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Autore: yesterday    15/03/2010    40 recensioni
Non è mai una scelta vantaggiosa condividere una stanza di quattro metri per quattro con il tuo ex ragazzo. Soprattutto se l'ex ragazzo in questione è Akito Hayama, e siete più o meno in pessimi rapporti.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Aya Sugita/Alissa, Fuka Matsui/Funny, Sana Kurata/Rossana Smith, Tsuyoshi Sasaki/Terence | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.00: Drunk: someone who's drunk so much alcohol that he/she cannot behave sensibly.




C'è stato un momento in cui pensavo persino che quest'idea non fosse poi così folle, che magari era quel che serviva a tutti, per placare gli animi e vivere serenamente, così bene come non stavamo da un po'.
Beh, probabilmente ero ubriaca, ubriaca come quando accettai questo suicidio di affittare un appartamento assieme a quei tre.
Innanzitutto, dato che sono passati quasi cinque anni dall'ultima volta che mi avete sentita nominare, mi presento di nuovo: sono Sana Kurata, ho diciotto anni – soltanto perchè sono nata in marzo, ma questa è una vecchia storia, eh? - diplomata alla Jimbo e iscritta alla facoltà di Scienze della Comunicazione di Osaka. Tutto perchè sono una tipa comunicativa, dicono.
Inoltre ho da secoli un mio programma alla radio, che registro insieme ad una delle mie migliori amiche, Fuka Matsui, col cui aiuto cerco di capire, o magari risolvere, i problemi dei nostri ascoltatori.
Per arrotondare i miei introiti mensili, quando possibile, poso per qualche pubblicità... Ma solo di quelle che poi finiscono nei cartelloni giganti ai piani alti dei grattacieli metropolitani. Non perchè mi consideri bella, non rientro assolutamente nei canoni tipici di bellezza giapponese – e i miei capelli rossicci ne sono la prova lampante – semplicemente perchè con la televisione ho smesso, eccezion fatta per qualche breve intervista o comparsa. Mi stressa troppo, in realtà non capisco davvero come facessi quand'ero un' idol, da bambina, con tutti quei programmi, quegli orari impossibili, quei trucchi pesanti e tutti quei riflettori.

In quel preciso istante ero seduta sul sedile posteriore dell'auto di Rei, schiacciata tra il finestrino ed Aya che tentava di calmare un agitato Tsuyoshi – apprensivo tanto quanto il mio manager che, lasciati a casa moglie e pargoletto (sì, si era davvero sposato, ed era davvero diventato papà di un bellissimo bambino), era venuto a controllare di persona, per, testuali parole, “impedirmi di fare qualsiasi tipo di pazzia”.
Avevamo visto circa sette appartamenti, e per ognuno aveva trovato qualcosa da ridire, e secondo Mama aveva pure ragione.
Il pensiero di lasciare mia madre a casa da sola mi riempiva di tristezza, anche se sapevo benissimo che in realtà se la sarebbe spassata come una quindicenne. S'era messa in testa di cucinare, e la signora Shimura controllava che non facesse esplodere la casa con uno dei suoi esperimenti di “cucina innovativa”. Inoltre riusciva quasi a rispettare le scadenze per la consegna dei suoi manoscritti, senza più la preoccupazione di una figlia adolescente che perde le espressioni e l'ansia per la ricaduta della malattia.

Comodamente seduto sul sedile del passeggero c'era quello che un tempo era stato il centro del mio mondo – andiamo, ragazzo era troppo riduttivo – ossia Akito Hayama. Non che ora non lo fosse più, ammettiamolo, ma la nostra relazione era degenerata fino al punto di lasciarci.
Finito l'incubo della mia depressione e del problema alla sua mano, argomenti entrambi chiusi a lucchetto, tabù, vietati, relegati in un cassetto e dimenticati, pensavo che niente sarebbe mai più stato in grado di separarci.
Insomma, eravamo Sana e Akito, la ragazza S. ed il ragazzo A. , mica una cosa da niente.
Credevo sarebbe stato l'amore di tutta la vita, quello che ci si aspetta di leggere tra le pagine di un libro o di vedere rappresentato in un'opera di Shakespeare, quello che ti fa sinceramente ed innocentemente sperare nei “per sempre”.
Dopo il suo ritorno dall'America, la nostra storia era proseguita senza intoppi, nemmeno la minima indecisione, fino ad un anno fa. E non mi ricordo nemmeno bene come è terminata.
Probabilmente un pomeriggio, uno dei nostri ultimi soffocanti pomeriggi insieme. Col tempo, com'è naturale che sia, eravamo maturati. E dentro di noi era maturata, passo dopo passo, anche stavolta contemporaneamente, la convinzione che continuare a stare insieme non ci avrebbe portati da nessuna parte. Entrambi volevamo i nostri spazi, le nostre esperienze... Non che il sentimento fosse scemato, c'era stato, c'era tuttora e probabilmente ci sarebbe stato sempre, ma quando stai con una persona fin da bambino arriva il momento in cui ti viene il dubbio che l'altro sia tutto solo perchè il resto non l'hai mai provato.
Così avevamo deciso di dividere le strade, anche se poi non le avevamo materialmente mai divise, perchè era impossibile. Un dolore quasi fisico, e credo per lui fosse la stessa cosa.
Io sarei sempre stata, in fondo, la sua Sana, e lui il mio Akito, senza bene un perchè.
Ma d'altro canto, quella decisione era stata l'inizio della fine.
Il nostro rapporto era profondamente cambiato ( “gli ormoni” alzava gli occhi al cielo Mama, convinta che un giorno ci avrebbe rivisti di nuovo insieme ) ...eravamo lontanissimi, anche se vicini quasi da poterci sfiorare.
E' un concetto difficile da spiegare. Si tratta di una sensazione ambigua, che ti spinge più verso l'altro ma al contempo ti ci allontana radicalmente.
Ci sopportavamo a malapena, ma eravamo gelosissimi l'un dell'altra e parlavamo raramente senza finire col litigare.
Anche se nel momento del bisogno c'eravamo sempre, come ai vecchi tempi, in fondo appunto io sarei sempre stata un po' sua e lui un po' mio, non c'era niente da fare.
Magari era davvero l'età, e tutte le esperienze condivise insieme.

In caso ve lo chiedeste, ovviamente Tsu ed Aya stavano ancora insieme. Anche la relazione tra Fuka e Takaishi era resistita nel tempo, nonostante la lontananza. Ironia della sorte. Ma dopotutto, ero felice per tutti e quattro.

« Arrivati! » decretò in quel momento Rei, facendomi tirare un sospiro di sollievo. Un'altra manciata di secondi in quell'auto e sarei impazzita, tra Tsuyoshi che si sperticava nell'elenco di pro e contro dell'appartamento che avremmo visto, le moine di Aya, il fischiettare allegro dei mio manager e il solito gelido silenzio di Akito Hayama.
Aprii la portiera distrattamente e guardai il condominio. All'esterno era un edificio molto semplice, molto vicino al centrocittà e il quartiere sembrava tranquillo. Ma anche se non lo fosse stato, dubito che gli schiamazzi notturni mi avrebbero svegliata. Avevo il sonno pesante, io.
Seguendo le indicazioni dell'annuncio arrivammo al quarto piano, dove con una stretta di mano ci accolse l'agente immobliare. L'interno dell'appartamento sembrò conquistarci tutti e quattro – io, Aya, Tsuyoshi e Rei, ovviamente, Akito restava rintanato nel suo mutismo.
Era chiaro e spazioso quanto bastava. Era sviluppato su un unico piano, ma stranamente la cosa non mi dispiaceva affatto. Si trattava di uno spazio singolo, abbastanza ampio, che fungeva da salotto e cucina, delimitato ad est e ad ovest da due porte al momento chiuse, che in realtà conducevano ciasciuna ad una camera e ad un bagno.
« Che ne pensi, Rei? » chiesi sottovoce, aspettandomi l'ennesimo no.
« Ti dirò, Sana, a me questo piace davvero. E per l'affitto che dovreste pagare, mi sembra anche un buon affare! » sentenziò.
Mi cadde quasi la mascella.
« Davvero? » esclamarono in coro Tsuyoshi ed Aya.
Lui si limitò ad annuire.
Colsi al volo l'occasione, voltandomi di scatto verso l'agente che mi sorrideva tranquillo.
Prima di un possibile ripensamento di Rei...
« Lo prendiamo! » urlai quasi.
Akito fece capolino dalla porta a sinistra. « Io e Tsuyoshi occupiamo quest'ala, mettiamo le cose in chiaro » sbottò seccato.
Mi limitai ad alzare un sopracciglio, preparandomi a rispondere a tono, secca e tagliente come costantemente ero con lui. « Tranquillo, per me ed Aya fa lo stesso, tanto le camere sono arredate nello stesso modo »
Dopo aver firmato il contratto, il signor Mokori – l'agente immobiliare – si congedò, e Rei ci lasciò soli, uscendo a urlare la buona novella a quanta più gente poteva contattare dal suo cellulare.
Guardai le chiavi dell'appartamento penzolare dal mio indice, e dopo un'altra breve perlustrazione, raggiungemmo il mio manager per tornare a casa.
Ancora non ci credevo.

Due giorni dopo avevamo praticamente terminato il trasloco. Il salotto era sommerso di scatoloni, non sapevamo nemmeno più dove mettere i piedi.
Cercavo distrattamente il caricabatterie del cellulare, eppure mi sembrava di averlo messo proprio accanto alla macchina fotografica..
« Ho bisogno di dirvi una cosa » si schiarì la voce Tsuyoshi.
Alzai la testa, e mi accorsi che era teso; si torturava l'orlo della camicia. Aya comparve subito dietro di lui, la stessa aria leggermente colpevole. Hayama li fissava dall'altro lato della stanza, spaesato almeno quanto dovevo sembrare io.
« Beh, insomma.. » proseguì timidamente, dietro gli spessi occhiali tondi le guance erano di un rosso acceso.
Aya lo fermò con un gesto secco della mano. « Ho capito » prese aria « non sei capace di dirlo. Allora lo faccio io. »
Fissò accigliata prima me e poi Akito. « La realtà è che io e Tsuyoshi non abbiamo la minima intenzione di vivere nella stessa casa e di dormire in camere separate » sputò il rospo.
Inarcai un sopracciglio, leggermente sorpresa. La nostra Aya si era finalmente data da fare. Beh, era una bella cosa.
« Lo so quanto vi costa, lo so che non andate così d'accordo ma...fatelo per noi! » continuava, aveva perso il suo tono audace ed ora rasentava la supplica.
La guardai corrucciata. Sinceramente non capivo.
« Sana, Akito... » proseguì Tsuyoshi.
Solo a sentir pronunciare i nostri nomi insieme capii dove volevano andare a parare.
No che non era una bella cosa, che si fosse finalmente data da fare, non lo era affatto!
« Ma stiamo scherzando? » s'intromise, per fortuna, Hayama. A quanto pareva, non ero l'unica a cui la notizia non piaceva per niente.
« Andiamo » Tsuyoshi si voltò verso di lui con le mani strette a pugno lungo i fianchi, urlando come faceva da bambino, prima che il pudore gli serrasse in gola le parole « non mi dire che credevi che avremmo dormito io e te, e la mia fidanzata in un'altra stanza con Sana! » alzò il tono di due ottave, dando enfasi alle parole “mia fidanzata”.
No, calmi. Ragioniamo.
« Tsuyoshi, io non condivido il letto con quello lì » indicai il mio bersaglio con l'indice della mano destra, assolutamente calma. Era fuori discussione.
Dividere uno spazio di quattro metri per quattro con il tuo ex non è mai il massimo, soprattutto se il tuo ex è Akito Hayama.
« Pensiamo a tutto io e Aya. Non dovrete dormire insieme. Domani troverete due letti singoli. Si tratta solo di condividere lo spazio. E non provate a dirmi che siete imbarazzati dalla situazione. Perchè... Accidenti, stavate insieme! Vedervi in biancheria non vi scandalizzerà di certo » concluse la sua breve filippica osservando il pavimento di casa nostra.
Ma mi sembrò di sentire sottovoce un finale simile a “tanto vi siete visti anche senza”.
Strabuzzai gli occhi.
Oh, bene.
« EHI, NO! » urlai, esasperata.
No, no, e ancora no! Piantai i piedi a terra e incrociai le braccia al petto, come fanno le bambine capricciose.
Seguì un imbarazzato silezio.
Akito scosse la testa e poi lo ruppe, stranamente per lui.
« Ti scaldi per niente » era appoggiato alla porta e mi guardava con aria di sufficienza « a me questa proposta non fa nessun effetto, a ben pensarci. Ed io al contrario tuo non sono così egoista. Stanno insieme, è una cosa normale che vogliano dormire insieme
Detestavo lui ed il suo tono di voce, il suo essere così logico, il suo essere così simile alla statua di un dio greco rubata ad un museo e piazzata accanto al muro orientale del nostro salotto.
« Sana, ti prego » Aya mi guardava con due occhi da cerbiatto.
Alzai gli occhi al cielo.
Non sopportavo l'idea di dover vivere in uno spazio così piccolo con lui. Se fossero stati altri tempi e fossimo andati d'accordo poteva anche essere, ma...
« Allora siamo d'accordo » azzardò a mezza voce Tsuyoshi.
Rimasi impalata per un attimo, al centro dell'attenzione.
No, che non eravamo d'accordo. Per niente.
« Sana, io per te l'avrei fatto » Aya si stringeva nella sua felpa azzurra.
Mi sentii orribilmente in colpa, e senza quasi rendermene conto firmai la mia condanna a morte.
« Oh, e va bene... » mormorai sconfitta.
Avevo per caso detto che quella di affittare un appartamento tutti insieme mi era parsa per un momento una buona idea? Ero estremamente ubriaca.





   
 
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