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Autore: Sundy    12/03/2010    2 recensioni
[comicverse]E’ buffo come, allontanandoti, le cose che non sopportava di te siano le prime a tornarti in mente, se non le uniche. Allora ti tiri su il cappuccio della felpa e ti nascondi in quella tana improvvisata.(se non siete più o meno in pari con le uscite americane può essere SPOILER.)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Beast Boy, Raven
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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E’ solo quando ti siedi nelle poltroncine fin troppo comode del gate che la paura che pensavi di essere riuscito ad addomesticare torna ad assalirti, strisciando sottopelle come un verme maligno e mordendoti sulla nuca mentre strappi la linguetta dalla lattina di Pepsi del distributore automatico, facendola schioccare più del necessario.

Raven odiava quel rumore, come odiava il tuo continuo parlottare durante i film, il modo in cui non riuscivi a rimanere fermo nella stessa posizione sul divano per più di un paio di minuti, il tuo vizio di tirare su col naso, i tuoi infiniti giri di parole al termine dei quali tu per primo avevi perso il filo del discorso, le tue domande scomode, la tua invadenza, i tuoi tanto amati fiocchi di mais al formaggio, la tua avversione al silenzio, alla contemplazione, i tuoi calzoncini estivi con le fette di anguria e le banane, il tuo farle pesare il risentimento, il tuo parlare troppo con gli altri di lei…
E’ buffo come, allontanandoti, le cose che non sopportava di te siano le prime a tornarti in mente, se non le uniche. Allora ti tiri su il cappuccio della felpa e ti nascondi in quella tana improvvisata. Solo adesso ti accorgi di quanto il cappuccio ti conforti; ti da’ la sensazione di vivere in un’ombra che un po’ le appartiene, qualcosa di accomunante, condiviso, e quando ti accorgi che i tuoi pensieri hanno ricominciato a vorticare intorno a lei, come l’acqua che viene risucchiata nello scarico del lavandino, è troppo tardi per rimettere il tappo al suo posto.
Ti tornano in mente, come appunti di una lezione studiata male, i punti salienti di quella conversazione minima che vi siete scambiati prima che tu partissi.

“Ho deciso di andare.”
“Non ti fermerò.”
“Non comportarti da estranea per troppo tempo.”
“…”
“Sei, e resterai per sempre, una mia amica.”
“E’ molto dolce da parte tua.”
“Sai dove trovarmi.”



Sai che non ti troverà, che non vorrà trovarti, almeno per un po’, ma è la lunghezza di quel po’ che adesso, adesso che sei davvero lontano, che stai per diventarlo mille miglia di più, ti spaventa.
Guardiamoci in faccia, Gar, sapevi che non ti avrebbe fermato. Eppure lo hai sperato, fino all’ultimo, non tanto che ti fermasse, ma che ti permettesse di portarla con te, al posto dei DVD che hai abbandonato nel cassetto sotto la televisione del salotto – Donna si arrabbierà, preparati una scusa decente - al posto di quegli orribili pantaloncini con le angurie e le banane, al posto del…
Lo stai facendo di nuovo.
Di nuovo, come se non ti fossi ancora accorto di tutti i tuoi sbagli si possano ricondurre al tuo vizio incorreggibile di riportare e misurare tutto su di te. Come se anche stavolta non ti fossi lasciato prendere dalle tue necessità, dalla tua fretta, dal tuo senso di inadeguatezza, dal tuo bisogno di conferme, senza capire che per Raven questo non poteva funzionare.
Il legittimo sospetto che ti attanaglia lo stomaco e ti fa sembrare la tua Pepsi e le tue praline al caramello completamente insapori è che tu, di Raven, non abbia mai capito niente.

Ricominci da capo a fare la lista di quello che credi di aver capito, una lista che coincide spaventosamente con quella delle cose che ami di lei. Ami il taglio lungo, egizio dei suoi occhi, che sembrano effettivamente più scuri di quello che sono; ami che sia bella senza preoccuparsene affatto, ma queste non sono cose che non c’è bisogno di capire, saltano agli occhi, naturalmente, sarebbe fin troppo facile se uno potesse fermarsi a questo. Per vedere Raven bisogna scavare più a fondo, bisogna entrare nell’ordine di idee che dietro a quel look da fattucchiera delle tenebre, Raven ha il cuore più generoso che tu abbia mai conosciuto; nessuno conosce bene quanto lei la compassione, per forza di cose, ma quello che è più sorprendente è che Raven non si è fatta catturare dal risentimento per quel dolore che tutto e tutti, continuamente, le scaricano addosso. Raven non si è mai fatta scalfire davvero dall’ingratitudine, e nonostante tutto crede più profondamente di chiunque altro in un mondo più giusto e migliore. Non chiede mai niente di grande per se, a nessuno, e sembra non avere davvero bisogno della presenza costante di nessuno.
Potresti trovarti a una galassia di distanza, a lei basterebbe sapere che stai bene per essere felice; il contatto, la presenza, l’averti accanto o davanti agli occhi, sono cose che non le mancheranno mai, perché Raven è abituata ad andare oltre tutto questo, lo sai, e questo pensiero ti spaventa più di qualunque altra cosa perché sai che l’ovvia conseguenza è che se anche sa benissimo dove trovarti, non ti cercherà, forse mai, e non sai quanto tu con la tua impazienza, sia in grado di sopportarlo…
Ma sai anche che ormai è tardi; hai deciso di andartene, e lei non ti ha fermato, tornare indietro proprio non si può, e servirebbe solo a distruggere quell’ultima possibilità che la tenerezza con cui ti ha lasciato andare ti ha lasciato intravedere.
Una parte di te si aggrappa, ingoiando l’ennesima pralina insipida, alla speranza che sia davvero meglio così, che ci siano davvero cose su Raven e su te stesso che senti la distanza potrebbe insegnarti meglio. Cominci a capire cosa intendevano Roy e Wally quando dicevano che l’amore vero, come un bambino piccolo, ha bisogno di un tempo lento e lungo per imparare a camminare con le sue gambe, e che, anche dopo, necessita di cure costanti, e di un’infinita pazienza per poter crescere come si deve.
Ti scappa un sorriso, più tenero del solito, e allora ti tiri il cappuccio ancora più sugli occhi, ti metti al riparo nella sua ombra familiare, e concentri lo sguardo e i pensieri sull’attesa scandita dai numeri di plastica immobile, bianchi sul nero, del tabellone del gate.

E per la prima volta nella tua vita, cerchi di imparare la pazienza.

  
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