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Autore: SLAPPYplatypus    12/03/2010    3 recensioni
boh. parla della morte di Andy Armstrong, padre di Billie Joe.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'insult to injury.'
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il piccolo Billie Joe Armstrong è sempre stato un bambino maturo per la sua età. e se lo sente ripetere sin dall'asilo.

la cosa inizia ad annoiarlo, a dire il vero. annoiarlo e irritarlo.

solo perchè ha affrontato alcune esperienze che segnano profondamente una persona a un'età decisamente inferiore alla media non vuol dire che lui sia strano. o che bisogna trattarlo come un individuo instabile, che potrebbe mettersi a piangere per un semplice sguardo frainteso. solo perchè lui aveva sofferto molto più nella sua vita da undicenne che nelle vite condotte da molti trentenni, non voleva dire che non poteva giocare con gli altri. ma ormai era troppo tardi.

ed è stato un solo fatto, che ha sconvolto la sua intera vita. in bene o in male, è ancora presto per dirlo. presto per dire se il gioco sia effettivamente valso la candela.

a mente, e anla morte del padre. il ricordo più vivido nella suche l'ultimo che avrebbe mai voluto evocare. noi prenderemo in prestito la sua memoria, solo per qualche minuto. per cercare di capire, cosa può provare un bambino. e ritorniamo indietro di un po' di tempo, fino al 1982.

era qualche mese che Andy Armstrong stava sempre peggio, e qualche settimana che era ricoverato in ospedale. quel giorno Billie Joe si svegliò particolarmente allegro, ma sentiva che qualcosa doveva succedere. lo sentiva nell'aria, capisci? come la quiete prima della tempesta. diciamo che si sentiva semplicemente troppo felice perchè la felicità potesse durare. ma cavolo. aveva dieci anni. se ne fregò altamente e iniziò semplicemente bene la sua giornata. era sempre l'ultimo a svegliarsi, e quando si alzò dal letto qusi tutti erano già usciti di casa, esclusa la madre e qualcuno che occupava il bagno. così lui iniziò debolmente a tamburellare le mani sulla porta, per poi bussare. nessuna risposta. oh, beh. non prestò particolare attenzione al fatto e continuò con la sua giornata, che sembrava andare di bene in meglio. era un bambino molto vivace e di certo non gli piaceva stare fermo, ma gli piaceva ancor meno farsi dire cosa dovesse fare. quel giorno, però, le maestre non prestarono particolare attenzione al fatto che lui non stesse seguendo scrupolosamente le consegne, oppure decisero di chiudere un occhio. a pranzo, nella mensa della scuola, non prese in giro la bidella e mangiò tutto -o quasi tutto- ciò che gli fu messo nel piatto, cosa che non accadeva quasi mai. chiaccherò un po' con l'amico Mike, conosciuto qualche mese prima proprio nella mensa scolastica e, al suono della campanella, tornò in classe. finite le lezioni, tornò a casa un po' più in fretta del solito, e non si fermò da nessuna parte lungo il tragitto. a casa iniziò subito a fare i compiti e li finì nel giro di cinque minuti, preoccupando leggermente Ollie, la madre, e Anna, la sorella -e non una tra le tante. a Anna il piccolo Billie era legato. molto, molto più legato-: non capitava mai che si convincesse a fare i compiti prima di scenate varie ad opera di tutti, chi più chi meno. Ollie chiamò Billie.

- hai finito tutti i compiti? - gli chiese, con fare sospettoso.

- si!

- sei sicuro?

- umpf.. sii! - rispose Billie sbuffando.

- bravissimo, piccolo. anche io ho finito i mestieri. quindi se hai voglia.. potremmo andare a trovare papà.

e, quando il viso del piccolo BJ si illuminò, il cuore di sua madre si strinse.

qualche ora dopo, anzi molte ore dopo, uno stanchissimo Billie Joe Armstrong era addormentato appoggiato alla sorella Anna, seduti su sedie scomode come poche di fronte ad una parete di vetro, che chiudeva una stanza, con delle tendine, ma così trasparenti da lasciare vedere tutto ciò che si stava svolgendo all'interno. Ollie stava parlando con il medico, e Andy era sdraiato sul letto, forse addormentato. era seduta su una sedia al lato del letto del marito, e ascotava ciò che il medico aveva da dirle senza guardarlo. all'improvviso, si voltò verso il dottore e, vedendo che la sua espressione era perfettamente seria, scoppiò in lacrime e si accasciò sul letto del marito. i singhiozzi svegliarono anche il più piccolo dei sei fratelli che, spalancò gli occhi, sorpreso.

- hey! Anna! che succede?

- non lo so, Billie. verrà qualcuno a dircelo.

- Anna, ma perchè siamo ancora qui? io ho sonno.

- dormi, Billie, ti tengo in braccio io.

- Anna?

- si, Billie?

- grazie.

Billie si riaddormentò, per risvegliarsi pochi minuti dopo, quando la madre uscì dalla stanza, con gli occhi rossi e gonfi. in quel momento, Billie Joe capì che non era affatto vero che quella sarebbe stata una buona giornata. si raggomitolò sulla sedia e, per un po' di tempo, finse di non esistere. ascoltò e basta. ascoltò tutto quanto. ascoltò la madre che diceva ai suoi fratelli che loro padre non c'era più. ascoltò alcuni dei suoi fratelli inveire contro il personale medico. ascoltò i singhiozzi di tutti, ma quelli di Anna gli fecero dieci volte più male. mentre lui faceva finta di non esistere, la sua vita cambiava per sempre. tornarono a casa, e mentre lui stava andando in camera sua, Anna lo fermò.

- Billie?

- mm?

- sei tanto stanco?

- ah-ah.

- vieni un attimo.

- mm.

lo prese per mano, e lo condusse verso camera sua. totalmente inondata dai dischi in vinile. Billie pensava che si moltiplicassero nella notte, perchè gli sembravano di pù ogni volta che entrava in quella stanza.

- papà mi aveva chiesto di tenere questa nella mia stanza, al riparo da "sguardi indiscreti". voleva darla a te, Billie. te l'avrebbe data appena tornato a cas- la voce di Anna si ruppe in quel punto, e lei si sedette sul letto, con le mani sugli occhi. BJ si avvicinò a lei e l'abbracciò forte. lei si alzò, e cercò nel suo armadio. ne estrasse una figura nera, la spolverò leggermente e gliela porse. - tieni, Billie. - aperta la custodia, Billie vide la cosa più bella della sua infanzia. o, se non la più bella, certamente la più importante. - è una copia di Fender Stratocaster. non è nuova, ma va benissimo. - solo allora, Billie pianse. non aveva pianto quando i suoi fratelli lo facevano, in ospedale. forse perchè non aveva elaborato il concetto. forse perchè voleva farlo da solo. non certo perchè non gli sarebbe mancato. ma.. davanti al suo regalo, non riuscì davvero a trattenersi. e pianse davvero, davvero tanto. insomma, aveva dieci anni. cosa avreste fatto voi?


   
 
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