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Autore: Gondolin    12/03/2010    4 recensioni
-Ti ho preso!- urlò il biondino.
-Non ancora!- ribatté l'altro sgusciandogli letteralmente via dalle mani.
-Ehi, così non vale! Se continui a barare Atena ti punirà e non diventerai mai cavaliere!- si infuriò Milo.

I Saint non hanno mai molto tempo per l'infanzia, e presto Camus dovrà partire per la Russia.
Genere: Romantico, Commedia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aquarius Camus, Leo Aiolia, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Siamo fatti della materia di cui sono fatti i sogni'
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Dedicato alla mia socia e maritina<3, nonché sorellina adottiva, onorevole sagittaria e figlia di Saga.

Nota: Questa storia era originariamente stata postata alle tre di notte del 24 giugno mentre la mia valigia per il Canada languiva e mi guardava male, in ritardo di un giorno sull'aniversario di matrimonio dei nostri Amati Personaggi (matrimonio nato, ovviamente, in roleplay) e faceva parte della raccolta Schegge. Mi dispiace moltio di aver perso i vostri puccissimi commenti, ma quella raccolta stava diventando un po' troppo un pentolone ingestibile e scomodo, e visto che ora EFP mette a disposizione una vera funzione per le raccolte...








MiloCamus

~ Anniversary ~




Years ago...


-Ti ho preso!- urlò il biondino.

-Non ancora!- ribatté l'altro sgusciandogli letteralmente via dalle mani.

-Ehi, così non vale! Se continui a barare Atena ti punirà e non diventerai mai cavaliere!- si infuriò Milo.

Camus non lo calcolò minimamente, e forse neppure lo udì mentre correva via. Il giovane greco però non era tipo da arrendersi tanto facilmente. Questo Camus lo sapeva bene, ma non gliene importava niente. Era sicuro di spuntarla nonostante la testardaggine dell'amico.

Corse a perdifiato, corse così veloce che gli sembrò di volare e non toccare neppure il suolo ricoperto di morbida erba verde.

-Guarda che ti acchiappo!- urlò la voce di Milo, ormai sin troppo vicina. Camus non perse neppure tempo a voltarsi e cercò di accelerare ancora, ma un ostacolo imprevisto si oppose alla sua fuga. Prima ancora di rendersene conto si ritrovò a terra con una caviglia dolorante e un Milo addosso, maledicendo la sfortuna di aver incontrato l'unico sasso in tutto il prato e chiedendosi se per caso non fosse davvero una punizione di Atena, che, non bisognava dimenticarlo, era la dea della giustizia.

-Accidenti a te, non ho fatto in tempo a frenare!- si lagnò questi mentre si spostava. -Ma... che è successo?- domandò poi.

-Cosa vuoi che sia successo?- rispose Camus senza perdere la sua proverbiale calma -Sono inciampato! E mi sono anche fatto male.-

-E dove?- gli occhi di Milo percorsero premurosi l'amico per assicurarsi di non trovare nulla di veramente grave.

-La caviglia.- fece il rosso, indicandosi la destra. -Mi fa malissimo.-

-Però non stai piangendo nemmeno un po'!- commentò Milo ammirato.

Camus sbuffò -Checché tu ne dica, io sono un futuro cavaliere di Atena, non piagnucolo certo per un po' di bua!-

-Ehi, io volevo solo farti un complimento! Allora se stai così bene di certo non avrai bisogno del mio aiuto per tornare al Santuario...- disse, mentre si alzava e faceva per andarsene. Ma ovviamente si fermò immediatamente: non avrebbe mai lasciato solo Camus nemmeno se gli si fosse solo spezzato un capello.

L'orgoglioso ragazzino dai capelli rossi ignorò le parole dell'amico e tentò di alzarsi. Rimase molto stupito quando si rese conto che la sua caviglia destra non reggeva più. Eppure non era caduto da una grande altezza! Ma proprio mentre il suo stupore stava per trasformarsi in preoccupazione un paio di braccia lo sorressero prima che potesse toccare nuovamente il suolo.

-Ah,- mugugnò Milo, strascicando le parole per simulare esasperazione -Mi tocca sempre lavorare... Ma tu guarda se questo francesino doveva essere così pesante! Di' non è che hai dei mattoni nascosti nelle tasche? No, perché sembri piuttosto mingherlino in realtà.-

Camus non si degnò nemmeno di rispondergli, mentre Milo se lo caricava sulle spalle, dimostrando una forza ragguardevole per la sua età. Quel piccolo greco ciarliero alle volte era davvero fastidioso. Camus non si sentiva né francesinomingherlino, e soprattutto non si sentiva in dovere di ringraziare il biondo che lo stava riportando al Santuario, visto che questi si permetteva di rivolgersi a lui in quel modo.

~ image ~

-Aiolia?- chiamò Milo, fermo all'ingresso della Casa del Leone. Espanse un pochino il suo cosmo per assicurarsi che il suo amico fosse in casa.

Anche se ancora non avevano ricevuto l'armatura e l'investitura ufficiale, già da qualche mese erano quasi tutti alloggiati nelle rispettive case. Quando anche gli ultimi dei futuri Gold Saint fossero giunti in Grecia si sarebbe svolta la solenne cerimonia dell'investitura, sulla quale Milo fantasticava sin dall'inizio del suo allenamento, e della quale si faceva un gran parlare. Shura, Death Mask e Aphrodite erano stati praticamente costretti a raccontare di quando avevano ricevuto l'armatura d'oro miriadi di volte. Aiolos e Saga invece non venivano disturbati più di tanto dai sogni di gloria dei giovanissimi difensori di Atena, poiché ai loro occhi i sette-otto anni di differenza li rendevano già degli adulti.

-Ciao, Milo... Ehi, Camus, cos'è successo?- chiese Aiolia, comparendo sulla soglia.

-Mi sono fatto male ad una caviglia, non so se è rotta o slogata, però non riesco a camminare.- spiegò Camus, prima che Milo potesse decidere di iniziare anche a parlare al posto suo.

-Oh, mi dispiace! Milo, mettilo giù per favore, ci penso io.- disse Aiolia in tono pratico. Sotto sotto però brillava di contentezza, fiero di poter aiutare i suoi amici, e fiero di quanto era riuscito ad imparare sull'utilizzo del cosmo nei duri anni di addestramento. Il fatto che oltre che offensivi i suoi poteri potessero essere anche curativi lo rendeva orgoglioso.

-Questa caviglia qui, vero?-

Il rosso annuì, e Aiolia vi posò delicatamente le mani. Una vaga luminescenza dorata dorata fluì da lui e dopo pochissimo tempo Camus esclamò: -Non mi fa più male!-

-Prova ad alzarti.- suggerì Aiolia con un sorriso soddisfatto.

-Riesco anche a camminare.- constatò -Grazie mille, Aiolia! Sai che quasi quasi mi fai invidia?- si interruppe subito, però. Non gli pareva degno né giusto desiderare capacità che non gli competevano. Era uno che sapeva qual era il suo posto, Camus, e che conosceva i suoi doveri. Eppure alle volte si sentiva un po' stanco di tutto quel gelo. Certo, avrebbe usato i suoi poteri per difendere la Giustizia, ma avrebbe potuto dire altrettanto delle persone? I freddi a cui lui era abituato sin da bambino erano mortali per quasi tutte le altre forme di vita.

Si rimproverò mentalmente per quei pensieri e decise di tornare verso la casa dell'Aquario. Si accomiatò da Aiolia ringraziandolo ancora, ed imboccò la scalinata verso l'alto. Milo camminava di fianco a lui, stranamente silenzioso.

~

Camus prese dalla libreria una vecchia e consunta copia di Robin Hood e si sdraiò a pancia in su sul tappeto. Aveva voglia di starsene in pace a leggere, ma sapeva che con Milo per casa non ci sarebbe mai riuscito. Stranamente però non aveva nemmeno voglia di cacciarlo.

-Io sono un po' stanco, leggo. Se vuoi restare qui a farmi compagnia però non mi dispiace...-

-Allora rimango qui.- rispose Milo -I nostri templi sono troppo grandi per starci da soli, non trovi?- chiese, sistemandosi anche lui sul tappeto, con la testa vicina a quella di Camus.

Dopo un po' questi credette che si fosse addormentato, perché era davvero troppo tranquillo per i suoi standard.

-Io voglio esserci, la prossima volta che cadi. Così ti potrò di nuovo portare in spalla e tu non dovrai preoccuparti di niente.- scandì Milo lentamente, come se avesse avuto bisogno di molto tempo per pensare ad ogni parola.

Camus si posò il libro sulla pancia e alzò gli occhi. Milo si era sollevato sui gomiti e lo osservava dall'alto con quei suoi occhioni azzurri perennemente spalancati e sorrideva. Anzi, ridacchiava.

-Che hai da ridere dopo essere venuto a dirmi dire certe frasi poetiche ed eccessivamente drammatiche?- domando il francese piuttosto perplesso.

-Sei buffo così.-

-Così come?-

-Al contrario.- spiegò il biondo inclinando leggermente il capo. I due erano infatti sistemati in modo che i loro corpi formassero una linea retta, con le teste vicine. E Milo vedeva Camus capovolto.

-Che cosa stupida.- commentò il rosso. Ma sorrideva.

-Però,- il greco tornò al discorso iniziale, ostinato -Quello che io ti volevo dire è che io ti voglio sposare, Camus. Così staremo sempre insieme.-

L'interpellato rischiò seriamente di soffocare per la sorpresa. -Questo sì che è veramente stupido.-

-E perché?- si rabbuiò Milo.

~ image ~


Today...


-...perché per fare un matrimonio ci vogliono un uomo e una donna!- concluse Milo sghignazzando. -Com'era ingenuo il mio piccolo pinguino francese!-

Camus mise su un'espressione superba e offesa decisamente esagerata. -Hai dimenticato il secondo motivo per cui non ti avrei sposato. È perché noi abbiamo una missione nella vita. Una sola. E nulla può venire prima.- il suo tono si addolcì -Nemmeno tu, Milo.-

Eppure lo sguardo con cui pronunciò quelle parole era carico di tanti altro significati che il ligio Cavaliere di Aquarius non avrebbe mai neppure formulato nella propria mente, ma che Milo conosceva. Camus gli diceva sempre che non era il più importante. E Milo era contento così. Perché giocava a fare l'irresponsabile, ma era fiero, incredibilmente fiero del suo splendido Camus, bello come un dio, incrollabile come un ghiacciaio eterno, cangiante come la neve e dalla fede profonda come il mare. Era fiero di avere un compagno così forte, di poter dire: “Io combatto al fianco di Camus dell'Aquario”.

Camus gli ricordava sempre qual era il suo vero valore, qual era il suo posto. Ma sapeva farlo con la dolcezza di una madre e quella di un amante mescolate nel suo sguardo fiero e carezzevole, che in fondo diceva: “Io morirò per Atena, ma vivrò per te.”

Perché il giovane dai capelli rossi finiva sempre per tradirsi davanti al suo Milo. Come quella volta, una decina d'anni prima, quando aveva detto che l'idea di sposarsi era veramente stupida, ma poi aveva sorriso come faceva di rado, davvero felice per quella buffa proposta, e aveva allungato una mano sino a sfiorare la guancia dell'amico. “Però va bene”, aveva detto, “Tu mi piaci tanto, Milo, anche se spesso sei sciocco. E poi sono sicuro che nessuno mi porterebbe in braccio bene come te.”

-Va bene, Camus. Non siamo sposati, se non vuoi.- disse simulando un tono ingenuo e fanciullesco. -Però io ero un bambino veramente adorabile, devi ammetterlo.- aggiunse, circondando la vita del compagno con un braccio.

-Io quasi quasi ti preferisco adesso.- sussurrò Camus malizioso, sfiorandogli il collo con un dito elegante, bianco e sottile.

Milo sorrise, e tutto il suo volto si illuminò, mentre sembrava che i suoi capelli d'oro riflettessero i raggi di un sole inesistente. Scivolò verso il basso e si lasciò cadere sul tappeto, immediatamente seguito dal compagno.

Quello di matrimonio era un anniversario importante, da festeggiare a dovere. E quel tappeto ai piedi del letto di Camus era ormai parte del rito.


Tomorrow...


-Ho una grande notizia.- comunicò Camus a Milo prima ancora di salutarlo.

-Cosa, adottiamo un bambino?- lo prese in giro il greco.

-Meglio.- disse Camus con tono improvvisamente grave e forse un po' stanco. -Mi sarà affidato un allievo.-

Milo intuì che qualcosa non andava. Gli occhi del compagno rilucevano d'orgoglio per la responsabilità affidatagli, ma la sua voce suonava quasi preoccupata. -Dov'è la fregatura?-

Il rosso sospirò e fece qualche passo verso Milo. Appoggiò la fronte alla sua e gli prese le mani. -Torno in Siberia.-

-Starai scherzando, spero? Cosa ti impedisce di addestrare un allievo qui?-

Lo sguardo di Camus pareva voler rispondere: “Tu, per esempio.”

-Me lo impedisce il fatto che il mio allievo dovrà ottenere l'armatura del Cigno, che è custodita laggiù. Senza contare che la Grecia non è il posto migliore del mondo per imparare a conoscere le energie fredde, non credi?-

Il biondo si sforzò di sorridere, mentre il suo cuoricino veniva fatto in tanti pezzettini minuscoli dall'idea di non vedere Camus, il suo Camus!, per un tempo indefinito. Sapeva che la separazione sarebbe pesata anche al compagno, e non voleva farlo stare peggio. Non si sarebbe comportato come un bambino capriccioso, ma come un degno cavaliere di Atena.

-Già, direi proprio di sì. Tra quanto devi partire?-

-Abbiamo ancora un po' di tempo...- fece il francese evasivo. Avrebbe voluto partire subito perché gli era dato il privilegio e l'onore di addestrare un nuovo cavaliere al servizio della Giustizia, ma nello stesso tempo preferiva non pensare affatto alla partenza finché era ancora col suo sole.

-Ma quindi...- balbettò Milo colpito da un improvviso pensiero, forse sciocco, forse puerile, ma che difronte all'evenienza della separazione assumeva un'importanza quasi spropositata: -Non ci sarai per il nostro prossimo anniversario?-

Camus scosse il capo.

Milo strinse ancora di più le sue mani -Ma potrò venire a trovarti almeno una volta?- aveva fatto di tutto perché il suo tono non suonasse implorante, ma alla fine era una supplica, nient'altro che una misera supplica.

-Non lo so... il Grande Sacerdote non è stato chiaro al riguardo. Mi prometti che non farai sciocchezze?-

-Beh, io avevo programmato di nascondermi nella tua valigia, ma se me lo chiedi con quegli occhioni non posso certo dirti di no.-

Camus ridacchiò. -Mi piace essere così irresistibile.-

-Vedi di fare in modo che il tuo allievo resista a te, oltre che al freddo.- borbottò Milo, stringendolo a sé in un moto di possessività.

-Ma figurati! Certo che pensi sempre male tu!-

-Mi mancherai.- sussurrò Milo, tornato serio con uno scatto dei suoi, prima di baciare Camus sulla fronte.

-Anche tu...- mormorò lui, affondando il viso nella spalla del compagno, accoccolandosi contro di lui come un bambino. -Forse sono troppo giovane per questo compito...-

-Giovane sì. Ma sono certo che ne sarai all'altezza. Anche se mi sento che detesterò questo tuo allievo...-

Perché ci tiene separati” concluse Camus nella sua mente, mentre tutto scompariva fra le labbra morbide di Milo, del suo Milo, che niente e nessuno gli avrebbe mai portato via.

~ image ~





{You're the one person I'm gonna miss}


  
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