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Autore: keiko_chan86    15/03/2010    2 recensioni
Tutto era così familiare, un déjà vu che profumava di nostalgia. Che fosse tutto solo un'illusione? Quello era un coniglio come tanti così come la sua tana, eppure una vocina dentro di lei gli diceva di no. No, non era un coniglio qualsiasi e ciò che stava accadendo era tutto vero.
[Film: Alice in Wonderland di Tim Burton]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questi personaggi non mi appartengono; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

Ben tornata Alice.

 

Le stanche dita sfiorarono il bordo del bicchiere.
Doveva essere bello saper suonare i bicchieri!
Se ne fosse stata capace si sarebbe messa a suonare e il vecchietto di fronte a lei, impegnato a giocare a scacchi, sarebbe saltato sul tavolo cominciando a ballare seguito da tutti gli ospiti di quel vecchio edificio, vecchio come i suoi abitanti. Chissà forse c'era qualcuno capace persino di ballare la deliranza, ma nessuno l'avrebbe mai ballata bene come lui.
A questo pensava l'anziana donna mentre continuava a sfiorare in un moto circolatorio il bordo del bicchiere. Un'idea folle che in molti avrebbero deriso.
« Kingsley racconta ancora una volta quella storia. Quella del Cappellaio e il gatto trasparente! »
Alice destata dai suoi pensieri alzò lo sguardo verso l'interlocutore; occhi divertiti la osservarono. Per quelle orecchie la sua avventura non era che una favola, come lo erano state del resto per le orecchie di sua sorella e quelle dei suoi nipoti. Aveva raccontato del paese delle Meraviglie, della Regina Bianca e della Regina Rossa, del Bianconiglio, dello Stregatto, del Brucaliffo e anche del Ciciarampa, ma sopratutto aveva raccontato di lui. In tutti quegli anni non lo aveva dimenticato, come gli aveva promesso, ricordava il suo sorriso, i suoi occhi storti e la sua follia, la sua meravigliosa follia.
Ma neanche una volta venne presa sul serio. Per loro erano solo fantasie di una sognatrice ad occhi aperti.
« Un'altra volta Ember. »
Si alzò stancamente dalla sedia ed impugnando saldamente il bastone uscì dalla stanza, per dirigersi verso la veranda e fuori verso l'ampio e verde giardino. Con un po' di tristezza nel cuore osservò l'edificio: un vecchio ospizio per ricconi; i suoi nipoti pur di non avere una vecchia sognatrice in casa non avevano badato a spese, pensare che una volta gli chiedevano di raccontare quelle storie, quelle avventure all'infinito con un sorriso sulle labbra e un cassetto stracolmo di sogni da realizzare. Ma quei giorni erano lontani, molto lontani.
Camminò lentamente per il giardino aiutandosi ad ogni passo con il bastone. Un flebile rumore richiamò la sua attenzione; osservò attentamente il cespuglio e … ed eccoli: un lieve scostare di foglie e una coda bianca.
« un coniglio?! »
Gli occhi si illuminarono e cominciò a rincorre rapida - come se quegli anni trascorsi non pesassero minimamente sulle sue spalle - il coniglietto, fino ad arrivare alla sua tana.
Tutto era così familiare, un déjà vu che profumava di nostalgia. Che fosse tutto solo un'illusione?
Quello era un coniglio come tanti così come la sua tana, eppure una vocina dentro di lei gli diceva di no. No, non era un coniglio qualsiasi e ciò che stava accadendo era tutto vero.
Lentamente si sporse per guardare meglio e... cadde... sempre più giù... orologi, mobili, strani oggetti incontrò durante la sua caduta e poi dopo un periodo incalcolabile si trovò in quella stanza... afferrò la chiave sul tavolo ed aprì immediatamente la porta, ma era troppo piccola, si voltò e vi era la bottiglietta con scritto “bevimi” la afferrò e ne bevve quanto bastava per avere le dimensioni corrette e passare dalla porticina, ma fu in quel momento che si ricordò di un piccolo insignificante dettaglio... la chiave l'aveva lasciata sul tavolo; infondo non c'è due senza tre.
Quando finalmente riuscì a sorpassare la porticina ciò che vide allargò il suo sorriso di tre giri – tenendo conto che un giro è di 360° immaginate quanto fosse felice.
Davanti a lei vi erano tutte le creature del Sottomondo, tutte li a dargli il ben tornato e fra di loro c'era lui. Gli occhi si appannarono, se questo era un sogno desiderava non svegliarsi più. Il vociferare delle creature si fece pesante alle sue orecchie “non è Alice” dicevano, e faceva male; eppure lui non distolse gli occhi dai suoi. Lui lo sapeva, vedeva oltre a il suo viso invecchiato, vedeva la sua lei! Per questo la attendeva in fondo alla scalinata con un braccio teso verso di lei.
« Alice... sapevo che saresti tornata, potrei riconoscerti fra mille. Tu sei Alice! »
Lo disse sorridendo mentre le voci ripetono “è Alice, Alice è tornata”. Lacrime scesero lievi dai suoi occhi, lacrime raccolte da una mano che dolcemente gli accarezzò la guancia.
Ed ecco la magia di Wonderland.
Lentamente i segni che il tempo gli aveva lasciato addosso sparirono ed eccola; l'Alice ventenne che aveva fatto la sua seconda apparizione nel paese delle meraviglie.
Chiunque si sarebbe stupito, ma non lei! Era nel paese delle Meraviglie e qui ogni cosa poteva accadere.
È stringendo saldamente la mano del Cappellaio si allontanò con lui.
Alice nella sua vita aveva vissuto numerose avventure ed ora poteva esaudire l'avventura più grande che il suo cuore agognasse: una vita affianco alla persona che amava, una vita e più accanto al suo Cappellaio.
Fine~♥

 


Note:

Uscita dal cinema non riuscivo a togliermi dalla testa la frase del Cappellaio.
“A vederci” si, ma quando? ♥_♥
Così ho cominciato ad immaginare vari finali. Questo è uno dei primi a cui ho pensato e son felice di esser riuscita a portarlo sulla carta.
Sperando che vi sia piaciuta, ringrazio anticipatamente chiunque si fermerà anche solo a leggerla ^_^


Edit:
Grazie a PerfectConcert_ per avermi fatto notare l'errore grammaticale ^_^
spero di aver corretto tutto.
Nel frattempo ringrazio chi ha messo la storia nei preferiti/seguiti/da ricordare e sopratutto chi ha commentato.
Grazie mille *inchino*

  
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