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Autore: PerseoeAndromeda    14/03/2010    0 recensioni
Un regalino di compleanno per il mio amore Aphrodite... una piccola storiellina leggera, ma fatta col cuore^^ Tanti auguri Aphro', anche se con qualche giorno di ritardo^^
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cancer DeathMask, Pisces Aphrodite, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-DIETRO LA PORTA CHIUSA-

 

-DIETRO LA PORTA CHIUSA-

 

 

-Ma che cos’ha Aphrodite?

-Lo sapete come è fatto. Ha i suoi periodi, dobbiamo solo aspettare che gli passi.

-Si comporta come se noi non esistessimo, siamo i suoi amici, non credo sia giusto!

-Milo… prova a metterti nei panni di chi ti deve sopportare costantemente. Anche se ti si vuole bene, una pausa di riflessione dalla tua invadenza è più che comprensibile.

Le prime parole del giovane dai capelli rossi si erano rivelate talmente taglienti che il compagno biondo reagì come se gli fosse piovuto un macigno sul capo e ammutolì fissandolo, con gli occhi da cucciolo bastonato, rimanendo per la prima volta senza saper cosa dire.

Il terzo componente del gruppo, colui che aveva risposto alla prima domanda del biondo, si lasciò sfuggire un grugnito che, in realtà, non era altro che un tentativo di dar forma ad una leggera, gutturale risatina.

Insieme a loro vi erano altre due persone, ed il quintetto passeggiava ai piedi del colle sacro, in quel momento di prima serata in cui ogni presenza umana si era ormai ritirata per apprestarsi alla cena e solo qualche uccello ed alcuni gatti in amore vagavano rivolgendo sguardi furtivi e veloci al gruppo di santi diretti al vicino villaggio di Rodario per una cena in compagnia.

L’ultimo della fila, i capelli lunghi e folti, di un biondo più scuro rispetto a quello di Milo, si fermò schiarendosi la voce per attirare l’attenzione, così che anche gli altri arrestarono il proprio cammino per voltarsi verso di lui:

-Sarà vero quello che dici Death Mask, ma addirittura non accettare una serata in nostra compagnia… in fin dei conti non siamo persone qualunque, non meritiamo di essere vittime della sua misantropia. Posso capire il desiderio di solitudine, il non voler vedere gente… ma noi non siamo ‘la gente’, siamo…

-Kanon, ma cosa ti vai inventando?- lo interruppe l’interpellato -Come se Aphro’ ti avesse mai considerato l’amico del cuore! Caso mai ti sopporta, perché fai parte del gruppo in cui ci troviamo io, Shura e Milo!

-E’ vero… Aphro’ mi ama…- piagnucolò la voce di Milo facendo voltare tutti verso di lui -A differenza di qualcun altro.

Accompagnò la frase con un’occhiata imbronciata al compagno dai lunghissimi capelli fulvi, lisci e sottili come filigrane lucenti.

-Potresti risparmiare a tutti i tuoi patetismi?- lo apostrofò questi, distogliendo il proprio sguardo scocciato.

-Camus…- cantilenò ancora Milo, avvicinandosi di qualche passo al suo aguzzino, con l’evidente desiderio di strusciarsi contro di lui come un gattino in cerca di coccole ma, prevedendo quale sarebbe stata la reazione, si trattenne e preferì continuare a tentare di blandirlo con la voce languida che il maestoso guerriero di Scorpio nascondeva sotto l’atteggiamento, spesso apparentemente aggressivo, che si mostrava alle percezioni di chi non lo conosceva bene.

-Poveri sacri guerrieri- borbottò la voce di colui che non aveva ancora parlato, un uomo dall’aspetto composto, lo sguardo serioso sotto i capelli corti e scuri e un portamento marziale -Dove sarà mai andata a finire la vostra dignità?

-Parli così solo perché sei invidioso, Shura- si alterò Milo -Perché il tuo ragazzo non ha voluto unirsi a noi!

-Non è che non ha voluto, si dà il caso che questa sera Aiolia avesse dei compiti da svolgere affidatigli dal grande sacerdote e, fortunatamente, il mio ragazzo è un santo con tutti gli attributi al posto giusto, il suo dovere viene prima di tutto!

Gli rispose la risata sguaiata di Death Mask e Kanon.

-Nessuno come te Shura è capace di infilare volgarità nelle proprie frasi esprimendole in maniera elegante!

-La volgarità è nelle orecchie di chi ascolta, Angelo- ribatté l’altro, rivolgendosi a Death Mask con il nome di nascita anziché con l’appellativo che egli si era attribuito da quando aveva ottenuto l’investitura a saint.

-Dai, muoviamoci- li richiamò all’ordine Camus, portandosi davanti a tutti e riprendendo il cammino -Non è educato presentarsi a cena in un locale quando l’ora di cena è prossima a passare!

Nessuno osò ribattere a quello che aveva tutta l’aria di essere un ordine perentorio ed il quintetto si avviò, chi in silenzio, chi continuando a lanciarsi canzonature reciproche.

 

 

***

 

-Posso entrare? Aphro’, ci sei?

Nessuna risposta giunse alle orecchie di Death Mask, il suo complicato compagno era talmente apatico in quei giorni che non si degnava neanche di attivare il cosmo per accogliere o mettere in guardia i visitatori.

-Praticamente potrebbero invadere il Grande Tempio nella tua completa indifferenza!- borbottò il santo del Cancro, non perché effettivamente gli importasse il modo in cui l’amico svolgesse il proprio dovere, ma perché il suo umore lo irritava. Lo comprendeva in parte, anche lui era lunatico, ma lo faceva arrabbiare profondamente il fatto che il suo ragazzo tenesse a distanza persino lui.

Avanzò tra mura e colonne fino a raggiungere la zona privata del Dodicesimo Tempio, dove era situata la camera del suo abitante.

-Guarda che io sono entrato, eh?

Ancora niente. Eppure il mattino era giunto da un pezzo, ad Aphrodite piaceva dormire, ma il fatto che si attardasse a letto fino all’ora di pranzo era indice non di un momento semplicemente brutto… bensì di un pessimo momento, sotto tutti i punti di vista, un momento che non prevedeva alcuno sprazzo di gioia di vivere.

Oltrepassò la soglia della stanza. Non era a letto.

Il santo dei Pesci se ne stava seduto, una gamba aristocraticamente accavallata sull’altra, su una poltroncina accanto alla finestra, a guardare fuori, il gomito poggiato sul davanzale ed il mento sulla mano, con un’espressione di marmo. Death Mask poteva scorgere a malapena il profilo ed uno dei bellissimi occhi azzurri che, tuttavia, in quel momento erano tutt’altro che invitanti: la loro nebbia malsana avrebbe tenuto a distanza Hades in persona.

-Credevo dormissi. Non mi hai sentito?

Passò qualche istante di silenzio e davvero il santo di Cancer credette che il suo uomo si fosse mutato in una statua o si stesse ostinatamente imponendo di ignorarlo. Invece, da quella figura immobile si levò un suono e solo le labbra diedero segno di vita:

-Sì che ti ho sentito.

-Oh, grazie della considerazione allora, non merito neanche un cenno di accoglienza?

-Tu mi hai considerato molto, vero?

Death Mask corrugò la fronte e gli occhi arcigni si ridussero a due fessure: questo non se l’era aspettato, doveva ammetterlo.

-Secondo te sarei venuto qui solo per farmi una passeggiata ristoratrice? Certo, avrei sperato di incontrare una persona con cui scambiare due chiacchiere in maniera un po’ più attiva.

-Se è quello di cui hai bisogno, ci sono gli abitanti delle case inferiori ben disposti a concederti il loro tempo.

-Se sono qui è perché è con te che mi voglio intrattenere, non pensi?

Una scrollata di spalle appena percettibile fu l’unica reazione che ottenne in risposta a quella domanda.

Death Mask cominciava a spazientirsi:

-Si può sapere che diavolo hai? Sei lunatico, va bene, lo sono anche io, abbiamo tutti i nostri momenti e li ho sempre rispettati… perché non mi hai mai escluso da questi momenti! Non hai mai chiuso le porte persino a me, che c’è, ti ho stancato?!

-Forse… sei tu che ti sei stancato di me…

La precedente passività della voce fu velata da una sfumatura di tristezza, mentre lo sguardo continuava a vagare testardamente fuori dalla finestra, ad osservare probabilmente il niente.

-Oh adesso smettila, lo sai che queste cazzate da ragazzine servono solo ad incattivirmi!

Intanto si avvicinò ad Aphrodite, lo prese per un braccio intenzionato ad ottenere una conversazione sensata; la reazione non si fece attendere e fu degna di un gatto selvatico. La mano bianca del santo di Pisces scattò, lo colpì alla guancia e le unghie taglienti come artigli tracciarono quattro solchi netti nella carne di Death Mask.

La vittima della spropositata aggressione, senza mostrare segno di aver accusato il colpo, ignorando le gocce di sangue che gli solleticavano il volto, rimase immobile, glaciale, il pugno ancora stretto sull’avambraccio del compagno, il cui atto non lo aveva convinto ad indietreggiare.

-Dannato bastardo isterico- sibilò tra i denti.

-Mollami immediatamente se non vuoi che ti sfregi l’altra guancia- gli rispose un altro sibilo.

-Dovrai prima rimettere insieme i pezzi in cui ti ridurrò io, figlio di puttana!- gridò Death Mask gettandosi su di lui e, trascinandolo per entrambe le braccia, lo condusse fino al letto sfatto e lo gettò malamente sul materasso, per poi seppellirlo sotto il proprio peso. Aphrodite si dibatté, ringhiando come una tigre in trappola, tentando ancora di scalciare e colpire; ma il più robusto compagno gli sollevò le braccia ai lati del viso e gliele immobilizzò, tenendogli al contempo le gambe sotto le proprie, impedendogli pressoché ogni movimento.

-Adesso ti calmerai e mi dirai cosa accidenti ti frulla in quella testa assurda!

-Non fingere di interessarti a me Angelo, non puoi tornare solo quando ti fa comodo, non sono una bambola a tua disposizione! E se speri di piegarmi costringendomi adesso a fare sesso con te non ti darò soddisfazione alcuna!

-Cazzo Aphro’, stai farneticando, rasenti il delirio! Non ti aspettare che tenti di consolarti con frasette melense, non otterrai questo da me! E non ho neanche intenzione di violentarti se è per questo, ho una dignità pure io!

Poi si bloccò, colpito da quel che vide negli occhi del santo di Pisces, per quanto questi tentasse di distoglierli: un luccichio si accese, seguito da due lacrime che, dapprima incerte, presero a scendere lungo le guance dal colorito bianco, quasi diafano.

-Questo no- gemette Cancer -Odio questi momenti.

-Puoi pure andartene, sai? Non sarebbe la prima volta!

-Aphrodite… per favore- sospirò Death Mask raccogliendo tutta la propria pazienza, rassegnato ad un ruolo che non gli si addiceva per nulla ma che, spesso, aveva assunto nei confronti dell’unica persona in grado di smuovere le parti più morbide, se era possibile trovarne, del suo animo arido -Siamo persone adulte, siamo due bastardi di prima categoria, vogliamo spiegarci tra noi senza piagnistei, come abbiamo sempre fatto, da persone… civili?

Sull’ultima parola esitò un po’, perché quell’aggettivo riferito a due ex-traditori che spesso nutrivano dubbi sulla propria effettiva redenzione, che in passato avevano perpetrato atti non propriamente degni di persone sensibili, suonava un po’ stonato.

-Sei palesemente arrabbiato con me- proseguì Death Mask -E siccome amo le cose chiare e dette in faccia, almeno il motivo gradirei saperlo!

Aphrodite non si agitava più, sembrava abbandonato nella stretta del compagno e il capo era reclinato da un lato, come per sfuggire allo sguardo indagatore dell’altro; le labbra si schiusero e Death Mask intuì che aveva pronunciato qualche parola, ma a voce troppo bassa ed incerta per poter essere udita.

-Come hai detto?- lo interrogò con fermezza.

Il viso del santo di Pisces scattò, gli occhi luccicanti di rabbia e lacrime affondarono selvaggi in quelli dell’amico, la voce, questa volta, uscì decisa, anche se con un’incrinatura lievemente isterica:

-Avresti potuto restare con me ieri sera!

Per la prima volta Death Mask non poté mascherare il proprio stupore; allentò la stretta sui polsi di Aphrodite e si sollevò un poco, le labbra aperte incapaci di formulare un suono, gli occhi sgranati al massimo della loro grandezza. In qualche modo cominciava a vederci chiaro.

-Ti abbiamo chiesto se volevi venire, mi hai detto che avevi bisogno di stare da solo…

Aphrodite si mise seduto con una tale foga che Death Mask si trovò sbalzato indietro e a stento mantenne l’equilibrio e non cadde giù dal letto:

-E tu non hai pensato neanche lontanamente di essere escluso da questo mio desiderio, non è vero? Non hai pensato neanche lontanamente che in un momento di sconforto, mi sarebbe piaciuto averti al mio fianco!

-Aphrodite, cazzo, non me l’hai chiesto! Sembravi quasi offeso da…

-Dal fatto che non ci avessi pensato tu!

Seguirono parecchi istanti di silenzio, nel corso dei quali i due si fissarono come se si stessero sfidando, come se volessero affondarsi reciprocamente i propri sguardi nel cuore. Fu il santo di Pisces il primo a cedere e ad abbassare il volto, tormentandosi le mani in grembo:

-A volte vorrei che i miei desideri venissero intuiti… almeno da te…

-Proietti su di me un ideale che non posso rappresentare in alcun modo- borbottò Death Mask, ma con calma. Nella sua voce ogni traccia di rabbia era scomparsa.

-Sei un maledetto lunatico, Aphro’…- Intanto allungò una mano, fino a posarla sulla nuca del compagno, scompigliando le ciocche dorate e morbide come una nuvola evanescente. -E io ammetto che sono ottuso e non capisco niente… mi vuoi un po’ di bene lo stesso?

Il viso di Pisces si rialzò, le labbra si piegarono; il primo accenno di sorriso da giorni… buon segno… significava che forse stava guarendo dalla crisi depressiva… fino alla prossima ricaduta quanto meno.

-Siccome sei tanto pentito ti concedo di violentarmi.

Death Mask trasecolò, una seconda espressione di stupore si dipinse sul suo volto, ma si riprese quasi subito, si lasciò andare ad una risatina e scosse il capo con fare indulgente:

-Tu sei proprio fuori di testa.

-Ci sarà un motivo se mi piaci così tanto… e se io ti piaccio altrettanto…

Aphrodite aveva allungato il capo verso quello di Death Mask, con atteggiamento malizioso, mentre strofinava languidamente il proprio corpo contro quello del compagno. Dopo pochi istanti i due uomini si unirono in un bacio che nulla aveva di casto, si avvinsero l’uno all’altro restando in ginocchio, le gambe di Pisces a cavalcioni di quelle di Cancer, mentre le sue mani si infiltravano tra gli abiti leggeri del massiccio amante.

Nonostante fosse occupato in faccende decisamente interessanti per lui e che distoglievano l’attenzione da ogni altra cosa, Death Mask cercava di dire qualcosa tra una leccata e l’altra alla pelle del compagno:

-Milo… soprattutto… ci è rimasto molto male… sai? Non pensi che dovresti…

-Più tardi gli chiederò scusa- ansimò Aphrodite senza interrompere baci, carezze, sfregamenti vogliosi -Chiederò scusa a tutti, ma ora…

Un cosmo intenso si interpose tra loro, facendoli sussultare entrambi; seguì una voce decisamente troppo vicina:

-Chiedo il permesso di entrare!

-Parli del diavolo- esclamò Cancer, facendo seguire la frase da una violenta imprecazione.

-E che diavolo, maledizione a lui!- gli fece eco Aphrodite, staccandosi dall’amante ma senza preoccuparsi di rimettersi in ordine gli abiti sgualciti. Di sicuro non provava imbarazzo davanti ai compagni guerrieri, tanto meno con quel compagno. Non raramente si era lasciato andare a giochetti decisamente interessanti con il santo di Scorpio, soprattutto negli anni della loro primissima adolescenza.

Un attimo dopo, Milo fece il proprio ingresso nella stanza, accolto da un disappunto corale:

-Sei un dannato rompiscatole, Scorpio!

Il santo dell’Ottava casa li scrutò, perplesso, poi assunse l’espressione maliziosa di chi aveva perfettamente compreso la situazione. Quindi, evidentemente fingendosi offeso, diede loro la schiena e accennò ad andarsene:

-Se non sono gradito, il regalo me lo tengo io!

-Regalo?- ancora due voci all’unisono.

Milo si voltò, fissando intensamente Death Mask:

-Te ne sei dimenticato?!

-Cazzo, che giorno è?!- urlò Cancer, nel tono terrorizzato di chi stava correndo il pericolo più grande della sua vita.

-Ah, già- mormorò Aphrodite quasi cadendo dalle nuvole –E’ il 10 marzo… oggi è il mio compleanno.

Death Mask si grattava freneticamente la testa, in evidente imbarazzo; Aphrodite lo scrutò in tralice, quindi gli sorrise e si appoggiò a lui.

Intanto Milo prese qualcosa che aveva lasciato fuori dalla porta; si trattava di un grande involto di stoffa, che srotolò davanti agli sguardi esterrefatti degli altri due:

-Questo è da parte mia e di Camus; ci abbiamo messo un sacco per trovarla, ma ne è valsa la pena. Non è bella?

Si trattava di una accogliente e calda coperta tutta ricamata con motivi floreali, rose per la precisione e gli occhi di Aphrodite non poterono fare a meno di brillare. Con un balzo si staccò dal fianco di Death Mask e gettò le braccia al collo di Milo, stampandogli un bacio, non del tutto innocente, sulle labbra:

-Sono davvero un pessimo amico e voi siete dei tesori! Non vi merito! Potrai mai perdonarmi per come mi sono comportato?

Il tono di Pisces era talmente strascicato da ricordare quello di Milo nei momenti in cui cercava di intenerire il cuore di Camus.

-Se mi prometti di non tagliarci più fuori, neanche quando sei triste, ti perdono di sicuro.

-Spero di riuscirci- brontolò Aphrodite imbronciato.

-Aphro… io…

Alle loro spalle si insinuò il richiamo incerto di Death Mask; Cancer era del tutto incapace di scusarsi od ammettere che si sentiva in colpa e Aphrodite, che lo conosceva fin troppo bene, si avvicinò nuovamente a lui, gli posò una mano su una spalla e, con il dito indice dell’altra, gli accarezzò le labbra, assumendo un’espressione che, per quanto sorridente, non era esente da minaccia:

-Non preoccuparti, mon amour, ti farai perdonare donandoti a me per un giorno intero. Il tuo regalo per me sarà la tua presenza in questa casa fino a domani mattina… e farai tutto quello che ti dirò io…

Il santo di Cancer si ritrasse mugugnando qualcosa, facendo qualche passo verso Milo:

-Scorpio… oggi avevamo un impegno, vero? Il grande sacerdote ci aveva chiesto…

-Niente che non si possa fare domani, Cancer o che non possiamo fare io e Camus da soli- ridacchiò Milo. -A questo punto credo che voi due abbiate molto da fare, divertitevi.

Con tono cantilenante e un cenno di saluto colmo di malizia, sgusciò oltre la soglia, lasciando Death Mask a richiamarlo inutilmente mentre un impietoso Aphrodite chiudeva la porta della camera lasciando fuori il resto del mondo.

 

 

   
 
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