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Autore: ClairLizzie    12/03/2010    5 recensioni
La prima storia che pubblico, e una delle prime che ho pensato...Draco e Ginny sono sposati per un errore e ne devono affrontare le conseguenze...
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ALMENO UN PO’ 
20 dicembre 2009
00:45
Diagon Alley. Osteria dell’Ippogrifo Impennato. L’ambiente era molto semplice: un ampio salone rettangolare con il bancone del bar che occupava tutto il lato orizzontale della stanza. Il locale era poco illuminato, ma in compenso aleggiava nell’aria un forte odore di fumo.
Una figura minuta, dall’aria dolce, era seduta al bancone, con i lunghi capelli vermigli che cadevano leggeri sulle spalle. Ginny teneva in mano un bicchiere di whisky incendiario.
Si avvicinò a lei il barista, Danny, un uomo di età ormai avanzata:
- Danny, mi porti un altro di questo?
- Ma Ginny, ormai sei già ubriaca e… 
- Non mi importa! Ne voglio un altro!
Quando, però, il vecchio barista tornò da lei con il nuovo bicchiere, Ginny non era più sola: due ragazzi le erano seduti accanto, e insieme stavano ridendo fin troppo.
- Ho chiamato Luna e le ho detto che sei qui. Sta venendo a prenderti.
- Oh Danny, ma perché l’hai fatto? Io non voglio tornare a casa da lui…
- Per essere una donna sposata da meno di due mesi, ti sei stancata in fretta!
- Come se avessi mai voluto sposarlo!
Il ragazzo alla sua destra, il biondo, si ritrasse da lei, esclamando:
- Sei sposata? E con chi?
- Non lo sapevate? La signorina Ginevra è diventata la signora Malfoy.
- Malfoy? 
L’altro ragazzo, a sinistra, sentendo quel nome si era alzato dalla sedia con una luce spaventata negli occhi: la casata dei Malfoy  era molto conosciuta in tutto il mondo magico inglese: l’intera famiglia aveva avuto un ruolo fondamentale nella definitiva sconfitta di Voldemort, e dopo la guerra il nome dei Malfoy era associato alla più celebre azienda di manici di scopa in tutta Europa. 
-Esatto, Malfoy; un Malfoy molto incazzato. 
Ginny si girò di scatto e così facendo perse l’equilibrio a causa di tutto l’alcool bevuto.
- Draco? Cosa ci fai qui?
 Prima che cadesse a terra Dean, il ragazzo più vicino, la prese tra le braccia sorreggendola. Immediatamente Draco si avvicinò e, staccatola da lui, lo spinse via.
- Stalle lontano, non osare toccarla.- disse in modo minaccioso.
- Draco, ti prego, smettila di fare il bambino e rispondi alla mia domanda.
- Perché sono qui mi chiedi? Bè sono qui perché due ore fa sono tornato a casa dall’ufficio e ho trovato la casa vuota e un elfo mi ha riferito che eri uscita nel pomeriggio senza dire nulla su dove eri diretta. Sono qui perché è da due ore che giro la città per cercarti insieme a Luna, e stavamo mettendo in allerta perfino gli Auror. Sono qui perché il tuo amico barista le ha telefonato dicendole che eri qui, e lei me lo ha riferito. Io ero più vicino e sono arrivato prima, lei sta arrivando. 
- Potevi anche non disturbarti, Malfoy, visto che io me la posso benissimo cavare anche senza il tuo aiuto.
- Ma se non sei neanche in grado di reggerti in piedi!
Sembrava voler continuare, ma venne interrotto da Luna che, entrando nel bar, si era gettata ad abbracciare Ginny esclamando:
- Oh mio Dio, stai bene! Ero preoccupatissima! Ci hai fatto spaventare a morte… quando Draco mi ha chiamato dicendomi che non ti trovava da nessuna parte, ho pensato al peggio. - la ragazza non interruppe la sua filippica neanche mentre era stretta al collo di Ginny, che venne quasi stritolata, e continuò: -Ma!? Hai bevuto!! Cosa ti è saltato in mente! Non puoi bere nelle tue condizioni! Per mille sghignazzoli rossi, sei incinta!! Non hai ascoltato cosa ti ha detto il medimago alla visita… 
Ma questa volta dovette proprio fermarsi perché:
- Scusa? Cosa saresti tu? Incinta? E da quando? E soprattutto, quando pensavi di dirmelo? – Draco sbraitava ma, nonostante le urla e il suo sguardo a metà tra l’incredulo e l’arrabbiato, Ginny lo guardava fiera, per niente spaventata dalla sua reazione o colpevole per la propria omissione.
- Bè, Malfoy non sei contento? Dovresti essere fiero di te, vai a letto una sola volta con una ragazza e già la metti incinta! Che grandezza, che potenza! 
Nonostante il pesante sarcasmo, Draco non reagì alle sue parole, ma distolse lo sguardo e restò in silenzio per un attimo, poi si girò di nuovo verso di lei:
- Non è il caso di parlare di queste cose qui in pubblico - dicendo questo fulminò i due ragazzi che assistevano a quello spettacolo - adesso andiamo a casa.
- Col cavolo! Io qui mi stavo divertendo. Vai tu sei vuoi, e non aspettarmi alzato.
Così facendo si risedette e si girò verso il bancone del bar.
- Ginny, non farmi arrabbiare ancora di più, alzati immediatamente o sarò costretto a portarti via con la forza!
- No!
Draco sbuffò e, come aveva minacciato, la prese in braccio rovesciandosela sulla spalla e così uscì dal locale, accompagnato dalle sue urla: 
- Malfoy, lasciami! Mettimi giù, brutto idiota! 
Ginny continuò a battere, inutilmente, i pugni sulla schiena del ragazzo, nella speranza di liberarsi, ma lui la fece scendere soltanto una volta arrivati in prossimità di una macchina, che li attendeva parcheggiata sul bordo del marciapiede.
- Malfoy, grazie di avermi “salvata” – disse in tono ironico – ora me la posso cavare anche da sola, ci vediamo a casa.
- Dove credi di andare? Sali in macchina.
- Non ci salgo in macchina con te, neanche morta, posso sempre smaterializzarmi.
- Ma non farmi ridere, smaterializzarti, tu? Riesci a stento a camminare! Se ti lascio fare è probabile che ti troveresti dall’altra parte del mondo.
- Si forse hai ragione. Ma lo faccio solo perché sono stanca, non certo perché me lo ordini tu.
Senza degnarlo di uno sguardo salì sul sedile posteriore, lui la seguì, diede l’indirizzo alla macchina, che naturalmente era stregata. 
Poi la guardò, i suoi occhi erano duri, freddi. Adesso, mentre la fissava, a Ginny venne paura, e un brivido le scese lungo la schiena.
- Bene. Prima di tutto non chiamarmi Malfoy. Io sono Draco, io sono tuo marito. Che tu lo voglia o no devi accettarlo, come purtroppo ho dovuto fare io. E come mia moglie non ti permetto di comportarti così, di mancarmi di rispetto in questo modo. Ora rispondi, perché non me l’hai detto? – Ginny distolse lo sguardo, colpevole – E guardami mentre ti parlo.
Lei lo fissò con uno sguardo triste, spento, che colpì Draco, e aspettò un momento prima di parlare, come se stesse meditando sulla risposta: 
- Perché tu non mi ami, e io sono sola. Viviamo in quella casa enorme, così vuota e tu non ci sei mai. Io mi accontento di poco: non mi servono gioielli, vestiti, cibo raffinato se poi me li devo godere da sola, mi basterebbe un abbraccio ogni tanto, solo un abbraccio. 
Aveva cambiato completamente tono di voce, non c’era più fierezza, era diventata quasi supplicante. 
- Ti prego Draco, solo per questa volta. Abbracciami…
Si appoggiò a lui, chiudendo gli occhi, ora che iniziava a sentire il peso dell’alcool le stava venendo sonno; lui non rispose, ma le circondò le spalle con l’avambraccio iniziando ad accarezzarle la pelle con le dita, e lei si lasciò andare su di lui. 
Stava parecchio comoda, tanto che avrebbe potuto addirittura addormentarsi in quella posizione, e così fu. Le accadeva ogni volta che beveva troppo, e quella sera aveva decisamente bevuto troppo.  
Era già in dormiveglia quando parlò l’ultima volta, con la voce bassa e impastata dal sonno:
- Potremo essere una famiglia…tu, io e questo bambino. Basterebbe che tu mi amassi…almeno un po’.
Quando l’auto si fermò davanti a casa, Ginny dormiva profondamente. Con delicatezza, senza svegliarla, Draco la prese in braccio. Salì le scale e, non senza difficoltà, aprì la porta. Ad aspettarlo c’era un’elfa domestica con delle buffe orecchie a punta, molto larghe, ed un naso rotondo quasi a patata; indossava una lacera tunica verde che aveva tutta l’aria di essere stata ricavata da un vecchio asciugamano da bagno ormai inutilizzabile; i suoi occhioni blu lo guardarono ansiosi:
- Padrone, è riuscito a trovare la signorina  Ginny! Ma padrone! La padroncina sta male?
- Tranquilla Sally, sta solo dormendo, e non urlare che la svegli. Adesso vai subito ad accendere il fuoco nel salottino blu.
L’elfa annuì freneticamente e si allontanò uscendo da una porta alle sue spalle, Draco la seguì, e si trovarono in un lungo corridoio; entrarono nella seconda porta a sinistra, nella stanza  più cara a Ginny: il blu era il suo colore preferito, probabilmente perché era uno dei pochi che si accostava bene ai suoi capelli. 
Draco la posò sul divanetto più grande, e la chioma fulva si sparse per il cuscino. Sì, decisamente quel colore le stava a meraviglia.
In un secondo, grazie alla fantastica magia degli elfi, Sally accese il fuoco.
- Padrone, vuole che le vada a preparare la sua camera?
- No Sally, vattene. Per ora resto qui, se ho bisogno ti chiamo.
Una volta che l’elfa fu uscita, lui tolse piano le scarpe della ragazza. Aveva i piedi gelati. La coprì, stando attento a non lasciare fuori dal plaid nessuna estremità. Poi si allontanò e si accomodò sulla sedia a dondolo davanti a lei. 
E rimase a guardarla.  
La osservò come non aveva mai fatto prima: il suo viso era dolce, sorrideva, chissà cosa stava sognando, anche se quella serenità stonava un po’ con i segni delle lacrime che le rigavano le guance. Era stato lui a farle del male.
L’aveva odiata, quella donna, odiata con tutto il cuore per quello che gli aveva fatto, per avergli rovinato la vita, per averlo costretto a quella farsa di matrimonio, per averlo ingannato e poi incastrato. 
Ma nella sua rabbia non si era mai reso conto di quanto quella notte avesse rovinato entrambi. Anzi, probabilmente aveva nociuto più a lei. Lei, piena di vita, piena di sogni, era stata costretta a restare legata a lui. Aveva dovuto abbandonare la famiglia e tutto quello che amava, e ciò era accaduto solo per colpa di suo padre. Si rimproverò subito dopo per averlo pensato, ma in fondo era classico del suo carattere trovare sempre una scusa, dare continuamente la colpa ad altri. Alla fine della guerra si era ripromesso di cambiare, di riabilitare il nome dei Malfoy, ma in fondo era rimasto sempre e comunque se stesso. Certo, aveva dovuto farsi passare i suoi pregiudizi o il suo razzismo, ma continuava ad essere il solito egoista egocentrico. Si era proposto di non fare più male a nessuno, ed ora aveva fatto questo, a lei, così perfetta. Non poteva perdonarselo.
Nel turbinio dei suoi pensieri continuava a guardarla, se la immaginava felice, spensierata come la ricordava quando ancora andavano a scuola, con i suoi fratelli, con le sue amiche, con gli occhi sempre radiosi. 
Poi la immaginò sorridere tra le sue braccia e, cosa ancora più strana, vide che anche lui rideva, e quella ilarità era solo merito suo. Alla fine la figurò con un bambino in braccio, biondo, naturalmente. Anzi, una bambina con i capelli rossi, proprio come lei, bella come lei. Sì! Sarebbe stata sicuramente una bambina. Ginny sarebbe diventata un’ottima madre. 
E lui? Poteva essere un buon padre? Forse…dipendeva tutto da lui stesso.
Ad un certo punto gli tornò in mente un ricordo lontano. Aveva sedici anni e Pansy, la cara vecchia Pansy, lo costringeva a passare i pomeriggi estivi a guardare un telefilm babbano, una stupidata naturalmente, una di quelle soap strappalacrime e mielosamente romantiche che piacevano a lei. Però ricordò una puntata in cui una vecchia, una classica e saggia nonnina, parlava ai ragazzi protagonisti dicendo: “Capisci di amare davvero qualcuno, quando puoi passare tutta la notte seduto accanto al fuoco, a guardarlo mentre dorme”. 
Draco sbirciò verso il caminetto, poi tornò ad studiare Ginny. 
Forse era sulla buon

Premessa: Questa è la prima storia che pubblico, dopo tanto tempo mi sono decisa... in realtà questo era lo spunto per un racconto più lungo, che spiegava ciò che succede prima e dopo ma ho deciso di lasciar perdere, almeno per adesso, perchè verrebbe troppo diverso (come genere) da questo.
Nella storia Draco e Ginny si sono sposati "per sbaglio" (l'alcol fa brutti scherzi :) ), ma non hanno potuto divorziare perchè secondo Lucius il divorzio per un Malfoy è troppo disdicevole e  perciò sono costretti a convivere a malincuore, ma non è detta l'ultima parola...

Per scriverla mi hanno ispirato due canzoni: Nient'altro che noi (Max pezzali / 883) e I don't wanna miss a thing (Aerosmith)

 

ALMENO UN PO’ 

 

20 dicembre 2009
00:45

Diagon Alley. Osteria dell’Ippogrifo Impennato. L’ambiente era molto semplice: un ampio salone rettangolare con il bancone del bar che occupava tutto il lato orizzontale della stanza.
Il locale era poco illuminato, ma in compenso aleggiava nell’aria un forte odore di fumo. Una figura minuta, dall’aria dolce, era seduta al bancone, con i lunghi capelli vermigli che cadevano leggeri sulle spalle. Ginny teneva in mano un bicchiere di whisky incendiario. Si avvicinò a lei il barista, Danny, un uomo di età ormai avanzata:
- Danny, mi porti un altro di questo?
- Ma Ginny, ormai sei già ubriaca e… 
- Non mi importa! Ne voglio un altro!
Quando, però, il vecchio barista tornò da lei con il nuovo bicchiere, Ginny non era più sola: due ragazzi le erano seduti accanto, e insieme stavano ridendo fin troppo.
- Ho chiamato Luna e le ho detto che sei qui. Sta venendo a prenderti.
- Oh Danny, ma perché l’hai fatto? Io non voglio tornare a casa da lui…
- Per essere una donna sposata da meno di due mesi, ti sei stancata in fretta!
- Come se avessi mai voluto sposarlo!
Il ragazzo alla sua destra, il biondo, si ritrasse da lei, esclamando:
- Sei sposata? E con chi?
- Non lo sapevate? La signorina Ginevra è diventata la signora Malfoy.
- Malfoy?
L’altro ragazzo, a sinistra, sentendo quel nome si era alzato dalla sedia con una luce spaventata negli occhi: la casata dei Malfoy  era molto conosciuta in tutto il mondo magico inglese. L’intera famiglia aveva avuto un ruolo fondamentale nella definitiva sconfitta di Voldemort e, dopo la guerra, il nome dei Malfoy era associato alla più celebre azienda di manici di scopa in tutta Europa.
-Esatto, Malfoy; un Malfoy molto incazzato. 
Ginny si girò di scatto e così facendo perse l’equilibrio a causa di tutto l’alcool bevuto.
- Draco? Cosa ci fai qui? 
Prima che cadesse a terra Antony, il ragazzo più vicino, la prese tra le braccia sorreggendola. Immediatamente Draco si avvicinò e, staccatola da lui, lo spinse via.
- Stalle lontano, non osare toccarla.- disse in modo minaccioso.
- Draco, ti prego, smettila di fare il bambino e rispondi alla mia domanda.
- Perché sono qui mi chiedi? Bè sono qui perché due ore fa sono tornato a casa dall’ufficio e ho trovato la casa vuota e un elfo mi ha riferito che eri uscita nel pomeriggio senza dire nulla su dove eri diretta. Sono qui perché è da due ore che giro la città per cercarti insieme a Luna, e stavamo mettendo in allerta perfino gli Auror. Sono qui perché il tuo amico barista le ha telefonato dicendole che eri qui, e lei me lo ha riferito. Io ero più vicino e sono arrivato prima, lei sta arrivando. 
- Potevi anche non disturbarti, Malfoy, visto che io me la posso benissimo cavare anche senza il tuo aiuto.
- Ma se non sei neanche in grado di reggerti in piedi!
Sembrava voler continuare, ma venne interrotto da Luna che, entrando nel bar, si era gettata ad abbracciare Ginny esclamando:
- Oh mio Dio, stai bene! Ero preoccupatissima! Ci hai fatto spaventare a morte… quando Draco mi ha chiamato dicendomi che non ti trovava da nessuna parte, ho pensato al peggio. - la ragazza non interruppe la sua filippica neanche mentre era stretta al collo di Ginny, che venne quasi stritolata, e continuò:
-Ma!? Hai bevuto!! Cosa ti è saltato in mente! Non puoi bere nelle tue condizioni! Per mille sghignazzoli rossi, sei incinta!! Non hai ascoltato cosa ti ha detto il medimago alla visita… 
Ma questa volta dovette proprio fermarsi perché:
- Scusa? Cosa saresti tu? Incinta? E da quando? E soprattutto, quando pensavi di dirmelo?
– Draco sbraitava ma, nonostante le urla e il suo sguardo a metà tra l’incredulo e l’arrabbiato, Ginny lo guardava fiera, per niente spaventata dalla sua reazione o colpevole per la propria omissione.
- Bè, Malfoy non sei contento? Dovresti essere fiero di te, vai a letto una sola volta con una ragazza e già la metti incinta! Che grandezza, che potenza! 
Nonostante il pesante sarcasmo, Draco non reagì alle sue parole, ma distolse lo sguardo e restò in silenzio per un attimo, poi si girò di nuovo verso di lei:
- Non è il caso di parlare di queste cose qui in pubblico - dicendo questo fulminò i due ragazzi che assistevano a quello spettacolo - adesso andiamo a casa.
- Col cavolo! Io qui mi stavo divertendo. Vai tu sei vuoi, e non aspettarmi alzato.
Così facendo si risedette e si girò verso il bancone del bar.
- Ginny, non farmi arrabbiare ancora di più, alzati immediatamente o sarò costretto a portarti via con la forza!
- No!
Draco sbuffò e, come aveva minacciato, la prese in braccio rovesciandosela sulla spalla e così uscì dal locale, accompagnato dalle sue urla: 
- Malfoy, lasciami! Mettimi giù, brutto idiota! Ginny continuò a battere, inutilmente, i pugni sulla schiena del ragazzo, nella speranza di liberarsi, ma lui la fece scendere soltanto una volta arrivati in prossimità di una macchina, che li attendeva parcheggiata sul bordo del marciapiede.
- Malfoy, grazie di avermi “salvata” – disse in tono ironico – ora me la posso cavare anche da sola, ci vediamo a casa.
- Dove credi di andare? Sali in macchina.
- Non ci salgo in macchina con te, neanche morta, posso sempre smaterializzarmi.
- Ma non farmi ridere, smaterializzarti, tu? Riesci a stento a camminare! Se ti lascio fare è probabile che ti troveresti dall’altra parte del mondo.
- Si forse hai ragione. Ma lo faccio solo perché sono stanca, non certo perché me lo ordini tu.
Senza degnarlo di uno sguardo salì sul sedile posteriore, lui la seguì, diede l’indirizzo alla macchina, che naturalmente era stregata. Poi la guardò, ora i suoi occhi erano duri, freddi, a Ginny venne paura e un brivido le scese lungo la schiena.
- Bene. Prima di tutto non chiamarmi Malfoy. Io sono Draco, io sono tuo marito. Che tu lo voglia o no devi accettarlo, come purtroppo ho dovuto fare io. E come mia moglie non ti permetto di comportarti così, di mancarmi di rispetto in questo modo. Ora rispondi, perché non me l’hai detto?
Ginny distolse lo sguardo, colpevole
– E guardami mentre ti parlo.
La rabbia e il desiderio di ribellione dati dall'alcol le erano ormai passati; lo fissò con uno sguardo triste, spento, che colpì Draco, e aspettò un momento prima di parlare, come se stesse meditando sulla risposta: 
- Non te l'ho detto perché tu non mi ami, e io sono sola. Viviamo in quella casa enorme, così vuota e tu non ci sei mai. Io mi accontento di poco: non mi servono gioielli, vestiti, cibi raffinati se poi me li devo godere da sola, mi basterebbe un abbraccio ogni tanto, solo un abbraccio. 
Aveva cambiato completamente tono di voce, non c’era più fierezza, era diventata quasi supplicante. 
- Ti prego Draco, solo per questa volta. Abbracciami…
Si appoggiò a lui, chiudendo gli occhi, ora che iniziava a sentire il peso dell’alcool le stava venendo sonno; lui non rispose, ma le circondò le spalle con l’avambraccio iniziando ad accarezzarle la pelle con le dita, e lei si lasciò andare su di lui. Stava parecchio comoda, tanto che avrebbe potuto addirittura addormentarsi in quella posizione, e così fu. Le accadeva ogni volta che beveva troppo, e quella sera aveva decisamente bevuto troppo.  Era già in dormiveglia quando parlò l’ultima volta, con la voce bassa e impastata dal sonno:
- Potremo essere una famiglia…tu, io e questo bambino. Basterebbe che tu mi amassi…almeno un po’.

Quando l’auto si fermò davanti a casa, Ginny dormiva profondamente. Con delicatezza, senza svegliarla, Draco la prese in braccio. Salì le scale e, non senza difficoltà, aprì la porta. Ad aspettarlo c’era un’elfa domestica con delle buffe orecchie a punta, molto larghe, ed un naso rotondo quasi a patata; indossava una lacera tunica verde che aveva tutta l’aria di essere stata ricavata da un vecchio asciugamano da bagno ormai inutilizzabile; i suoi occhioni blu lo guardarono ansiosi:
- Padrone, è riuscito a trovare la signorina  Ginny! Ma padrone! La padroncina sta male?
- Tranquilla Sally, sta solo dormendo, e non urlare che la svegli. Adesso vai subito ad accendere il fuoco nel salottino blu.
L’elfa annuì freneticamente e si allontanò uscendo da una porta alle sue spalle, Draco la seguì, e si trovarono in un lungo corridoio; entrarono nella seconda porta a sinistra, nella stanza  più cara a Ginny: il blu era il suo colore preferito, probabilmente perché era uno dei pochi che si accostava bene ai suoi capelli. Draco la posò sul divanetto più grande, e la chioma fulva si sparse per il cuscino. Sì, decisamente quel colore le stava a meraviglia. In un secondo, grazie alla fantastica magia degli elfi, Sally accese il fuoco.
- Padrone, vuole che le vada a preparare la sua camera?
- No Sally, vattene. Per ora resto qui, se ho bisogno ti chiamo.
Una volta che l’elfa fu uscita, lui tolse piano le scarpe della ragazza. Aveva i piedi gelati. La coprì, stando attento a non lasciare fuori dal plaid nessuna estremità. Poi si allontanò e si accomodò sulla sedia a dondolo davanti a lei. E rimase a guardarla.  La osservò come non aveva mai fatto prima: il suo viso era dolce, sorrideva, chissà cosa stava sognando, anche se quella serenità stonava un po’ con i segni delle lacrime che le rigavano le guance. Era stato lui a farle del male. L’aveva odiata, quella donna, odiata con tutto il cuore per quello che gli aveva fatto, per avergli rovinato la vita, per averlo costretto a quella farsa di matrimonio, per averlo ingannato e poi incastrato. Ma nella sua rabbia non si era mai reso conto di quanto quella notte avesse rovinato entrambi. Anzi, probabilmente aveva nociuto più a lei. Lei, piena di vita, piena di sogni, era stata costretta a restare legata a lui. Aveva dovuto abbandonare la famiglia e tutto quello che amava, e ciò era accaduto solo per colpa di suo padre. Si rimproverò subito di questo pensiero, ma in fondo era classico del suo carattere trovare sempre una scusa, dare continuamente la colpa ad altri. Alla fine della guerra si era ripromesso di cambiare, di riabilitare il nome dei Malfoy, ma in fondo era rimasto sempre e comunque se stesso. Certo, aveva dovuto farsi passare i suoi pregiudizi o il suo razzismo, ma continuava ad essere il solito egoista egocentrico. Si era proposto di non fare più male a nessuno, ed ora aveva fatto questo a lei, così perfetta. Non poteva perdonarselo.
Nel turbinio dei suoi pensieri continuava a guardarla, se la immaginava felice, spensierata come la ricordava quando ancora andavano a scuola, con i suoi fratelli, con le sue amiche, con gli occhi sempre radiosi. Poi la immaginò sorridere tra le sue braccia e, cosa ancora più strana, vide che anche lui rideva, e quella ilarità era solo merito suo. Alla fine la figurò con un bambino in braccio, biondo, naturalmente. Anzi, una bambina con i capelli rossi, proprio come lei, bella come lei. Sì! Sarebbe stata sicuramente una bambina. Ginny sarebbe diventata un’ottima madre. E lui? Poteva essere un buon padre? Forse…dipendeva tutto da lui stesso.
Ad un certo punto gli tornò in mente un ricordo lontano: aveva sedici anni e Pansy, la cara vecchia Pansy, lo costringeva a passare i pomeriggi estivi a guardare un telefilm* babbano, una stupidata naturalmente, una di quelle soap strappalacrime e mielosamente romantiche che piacevano a lei. Però ricordò una puntata in cui una vecchia, una classica e saggia nonnina, parlava ai ragazzi protagonisti dicendo: “Capisci di amare davvero qualcuno, quando puoi passare tutta la notte seduto accanto al fuoco, a guardarlo mentre dorme”
Draco sbirciò verso il caminetto, poi tornò ad studiare Ginny. 
Forse era sulla buona strada.

 


*il telefilm è Dawson's Creek, e la puntata è "Torna a casa, Jack" (la cara e vecchia nonnina è la nonna di Jen)

Spero che vi sia piaciuta, se sì lasciatemi una recensione, vi prego. Così almeno so se abbandonare per sempre la scrittura :):), fatelo anche per le critiche, tutto è utile... Grazie!

  
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