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Autore: Nat_Matryoshka    14/03/2010    4 recensioni
"Il prezzo da pagare era alto, troppo alto, ma era il sorriso di sua moglie a convincerlo ad andare avanti con le ricerche, gli occhi chiari di lei che sembravano brillare ancora nei recessi bui della sua mente."
[HohoTri]
- Quarta classificata al Contest Multifandom "Le Fleurs du Mal" indetto da Pagliaccio Di Dio. -
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hohemheim Elric, Trishia Elric
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Amare l’Essenza

 

 

Suoni soffocati, bollori, cupi tonfi all’interno dei flaconi e delle bottiglie che distillavano, ormai da troppi giorni, gli stessi liquidi che conosceva fin troppo bene. Uno sfrigolio tenue lo avvertì che un’altra dose degli ingredienti era pronta, e andava rimossa dal fuoco dove stava cuocendo. Ogni cosa ha una sua funzione, ma è solo il tempo a poter decidere l’esito di tutte quelle azioni.
Hohenheim conosceva a memoria il testo che stava consultando. Ripetere ogni operazione meticolosamente, seguendolo riga per riga, però, gli sembrava una sorta di rito necessario al corretto svolgimento di ciò che si accingeva a compiere. E aveva bisogno soprattutto di coraggio, di qualcosa che lo spingesse a perseverare senza arrendersi, per portare avanti sé stesso.
Si ripulì il sudore dalla fronte, osservando il tavolo ingombro dei suoi strumenti di lavoro. Ogni giorno aggiungeva un tassello a quel puzzle complicato che era la sua opera, togliendo e rifinendo ciò che era imperfetto, aggiungendo quanto mancava, confortato dalla sensazione di essere sulla buona strada. Erano soltanto i sogni, a sorreggerlo, ormai, e ad impedirgli che cadesse in disgrazia… il fragile combustibile che alimentava la sua testardaggine.
Un tempo, neanche tanto lontano, il nome di Van Hohenheim non poteva essere pronunciato senza portare con sé un’aura di rispetto timoroso, se non di paura: la fama di abile alchimista lo precedeva in ognuno dei villaggi che visitava.
Fin da quando era ancora un ragazzino, allievo del suo maestro e pieno di entusiasmo, l’alchimia lo aveva sempre profondamente affascinato: trasmutare, indagare la materia nei suoi aspetti più nascosti, rendersi partecipe dei suoi segreti lo rendevano veramente felice.
Girovagando per il continente, spinto dalla sete di conoscenza e dalla meraviglia per ciò che gli si presentava agli occhi, proseguiva nei suoi studi, annotando ogni giorno qualcosa di nuovo sui suoi quaderni. Per quanto potesse studiare, era cosciente del fatto che l’uomo non avrebbe potuto mai conoscere in pieno le leggi che regolano la natura… ma non gli importava. Ogni passo in avanti che compiva significava qualcosa, e per quanto piccolo era molto importante.

 

Ogni viaggio, però, è destinato a finire. E il suo non aveva fatto eccezione…
Il giorno in cui aveva varcato l’ingresso al villaggio di Resembool, qualcosa nella sua vita di silenzioso studioso aveva volto irrimediabilmente a cambiare.
Trisha Elric era una delle ragazze più belle del villaggio: più graziosa di un fiore appena sbocciato, fresca e delicata come la brezza estiva, portava un po’ della sua essenza ovunque andasse. Se n’era innamorato quasi subito, e dagli sguardi che lei gli rivolgeva, aveva capito di essere ricambiato. Era stato un incontro inevitabile, uno di quelli che ti cambiano l’esistenza, tanto da lasciare un segno profondo lì dove non c’era niente prima, dove si credeva che nulla avrebbe potuto nascere.
Nessuna delle donne che lo avevano circondato fino a quel momento avevano mai acceso interesse in lui, e ora Trisha occupava i suoi pensieri, e gli portava una visione totalmente nuova della vita… forse era semplicemente nell’ordine delle cose incontrarla, e lui lo aveva seguito.
Fatto sta che pochi anni dopo l’aveva sposata, nonostante l’evidente differenza di età e le malelingue che, purtroppo, non smettevano mai di mormorare.

 

“Tu sei diverso dagli altri, Hohenheim.”
Seduti sulle colline tiepide di erba scaldata dal sole, lo spettacolo del tramonto sul villaggio si offre ai loro occhi in tutta la sua meraviglia. Trisha è distesa a braccia aperte, un piccolo bouquet di fiori di campo intrecciati in grembo, e lo guarda, dedicandogli uno dei suoi sorrisi più radiosi.
Lui non sa se considerarlo un complimento o un rimprovero. Rimane ad osservarla, pensieroso.
“L’ho capito dal primo momento in cui ti ho conosciuto. Sei una persona buona… sono passati tanti alchimisti per di qua, ma nessuno si è mai interessato a noi abitanti, se non per sottrarci del denaro. Tu invece ci hai aiutati… me, mia madre, e tanta altra gente che te ne è infinitamente riconoscente. Non so quasi nulla di te, ma sento profondamente di potermi fidare..”
Quella confessione è così sincera da lasciarlo attonito: nessun essere umano prima d’ora gli ha mostrato tanto affetto, tanto trasporto. Trisha è girata verso di lui, stagliata contro il sole che tenta di rubare un po’ della sua luce, e gli si avvicina, posando una mano soffice tra le sue, eliminando qualsiasi tipo di barriera posta, anche involontariamente, fino a quel momento.
“Rimani sempre come sei, ti prego. Non lasciare che ti cambino… non lasciare che portino via la tua anima”.
Butta le braccia al collo di Hohenheim, con la solita spontanea tenerezza, mischiando per un attimo il suo inconfondibile profumo a quello, altrettanto delicato, dei fiori. Si lascia cadere all’indietro, ridendo assieme a lei, troppo felice per soppesare (anche solo per un istante) idee come la dannazione dell’anima, il male, la perdita di qualcosa…

 

Hohenheim scosse la testa, tentando di estrarre quella spina che i ricordi dolorosi avevano ormai formato. Il giorno del loro matrimonio era stato uno splendido, di sole pieno: gli occhi di Trisha, splendenti, la grazia con cui indossava l’abito bianco, lo tormentavano in quel momento e lo avrebbero fatto sempre… così come la dolorosa immagine di come sarebbe potuta essere la loro intera esistenza se quanto era accaduto non fosse mai successo.
Poco dopo il matrimonio Trisha si era ammalata. Nessun medico riusciva a capire cosa avesse: i sintomi erano insoliti, e al villaggio non c’era una grande varietà di medicinali. Deperiva giorno dopo giorno, indebolendosi, mentre il marito tentava, disperato, di contattare quanti più colleghi e dottori conoscesse per trovare una cura.
Ma una cura definitiva non esisteva. Dopo tanti tentativi, lei se n’era andata, il respiro affannoso, le dita strette alle sue, spaventata. Se n’era andata in un pomeriggio autunnale, senza lasciargli il tempo di rendersene conto; non erano sue le gambe che lo portavano fuori, a buttarsi nel prato, gridare, urlare a chi non avrebbe mai potuto sentirlo, a chi non avrebbe mai compreso la sua sofferenza, a cui non poteva dare forma.

Ora era solo, e aveva bisogno di riflettere.

 

Il tempo passa senza che se ne accorga. È seduto nel bel mezzo del suo studio, le braccia abbandonate sullo schienale della sedia, la testa pesante, piena di pensieri vuoti e, nonostante tutto, terribilmente concreti. Non mangia da tre giorni e non si è mai alzato, se non per aprire la finestra dell’ingresso al mattino e richiuderla alla sera.
Non vuole più tornare nella stanza in cui Trisha è morta. È come se sentisse la sua presenza ovunque, impressa negli oggetti che ha amato e che le sono appartenuti… uno dei primi giorni dopo il suo funerale l’ha percepita così fortemente da restarne turbato, tanto da non recarcisi più nemmeno per dormire. Il giaciglio dello studio andrà più che bene… se solo il sonno si deciderà a tornargli.
Circondato dai suoi strumenti, sa che solo riflettendo a lungo, e da solo, potrà trovare una soluzione.

La soluzione era arrivata dopo notti passate a vaneggiare, sveglio, stremato da fatica e dolore. Un’idea così folle e insensata da poter essere stata solo suggerita dal desiderio di riavere ciò che aveva perso, di far tornare a splendere il sole che gli era stato portato via…
Aveva sempre considerato la trasmutazione umana come qualcosa di pericoloso e inavvicinabile, che nessun alchimista doveva assolutamente tentare: cercare di ridare la vita ad un essere deceduto, benché potesse sembrare un gesto caritatevole, giusto, costituiva la più grande delle infrazioni alle Leggi dell’Alchimia. Un tabù.

Nelle sue condizioni, nulla gli sembrava più allettante, più utile alla realizzazione del suo piano.

 

Avendo studiato in profondità l’alchimia, conosceva la formula proibita che lo avrebbe portato a raggiungere il suo obiettivo, e continuare a sfiorarne l’idea lo inorridiva e riempiva d’audacia al tempo stesso. Il prezzo da pagare era alto, troppo alto, ma era il sorriso di sua moglie a convincerlo ad andare avanti con le ricerche, gli occhi chiari di lei che sembravano brillare ancora nei recessi bui della sua mente.
E così, il suo lavoro era iniziato, il lavoro che gli toglieva notti e giorni, che consumava la sua anima al pari del suo corpo. Nei rari momenti in cui si staccava dai libri e dagli ingredienti, una fastidiosa voce interiore gli ripeteva che tutto era inutile, che i suoi sforzi non avrebbero portato a nulla, se non ad una totale rovina… ma la metteva a tacere immediatamente, soffocandola con la testardaggine di chi ama e non vuole perdere ciò che di più prezioso possiede.
Certo, esisteva un modo per limitare al massimo il sacrificio richiesto dalla trasmutazione. Ma si trattava, forse, di un abominio ancora peggiore.

“Per creare la Pietra Filosofale sono necessarie vite umane: il suo colore rosso ne costituisce un sinistro avvertimento. Chiunque la possieda può trasformare ogni metallo in oro e ricombinare la natura degli elementi a proprio piacimento. È inoltre possibile effettuare ogni sorta di trasmutazione senza obbedire alla legge dello scambio equivalente, compresa quella umana, considerata la più proibita in assoluto. Il motivo per cui gli uomini la bramano, però, è la sua capacità di donare la vita eterna a chiunque beva una pozione che ne contenga gli estratti.”

Un sorriso sarcastico, tirato, gli scappò dalle labbra mentre posava l’enorme tomo istoriato, che per anni era stato suo fedele compagno di studi. A cosa gli sarebbe servita la vita eterna, se avesse dovuto vivere per secoli e millenni da solo, inseguendo i fantasmi e i ricordi del passato?
La sua esistenza, rifletté, lo aveva portato di fronte ad un bivio. Come se avesse camminato fin dalla nascita solo per raggiungere quel punto incerto, si era incamminato verso la strada più dura e dolorosa, consapevole che sarebbe stata l’unica percorribile. Ciò che per i suoi amici e colleghi aveva significato splendore, onore, fortuna, l’alchimia che tanto amavano, per lui era diventata solamente un percorso costretto verso la desolazione, la distruzione.

E proprio come Re Mida, che non gioisce più per il suo tocco d’oro, che ha trasformato l’amata figlia in una statua, la sua arte stava contribuendo alla sua rovina.

Conosceva la posta in gioco: lo scambio equivalente esigeva sempre qualcosa in cambio, e nel suo caso avrebbe richiesto, molto probabilmente, la vita stessa… ma era pronto a tutto. La morte, ormai, non lo spaventava più. Non quanto la prospettiva di affondare in un vuoto sempre più nero, sempre più profondo.
Tutto era pronto. Gli ingredienti sul tavolo, il cerchio alchemico creato sul pavimento che brillava debolmente, e lui, fermo, i pugni stretti, a confermare la sua decisione.
Non poteva e non voleva tornare indietro.

Trisha…

 

[Hermès inconnu qui m'assistes
Et qui toujours m'intimidas,
Tu me rends l'égal de Midas,
Le plus triste des alchimistes..
Par toi je change l'or en fer
Et le paradis en enfer.
Dans le suaire des nuages
Je découvre un cadavre cher,
Et sur les célestes rivages
Je bâtis de grands sarcophages.]

 

In una luce bianca, limpida come quella del sole ma non accecante, cammina senza vedere nulla intorno a sé. Gli oggetti, la natura, inghiottiti dal’immensità dello spazio vuoto, sembrano dissolversi, come se non fossero mai esistiti, come se fosse la luce stessa a crearli e distruggerli allo stesso tempo. Nascita e morte sono così legate.
Lei sorride, bellissima come la ricordava, seduta sull’altalena sulla quale l’ha vista giocare tanto spesso da bambina, e anche successivamente, dondolarsi senza peso, senza pensieri. Sempre felice.
Tende le braccia verso di lui, accogliendolo nella sua stretta.
“Hohenheim.”
Le parole, che fino a quel momento premevano per uscire dalle sue labbra, ora sembrano morirgli in gola. Si limita a posare lo sguardo su di lei, tristemente consapevole del significato di quella visione, e di cosa accadrà dopo. Nonostante tutto, però, non è spaventato. Solo terribilmente triste.
“Trisha… ti avevo promesso che non avrei mai lasciato che portassero via la mia anima, e invece ho compiuto delle pratiche proibite per tentare di riaverti… non ho pensato neppure per un attimo ai tuoi sentimenti, a quello che avresti voluto da me. E ora che sei qui, sento che ho davvero sbagliato tutto, e non so neppure come chiederti perdono…”
Cade in ginocchio davanti a lei, una lacrima silenziosa che gli solca il viso e cade lentamente nel vuoto luminoso che li circonda. Lei lo stringe, confortandolo, con la dolcezza di chi prova dolore ma non vuole causarlo in un altro.

“Non hai fatto niente di male, Hohenheim. Come posso provare rancore verso l’uomo che ho amato, e che amo ancora? Non era necessario che sacrificassi anche la tua vita… io sono sempre con te, ovunque, in ogni momento. Ti basta cercarmi in ciò che ti circonda, e lì mi ritroveresti.”
Tiene il suo viso tra le mani, fissandolo negli occhi dorati. Quelli di lei, limpidi come il cielo, sono rimasti sempre uguali.

“A volte pensiamo di poterci riprendere ciò che la vita ci ha sottratto nei modi più estremi. La realtà è molto più semplice… ma non posso biasimarti per questo. Non l’ho mai capito nemmeno io, e penso che in pochi lo capiscano davvero. Non sentirti in colpa. Il mio amore per te non cambierà… e non è cambiato”.

 [Trisha, tu mi dici che gli uomini tendono a cercare la strada più difficile…
Ho dimenticato per un attimo di essere un uomo come gli altri. L’Alchimia non porta a sostituirsi ad un disegno più grande… qualcosa che nessun’arte magica potrà mai controllare. Qualcosa di superiore a tutti noi. ]

Si lascia benedire dalla luce ovattata, che lo avvolge sempre di più, mentre Trisha allenta la presa attorno al suo corpo, le mani tiepide, più leggere.

“Ci rivedremo presto, Hohenheim. Ti aspetterò”.

 
Il cerchio alchemico che aveva tracciato poco prima era sempre lì, sotto le sue braccia spalancate. Brillava e pulsava debolmente, lentamente, come un cuore che non ne vuole sapere di riprendere a battere [a vivere], e agonizza, impotente. Le ampolle, tutte le polveri e le pozioni, gli alambicchi sembravano circondarlo, fargli capannello intorno come amici affettuosi che lo proteggessero dalle crudeltà del mondo esterno.
Allungò la mano verso quel corpo informe, che la trasmutazione spacciava per un essere umano, sfiorandolo per cercare una sicurezza che non poteva trovare da nessun altra parte, in quel momento. Non era Trisha, non poteva essere lei. Ma nella follia di quegli ultimi attimi, desiderava almeno fingere di riaverla.

Saremo di nuovo insieme. Sono qui, vicina a te… non avere paura, non dire nulla. Ora non ci separeremo più.

Sorrideva, ma le sue labbra si piegavano appena. Silenzio, silenzio.
La carezza di lei distese il suo corpo stanco, portandogli un po’ di sollievo.

Silenzio.

Davanti ai suoi occhi, le rive celesti del piccolo lago vicino al quale Trisha era seduta brillavano quasi di luce propria.

 

*****

Gentile pubblico, sono di nuovo tra voi dopo una lunga assenza! XD
Che dire.. intanto, che non mi aspettavo veramente questo quarto piazzamento. Dico sul serio: rileggendo anche mille volte la storia, ho avuto paura di aver scritto delle stupidaggini, o di aver mandato OOC i personaggi in maniera ingiustificata. Ma non potevo lasciarmi scappare l'occasione di unire le poesie di Baudelaire (il mio poeta preferito) con Fullmetal Alchemist, e in particolare con la HohoTri, coppia che apprezzo molto ma che viene troppo poco trattata.
Sapere che non solo è piaciuta, ma ha anche "trasmesso qualcosa", mi ha resa profondamente felice, e mi ha dato "la spinta" necessaria a pubblicarla!
Ringrazio ancora di cuore Pagliaccio di Dio, la giudice, per averci seguite con pazienza e valutate in maniera precisa e assolutamente rapida (*w*).. e complimenti a tutte le vincitrici e partecipanti! Sono curiosa di leggere le vostre storie :3

E aspetto le vostre critiche, o consigli, o complimenti, o pomodori in testa che siano XD

Ino

   
 
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