasi di respirare.
Prima di ripartire sgommando, Ino mi lanciò uno sguardo carico di soddisfazione e compiacimento per il suo atto spregevole, come se fosse a conoscenza dei miei pensieri intimi. Il suo labbro si tirò impercettibilmente in un ghigno meschino, mentre il piede premeva senza indugio sull’acceleratore facendo uscire una scia di fumo nero dalla marmitta. E cosi volavano via le mie speranze, come nuvole sporche di smog che si disperdono nell'aria limpida della mattina, dando un'aspetto cupo al paesaggio.