Era strano passeggiare nel backstage
di un concerto dei Tokio Hotel, uno di quei concerti che lei aveva vissuto solo
dall' altra parte, schiacciata in mezzo alla folla, cercando di allungare il
collo il più possibile, data la sua bassa statura, per riuscire a vedere
qualcosa oltre alla folta capigliatura sparata per aria di Bill.
Adesso camminava sovrappensiero, ancora incredula della sua posizione
privilegiata, ottenuta solo grazie al capriccio di una rockstar.
Il capo chino, retaggio di giorni passati, la mente che vagava libera per i
fatti suoi e le orecchie tese a quel rumore assordante di sottofondo che erano
il sommesso brusio di più di cinquantamila persone, non si accorse di chi le
stava venendo incontro, apparentemente altrettanto concentrato solo sulle note
che uscivano dalle sue enormi cuffie, e si ritrovò ben presto con il sedere per
terra.
Si riscosse scuotendo la testa, pregando che le sue inseparabili lenti a
contatto fossero ancora al loro posto, e quando riaprì gli occhi si rese conto
che, per sua fortuna, era esattamente così, altrimenti non sarebbe riuscita a
mettere a fuoco l' idiota che l' aveva scaraventata sul pavimento.
La mano che era tesa davanti al suo naso però, la riconobbe immediatamente.
<< Mi dispiace ... Tutto bene? >>.
Gustav le stava rivolgendo un mezzo sorriso stiracchiato e colpevole.
[ ... << Tutto bene, non mi sono fatta poi così male e tu?
>>
<< Nemmeno io, però tu sei caduta nel fango... Vieni a casa mia? La
mia mamma ti laverà il vestito così non ti sgridano >>.
Il bimbo biondo davanti a lei le sorrideva impacciato e colpevole per non
averla vista e le tendeva la manina grassottella, aveva gli occhiali ed i
capelli biondi.
<< Grazie... La mia mamma non è contenta quando faccio certi
guai... Dice che non è da signorina... Lei vuole una signorina come bambina ...
>>.
Si alzò accettando la sua mano, afferrandola con la sua altrettanto paffuta e
fissandolo dritto negli occhi attraverso le lenti dei suoi stessi occhiali
dalle lenti spesse.
Il bambino la portò a casa sua tenendola per mano, raccontandogli di come fosse
brava la sua mamma a pulire i vestiti.
<< Io mi sporco sempre e lei ride e dice che sono un pasticcio di
bambino, ma poi mi abbraccia e si sporca tutta anche lei >>.
Sorrideva.
<< Anche io mi sporco sempre, ma la mia mamma non ride mai, mi
guarda male mentre mi spoglio e dice che sono una pasticciona e che non sarò
mai una vera signorina ... E non mi abbraccia, dice che non si vuole sporcare
>>.
Concluse lei sottovoce.
Il bimbo la guardò un po', poi la abbracciò.
<< Adesso ci sono io che mi voglio sporcare con te! >>.
Calore.
Un calore che non sapeva spiegare ma che sapeva di non aver mai provato prima.
Seguì il biondino a casa, mentre si presentavano ufficialmente ... ]
<< Tutto bene, non mi sono fatta poi così male e tu?
>>.
Teneva gli occhi sulle spalle del ragazzo che non aveva risentito minimamente
del colpo ricevuto, non aveva nemmeno vacillato.
Gustav fissò quella ragazza, come se cercasse di metterla a fuoco ...
Qualcosa gli sfuggiva e non riusciva a capire cosa.
<< Io nulla ... Sei talmente piccolina che non me ne sono nemmeno
accorto ... >>.
Già, era abituata al fatto che poca gente si accorgesse di lei.
L' atmosfera si era fatta appena un po' pesante e altre parole faticavano ad
uscire dalle loro labbra.
<< Ehy! Cosa stai facendo con la mia ragazza, Wolfgang? Non ci
starai mica provando, vero? >>.
La voce di Tom li colse di sorpresa, mentre cercavano entrambi di trovarle,
quelle benedette parole.
La ragazza sobbalzò appena.
[ ... << Tess! Di nuovo? Quante stramaledette volte ti ho detto
che non devi mettere le mani in quel maledetto barattolo? >>.
<< Volevo solo prendere un biscotto, mamma ... >>.
<< Non ti sembra di averne presi già abbastanza? Guardati!
>>.
E lei si era guardata, il suo vestitino di velluto, in cui sua madre si
ostinava ad infagottarla, che aveva i bottoni appena tesi sulla pancia, le
scarpette lucide che la facevano camminare come una piccola paperotta goffa, i
biondissimi capelli che erano sfuggiti nell' impresa di recuperare quel
barattolo, dalle perfette codine in cima alla testolina rotonda ...
Rimase col faccino sulle scarpe.
<< Hai ragione mamma ... Scusami ... Non lo faccio più ...
>>.
<< Non dire sciocchezze! Lo so benissimo che domani saremo nuovamente
punto e a capo, e se non saranno i biscotti, sarà la marmellata ... Lasciamo
perdere ... >> ... ].
Di nuovo quella sensazione di bambina con le mani tese a qualcosa di
proibito, senza averlo raggiunto.
<< Non dire cavolate, Tom! Hai rischiato di non averla più, la
ragazza! L' ho travolta come un panzer ... La stavo solo aiutando ad alzarsi,
dato che l' ho sbattuta a terra in malo modo ... >>.
Poi si volse a lei.
<< Allora se va tutto bene io posso andare a prepararmi ...
>>.
Tom rise e si avvicinò a lei, cingendole i fianchi con le braccia forti.
Tom era sexy, sfrontato, sfacciato, arrogantemente sensuale.
Sapeva come muoversi, sapeva farle girare la testa facendola sentire attraente
e desiderata come non si era sentita mai e lei godeva di quella sensazione.
Agli occhi del mondo intero, ai suoi stessi occhi, Tom era la sua rivincita.
Ma non la sua vittoria.
Quella, per quanto ne sapeva e per quanto pensasse adesso, non sarebbe arrivata
mai.
Lo pensava in quel preciso istante, mentre osservava quella pioggia di Novembre
ricoprire ogni cosa, vestirla di quel manto lucido che rendeva tutto sfocato,
impedendo di vedere davvero ciò che si stava osservando, faticando a metterlo a
fuoco, al di là della cortina d’ acqua, senza spingere a chiedersi cosa ci
fosse sotto.
La gente guardava a lei esattamente nello stesso modo.
Osservava quella patina argentea senza chiedersi cosa celasse alla vista.
La pioggia.
Le piaceva la pioggia ed era contenta che quel temporale avesse deciso di
cadere dopo giorni di vane promesse.
<< Ti
dispiace se vado qualche minuto sul tetto? Vorrei rilassarmi un po’ … >>.
<< Ma sta
piovendo a dirotto … Che cavolo di relax puoi ottenere cercando di non affogare
e di non prendere una broncopolmonite?
>>.
Tom non capiva.
Non poteva capire e lei non gliene faceva certo una
colpa, ma adesso voleva solo allontanarsi da lì.
Il chitarrista scosse la testa ma, come più di una
volta gli era capitato da quando frequentava quella strana ragazza, decise di
lasciarla andare.
<< Vai
pure … Mi spiace che tu ti perda il concerto … Sarà grandioso! >>.
<< Lo so
e non me lo perderò tutto … Scendo tra poco … Adesso sono solo d’ impiccio,
dovete prepararvi alla grande entrata in scena! Come si dice? In bocca al lupo?
O merda, come a teatro o … >>.
Le labbra di Tom catturarono le sue.
<< Non si
dice nulla … >>. Sensuale.
<< Andrà
alla grande, lo so! >>.
Lo sapeva anche lei; gli sorrise e si diresse verso le
scale anti incendio, risalendole lenta.
Mano a mano che si allontanava da quel frastuono, il
rumore della pioggia che furiosa continuava a scendere la avvolgeva,
trasportandola in un’ altra realtà a lei più famigliare.
Era lucido di pioggia, quella che furiosa vi si
abbatteva e lei si sedette con le spalle contro il muro, riparata sotto la
breve tettoia, ma non abbastanza da impedire a qualche goccia d’ acqua di
bagnarle il viso accaldato.
Hai bisogno di un po' di tempo... da sola?
Tutti hanno bisogno di un po' di tempo per conto loro
Non sai che hai bisogno di un po' di tempo... da sola? …
<< Non chiuderla … Per favore … Mi tiene
compagnia, mi parla, mi racconta delle storie e … Mi impedisce di pensare
… >>.
Il ragazzino la guardò intensamente
mentre lei ancora osservava la pioggia cadere, qualche goccia si era posata sui
suoi occhiali dalla montatura sottile.
<< Mi dispiace …
>>.
<< E di cosa? Stai facendo la cosa giusta, lo
sai … E’ giusto che tu rincorra i tuoi sogni, io non vorrei nulla di diverso
per te … Arriverai lontano >>.
L’ adolescente non sapeva cosa
rispondere, del resto non era mai stato di molte parole.
<< Ti ho lasciata sola … Sei la mia migliore amica
… Non avrei dovuto … >>.
Non era una frase fatta, era una
semplice constatazione e lei lo sapeva.
<< Non potevi fare altrimenti … E’ una cosa
importante … Senti, ma noi non dovevamo studiare? Sarà bene iniziare, tua madre
non vuole che trascuri troppo lo studio, lo sai … Allora, prima algebra o
letteratura? >>.
Una matita quasi persa tra i folti,
arruffati capelli biondi, l’ aria concentrata il naso dritto quasi a sfiorare
il libro che teneva tra le mani, un’ espressione assorta.
Il ragazzo non riusciva a
concentrarsi.
Il suo pensiero, ogni fibra di sé,
era divisa in due, tesa verso ciò che forse lo avrebbe atteso, qualcosa da
affrontare assieme ai suoi amici ed allo stesso tempo, dilaniato da ciò che
avrebbe potuto perdere.
E la pioggia continuava a cadere e
lo stereo, che lei aveva acceso, rimandava quella stessa canzone che lei
adorava e che lui aveva imparato ad amare a sua volta.
Axl continuava a tormentarla,
impedendole di concentrarsi sui compiti, impedendole di fare qualsiasi altra
cosa che non fosse l’ ardua impresa di trattenere quelle lacrime che
minacciavano di cadere ad ogni suo minimo battito di ciglia.
… Perché niente dura per sempre
Ed è difficile portare una candela
Nella fredda pioggia di Novembre …
Era tutta colpa di quella voce
suadente e malinconica, null’ altro aveva colpa per come si sentiva … ].
Spense l’
Ipod che aveva immediatamente acceso non appena arrivata sull’ ampio tetto
dell’ arena e spinse lo sguardo in lontananza, gesto che ripeteva fin da
adolescente in giornate come quella, quando cercava di intravedere il suo
futuro e tutto quello che vedeva erano le immagini rese liquide dalla pioggia.
Anche adesso
non riusciva a vedere nulla.
Sperò che
fosse solo colpa della pioggia, che le lacrime che le impedivano di vedere
fossero solo quelle del cielo e che nulla avessero a che vedere con i suoi
occhi.
E lui si
impegnava, per quei cuori, per quelle persone che avevano passato ore ed ore
sotto la pioggia solo per assistere ad un paio d’ ore di spettacolo, spettacolo
che era assolutamente incredibile, doveva ammetterlo.
Ma proprio
in quel momento, proprio quando tutto il suo esistere doveva avere inizio e
terminare su quel palco, per loro, la mente del ragazzo divagò.
Fuori
diluviava, lo aveva visto circa mezz’ ora prima dalla piccola finestra del
camerino dove si erano riuniti prima dell’ inizio dello show.
Era stato a
lungo ad osservare quella pioggia cadere, ed i suoi pensieri avevano imboccato
un sentiero che credeva ormai perduto, un sentiero che aveva abbandonato a
malincuore e dimenticato fin troppo in fretta.
Evidentemente
non era così, perché adesso era proprio là che si trovava, perso in quei
ricordi che credeva sepolti dal successo, dalla fama, dai soldi, dalle immense
conquiste e soddisfazioni che non poteva certo negare di avere ottenuto.
Adesso aveva
di nuovo quindici anni ed una certezza che sapeva non avrebbe più provato in
quel modo così assoluto.
[ … Le stava dicendo addio … Doveva
farlo, dovevano partire, iniziare quel percorso che ancora non sapevano
effettivamente dove li avrebbe portati ma che più di una persona aveva
prospettato loro come luminoso ed allettante.
E allora
perché non riusciva a farlo?
Perché
quelle maledette parole non venivano fuori?
Perché continuava a nascondersi dietro mere menzogne che sapevano di pioggia?
Ancora la
pioggia, quella maledetta pioggia che sembrava fare da sfondo ad ogni loro
incontro significativo.
O forse
era proprio la sua presenza discreta eppure violenta a renderli tali.
<< Tess … Torneremo presto … Ti chiamerò >>.
Lei lo
guardava con quegli occhi azzurri, occhi che aveva visto in molte altre ragazze
tipicamente tedesche, normali, come lo era lei, ma quello sguardo non lo aveva
visto mai su nessun’ altro viso, e pensava non lo avrebbe visto mai più.
Ero uno sguardo consapevole.
Consapevole
delle bugie che si stavano dicendo.
<< Certo … Ti chiamerò anche io … >>.
E lui
sapeva che era una menzogna, non meno di quanto lo sapesse lei.
Cercando semplicemente di far passare il dolore
E nessuno è mai sicuro chi è quello che molla oggi
Mentre se ne va camminando …
Credeva
che quell’ addio non dovesse svolgersi così, in quella fredda mattina di
Novembre, mentre la pioggia ed i suoi amici assistevano del tutto inconsapevoli
del significato che tutto quello stava marchiando a fuoco dentro di lui.
… So che è difficile tenere un cuore
aperto
Quando sembra che anche gli amici siano lì per farti male
Ma se tu potessi guarire un cuore spezzato
Il tempo non sarebbe lì per incantarti? …
Non era facile ammettere qualcosa che aveva tenacemente taciuto anche a sé
stesso per così tanto tempo, mentre tutto lo richiamava alla realtà, al di
fuori di sé.
<< Dobbiamo andare, si è fatto tardi … Lo sai
che poi David si incazza! >>.
Tom.
Sfrontato,
sfacciato …
Idiota.
Non
capiva.
Non
capiva cosa lui stesse cercando di fare, cosa stesse urlando quella voce dentro
di lui.
Diglielo!
Dille
quello che senti.
Fallo!
Adesso!
Ma non c’
era più tempo, l’ incanto venne spezzato da due mani che, il più gentilmente
possibile, lo stavano riportando alla realtà.
Georg.
Osservò
spaesato il suo amico di sempre, poi si volse un’ ultima volta a lei.
<< A presto allora … >>.
<< A presto …
>>.
Ed era un
addio … ].
Tornò al presente, qualcosa sul lato del palco aveva
attirato la sua attenzione, un’ ombra che si muoveva dietro le quinte.
Si volse un istante a guardarla.
Tess era lì e osservava lo show con gli occhi
sgranati, sembrava quasi trattenere il respiro.
Era bagnata come un pulcino e qualcosa dentro di lui
si mosse nuovamente.
Quei capelli rossi, gli occhi color smeraldo, il
fisico minuto.
Una lancinante fitta alle tempie gli fece digrignare i
denti.
Era come se dentro la sua testa tutti gli sconosciuti
ingranaggi della sua memoria si stessero inceppando, impedendogli di vedere.
Ma forse era esattamente così.
Anche per Tess la fine di quel concerto aveva il
sapore di un bellissimo sogno svanito.
<< E’
andato tutto perfettamente, visto?
>>.
Bill le aveva sorriso raggiante.
Era bello per lei vedere quei quattro ragazzi
sorridere in quel modo, stravolti dalla stanchezza ma felici.
Tom la baciò e di nuovo la confusione si fece strada
nella sua mente.
Lui era eccitante ma era davvero solo l’ esaltazione
dei sensi che lei stava cercando da anni?
Non lo sapeva o non riusciva ad ammetterlo.
Tess era confusa, per una volta Tom non le aveva
inutilmente chiesto di dormire con lui.
Si abbandonò su una poltroncina della zona relax e si
concesse uno sbadiglio di dimensioni epiche.
Era stanca, ma qualcosa la spinse ad aprire il suo
portatile e a guardare, per la prima volta dopo anni, quel file salvato tra i
suoi documenti e poi volutamente dimenticato.
[ …
<< Vedrai che ti piaceranno! Sono
divertenti, simpatici e hanno anche talento! E poi Georg lo hai già mezzo
conosciuto … Credo che tu gli stia simpatica, sai? >>.
<< Come posso stargli simpatica se non ho
spiccicato quasi una parola? >>.
<< Bhè, nemmeno quel nostro bel tenebroso di
bassista è un tipo di molte parole … Del resto è mio amico … Ma perché ti
ostini tanto a non volerli frequentare?
>>.
<< Lo sai … La vita sociale non fa per me …
Preferisco i miei libri … Loro non giudicano nessuno … >>.
Gustav si
era sentito ferito.
Non
voleva metterla in imbarazzo né forzarla, ma desiderava ardentemente che lei
facesse parte della sua nuova vita.
Aveva
passato ore ad ascoltarlo mentre si allenava alla sua batteria, che male c’ era
a sentire qualche pezzo dei Devilish?
<< Andiamo Tess … Sono miei amici, non ti
giudicheranno … Gli ho già parlato un po’ di te … >>.
Un fiotto
di gratitudine invase la ragazzina.
<< Allora rimarranno delusi di sicuro … Persino
io mi vedo migliore di quello che sono, attraverso i tuoi occhi … >>.
Concluse
lei abbracciando l’ adolescente con affetto.
Il
momento della verità era giunto e lei, armata di una macchina fotografica,
aveva immortalato le prove di quei quattro ragazzini per poi presentarsi
goffamente ed ufficialmente ad ognuno di loro.
Era rimasta
colpita dallo sguardo sereno di Georg che la osservava come se davvero già la
conoscesse.
L’ aveva
scaldata il sorriso aperto e luminoso del piccolo frontman del gruppo, quel
Bill che tante volte aveva visto prendere in giro a scuola, da lontano.
E l’
aveva ferita lo sguardo di sufficiente disapprovazione che aveva visto negli
occhi di quel rasta presuntuoso.
La stava
giudicando eccome ed il giudizio non era certo positivo.
Si chiuse
immediatamente in un mutismo che sapeva di sconfitta.
Lei era
quella che era, una ragazzina in sovrappeso, con gli occhiali e dei capelli di
un biondo scialbo che ricadevano dritti come spaghetti sulle sue spalle e non
la persona che Gustav aveva descritto loro.
Quando
finalmente era riuscita a svicolarsi da quella situazione imbarazzante, seppe
esattamente che era comunque troppo tardi …
].
Quelle vecchie foto che lei aveva scannerizzato, foto
di quattro ragazzini con degli strumenti che sembravano quasi più grandi di
loro.
E ancora foto sue e di Gustav bambini prima e a
malapena adolescenti poi, foto scattate per la maggior parte dalla madre di
quello che era stato il suo migliore amico.
Deciso a svegliarla si avvicinò a lei ma qualcosa
attrasse il suo sguardo.
[ …
<< Non devi avere paura! Le mucche
sono buone, non ti fanno niente!
>>.
<< Ma sono tanto grandi! >>.
Le aveva
messo in mano un po’ di fieno poi, tenendo la mano della bambina tra le sue, l’
aveva avvicinato al muso della pacifica e paziente bestia che li osservava con
occhi di velluto nero.
<< Non urlare … La spaventi >>.
Le aveva
sussurrato quando la sua amica era indietreggiata nel momento stesso in cui la
ruvida lingua appiccicosa della mucca le aveva sfiorato la mano.
<< Hai visto? Non ti ha fatto niente! … Vieni,
andiamo a vedere i coniglietti, sono carini!
>>.
L’ aveva
nuovamente presa per mano ed erano corsi via verso la conigliera, sorridendo
felici … ].
Quanti anni avevano?
Otto, gli sembrava di ricordare …
- … La mamma ha dovuto farsi in quattro per convincere
la madre di Tess a lasciarla venire alla fattoria con noi, per festeggiare il
mio compleanno … -.
Improvvisamente una luce si accese dentro di lui e
tutti gli stupidi ingranaggi nella sua testa presero a girare vorticosamente
facendolo barcollare.
Non era possibile …
L’ aveva avuta davanti agli occhi per tutto quel tempo
…
Senza contare che, dentro, l’ aveva avuta da sempre.
Volse le spalle alla ragazza e decise di andarsene a
dormire.
La ragazza lo aveva visto e chiamato, chiudendo rapida
il suo portatile, contando sulla discrezione del ragazzo.
Il biondo batterista non si volse ma si fermò con un
sospiro.
<< Mi hai
mentito … Hai mentito a me >>.
Nessuna domanda.
Nessuna accusa.
E lei seppe che quel suo puerile gesto era stato del
tutto inutile.
Così come sarebbe stato inutile recriminare il suo
diritto alla privacy, adesso.
Si perse qualche istante nel rumore della pioggia
battente, chiedendole silenziosa, rabbrividendo appena, di aiutarla a trovare
il coraggio e le parole giuste.
<< Non
volevo … Mi dispiace … >>.
- … No … Questo no! Non può farlo! … -.
Il ragazzo si
volse verso di lei, lo sguardo duro, freddo, arrabbiato ed in silenzio le si
sedette di fronte, il piccolo ripiano del tavolo che li separava sembrava
immenso.
<<
Perché? Perché lo hai fatto? Perché non mi hai detto chi eri? Eravamo amici,
io e te … Perché sei così … Diversa? Cosa è successo? >>.
Eccolo il maledetto momento della verità che lei aveva
forse solo inconsciamente sperato in tutti quei giorni e dal quale adesso
sarebbe voluta fuggire.
Prese fiato, di tempo non ce n’ era più.
<< La
mamma mi ha mandato in un collegio femminile … Voleva che io diventassi la
signorina che aveva sempre desiderato, una di quelle che vengono invitate alle
feste, ad uscire dai ragazzi, che avesse degli amici … E poco le importava se
quelle persone erano solo delle false ipocrite, concentrate solo sull’
apparenza … >>.
<<
Esattamente come te, adesso …
>>.
Uno schiaffo in pieno viso da quelle mani immobili.
Le mani del suo unico vero amico.
La rabbia salì dentro di lei.
<< Cosa ne
sai tu? Cosa ne sai di quanto mi sia costato frequentare quel posto, diventare
come loro? Cosa ne sai di quanto desiderassi l’ approvazione di quella madre
perfetta che non mi aveva mai guardata con orgoglio? … Ho dovuto farlo! Sono
diventata popolare, tutti desideravano passare del tempo con me, i ragazzi mi
chiedevano degli appuntamenti e mia madre mi sorrideva … Tu sai cosa significa
… Sai cosa significa smettere di essere un signor nessuno e diventare quello
che tutti vogliono! Perché mai tu avresti avuto il diritto di cambiare ed io
no? Perché mai dovrei desiderare di tornare ad essere la scialba ragazza di
sempre, quella che nessuno voleva, nemmeno i tuoi amici? >>.
Gustav si osservò le mani, poi rispose, senza alzare
lo sguardo su di lei.
Gli faceva male adesso.
Ora non gli era più possibile guardare i suoi occhi
verdi, non con l’ immagine indelebile di quello che quegli occhi erano in
realtà.
Due azzurri laghi di montagna che riflettevano il
cielo.
Quelli che lui aveva conosciuto e …
<< Punto
primo : ho sempre saputo quanto male ti facesse la freddezza di tua madre e
quanto desiderassi la sua approvazione. Punto secondo : hai ragione, adesso io
sono desiderato, ma non sono cambiato da quello che ero, passo molto tempo da
solo, sono sempre taciturno, sono sempre biondo e in sovrappeso.
Punto terzo : mi pare che i miei amici, come hai detto
tu, abbiano decisamente cambiato idea su di te, se non sbaglio. Punto quarto :
hai tutti i diritti di fare di te ciò che vuoi
>>.
Si alzò e si diresse alle scale che lo avrebbero
finalmente salvato da quella situazione.
Lei si alzò avvicinandoglisi.
<< Gustav
… Non sono più quella che ricordavi …
>>. Disse mesta, con un filo di voce.
<< No …
Non lo sei più … E vorrei rispondere alla tua ultima domanda … Credevo che
quella scialba ragazza avesse qualcosa di più importante di quel mucchio di
ipocriti che la circondano adesso … Ma evidentemente mi sbagliavo … Mi
sbagliavo su tante cose … >>.
La fissava in quegli occhi, e credeva, illuso e
puerile, di scorgere la verità di quei cieli limpidi che lei aveva oscurato.
Riesco a vedere un amore trattenuto
Ma cara quando ti stringo
Non lo sai che io provo la stessa cosa …
… Se potessimo prenderci il tempo per dirci tutto chiaramente
Potrei far riposare la mia testa
Sapendo che tu eri mia
Tutta mia …
… Per cui se vuoi amarmi
Allora cara non ti trattenere
O io finirò a camminare
Nella fredda pioggia di Novembre …
Un tuono più
vicino, la fredda luce del fulmine ad illuminare qualcosa che non poteva più
essere.
La abbracciò
spinto da una forza che nemmeno lui seppe trattenere.
Il
distaccato Gustav, quello silenzioso e solitario, aveva bisogno di qualcosa che
non riusciva ad esprimere a parole che, se davanti agli occhi non avesse avuto
lei, non avrebbe mai espresso in un modo così imbarazzante eppure inevitabile,
oramai.
Non credi di aver bisogno di qualcuno?
Tutti hanno bisogno di qualcuno
Non sei l'unica
Non sei l'unica …
E la
pioggia, impietosa, continuava a cadere.
Bill non era
riuscito a dormire, Georg si era appena svegliato e Tom era stranamente
nervoso.
Più del
solito e Tess si sentiva colpevole.
Non aveva
fatto nulla di cui doversi vergognare, eppure non riusciva ad allontanare quel
malessere.
Sapeva di
dovere qualcosa a quel ragazzo.
Le piaceva,
l’ aveva, inaspettatamente, rispettata fino a quel momento, e lei gli voleva
bene.
Aveva
imparato a volergliene, sebbene il rammarico che fosse la nuova Tess quella che
aveva imparato a farlo ed a conoscerlo, la opprimesse.
La vecchia
Tess, Tom, non l’ avrebbe mai lasciata avvicinare a lui.
E questo non
era giusto.
In quanto a
Gustav, si era diretto silenzioso verso la sua camera, prendendone possesso
senza salutare nessuno.
Tess aprì la
porta della sua stanza e si gettò sul letto, infinitamente stanca.
Ma qualcosa
si stava muovendo dentro di lei.
-… Hai
mandato tutto a puttane, questa volta lo hai perso per sempre, qualsiasi cosa
foste stati non tornerà più … Adesso puoi solo terminare la tua trasformazione,
diventare a tutti gli effetti quello che tua madre e chiunque altro desidera.
Una ragazza sexy e vuota che si tiene stretta l’ ambito chitarrista dei Tokio
Hotel. Il colpo più grande della tua carriera … Vai da lui e fai ciò che devi
Tess … Dì addio alla stupida ragazzina che sospira davanti ad un portatile e
diventa ciò per cui hai tanto faticato …
-.
Si alzò dal
letto, si gettò sotto la doccia, indossò l’ intimo che, poco elegantemente, sua
madre le aveva regalato una volta saputo che sua figlia usciva con una famosa
rockstar e si diresse, avvolta nella leggera vestaglia di seta nera, verso la
stanza di Tom.
<< E ti sembra così poco, Georg? Senza contare
che sta con Tom … Cosa posso sperare di ottenere? Lo sai come vanno queste
cose. Io sono il bravo ragazzo e lui l’ amante perfetto … Ma non mi va di
giocare il ruolo dell’ amico in uno strano menage a troi, credimi … >>.
Georg perse
la pazienza.
<< Va bene! Allora fai come ti pare e lascia che
vada a letto con lui senza nemmeno provare … Butta nel cesso anni di … Come
vogliamo chiamarla? … Amicizia? Solo perché sei troppo stupido per capire che
ti stai giocando la tua ultima opportunità!
>>.
E detto
questo aveva lasciato un basito Gustav in preda ai suoi confusi pensieri ed
alla visione della ragazza che bussava timida alla porta del chitarrista.
Era
bellissima, doveva ammetterlo, e Tom non si sarebbe fatto pregare per prendere
ciò che desiderava.
-… E poi la
mollerà, come fa con tutte … Possibile che lei non lo capisca,
maledizione? -.
Sferrò un
pugno al cuscino sul letto, cercando di sfogare la sua frustrazione.
Tom.
Era stato
proprio Tom a pronunciare quelle parole, smettendo improvvisamente di baciare
la sua pelle candida che spiccava in contrasto con il completo di pizzo rosso
che indossava.
<< Io … Cosa te lo fa pensare? Perché credi che
mi sia presentata alla tua porta così? Per fare quattro chiacchiere? Pensavo …
Pensavo che lo volessi anche tu …
>>.
<< Ed io lo voglio, Tess, dio solo sa quanto, ma
… Forse non sono lo stronzo che tutti credono … E credevo che tu lo avessi
capito … Mi sono fatto un sacco di ragazze, ragazze che volevano venire con me
perché mi desideravano, o perché credevano di amarmi … Forse anche ragazze che
desideravano qualcun’ altro ma mai, mai ragazze che amavano qualcun’ altro …
Credo di avere troppa stima di me per poter permettere una cosa simile! >>.
Osservò il
faccino della ragazza che gli stava di fronte.
<< E, per quanto tu possa non crederlo
possibile, ne ho anche di te, goffa ragazzina silenziosa … >>.
Tess era
confusa.
Tom aveva
capito chi fosse?
Avrebbe
voluto chiedergli quando questo fosse successo ma capì che alla fine non gliene
importava poi molto.
<< Senti … Qualsiasi cosa io sia stata adesso
sono ciò che vedi … Non riesci a dimenticare quella stupida ragazzina brutta e
goffa e a darmi ciò che voglio?
>>:
Tom sospirò.
<< Ti darei ciò che mi stai chiedendo se sapessi
che è esattamente ciò che desideri …
>>.
Spinse la
ragazza con le spalle contro la porta, allungando un braccio oltre lei per
aprirla e rimandarla nella sua stanza.
<< Ma so che non è così … Non sono io quello che
vuoi … Forse dovresti andare da lui …
>>.
Tess perse
la pazienza ed alzò la voce.
<< Io voglio te! Non c’ è nessun’ altro che io
desideri! >>.
Tom scosse
la testa con un sorriso mesto.
<< Bene … Allora voltati e diglielo … >>.
Non che provasse chissà quale perverso piacere all’ idea di trovare Tess tra le
braccia del suo amico, semplicemente perché sapeva che anche un solo cenno d’
indugio l’ avrebbe riportato sui suoi passi, alla propria camera.
Si era
fermato davanti a quella porta di legno laccata di bianco e talmente lucida da
potervisi specchiare e osservò per qualche istante la sua immagine, ancora
troppo distante da poterla raggiungere col pugno chiuso che stava alzando,
deciso a bussare.
Ma la porta
si era aperta e le spalle bianche della ragazza apparvero davanti ad i suoi
occhi, la sottile spallina del reggiseno rosso fuoco che era in perfetto
accordo con i suoi capelli ramati e totalmente fuori luogo sulla sua Tess.
E giunsero
infine anche le parole della ragazza.
Non c’ era
nessun’ altro che lei desiderasse … Solo Tom …
Quei due
occhi sconosciuti che si sgranarono, improvvisi su di lui, lo fecero vacillare.
Avrebbe
desiderato colpirla, avrebbe desiderato non essere arrivato fino lì, avrebbe
desiderato non aver sentito nulla.
Se ne stava
immobile e sconvolta davanti al suo Amico di sempre, vestita come una
sgualdrina pronta a gettare via qualcosa che aveva sempre considerato prezioso.
A gettare
via sé stessa.
E nessuna
parola riusciva a salire alle sue labbra immote davanti a quegli occhi caldi e
dolorosamente increduli.
Sentì le
lacrime invadere i suoi occhi prima ancora di sentirne il sapore che giunse fin
troppo rapido a straziare le sue labbra.
Chiuse la
vestaglia leggera e scappò via, allontanandosi ancora una volta da qualcosa di
proibito.
Riuscì
persino a sorridere, chiunque li avesse visti adesso avrebbe trovato ridicola
quella situazione.
Tom rimase
immobile ad osservare lo sguardo furioso del batterista ed il suo respiro
greve.
Poi la presa
divenne debole, il braccio ricadde lungo il fianco.
<< Scusami …
>>.
Gustav si
allontanò, lasciando dietro di sé solo il flebile rumore della porta della sua
stanza che si richiudeva alle sue spalle.
**********
La sua
vecchia stanza di adolescente, quella che aveva lasciato tanto tempo prima, la
stava nuovamente salutando, con i suoi fantasmi ed i suoi sogni infranti che la
osservavano da ogni angolo.
Dalla
scrivania sotto la finestra, dal letto, dal tappeto accanto allo stereo.
La pioggia
aveva deciso di dare tregua al suo cuore ma quelle lacrime del cielo erano
limpide ed impetuose davanti ai suoi occhi.
<< Dove stai andando? >>.
<< Incontro alla mia vita, mamma, quella che ho
desiderato da sempre … Studierò psicologia, ce la posso fare … Non sono più una
ragazzina insicura, né voglio più essere una giovane donna superficiale ed
infelice … Voglio trovare la mia strada e non posso trovarla qui, né posso
continuare a fingere che sia quella che tu hai lastricato di effimero oro per
me … Mi dispiace se ti sto deludendo, ma adesso penserò solo a me … Addio
mamma >>.
Non era
facile chiudere quella porta sapendo che al di là di quella che stava aprendo
non c’ era posto per la persona più importante della sua vita.
-… Ma c’ è
posto per me … -.
Georg
preferì non proferire parola davanti all’ espressione scioccata del cantante,
mentre Tom si era voltato lentamente facendo scivolare lo sguardo sui vari
oggetti sparsi per la sua stanza, alla ricerca di qualcosa che gli permettesse
di eliminare quell’ ameba di suo fratello senza risultare il colpevole.
Un paio di
calzini che troneggiavano all’ interno delle sue Nike attrassero il suo
sguardo; erano lì da diversi giorni, forse sarebbero potuti essere utili allo
scopo.
-… Non molto
ortodosso, ma il fine giustifica i mezzi …
-.
<< Sì, adoratissimo decerebrato di un gemello …
Era lei e adesso se ne è andata … E Gustav non l’ ha presa molto bene, direi …
Comunque … Vorresti farmi la gentilezza di schiaffarteli in faccia? >>.
Bill fece un
poco elegante salto all’ indietro quando si trovò davanti al naso i calzini che
Tom, tenendoli in punta di dita, gli stava avvicinando con un sorriso
mellifluo.
<< TOM! Che schifo!!!! >>.
Georg
avrebbe optato per la finestra per mettere fine ai suoi tormenti, senza avere
ancora effettivamente deciso se gettare sé stesso o quei due acari della
polvere troppo cresciuti, ma l’ immagine affranta di Gustav stava ancora
davanti ai suoi occhi.
<< Ok … ADESSO BASTA! Siamo qui perché dobbiamo
parlare con Gustav, non per fare gli idioti … Capisco che chiedervi una cosa
simile potrebbe sembrare assurdo, ma potreste evitare di essere … Voi stessi
per cinque fottuti minuti? >>.
Bill si fece
serio.
Aveva notato
l’ espressione assente di Gustav e quell’ aria più pensierosa del solito.
E non gli
piaceva.
<< Cosa possiamo fare? >>.
Chiese con
un piccolo broncio ed una vocina che fece immediatamente decidere a Georg che,
almeno per quella volta, non lo avrebbe eliminato.
<< Ad esempio potremmo prendere quel maledetto
testone di Gustav e … >>.
<< … E cosa, Tom? … Credevo che tu avessi fatto
già abbastanza per me … >>.
L’ ironia
nella voce del ragazzo era pungente abbastanza da ferire persino il chitarrista
che abbassò gli occhi colpevole.
<< Gustav! Quante volte ti dovrà ripetere che
non ci è andato a letto? >>.
<< Credi che sia questa la cosa importante,
Georg? Le ha mostrato tutto quello che può avere e che è totalmente differente
da me … E comunque non ha importanza … Eravamo amici, nulla di diverso, ed ora
non lo siamo più … Non è la fine del mondo, dopo tutto … >>.
La mano di
Bill, timida e decisa si fermò sul suo braccio estremamente robusto in
contrasto con quello esile del cantante.
<< Gustav … Ma cosa diamine stai dicendo? Devi
andare da lei … Ci sarà pur un motivo se “raccattapollastre-Kaulitz” ha fallito
con lei … >>.
Il biondo
sorrise.
<< Non ha importanza Bill … Qui si tratta di me
e lei e tra noi non c’ è nulla, non c’ è mai stato né ci sarà mai >>.
<< Solo perché sei un idiota colossale, ecco
perché! Maledizione Wolfgang! Sei più ottuso della scarpa di un montanaro della
peggiore specie! Ti sembra possibile che una ragazza sana di mente possa
rifiutare uno come me? >>.
Il
batterista vide rosso in pochi istanti.
Non era da
lui perdere le staffe ed era fin troppo abituato all’ egocentrismo di Tom,
eppure quando si trattava di Tess tutte le sue convinzioni e le sue certezze
crollavano.
Di nuovo Tom
temette di ricevere lo stesso trattamento che l’ amico gli aveva riservato
qualche giorno prima temendo che, questa volta, la sua faccia non ne sarebbe
uscita incolume.
Ma Gustav
non mosse un solo passo né si voltò verso di lui.
<< Non è un gran bel complimento da fare a tutte
quelle poverette che si sono lasciate incastrare da te … E, per tua norma e
regola, Tess non è una delle tue stupide ochette senza cervello, chiaro? >>.
La voce
bassa fremeva di ira repressa a stento.
Tom ampliò
il ghigno che aveva sul volto.
<< Certo perché, in effetti, l’ unico senza
cervello qui sei tu … Sei tu che le hai permesso di andarsene senza fare un
cazzo! Sei un perdente Gustav …
>>.
Bill sbarrò
gli occhi, così grandi da invadere tutto il volto, stupefatti.
<< T … Tom … Cosa stai dicendo? Smettila … >>. Ancora Bill.
<< Smetterla? Ho semplicemente detto la verità …
Siete tutti pronti a criticarmi … Forse io non sono un modello di virtù, ma per
lo meno mi prendo ciò che voglio … Lui non sa nemmeno tenersi un’ amica … E
fosse solo quello! Non riesce nemmeno ad ammettere con sé stesso quello che
prova … E’ molto più semplice criticare la pagliuzza nell’ occhio altrui
piuttosto che riconoscere di avere una trave di venti metri in un occhio, vero
Gustav? >>.
Tom aveva
rincarato la dose, la sua voce era passata da strafottente a terribilmente
seria e due paia di occhi increduli e curiosi erano fissi su loro due.
-… Ti sei
fatto fare la ramanzina da Tom … E che cazzo, Wolfgang … -.
<< Sapevo che eri uno stronzo, ma credevo che
almeno quelli che dovrebbero essere i tuoi amici li risparmiassi … Vaffanculo
Tom >>.
Detto questo
era uscito dalla sala comune per rinchiudersi in sala prove a sfogare la sua
frustrazione sulla sua batteria.
A volte ho bisogno di un po' di tempo... da solo
Tutti hanno bisogno di un po' di tempo per conto loro
Non sai che hai bisogno di un po' di tempo... da sola? ...
Dopotutto se
lei aveva deciso di andarsene c’ era un motivo.
Forse voleva
stare da sola, proprio come lo desiderava lui in quel momento.
Gli occhi
chiusi, concentrato solo sulle vibrazioni attorno a lui, si ritrovò ben presto
a percepire altre note, un suono che si levava in armonia con quello della sua
batteria.
Avrebbe
potuto andarsene, avrebbe potuto mandarlo al diavolo una seconda volta, avrebbe
potuto fare tante cose, ma Gustav non era un ragazzo di quel tipo, sapeva
riconoscere quando esagerava, con Tom non era stato gentile e la cosa non gli
piaceva, nemmeno con la consapevolezza che lui fosse stato un perfetto stronzo.
La chitarra
tacque e prima ancora che l’ ultima vibrazione dei suoi piatti si disperdesse
nell’ aria, una mano si posò sulla sua spalla.
<< Non volevo offenderti, volevo solo …
Spronarti a fare la cosa giusta …
>>.
<< E perché tu, la cosa giusta, non la fai
mai? >>.
Era
retorica, Gustav sapeva che ciò che Tom faceva era giusto per Tom, così come
sapeva che non lo sarebbe mai stato per lui.
<< Sai una cosa? … E sappi che non lo ripeterò
due volte, per cui ascoltami bene … A volte vorrei essere come te … Avere
quello che hai tu, questa tua coerenza, questo essere sempre buono e giusto e
posato … Avere … Qualcuno che mi faccia provare quello che provi tu, che mi
faccia sentire come ti senti tu, avere … la mia Tess … >>.
Gustav
fissava l’ amico quasi senza capire, quasi stupito ma in fondo certo che l’
amico non gli stesse mentendo.
Voleva molto
bene a Tom e sapeva cosa celava dietro quella faccia da schiaffi che mostrava
al mondo.
<< Non credere che si stia tanto meglio ad
essere … >>.
Gustav
ristette.
<< Ad essere? …
>>. Chiese il chitarrista.
<< Dillo Gustav … Dillo e poi và da lei … E’ l’
unica cosa giusta da fare … >>.
Lo sguardo
del batterista si adombrò.
<< Essere … Innamorato … Ma cosa potrei mai
darle io che non ha trovato in te? Lei vuole te … >>.
Gli occhi
color cioccolato si puntarono su Tom in attesa di una risposta che sapeva
perfettamente quale avrebbe voluto che fosse.
Era una
speranza puerile.
Tom scosse
la testa sbuffando un sorriso.
<< Forse … Ma se non andrai da lei ad offrirle
quello che in me non troverà mai, lo rimpiangerai fin troppo a lungo … Pensaci
amico! Io torno dagli altri a permettere a Bill di sgridarmi ancora un po’ per
come ti ha trattato … >>.
<< Forse ne avevo bisogno … Sei stato sincero
… >>. Gli rispose Gustav.
<< Bene, allora adesso è il tuo turno di esserlo
… E, Gustav? >>.
<< Sì?
>>.
<< Ricordati di dirlo anche a Bill, questa
cosa >>.
Il biondo
sorrise all’ amico, poi si ritrovò a fissare la porta che si era chiusa davanti
ai suoi occhi.
[ … <<
Sei il mio migliore amico Gustav … Promettimi che sarai sempre sincero
con me >>.
Tess lo guardava negli occhi e lui si specchiava in
quelle iridi azzurre, sperando che non potessero scorgere la menzogna che stava
per propinarle, ben consapevole di quello che stava facendo.
<< Te lo
prometto Tess … E tu lo sarai con me?
>>.
Lei aveva sorriso un sorriso un po’ intimidito ed
aveva abbassato lo sguardo sulle proprie mani.
<< Certo
… >> … ]
Adesso sapeva
di averle mentito e seppe con certezza di averlo saputo anche allora.
Aveva
permesso al tempo di seppellire i ricordi e le certezze di un tempo …
-… Le
menzogne di un tempo … -.
Aveva
guidato tutta la notte e una volta giunto davanti alla casa della ragazza, che
ricordava perfettamente, non era stato facile accettare che lei non ci fosse,
era stato un duro colpo non trovarla e non era stato facile farsi dire dalla
madre di Tess dove lei si trovasse, ma nonostante tutto era riuscito a
sorridere quando le aveva detto che Tess era andata a vivere a Berlino per
frequentare l’ Università.
Avrebbe
dovuto immaginarlo, aveva sempre avuto fiducia in lei e nelle sue capacità.
Era risalito
in macchina ed aveva ripreso il suo viaggio, sopportando a mala pena la
frustrazione mista alla speranza, che sentiva agitarglisi dentro.
Se ne stava
in piedi, appoggiato alla sua auto, con una mano reggeva l’ ombrello, con l’
altra sistemò gli occhiali sul naso mentre strizzava gli occhi alla ricerca di
una testa rosso mogano che non riusciva a trovare.
Erano le
otto del mattino e molti ragazzi correvano all’ interno dell’ antico edificio,
verso le proprie lezioni.
Oramai il
parco era vuoto, il portone era stato chiuso e anche le sue speranze di vedere
Tess svanirono come la possibilità della ragazza bionda che era appena
arrivata, affannata e trafelata, che ora stava bussando forte sul legno scuro,
di partecipare alle lezioni del mattino.
Avrebbe
dovuto andarsene, ma qualcosa lo frenava.
Forse era l’
espressione che lui non distingueva da quella distanza ma che immaginava
affranta, di quella ragazza.
Era senza
ombrello e si riparava i biondi capelli scompigliati dal vento con una grande
borsa viola.
[ … << A
mia madre verrebbe un colpo se mi presentassi con questa borsa … Dice che il
viola è un colore funereo e che mi sbatte … Fosse per lei vestirei di pizzi e
crinoline rosa per tutta la vita … Gustav, non è adorabile? >>.
Tess teneva lo sguardo fisso su quella borsa, gli
occhi scintillanti.
<< Cosa
te ne fai di una borsa tanto grande?
>>.
<< Mi
servirà quando finalmente riuscirò a studiare psicologia all’ università … Ci
terrò tutti i miei libri e diventerò the purple-nerd, la secchiona viola!
Sarebbe un soprannome carino, non credi? Sempre meglio della secchiona
quattrocchi o occhialuta! Certo però che è piuttosto cara … Acidentaccio! E va
bhè, farò prendere un colpo alla mamma la prossima settimana, quando finalmente
avrò un po’ di soldi … Fare da babysitter rende, a volte! >>.
Si era girata giocosa e lui aveva visto in lei la
leggerezza dei suoi tredici anni e la caparbietà di una futura giovane donna
certa del suo avvenire.
Sorrise.
<< La
borsa che volevo comprare non c’ era più … Mi hanno detto di aver venduto l’
ultima proprio oggi … Credo che la commessa temesse che andassi a molestare
qualcuno perché non mi ha voluto dire chi l’ ha comprata … >>.
Aveva detto un po’ mortificata, sapendo perfettamente
di essere sembrata una pazza alla ragazza castana che l’ aveva invitata ad
uscire dal negozio.
Scoppiò una fragorosa risata.
<< Cosa
avresti fatto, una volta saputo chi l’ avesse comprata? Ti saresti gettata
addosso alla malcapitata come una furia?
>>.
<< Scemo!
Lo sai che non avrei fatto nulla … Era una domanda stupida, va bene? Noioso che
sei! >>.
Gli aveva risposto ridendo e gettandogli addosso un
libro.
<< Ehy!
La cultura pesa e la mia testa non è fatta per sostenerla così fisicamente …
Magari sarebbe meglio una bella borsa!
>>.
Aveva tirato fuori dallo zaino un voluminoso sacchetto
e si era goduto per qualche minuto l’ espressione scioccata di lei mentre, con
mano tremante, apriva la busta davanti ai suoi occhi.
<<
Allora? Ti piace o no? >>.
Non aveva fatto in tempo a terminare la domanda, la
ragazzina si era gettata tra le sue braccia e lo stava amorevolmente
soffocando.
Aveva un sorriso così … ]
-… Radioso … -.
Gustav
abbandonò a terra l’ ombrello e attraversò di corsa tutto il prato, affondando
i piedi nelle pozzanghere, lasciando che la pioggia gli offuscasse la vista e
gli bagnasse il viso.
<< Dove stai andando? >>.
<< Andavo … Stavo andando a lezione ma hanno
chiuso il portone e … >>.
Balbettava
penosamente.
<< La Tess che conoscevo io non si sarebbe
lasciata fermare da una cosa del genere! Vieni con me >>.
La stava
letteralmente trascinando verso l’ austero, immenso portone e, una volta
giuntovi di fronte, prese a battere i pugni sul legno scuro.
<< Smettila! Gustav piantala! Non è un gioco
questo! >>.
Lui si volse
a guardarla.
<< No, non lo è … >>.
Lei si sentì
trafiggere da quegli occhi fondenti.
<< E comunque … La Tess che conoscevi tu non c’è
più … Credevo che su questo fossimo d’accordo …
>>.
<< Eppure … Io la sto guardando … In questo
preciso istante è qui, davanti a me, con i suoi capelli biondi, i suoi occhiali
dalla montatura sottile, i suoi occhi azzurri come il cielo … E questa Tess non
mi mentirebbe mai … Me lo ha promesso …
>>.
Le ombre rimangono ancora …
<< Forse … Forse non sono stata del tutto sincera con te, quel giorno … >>.
<< Nemmeno io lo sono stato, avevo già da qualche tempo iniziato a mentirti, a mentire a me stesso … Ma adesso basta, Tess, è finito il tempo delle menzogne, anche di quelle che servono per non ferire, per non ferirci … Sei stata sincera quella notte, in camera di Tom? E’ lui che vuoi, e nessun’ altro? … >>.
… So che puoi amarmi
Se non rimane più nessuno da incolpare …
Era lei.
Era lei che
poteva stravolgerlo molto più di quella fredda, impetuosa pioggia di Novembre.
Adesso
spettava a lei fugare i fantasmi che si erano frapposti tra loro.
Era uno
solo, in realtà, ma era abbastanza ingombrante da fargli temere per il suo
futuro.
Non avrebbe
potuto competere, lo sapeva.
Era Speranza
la parola nascosta tra le parole di Gustav?
Se si fosse
sbagliata nulla sarebbe stato mai abbastanza per guarire quella ferita.
Aveva
ragione.
Era il
momento di essere sinceri, il tempo delle menzogne era finito.
<< Ho mentito per buona parte della mia vita …
Quella notte non ha fatto eccezione … Stavo mentendo … Credevo … Tu non mi
avevi riconosciuta ed io non sapevo nemmeno se desideravo che mi riconoscessi o
meno … Tom era l’ oblio, mi impediva di capire cosa volessi davvero … Mi
permetteva di essere quella che tutti volevano che io fossi … >>.
<< Io non ho mai voluto che tu fossi così … Ma
forse quello che desideravo io non aveva poi molta importanza, dopotutto … >>.
<< No … Non la aveva quando pensavo che tu fossi
uscito dalla mia vita per non tornarvi più, e invece … >>:
<< Invece è successo, sono qui davanti a te e tu
sei qui … Lo sei sempre stata, con me … Anche quando credevo che non ci fossi
più … Tess, te lo chiedo di nuovo … Dove stai andando? >>.
Dove stava
andando?
Cosa stava
seguendo?
Da cosa
stava fuggendo?
Il vuoto
oscuro della sua vita, quella vita che non era mai riuscita ad intravedere all’
orizzonte, l’ aveva condizionata, spaventata e ancora cercava di catturarla.
Possiamo ancora trovare una via …
<< E tu … Dove stai andando? >>.
<< Non si risponde ad una domanda con una
domanda ... Vai all’ università, dovresti saperlo … Comunque … Io non vado da
nessuna parte, rimango qui … >>.
<< Non puoi restare qui … Hai degli impegni,
immagino … >>.
<< Li ho sempre avuti … Ho sempre corso avanti
ed indietro per il mondo senza sapere che, alla fine, sono sempre stato qui …
In attesa di una risposta alla domanda che sono riuscito a farti solo adesso …
Quindi … Dove stai andando, Tess?
>>.
<< Forse la domanda giusta non è dove sto
andando ma … Di cosa ho bisogno per decidere dove andare … >>.
<< Di cosa hai bisogno Tess? … >>.
<< … E tu? …
>>.
Un’ altra
domanda e lui doveva rispondere.
Adesso.
… Non credi di aver bisogno di qualcuno?
Non credi di aver bisogno di qualcuno?
Tutti hanno bisogno di qualcuno
Non sei l'unica …
Quella
pioggia che aveva infuriato maltrattando ogni cosa su cui si posava e loro due,
inermi ed indifesi, adesso, sembrava, misericordiosa, aver deciso di lasciarli
soli, di togliere il disturbo, di permetterle di sentire, chiaro e limpido quel
sussurro.
Sfiorò quel
viso che conosceva da sempre, che aveva sperato di poter dimenticare, che aveva
conservato dentro di sé fino a quel momento ed avvicinò le labbra alle sue.
Timida,
impacciata, nuovamente adolescente innamorata del suo migliore amico.
E seppe con
certezza che fino ad allora i suoi sensi erano assopiti, che quello che sentiva
adesso non aveva nulla a che vedere con le braccia di Tom, ma con il cuore di
Gustav e con il proprio.
Nemmeno la fredda pioggia di Novembre …
Avevo in mente da un po’ qualcosa che coinvolgesse
Gustav, e questa idea …
November Rain, la canzone che accompagna (anche
fisicamente n__n’’) i personaggi (che per i 4/5 non mi appartengono, purtroppo
ç_ç) non mi appartiene e non c’è nessuno scopo di lucro nell’ inserimento della
stessa in questo mio delirio.
Forse questa canzone (e Gustav*_*) meritava una storia
migliore, ma questa è, ed è stato un po’ complicato
portarla a termine … (chiedo anticipatamente a chi dovesse amare
i Guns e leggere questa shot ... n_n'')
Oltre che con la speranza che vi piaccia e che
vogliate farmi sapere cosa ne pensate (suvvia, cosa vi costa? X°D!) concludo
ringraziando Lady Cassandra,
che mi ha aiutata a trovare il benedetto finale che mi aveva bloccata
(oddio …
un po’ più del finale n__n’’’’) e
con la speranza di non averla “delusa”(effettivamente
mentre me ne parlava le cose mi sembravano migliori di quelle che sono
uscite,
ma tant’ è … )…
Un Grazie a chi si soffermerà a leggere queste righe!
Assieme al mio malsano (per voi! X°D!) desiderio di
scrivere, siete Voi il motivo che mi spinge a farlo!