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Autore: SweetKaaos    14/03/2010    2 recensioni
Per me è impossibile non notare l’assenza del violino, nel nostro salotto... l'assenza del violino distrugge la bellezza della sera ed uccide la mia serenità, invogliandomi a ricadere nel deleterio vizio che siete quasi riuscito a farmi abbandonare.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Violino'
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Questa storia è nata improvvisamente, durante il tragitto in treno da Pisa a Massa. Devo ringraziare Narcissa 63 per il betaggio e le spiegazioni che mi ha dato. Essendo la prima fanfiction che scrivo per un fandom diverso da quello di Harry Potter, ho molte lacune e disattenzioni da correggere. Lei è stata così gentile da leggere i miei orrori ed aiutarmi per poter finalmente dedicare questa shot a samek.

E' grazie a lei che sono finita in questo sito ed ho iniziato a leggere storie di Merlin e Sherlock Holmes. La prima deve per forza essere una dedica tutta per lei, ed anche un enorme ringraziamento ^_*

Bene, ho parlato anche troppo. Buona lettura!


p.s. Ho sistemato la fiction cambiandola come mi è stato fatto notare: non era più in uso dare del "voi" ma il "lei", e quindi prima non andava bene ^^





* * *

Per me è impossibile non notare l’assenza del violino, nel nostro salotto. Qualche giorno fa, è venuto da me ed ha annunciato, con il suo solito, amichevole modo di fare:
“Mio caro Holmes, non può ostinarsi a suonare con una corda rotta. Per di più il suo archetto è logoro ed a stento i crini vi rimangono adesi” poi, togliendomelo gentilmente dalle mani, ha continuato:
“Dovrà farne a meno per un po'. Lo porto via con me”
All’improvviso ho avvertito una sensazione spiacevole, come di una mano gelida che crudelmente mi stringesse la gola, proprio nel momento in cui le mie dita stavano perdendo, loro malgrado, la presa sullo strumento…
Distolgo lo sguardo dal tavolo per sfuggire a questo tormentoso ricordo, e mi ritrovo ancora qui, solo, mentre l'assenza del violino distrugge la bellezza della sera ed uccide la mia serenità, invogliandomi a ricadere nel deleterio vizio che è quasi riuscito a farmi abbandonare. Adesso, invece, il lucido astuccio di marocchino sta di nuovo acquistando una forte attrattiva, per il mio spirito provato

Perdonatemi, mio premuroso Watson, ma a tal riguardo dovrò darle un altro dispiacere. Domani me ne rammaricherò, ne sono certo, ma ora come ora non credo di riuscire a trattenermi. Non mi resta che trovare il nuovo nascondiglio sicuro, in cui il suo affetto per me l'ha portato a celare il tanto deprecato oggetto. I suoi premurosi tentativi di tenermi lontano dal mio vizio mi strappano un sorriso, così come l’ennesimo messaggio attaccato sulla scatoletta che ho appena scovato.

“Non lo faccia”

Custodirò nel cofanetto di legno anche questo minuscolo biglietto. Mi scuso nuovamente, mio fedele Watson, ma le disubbidirò ancora. E' uscito senza dirmi dove andava e spero che non si decida a rincasare proprio ora, mentre preparo la siringa ed arrotolo la manica della camicia. Tuttavia un rumore di passi per le scale attira la mia attenzione, subito dopo la porta del salotto si spalanca e, sussultando, la vedo in piedi sulla soglia, con la sua custodia tra le mani. La sua espressione si rabbuia di colpo, notando cosa io stia per fare.

“Holmes…”

So cosa pensa. La conosco bene: si sente tradito dopo l’ennesima promessa fattale. Senza distogliere il mio sguardo dal suo, ripongo la siringa nel cofanetto, prima di alzarmi e venirle incontro.

“Tenti di nuovo. È stato fin troppo facile trovarlo” affermo con voce quieta.

Le rendo la mia vecchia cura – più penosa e nociva del mio malessere – e nel frattempo le sfilo la custodia del violino dalle dita. Senza guardarla, passo oltre e mi avvicino al caminetto. Non c’è nessun altro, siamo solo lei ed io. Mentre appoggio lo strumento sul tavolino sento i suoi passi sul parquet, lo scricchiolio dell’asse incrinata, vicino alla libreria, ed infine lo sbuffo causato dall’affondare del suo corpo sulla poltrona. Sorrido di nascosto.

“Vuole che le suoni qualcosa?”chiedo con tono pacato.

Nelle sere precedenti il violino non era presente tra di noi, ed il nostro dialogare si era fatto così scarno da opprimere anche me, che spesso rifuggo dal condividere i miei pensieri. Nei giorni passati il silenzio era stato la costante, che più di tutte aveva disturbato il mio animo. Ma ora il violino è tornato, ed avverto quella mano fredda allentare la sua morsa attorno al mio collo, mentre posiziono lo strumento e sfioro le corde che ha fatto sostituire.

“Come ogni sera, Holmes. Non aspetto altro” replicate sereno.

So che mi ha già perdonato… ha un gran cuore, mio insostituibile Watson, forte abbastanza da sopportare un uomo testardo e poco collaborativo quale io sono. Poso lo strumento sulla spalla ed inizio ad eseguire la prima melodia che mi sopraggiunge alla mente, lasciando che sia lei a guidare le mie dita. Più che sulla tecnica, preferisco concentrare la mia attenzione su di lei e sulle sensazioni che la musica sa donarmi, mescolandole, e vivendo ogni nota fino alla fine. Tutte le sere attendo questo magico momento, solo per veder nascere quel particolare sorriso sulle sue labbra – che, sono sicuro, non si accorge di mostrarmi – mentre suono soltanto per lei. Finalmente le dita di ghiaccio che mi toglievano il respiro sono svanite del tutto, lasciandomi appena un vago ricordo della loro passata presenza.

   
 
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