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Autore: DazedAndConfused    13/03/2010    6 recensioni
"Era nato come un gioco, quasi a volerla accontentare dopo pochi giorni dalla partenza del giovane attore: lei sentiva la sua mancanza e sì, anche una certa voglia, come l’aveva chiamata lei, e lui non aveva esitato ad assecondare questo suo desiderio."
Genere: Song-fic, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Candice White Andrew (Candy)
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inevitαbile Folliα~

 

“È inevitabile oramai,
come uno sbaglio di corsia,
questo groviglio fra di noi;
questa tua bocca sulla mia,
e le tue mani su di me,
sulle mie mani su di te:
molto probabile che sia

inevitαbile folliα.”

 

Il profumo della sua pelle: profumo di innocenza.

Profumo di purezza.

Profumo di bontà.

E’ questo il bello di lei: può aver commesso anche il crimine più spregevole, ma la sua aria da bimba è l’esatto emblema della sincerità e della ingenuità.

Già, l’aria da bimba: come non resisterle?

La guarda, mentre dorme: una nuvola di capelli del color del Sole è sparsa ordinatamente sul cuscino, la mano affusolata sotto la guancia in quella posizione sembra quasi paffutella.

Sorride.

Una bimba gioiosa, ecco quello che è.

Gli mancano però i suoi grandi specchi verdi; è quasi tentato di svegliarla solo per vederla stropicciarsi stanca gli occhi e fissarlo con quelle meraviglie della Natura.

Il respiro è regolare, e il petto ondeggia lentamente, scandendo un tempo che sta passando troppo lentamente.

E quelle labbra dischiuse… Dio, la tentazione di braccarle è fin troppa!

Son già sette-otto orette buone che non le assaggia più, e il desiderio è incontenibile.

 

Dio, quanto lo fa impazzire!

Quella ragazza dev’essere in possesso di qualche strano sortilegio, indubbiamente!: altrimenti, come spiegarsi il fatto che l’abbia stregato così tanto, legato a sé così stretto?

Le accarezza la schiena nuda, disegnando curve morbide e sinuose con le dita sulla pelle liscia e vellutata.

E la voglia straripa, scoppia, esplode: poggia la sua bocca su quella di lei, tentando di assaporare al meglio quelle labbra di miele e fragole.

 

Specchi.

Specchi verdi.

Socchiusi, e stropicciati, e finalmente aperti.

 

«Ehi… Buondì…» mormora lei, la bocca impastata.

 

Sorriso spontaneo: impossibile negarglielo.

«Ma buongiorno a te, principessa…» la saluta, per poi baciarla appassionatamente.

«Ehi ehi ehi! Cos è tutto questo entusiasmo?» ridacchia lei, tirandosi su sui gomiti e sistemandosi il cuscino dietro alla schiena.

«Niente, ero solamente felice di rivederti… Sai, da addormentata sei un incanto, ma da sveglia sei tutt’altra cosa!» ribatte lui, giocando maliziosamente con un boccolo biondo.

«Adulatoreee!» replica lei, continuando a ridacchiare.

 

Silenzio.

«Candy, senti…» inizia lui, facendo girare lei.

Occhi bassi, fatica a riordinare la miriade di pensieri che sbatte furiosa sulle pareti del suo cervello.

Poi prende una decisione: deve dirglielo.

Deve, non ce la fa più a tenersi tutto dentro!

Si schiarisce la voce e continua: «Ecco… Io… Io mi chiedevo se non sarebbe ora di ufficializzare tutto questo… Voglio dire, a me il concetto di famiglia non dispiace affatto, e sarei veramente felice di costruire qualcosa con te… Per cui, io pensavo di…»

Quasi avesse capito dove vuole arrivare, la ragazza lo interrompe di botto:

«Ehm, che giorno siamo oggi?»

«Sabato… Stavo dicendo che…»

«Sabato? Mmmh… Numero?»

«27… Ecco, mi hai interrotto di nuovo e ho perso il filo del discorso… Dov’ero rimasto? Ah sì! Volevo dirti che ho intenzione di…» le risponde lui, con aria piuttosto seccata.

«Ven… Ventisette?» mormora lei, incredula, per poi iniziare a battere le mani entusiasta e urlare:

«Sììì, finalmente! Finalmente è arrivato il gran giorno, non ne potevo più!»

«Che gran giorno, scusa?» fa lui, perplesso.

«Oggi Terence torna dalla tournée teatrale, evviva!»

 

Terence.

Quel nome.

Quello sgradevole, altezzoso, superbo nome.

Quanto lo odiava!

Nel sentirlo, il sangue gli ribolle furioso nelle vene.

 

Maledetto. Sia maledetto il giorno in cui Candy l’ha conosciuto!

 

«Non vedo l’ora di riabbracciarlo: sei mesi sono troppi, per chiunque.» sospira lei, per poi intimargli, con voce fredda e asciutta: «Alzati e rivestiti, e in fretta.»

 

Una stretta al cuore.

Dolore, lancinante e spinoso dolore.

 

Ecco che diavolo è per lei: il passatempo, il giochino per far trascorrere più in fretta i mesi trascorsi distante da lui.

Lui, che ha le chiavi del suo cuore. Lui, che antepone il lavoro a lei. Lui, capace solo di farla soffrire per la lontananza e che ora torna, seppure con ritardo astronomico, e che otterrà tutto da lei, come al solito.

 

E improvvisamente lo stomaco si contorce in uno spasmo, al solo pensiero di dover dividere quella creatura angelica con un essere così rivoltante come il giovane duca Granchester.

Ubbidisce, e s’infila i pantaloni quasi in un gesto meccanico, senza pensare: figurarsi se lei avrebbe lasciato quell’individuo per un poveraccio come lui.

 

La differenza era notevole: se da una parte il rapporto con Terence era autentico affetto, amore, qualcosa di strettamente legato ai vincoli del cuore, dall’altra il rapporto con lui era puramente superficiale, fisico, passionale: sesso e basta, per farla breve.

Era nato come un gioco, quasi a volerla accontentare dopo pochi giorni dalla partenza del giovane attore: lei sentiva la sua mancanza e sì, anche una certa voglia, come l’aveva chiamata lei, e lui non aveva esitato ad assecondare questo suo desiderio.

Aveva però dimenticato un particolare fondamentale, se non il più importante di tutti: se per lei tutto quello costituiva un semplice capriccio, al contrario per lui era qualcosa di più: lui l’amava.

E da sempre.

O almeno, da quando l’aveva vista per la prima volta, a dieci anni.

 

Ma è bastata quella frase, pronunciata con una freddezza degna di una Regina dei Ghiacci, a fargli aprire gli occhi: raccoglie le ultime cose e se ne va, senza nemmeno voltarsi, dato che lei non lo bada nemmeno, persa com’è a pensare al ritorno del suo principe azzurro.

 

La pacchia è finita, bello mio: da oggi si ritorna alla solita routine di tutti i giorni.

 

D’altronde, è dura essere Archibald Cornwell.

 

E vieni a casa mia, quando vuoi, nelle notti più che mai,
dormi qui, te ne vai, sono sempre fatti tuoi;
tanto sai che quassù, male che ti vada avrai
tutto(1) me, se ti andrà, per una notte.

 

 

(1)Cambiamento necessario :D

Oddio, cos ho scritto! O.O

Perfino io sono rimasta sconvolta dal risultato finale di ciò che le mie dita hanno prodotto :D

Diciamo che è una delle tante illuminazioni che mi sono venute durante l’ora di filosofia: se Socrate mi ha conciliato il sonnellino, Platone invece ha dato una spinta notevole alla mia creatività ;D

La canzone iniziale è “Inevitabile Follia” di Raf, mentre i versi finali sono tratti da “Minuetto” di Mia Martini: due canzoni che ritengo rispecchino perfettamente ciò che voglio far trapelare dalla mia storia…

Il cambiamento nell’ultima frase era necessario, non me ne voglia male Franco Califano :D

 

Attendo vostre recensioni e commenti ^^

Grazie mille,

Baci

 

   
 
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