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Autore: mart    15/03/2010    4 recensioni
“Stavi pensando a lei, vero?” domandò curiosa Haruhi, porgendo la foto a Sasuke “Come si chiama?” chiese nuovamente la bambina, mentre l’uomo voltava la foto e un sorriso si dipingeva sulle sue labbra.
Che cosa c’è nei tuoi occhi? A me pare più di tutte le parole che ho letto in vita mia. Hinata
“Hinata” bisbigliò, osservando quegli occhi color del ghiaccio “Si chiamava Hinata”
[terza classificata al contest "Pensieri e Parole" indetto da Okelio_ giudice NinfaDellaTerra]
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Volevo ringraziare la giudice del contest "Pensieri e parole" per questo terzo posto, complimentarmi con gli altri partecipanti per le posizioni ottenute e Only per avermi corretto la storia ^w^ GRAZIE!


Il cielo plumbeo di quella mattinata di dicembre opprimeva i cittadini da mesi e per chi, come il vecchio Uchiha, doveva starsene rinchiuso in casa, il maltempo non faceva altro che rendere tutto più soffocante e patetico di quello che già era.
La malattia ai polmoni lo aveva reso talmente debole da dover rimanere a letto per la maggior parte del tempo, ma fortunatamente le visite di Haruhi riuscivano a distrarlo e rincuorarlo quel che bastava. La prima volta che l’aveva visto moribondo in quella stanza, la ragazzina si era fiondata al suo fianco domandandogli che cosa gli fosse accaduto.
“Dannate sigarette” aveva risposto lui, tossendo fragorosamente; poi con il tempo, tutto, o quasi, era ritornato alla normalità: lui che le narrava le sue fiabe preferite per farla addormentare e lei che gli raccontava la sua giornata o gli leggeva con determinazione Shakespeare, anche se la sua lettura era un po’ incerta.
Fu proprio in quella mattina di dicembre che Haruhi gli chiese che cosa fu l’ultima cosa a cui aveva pensato quando, a causa di un infarto, l’anno scorso aveva rischiato di rimetterci le penne. Leggermente stupito da quella domanda, dettata dalla curiosità che la bambina aveva ereditato sicuramente dai nonni, le rispose con un semplice “Niente di particolare”. “È impossibile! Sai a cosa avrei pensato io? Alle persone che amo: la mia mamma, il mio papà e te” aveva risposto la ragazzina, infastidita, puntandogli addosso i profondi occhi azzurri." Un sorriso increspò le labbra del vecchio e con voce rauca la rese contenta “Beh, forse mi è sembrato di vedere una fluente chioma nera”
Di colpo Haruhi si rallegrò, non per il fatto che quella “folta chioma nera” potesse essere la sua, ma sperando che si trattasse di quella della ragazza ritratta nella fotografia che aveva trovato in uno dei tanti libri di suo zio. Per questo motivo lasciò la stanza, tornando dopo pochi minuti con uno dei volumi contenenti tutte le opere di Whitman; quando lo aprì, tirandone fuori la foto, il vecchio rimase sorpreso dal ritrovamento di quel tesoro.
“Stavi pensando a lei, vero?” domandò curiosa Haruhi, porgendo la foto a Sasuke “Come si chiama?” chiese ancora la bambina, mentre l’uomo voltava la foto e un sorriso si dipingeva sulle sue labbra.

“ Che cosa c’è nei tuoi occhi? A me pare più di tutte le parole che ho letto in vita mia.
Hinata”

“Hinata” bisbigliò, osservando quegli occhi color del ghiaccio “Si chiamava Hinata”

***


A diciotto anni Sasuke Uchiha era una ragazzo intelligente, atletico e bello, ma chiunque lo conoscesse avrebbe sicuramente confermato che la freddezza era la caratteristica che lo personalizzava maggiormente: quell’aria di mistero che aleggiava nei suoi occhi color pece o la sua espressione indifferente nei confronti delle ragazze smaniose di entrare nelle sue grazie, non facevano altro che aumentare l’attrazione che esse provavano nei suoi confronti.
Una musica assordante rimbombava nei corridoi della villa da almeno un’ora, raggiungendo la stanza dell’Uchiha più giovane che inutilmente cercava di studiare.
Tutti i pomeriggi era la stessa storia.
“Maledetto lui e la sua batteria del cazzo” sibilò a denti stretti, alzandosi dalla sedia e gettando alcuni libri in cartella. Sbatté la porta “innervosito” e quando giunse davanti a quella da cui proveniva tutto quel fracasso, la spalancò rivelando un gruppo di musicisti in azione: Itachi, suo fratello, era concentrato a seguire il ritmo con la sua batteria, mentre Deidara, il bassista, si interruppe nel momento in cui il piccolo Uchiha entrò nella stanza.
“Avete finito con questo maledetto casino?”
“Fratellino!” esclamò allegramente Itachi “Vuoi unirti a noi? La tua vocina ci sarebbe molto utile, è così soave che ti scambierebbero per una ragazza”
“Vaffanculo!” sibilò Sasuke, perdendo la pazienza. Sbattendosi la porta alle spalle, scese le scale respirando profondamente e pensando all’unico luogo dove avrebbe potuto rifugiarsi senza essere disturbato: la biblioteca. Non appena uscì di casa, i fini raggi primaverili lo riscaldarono con il loro tenue calore, mentre dal parco giochi davanti casa risate di bambini svolazzavano in compagnia delle prime farfalle della stagione. Fortunatamente la biblioteca non distava molto da casa sua, ma la speranza di trovare un posto libero durante il periodo di esami si infranse non appena varcò il luogo della sua salvezza e si diresse verso la sala lettura.
Come volevasi dimostrare, tutti i tavoli erano occupati da giovani alle prese con lo studio, azione che lui riteneva quasi impossibile con quel fastidioso bisbiglio di sottofondo. Con passo svelto si diresse tra le file di scaffali, verso un tavolo che avrebbe sicuramente trovato vuoto, dato che si trovava proprio tra le fila di libri, a una distanza abbastanza rilevante dall’entrata e la cui presenza forse era conosciuta solo da lui. “Eccolo” sospirò, oltrepassando lo scaffale in legno, ma con sua grande sorpresa lo trovò già occupato da qualcuno. Stava per andarsene quando una voce tenue lo richiamò.
“S-se vuoi p-puoi sederti” disse la ragazza seduta al tavolo, tenendo il viso nascosto dalla folta frangia. Senza dire niente, Sasuke si posizionò dall’altra parte del tavolo, osservando con curiosità di sottecchi quella strana creatura e giurò di aver visto uno strano rossore imporporare quel poco che riusciva a vedere delle sue guance. L’indifferenza ritornò immediatamente sul suo volto e tirando fuori i libri, iniziò a concentrarsi sul compito che avrebbe dovuto consegnare il giorno dopo. Il silenzio aleggiò tra quegli scaffali per ore e anche se la curiosità nei confronti di quella ragazza non smetteva di opprimerlo, Sasuke non si permise di alzare gli occhi dal foglio su cui stava lavorando, sospirando continuamente e facendo vagare stancamente una mano tra i capelli scuri. Solo quando un delizioso aroma di caffè giunse al suo naso, alzò lo sguardo incontrando gli occhi che non avrebbe mai più scordato: due grandi perle lo osservavano imbarazzate,
mentre un leggero rossore imporporava le guance candide e un braccio era teso per porgergli un bicchiere.
“Grazie” borbottò il ragazzo, stupito di tanta gentilezza e pensando a qualche ragione per spiegare quel gesto. Pensò al fatto che potesse essere una sua spasimante come Sakura o Ino e che avesse usato il pretesto del caffè per iniziare una conversazione, ma osservandola riprendere in mano il libro che poco prima stava leggendo, giunse alla conclusione che molto probabilmente si trattava di pura gentilezza d’animo. “S-se il caffè non ti va, n-non c’è problema… puoi anche buttarlo” balbettò la ragazza, continuando a distogliere lo sguardo per evitare quello del ragazzo.
“No, sei stata gentile anche se non ne vedo la ragione” disse schietto Sasuke. Era la prima volta che si comportava in quel modo con una ragazza, visto che con le altre bastava uno stupido complimento perchè facessero tutto quello che chiedeva loro; ma trovandosi davanti lei, una creatura così bella, così gentile, così diversa, non riusciva a comportarsi come avrebbe fatto normalmente. La guardava attentamente aspettando una sua risposta, che non tardò ad arrivare “B-Beh, dopo ore sui libri pensavo che un bel caffè ti avrebbe fatto bene. Scusami n-non avevo intenzione di offenderti!” proferì la ragazza, abbassando il capo tristemente come se quello fosse il medesimo fallimento della sua vita, e “inaspettatamente” Sasuke intervenne.
“Non ti preoccupare. Grazie” proferì a bassa voce, sorseggiando la bevanda.
Il sorriso che affiorò sulle labbra della ragazza poco dopo sembrava aver reso più dolce il sapore amaro che impregnava la sua bocca, una novità che non si sarebbe lasciato sfuggire, peccato che il destino quel giorno non era proprio dalla sua parte.
“F-Forse ora è meglio se vada, si sta facendo tardi e devo ancora finire di leggere Romeo e Giulietta” balbettò la ragazza, sollevando il libro che aveva in mano e sorridendo imbarazzata. Si era già messa la borsa in spalla quando un “Ehi”, alquanto freddo, la fece voltare “Qual è il nome della persona che devo ringraziare per questo caffè?” domandò il ragazzo, tenendo lo sguardo verso il foglio sul quale stava scrivendo. “H-Hinata” disse la ragazza, sorridendo amabilmente “Mi chiamo Hinata, Sasuke”
Alzò lo sguardo stupito, ma lei si era già diretta verso l’uscita lasciando alle sue spalle un caffè e il ricordo di un dolce sorriso.


La pioggia incessante che cadde in quei due giorni rese impossibile, per i giovani studenti smaniosi di studiare, raggiungere la biblioteca pubblica, eppure Sasuke, nonostante il lieve desiderio di rivederla, non riscontrò il bisogno di inzupparsi dalla testa ai piedi solo per due perle ricche di gentilezza e un delizioso sorriso. Il trillo continuo della campanella dell’ultima ora aleggiò per l’istituto, provocando un’inondazione di studenti che in massa si diressero verso l’uscita chiacchierando e scherzando tra di loro. Nell’istante in cui il segnale di liberazione terminò, tra le chiacchiere si poterono distinguere chiaramente la voce allegra di Naruto Uzumaki, migliore amico dell’Uchiha, e la risata argentina di Ino Yamanaka, capo cheerleader e nemica/amica della ragazza dai capelli rosa che in quel momento stringeva al petto il braccio di Sasuke, Sakura Haruno.
“Ehi, Sasuke, dopo ti andrebbe una partita a calcio?” chiese l’Uzumaki, salutando Kiba con una mano. “No.”
“Eh dai!” si lamentò il biondino “ Sei sempre sui quei maledetti libri” urlò, oltrepassando il cancello della scuola e attendendo la risposta positiva dell’Uchiha, ma quando Sasuke alzò il viso per guardarlo aveva già capito che non c’erano possibilità di convincerlo.
Il marciapiede era stracolmo di studenti, distinguibili dalle monotone uniformi blu; solo una minuta figura si differenziava dalla massa, facendosi largo tra la folla con la sua voce troppo bassa per farsi sentire e l’uniforme bordeaux, simbolo di un’altra scuola.
“Che schianto!” esclamò Naruto, mentre la ragazza si avvicinava con il viso basso e una frangia scura che le copriva il volto. Fu quando lo sguardo chiaro della ragazza incontrò un paio di occhi color pece, che Sasuke la riconobbe: i lunghi capelli scuri le ricadevano sulle spalle come fili di seta, un leggero rossore già imporporava le candide guance e una piccola battaglia aveva avuto inizio tra le dita delle sue mani; la camicetta bianca le fasciava il corpo sinuoso, mentre la gonna bordeaux copriva le gambe affusolate fino a metà coscia. Un cipiglio stizzito era dipinto sui volti delle due ragazze che accerchiavano l’Uchiha, ma lui, senza curarsene più di tanto, le aveva già superate raggiungendo Hinata.
“C-ciao” lo salutò lei, alzando per un istante lo sguardo. “Non sapevo andassi in quella scuola” proferì il ragazzo, squadrando l’uniforme e sfiorando con le dita il fiocco rosso al collo della giovane, mentre alle sue spalle Naruto cercava di trattenere Sakura e Ino che a quel gesto sembravano aver perso definitivamente la ragione.
“Diciamo che mio padre è un amante del prestigio” proferì Hinata, arrossendo e stringendo al petto il libro che teneva in mano. Uno sguardo al titolo del libro, fece sorridere il moro “Ancora alle prese con Shakespeare?” “Si, ma dovrò lavorarci un po’ su” dichiarò la giovane, alzando leggermente il libro. “Beh, se vuoi ti …”, ma quella proposta d’aiuto alquanto insolita per l’Uchiha, non poté arrivare alle orecchie della Hyuga: Ino Yamanaka si era già appropriata del braccio di Sasuke, appoggiandovi con malizia il petto prosperoso. “Sas’keeee, oggi verresti a studiare a casa mia? Sono molto indietro con matematica e tu sei così bravo!” proferì la bionda, appoggiandosi al suo petto. Con indifferenza, Sasuke riportò la sua attenzione su Hinata e lanciandole un’occhiata significativa, disse “No, penso che oggi andrò in biblioteca” “L’ultima volta però non mi hai risposto così! Anzi, direi che ci siamo portati molto avanti… in camera da letto” rivelò maliziosa, sorridendo ad Hinata con malignità che, a disagio, abbassò il viso. Il silenzio aleggiò sulla conversazione fino a quando Naruto e Sakura non raggiunsero il terzetto. “Piacere, Naruto” disse l’Uzumaki, presentandosi calorosamente e non accorgendosi della tensione che aleggiava sulla conversazione “Lei è Sakura” proseguì, indicando la compagna dai capelli rosa, che ricambiò l’occhiata della Hyuga con un finto sorriso e alzando una mano in segno di saluto. “F-Forse è meglio se vado, mi staranno aspettando” proferì Hinata, mentre un sorriso di sincera contentezza si dipingeva sulle labbra di Ino e Sakura. Riuscì a rivolgergli un timido “Ci vediamo” e un’occhiata, prima di voltarsi e proseguire per la via del ritorno. “Ehi!” la richiamò Naruto, raggiungendola “Anche io sto andando da quella parte! Se vuoi ti accompagno”
Sasuke non avrebbe mai dimenticato l’occhiolino divertito che l’Uzumaki gli rivolse, ma soprattutto il puro dispiacere dipinto in quelle pozze d’acqua ghiacciata, che lo osservavano con profondo sconforto.


Poesia e Teatro Inglese, recitava la scritta sullo scaffale ai piedi del quale Sasuke era seduto. In quell’area del grande edificio, il silenzio regnava sovrano e nessuno si sarebbe accorto dell’odore di fumo che aveva ormai sostituito la fragranza di milioni di pagine sfogliate. Si portò nuovamente la sigaretta alla bocca, scrutando con interesse ciò che gli stava intorno: La tragica storia del Dottor Faust, L'alchimista, Antonio e Cleopatra, Amleto, Romeo e Giulietta. Rimase ad osservare quel titolo per qualche istante per poi voltarsi e prendere un volume qualunque dallo scaffale al quale era appoggiato.
Tenendo la sigaretta tra le labbra, aprì il libro scoprendo che si trattava di poesie. Stava per chiuderlo annoiato, quando il titolo della poesia lo frenò:

“Sei tu la nuova persona attratta da me?”
“Sei tu la nuova persona attratta da me?
Tanto per cominciare sta' attento, chè sono molto diverso
da quello che credi;
Credi che in me troverai il tuo ideale?
Credi che sia così facile fare di me il tuo amante?
Credi che la mia amicizia sarebbe gaudio perfetto?
Credi che io sia fidato e fedele?
Non riesci a vedere oltre questa facciata, questi miei modi
tolleranti e benevoli?
Credi di poter procedere per un sentiero reale verso un uomo
realmente eroico?
Non t'assale mai il dubbio, o sognatore, che tutto può essere
velo di maya, illusione?”




Un sorriso si estese sulle labbra sottili del moro, mentre chiudeva gli occhi e soffiava nell’aria una nuvola di fumo. Forse aveva ragione Whitman, non era la persona adatta a lei. Eppure desiderava provarci, avrebbe voluto tentare solo per vedere una sua reazione, solo per …
Dei passi leggeri attirarono l’attenzione di Sasuke, ma non aprì gli occhi e nemmeno gettò la sigaretta. Solo quando un tenue tossicchiare risuonò nell’aria, le palpebre si dischiusero e lo sguardo pece si posizionò sulla ragazza che in quel momento aveva fatto la sua apparizione. Si guardarono per un istante, contemplandosi: l’abituale rossore imporporò le candide guance, mentre Sasuke si alzava, gettando a terra la sigaretta e spegnendola con un piede.
“È vietato fumare” tossicchiò Hinata, portandosi una mano alla bocca e mettendo al suo posto un libro che aveva preso in prestito.
Si avvicinò, continuando ad osservarla, continuando a cercare, iniziando a capire. Ora il tenue rossore invadeva interamente il viso e le dita avevano iniziato a intrecciarsi tra di loro, solo quando le posò quel libro di poesie tra le mani, l’agitazione smise di assillarla “Ti ha chiesto un appuntamento?” chiese schietto, ma inebriato dal profumo di vaniglia che ora aleggiava nell’aria.
“C-chi?” balbettò la ragazza, rigirando il volume tra le mani e continuando a evitare lo sguardo che le stava scavando nella mente.
“Naruto”
“S-Si”
Forse avrebbe dovuto andarsene, forse avrebbe dovuto lasciarla con Shakespeare, ma Whitman lo spinse ad abbassarsi, fino a raggiungere il suo viso.
Dal canto suo, Hinata aveva alzato leggermente il volto e, quando i suoi occhi incontrarono quelli dell’Uchiha, il ragazzo poté leggervi l’agitazione che la spingeva a fuggire, il disagio dell’imbarazzo e forse quel pizzico di amarezza che aveva già potuto notare qualche giorno prima, ma riusciva maggiormente a percepire il calore e la dolcezza che solo quello sguardo gli sapeva trasmettere. Alzò una mano, accarezzandole la frangia e scivolando fino a raggiungere la pelle morbida della guancia. La mano fredda si avvicinò piano all’orecchio, infiltrandosi tra i capelli scuri e catturando in una dolce presa il collo diafano. La accarezzava con delicatezza come se fosse una delicata bambola di porcellana, contemplando la sua bellezza, stando attento a non infrangerla: si avvicinò al viso della ragazza, accarezzando con il pollice il labbro inferiore, mentre la guancia diventava incandescente e il respiro a tratti. Il soffio tiepido di Hinata raggiunse le sue labbra come una delicata essenza,
inebriandogli i sensi e invitandolo ad appropriarsi una volta per tutte di quella bocca di rose.
Un bacio: respiri che si mescolano, anime che si intrecciano, sentimenti che si uniscono.
Iridi nere ritrovarono la luce dopo minuti e abbandonando il suo desiderio su quei petali di rosa se ne andò.

***

“E poi cos’è successo?” urlò fremendo la ragazzina, osservando Sasuke con i suoi profondi occhi azzurri. Portandosi una mano rugosa alla bocca, l’uomo frenò i colpi di tosse che dilaniarono i suoi vecchi polmoni e per un solo istante pensò di raggiungerla.


***

“Otouto, c’è la tua ragazza al telefono!”

“Pronto”
“Ehi, hai qualche notizia della tua amica?”
“…”
“Hinata!”
“… No”
“ Non è che metteresti una buona parola per me? Quando le ho chiesto di uscire non mi ha dato una risposta, dici che ho qualche speranza?”



Erano passati tre giorni, settantadue lunghissime ore che Hinata Hyuga non metteva piede in biblioteca, che non lo vedeva, e quando quel sabato pomeriggio varcò la porta della biblioteca una sorpresa l’attendeva silenziosamente.
“Signorina Hyuga” proferì Eishi, porgendole un biglietto ripiegato “E dica al suo amico che non sono un postino!” In altre circostante il bibliotecario avrebbe risposto a quell’assurda richiesta in malo modo, ma visto che il suo portafoglio si era arricchito di 30 verdoni, beh un sacrificio lo poteva anche fare. Hinata trattenne quel biglietto tra le dita tremanti per un paio di minuti e non appena lo aprì, notò il Signor Eishi sporsi un po’ più del solito verso di lei.

“Se è tardi a trovarmi, insisti, se non ci sono in un posto, cerca in un altro, perché io son fermo da qualche parte ad aspettare te.”

“Ehi! Non si corre!” urlò Eishi, mentre la ragazza sfrecciava tra gli scaffali. Sapeva dove trovarlo, doveva trovarlo. Oltrepassò la zona dei classici e poi dei romanzi, fermandosi infine dietro il loro scaffale; i suoi sospiri affannati fuoriuscirono dalle sue labbra come potenti folate vogliose di essere libere, tuttavia riuscì, nonostante l’agitazione, a scorgerlo mentre la osservava con un ghigno malizioso. L’imbarazzo prese il sopravvento e per un attimo credette di svenire, ma distogliendo lo sguardo da quelle cupe sfere, Hinata si avvicinò tenendo stretto tra le mani tremanti quel biglietto.
“Come mai non sei venuta in questi giorni?” chiese il bel moro, distaccandosi dallo scaffale, raggiungendola.
“B-Beh” balbettò la Hyuga, ripensando all’imbarazzo che l’aveva inondata non appena varcato la porta di casa “M-Mio padre m-mi ha proibito di uscire in questi giorni.” Uno di fronte all’altra, due anime a confronto, due caratteri opposti, due giovani innamorati. Sasuke le alzò il mento con le sue dita fredde, osservando gli occhi che in quei tre giorni non l’avevano abbandonato e con assoluto stupore da parte di Hinata, una risata divertita risuonò tra gli scaffali. Come un battito d’ali la risata sparì, facendo affiorare un tenue sorriso sulle labbra rosee di Hinata e l’abituale espressione fredda sul viso dell’Uchiha. Gli occhi color della notte si fusero con quelli color della luna.
“Sei una pessima bugiarda” pronunciò il ragazzo ghignando divertito, mentre il rossore sul viso della ragazza diveniva più intenso e gli occhi si distaccarono imbarazzati. “P-Posso sempre f-farmi perdonare.”
Il silenzio vagò ancora nella stanza attendendo una risposta che, come Hinata aveva intuito, non sarebbe mai giunta “T-Ti andrebbe un ge-gel …?”
“Si” la interruppe lui divertito, facendo scivolare la sua mano ormai tiepida tra le dita della ragazza. Lo seguì in silenzio fuori dalla biblioteca, accompagnata dall’occhiata curiosa di Eishi, e nonostante non potesse vederlo in viso sapeva che un sorriso aleggiava sulle sue labbra. Fu in quel momento che le parole di sua madre riaffiorarono nella sua mente, facendola ridacchiare “Gli uomini di poche parole sono i migliori”


***



“Ma com’è andata a finire?” gridò la bambina sdraiata accanto allo zio, agitando in aria le gambe e sporgendosi con curiosità verso l’Uchiha.
Sasuke continuò a guardare fuori dalla camera, mentre il sole faceva capolino da dietro le affollate nuvole riscaldandogli il viso con i suoi timidi raggi.
“Tu non ti sei mai sposato! Quindi lei non può essere tua moglie” spiegò la bambina, pensando ad alta voce “Forse ha incontrato un altro, ma se era innamorata di te mi sembra impossibile!”
Per quanto i suoi arti fossero vecchi e malati, il vecchio riuscì a raggiungere ed accarezzare dolcemente i lunghi capelli scuri di Haruhi, che perplessa osservava gli occhi tristi dello zio. La bambina abbassò il capo tristemente, puntando gli occhi sulla bella ragazza raffigurata nella fotografia “Assomiglia ad un angelo” constatò la bambina, mentre Sasuke continuava ad accarezzarle i capelli.
“È un angelo!”

“Sasuke”
L’attenzione del giovane si concentrò sulla giovane donna accanto a lui
“Lo sai Che cosa c’è nei tuoi occhi?” disse lei bisbigliandoglielo in un orecchio “A me pare più di tutte le parole che ho letto in vita mia”


I commenti sono molto graditi!!

Commento del giudice
Devo dire che la tua fic mi ha molto colpita; ho trovato tutta la situazione autenticamente commovente, ben bilanciata; insomma, l’impressione è stata favorevolissima! Mi è molto piaciuto come hai trattato il tutto. La tua personale rielaborazione di Sasuke – pertinente per quanto in alcuni tratti leggermente stereotipata a mio parere – è coerente con se stessa e ben approfondita; il suo essere più dolce, quando è ormai avanti con l’età, è giustificato proprio dal fattore anzianità, e trovo che tu abbia ben gestito il contrasto tra il Giovane Sasuke e quello ormai stanco e malato. Hinata e Naruto sono ugualmente ben gestiti; nei ricordi dell’Uchiha la loro presenza è nitida, e, seppure a Naruto sia concessa solo una comparsata – allo scopo di evidenziare quanto alla Hyuga piaccia Sasuke – il rapporto tra i due amici si delinea bene, è ben espresso e approfondito. E poi Itachi, e Deidara, ma soprattutto Sakura e Ino: le loro caratterizzazioni mi sono piaciute davvero, le ho trovate coerenti con l’originale e ben trattate, perfette. Sono state una delle cose che ho apprezzato di più nella tua fic, insieme alla capacità di emozionare grazie alle sue atmosfere. Unica nota leggermente dolente: c’è qualche errorino di grammatica – punteggiatura, una ripetizione dovuta a distrazione, una preposizione di collegamento non correttissima – che ti hanno penalizzata leggermente nel risultato finale. Innanzitutto, tra la fine di un dialogo e un altro spesso hai saltato il punto; manca anche qualche virgola qui e lì, la punteggiatura è secondo me da riguardare per bene, ma a parte questo è un ottimo lavoro davvero, e ha una fortissima componente emotiva. La trama che hai creato si adatta benissimo alla citazione scelta – azzeccata tanto quanto la scelta di inserire altre citazioni di Whitman nel racconto – , si fonde con essa. Sei stata davvero molto brava!

  
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