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Autore: Kourin    16/03/2010    4 recensioni
Lacus Clyne canterà per la pace e tu, Athrun Zala, combatterai per porre fine alla guerra. Siete una coppia perfetta. Così come lei, anche tu presto avrai un'immagine da mantenere per il bene di Plant.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Athrun Zala, Lacus Clyne
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quando non sarai più tu

 

  

Sembra che il generatore di onde di luce sviluppato dalla Federazione Eurasiatica e applicato inizialmente come scudo per l'avamposto di Artemis possa ora venire utilizzato anche sui Mobile Suit. Tale tecnologia resterebbe per ora allo stadio sperimentale: i primi prototipi individuati sembrano non essere in grado di mantenere l'attivazione della barriera elettromagnetica per più di 10 secondi. Tuttavia i recenti sviluppi tecnologici della Federazione suggeriscono un'acquisizione di know-how dai cantieri di Morgenroete. Sebbene non dimostrati ufficialmente, tali accordi potrebbero anticipare il passaggio alla fase di industrializzazione...

Athrun? Athrun, mi stai ascoltando?” La giovane voce di Nicol lo riportò al presente. Si guardò intorno: era così immerso nella relazione che non si era accorto di essere l'ultimo studente rimasto nella biblioteca.

Sono usciti i risultati del test di meccanica, andiamo a vederli?” continuò Nicol una volta accertatosi che il compagno gli prestasse attenzione. Dal suo tono di voce traspariva chiaramente una nota di impazienza.

Scusami ma devo consegnare questa relazione entro il pomeriggio. Vai pure, ti raggiungo tra un po'” rispose Athrun volgendo nuovamente lo sguardo sul monitor.

Va bene, torno a dirti com'è andata.”

Athrun aspettò che i passi dell'amico, sempre più lontani e veloci, terminassero di echeggiare nel silenzio della biblioteca. Poi iniziò a controllare rapidamente i suoi calcoli sull'autonomia energetica di Artemis.

 

Quando ebbe terminato si accorse che era trascorsa quasi mezz'ora. Raccolse le sue cose e si avviò verso l'uscita.

Ma bene, sei talmente sicuro di te che stavolta non ti sei nemmeno degnato di guardare i risultati! Quasi mi sorprendi, Athrun Zala.” In piedi davanti alla porta c'era Yzak che lo aspettava con braccia conserte e occhi taglienti.

Oh no, non oggi...Indeciso sul da farsi, Athrun continuò a recitare la scena che si ripeteva ogniqualvolta uscivano i risultati dei test: ricambiò l'occhiata torva di Yzak e proseguì per la sua strada come se nulla fosse. Come da copione Yzak gli sbarrò la strada piantando un pugno sullo stipite.

Stasera, alle 22, in palestra” scandì lentamente. Le parole, fredde come blocchi di ghiaccio, scivolarono lungo la schiena di Athrun. Cercando di ignorare quella spiacevole sensazione, si sforzò di pronunciare le tre semplici parole che non avrebbe mai voluto utilizzare in una situazione del genere.

Stasera non posso.”

Yzak apparentemente non reagì, la sorpresa stampata sul volto. Athrun appoggiò la mano sul braccio del rivale per spostarlo: era così teso che quasi tremava. Ma tensione e sorpresa scomparvero gradualmente dai lineamenti del viso. Le labbra sottili iniziarono a curvarsi fino a formare la linea di un sorriso che pareva colmo di soddisfazione.

Codardo,” sibilò quindi Yzak prima di scostarsi per lasciarlo passare.

 

Athrun, eccoti!” Un Nicol raggiante gli stava venendo incontro.

Sei primo come sempre! Yza...” Le parole gli morirono in bocca quando si accorse della presenza dell'altro. Ma Yzak non parve fare caso a ciò che stava dicendo il compagno più giovane. Gli rivolse un ghigno e se ne andò con passo veloce lasciando ondeggiare i capelli dai riflessi d'argento.

Non lo sopporto!” sentenziò Nicol mentre lo seguiva con lo sguardo. “Che ti ha detto stavolta?” chiese quindi.

Al solito, lascia perdere.” Athrun sospirò. In realtà non gli sarebbe dispiaciuto passare la serata con Yzak in una sfida clandestina con i coltelli. Quello che lo aspettava era una prova più difficile, e spiegarlo a Nicol sembrava un'impresa impossibile.

Avevo scordato che il concerto di Lacus Clyne fosse proprio oggi,” gli disse l'amico. “Prima nell'atrio ne parlavano tutti.”

Già...” rispose imbarazzato Athrun.

E' da stamattina che ti comporti in modo strano, non sembri molto entusiasta. La musica ti fa sempre questo effetto?” chiese Nicol accompagnando la domanda con un sorriso.

Athrun si guardò intorno per accertarsi che non ci fosse nessuno ad ascoltare la conversazione.

La musica mi piace, lo sai,” provò a mentire.

Nicol non rispose, ma coprì la bocca con una mano per nascondere una risata.

Sì, come al mio ultimo concerto...”

Athrun lo interruppe prima che potesse iniziare per l'ennesima volta il pietoso racconto. “Piantala, ti avevo già detto che mi aveva fatto piacere sentirti suonare.”

L'amico si zittì e il suo sorriso si dileguò nello stupore per quella reazione un po' brusca.

Sì, certo...” mormorò deluso, come se parlasse tra sé. Poi alzò gli occhi grandi e ambrati verso l'orologio. “Farai tardi,” disse con aria seria.

Athrun si sentì in colpa. Pareva che quel giorno fosse destinato a ferire tutte le persone che aveva intorno. Si sforzò di abbozzare un sorriso.

Hai ragione, devo anche cambiarmi. Di certo non mi posso presentare con questa!” disse indicando la semplice divisa verde e bianca che stava indossando.

E' un peccato che abbiano deciso di far piovere proprio oggi. Portati l'ombrello: hanno detto che tra un'ora scenderà il diluvio, neanche fossimo sulla Terra. Fossi il Consigliere per l'Ambiente di Aprilius, temerei di essere licenziato in tronco da Siegel Clyne in persona” scherzò Nicol nel tentativo di risollevare quella conversazione così impacciata.

Già...” rispose di nuovo Athrun con un sorriso forzato.

 

***

 

Lacus aveva trascorso l'intero pomeriggio osservando le nuvole scure che si stavano accumulando nel cielo. Era raro assistere a fenomeni simili su Plant. Le cameriere l'avevano invitata a rientrare per prepararsi, ma lei aveva chiesto ancora un attimo di tempo. Versò di nuovo del tè verde nella tazza di porcellana, notando che il colore brillante della bevanda era andato gradatamente incupendosi. Provò a sorseggiarlo. Il gusto si era fatto sensibilmente più amaro.

Ripensò per l'ultima volta al discorso che le aveva fatto suo padre la sera precedente.

 

Lacus, scusa se ti pongo una domanda del genere, ma come va tra te e Athrun?” le aveva chiesto.

Perfettamente, padre.”

Siegel Clyne l'aveva scrutata corrugando le sopracciglia.“Sapevo che mi avresti risposto così,” aveva poi detto sospirando. “Guarda che sono tuo padre, puoi dirmi sinceramente quello che pensi di lui.”

E' una brava persona.”

Non mi fai mai capire che cosa pensi davvero. Va bene, allora parlerò io. Athrun pare proprio un bravo ragazzo, non posso negarlo. Ma è figlio di Zala. Io e Zala siamo siamo stati amici per anni, sebbene le nostre idee politiche divergessero su diversi punti. Ma ora inizio a ricredermi. E' difficile da dire ma... che resti tra me e te. Non mi fido più di lui. E di conseguenza non mi fido di suo figlio.”

 

Lacus posò la tazza, si alzò dalla sedia lisciando le pieghe che si erano formate sulla gonna e si incamminò sul sentiero avvolto dai glicini. Quel pomeriggio il profumo dei fiori del giardino era particolarmente intenso, tanto da confondere i sensi di chi decideva di inoltrarvisi.

 

Suo padre aveva di nuovo fatto una pausa, come se volesse accertarsi di poter proseguire il discorso.

La vostra promessa di matrimonio non può essere sciolta. Non ora, siamo in un momento molto delicato. Non mi posso permettere che il Consiglio di Plant appaia diviso agli occhi di un mondo in guerra. Ma in futuro, se Athrun dovesse usarti per gli scopi politici di suo padre, sarò il primo a voler rompere questo fidanzamento. Anche se ammetto che è un peccato, la vostra compatibilità genetica è davvero perfetta.”

Mi sarebbero piaciuti dei figli con i capelli viola.”

Non era questo il discorso che stavo facendo, Lacus!” aveva esclamato suo padre con aria esasperata.

 

Uno spiffero d'aria che si era insinuato nella volta della veranda le portò un profumo limpido che conosceva bene. Lo seguì. Arrivata davanti alle rose bianche, sfiorò con le dita i petali di un fiore e chiuse gli occhi mentre richiamava le melodie che la avevano accompagnata sul palcoscenico del debutto.

Non voglio accettarlo!” una familiare vocina meccanica la interruppe.

Lacus non fu sorpresa. Per qualche strano motivo Pink amava nascondersi in quel cespuglio di rose. Si chinò, tese la mano e l'Haro le rotolò nel palmo. Lo accarezzò. Era nuovamente pieno di graffi.

Non voglio accettarlo!” ripeté il piccolo robot muovendo le orecchie rotonde un paio di volte.

Che cosa possiamo fare?” chiese Lacus, ma subito uno scroscio di pioggia lavò via il suono delle parole appena uscite dalle sue labbra. Cercò di riportare alla mente il giorno in cui per la prima volta aveva incontrato Athrun. Non ci riuscì. Eppure era un ricordo che le piaceva molto, su cui spesso si era soffermata a fantasticare. Davanti a lei pesanti gocce d'acqua serpeggiavano sul vetro per poi ricongiungersi in rivoli che scivolavano veloci verso il basso. Il verde del giardino e il grigio del cielo erano ormai un'unica massa sfocata, da cui si potevano distinguere solo le ombre scure e informi degli alberi più alti.

Lacus strinse Pink tra le mani e corse a cambiarsi.

 

***

 

Nonostante la pioggia battente, davanti al teatro c'era una gran folla. Aveva sentito dire che i biglietti erano già stati tutti esauriti il primo giorno. Non c'era da meravigliarsi, era sempre così quando si esibiva Lacus Clyne.

Athrun fu subito raggiunto da un uomo di Zaft che lo invitò a seguirlo. Salirono con passi veloci l'ampia scalinata di marmo che conduceva ai palchi d'onore.

Quando gli occhi venuti dalla notte si abituarono al luccichio dei grandi lampadari di cristallo appesi al soffitto, Athrun si accorse delle occhiate fugaci ma insistenti delle persone che lo scrutavano per poi tornare a parlare tra loro. Gli echi di quelle conversazioni affluivano in un unico coro, che riecheggiava sempre più forte fino ad inondargli la mente. Cercò dei pensieri concreti a cui aggrapparsi: si chiese se il semplice completo blu che aveva scelto di indossare fosse adatto a quella serata, se la cravatta fosse annodata correttamente, se i suoi capelli fossero rimasti in ordine. Poi si concentrò con tutte le sue forze sulla sua andatura per non sembrare un ragazzino sperduto: in cima a quella scalinata lo stava aspettando il Presidente del Comitato della Difesa Nazionale Patrick Zala, suo padre.

 

Dovette attendere alcuni minuti. Gli dissero che il Presidente era impegnato in un colloquio urgente con un ufficiale di Zaft. Era normale, Plant era un paese in guerra. I cittadini che affollavano il teatro potevano partecipare al concerto solo perché c'erano persone come Patrick Zala che pensavano ogni giorno a proteggere le loro vite da nuovi orrori e da nuove sofferenze.

La persona che aveva incontrato suo padre uscì. Indossava un lungo soprabito nero, aveva capelli biondi e fluenti e portava una maschera bianca dai riflessi d'argento. Athrun, sorpreso come se avesse visto la creatura di un altro mondo, fece un passo indietro. L'altro probabilmente se ne accorse, perché si voltò in direzione del ragazzo e accennò un inchino con il capo, come in un segno di saluto, prima di scendere la scalinata con passi ampi ed eleganti, consapevole e compiaciuto del timore e dell'attenzione che stava suscitando.

Il capitano Raww Le Klueze. I suoi compagni sarebbero morti dall'invidia se il giorno seguente avesse deciso di raccontare che aveva visto di persona il bellissimo ed infallibile ufficiale avvolto dal mistero.

 

Quando finalmente Athrun fece il suo ingresso nel piccolo palco, Patrick Zala non si accorse nemmeno della sua presenza. Seduto su una poltrona rivestita di un morbido velluto scarlatto, si copriva con le mani gli occhi appesantiti dalla stanchezza.

Padre...” esordì Athrun, incerto.

Ah, sei tu. Accomodati,” disse il Presidente del Comitato della Difesa Nazionale indicando il posto accanto al suo. Athrun ubbidì, e si sentì sprofondare nel velluto come se la poltrona volesse inghiottirlo. Aveva quasi quindici anni e negli ultimi mesi aveva guadagnato qualche centimetro in altezza, ma ogniqualvolta si trovava al cospetto del padre provava la sensazione di essersi rimpicciolito. Indeciso sia sull'opportunità di avviare la conversazione che sulle parole adatte per iniziarla, finì col chiedere semplicemente: “Padre, come stai?”

Il silenzio che seguì gli fece temere di aver sbagliato qualcosa, ma poi Patrick Zala fece un profondo respiro e rispose alla domanda del figlio. “E' dura. Lavoriamo giorno e notte per porre fine a questa guerra. Si fa un passo avanti, e poi una decisione sbagliata ci riporta di tre passi indietro. Ma ce la faremo. Io non mi rassegnerò mai. Ho giurato di porre fine alla spirale d'odio che mi ha portato via Lenore.” La stanchezza nella voce era evidente, ma lo sguardo intenso lasciava trasparire una volontà piena di forza. Sorrise, e Athrun ricambiò, felice per quell'attimo di calore che stava sciogliendo le incertezze che lo avevano inseguito fino a lì. “Chissà se tua madre si aspettava che tu un giorno avresti seguito le mie orme. Di certo non avrebbe mai immaginato che sarebbe accaduto in circostanze simili.” Fece una pausa, e per un attimo i due si rinchiusero nel ricordo del dolore che li accomunava. Poi Patrick riprese a parlare. “Dobbiamo lavorare sodo entrambi. Voglio che Lenore sia fiera di noi,” disse appoggiando la mano su quella del figlio. Athrun sentì il calore intenso di quel tocco propagarsi in tutto il corpo fino a raggiungere il centro del suo petto. “Farò del mio meglio” annunciò senza nessuna esitazione.

Eza... il Consigliere Joule mi diceva che in questi giorni si svolgono i test scritti. Mi raccomando” disse Patrick aumentando la stretta.

Non ti deluderò.”

Patrick lasciò la presa e spostò lo sguardo sul palcoscenico ancora vuoto. “Proprio perché siamo in guerra, la gente ha bisogno di questi spettacoli. Lacus Clyne canterà per la pace e tu, Athrun Zala, combatterai per porre fine alla guerra. Siete una coppia perfetta. Così come lei, anche tu presto avrai un'immagine da mantenere per il bene di Plant.”

Padre, la prossima volta che ci vedremo io sarò in rosso, te lo prometto” disse Athrun appoggiando la mano sul cuore e rivolgendo a Patrick uno sguardo che voleva essere intenso come quello che aveva ricevuto. Ma Patrick ormai era perso in altri pensieri. Quando le luci si spensero, Athrun capì che il tempo dedicato a lui era terminato.

 

Lacus guardava la sua immagine riflessa allo specchio. La parrucchiera aveva appena finito di acconciare i suoi capelli rosa, dividendoli in due lunghe code e fermandoli con ornamenti metallici che si avvolgevano a spirale richiamando la forma delle conchiglie.

Indossava un abito rosso corallo. Gli spacchi sulle braccia e sulle gambe lasciavano intravedere prima un tessuto dalla trama elaborata color lavanda e poi una seta bianca screziata di madreperla. Le maniche erano ampie, fatte per fluttuare nel vento come i drappi della scenografia che avrebbero ondeggiato alle sue spalle illuminati da una luce azzurra.

Quel teatro era diverso dagli altri ambienti in cui si era esibita: si trattava di una struttura piuttosto vecchia. Dietro alle quinte l'aria era fredda e si poteva sentire il rumore della pioggia che batteva sulle lamiere e che scivolava lungo le grondaie. Ma Lacus non aveva potuto scegliere, dato che si trattava di un concerto di beneficenza per le famiglie che avevano perduto i loro cari in guerra. Vi partecipavano anche membri di spicco della politica di Plant, motivo per cui sorveglianza era molto più stretta del solito.

Percorse lo stretto corridoio che dal camerino conduceva al palco. I tecnici e gli uomini della scorta si fecero da parte per lasciarla passare. Le sorridevano, e lei sorrise loro. Avanzò fino a posizionarsi al centro del palcoscenico vuoto. Le prime note di pianoforte scesero come gocce e riflettori bianchi si accesero per formare una sottile cascata di luce.

Non le restava che fare ciò che da bambina aveva sempre desiderato fare. Ciò che quel momento la gente di Plant desiderava che Lacus Clyne facesse. E iniziò a cantare.

 

Athrun era già in piedi, appoggiato alla balaustra. Ancora una canzone e sarebbe toccato a lui entrare in scena. Immerso in una confortante oscurità, rivolse gli ultimi sguardi dall'alto alla sua promessa sposa. Dire che Lacus era bella gli pareva quasi un'espressione volgare, al livello di quelle che ogni tanto giungevano - per sbaglio o intenzionalmente - alle sue orecchie quando si trovava alla mensa dell'Accademia.

Ad Athrun la musica non era mai interessata più di tanto. Evidentemente il suo corredo genetico, che aveva valso ai suoi genetisti e ai suoi genitori i complimenti da parte di tutti, non era compatibile con il talento musicale. Però doveva ammettere che non gli dispiaceva sentire Lacus cantare. Si diceva che lei piacesse tanto ai Coordinator perché incarnava la purezza dei loro sentimenti. Il mondo dei Natural era sempre stato straziato dalle guerre, che si protraevano a causa della malvagità che molti di loro covavano in seno. Ma i Coordinator sarebbero stati in grado di raggiungere la vera pace, avrebbero dimostrato che esiste una specie umana che non basa la propria esistenza sull'istinto primordiale dell'odio.

Era dovere di Athrun Zala fare sì che il mondo di pace cantato da Lacus Clyne divenisse realtà.

 

Il violoncello vibrò l'ultima nota. Poi uno dopo l'altro arrivarono gli applausi.

Lacus volse lo sguardo alla sua destra. Il suo promesso sposo si avvicinò e le porse con grazia un mazzo di rose rosse dai petali screziati di porpora. Lacus gli sorrise. Lui ricambiò, ma non arrossì come faceva di solito. I suoi occhi smeraldini brillavano di intensità ed erano rivolti nella direzione di lei, ma parevano volerla attraversare per finire altrove. Era come se un incantesimo lo avesse trasformato in un burattino. Un bellissimo principe dai capelli blu notte e dal volto di porcellana che, sorretto da fili invisibili, si muoveva con eleganza per incontrare la sua principessa.

Il pubblico andò in visibilio e gli applausi si fecero assordanti. La principessa ed il principe si voltarono verso la platea, si piegarono in un leggero inchino e vennero ricoperti da una pioggia di fiori.

 

***

 

Avevano appena terminato di cenare in un ristorante si trovava all'ultimo piano di uno dei più alti grattacieli del Plant. Le pareti della sala erano costituite da ampie vetrate e guardando in basso si aveva la sensazione di essere sospesi nel nulla: le luci degli edifici circostanti erano spente e l'umidità stagnante si fondeva con l'illuminazione stradale in un unico e indistinto alone soffuso.

La sala era ormai quasi deserta. Stavano parlando del più e del meno: delle canzoni, dell'Accademia. Lacus era riuscita a convincere le guardie del corpo a lasciarle un po' di libertà, con la scusa che voleva stare sola con il suo fidanzato. I camerieri, dapprima molto interessati ai loro discorsi, sembravano aver fatto l'abitudine alla presenza della coppia e stavano sistemando i tavoli senza più tendere le orecchie verso le loro chiacchiere.

Lacus stava bene in compagnia del suo promesso sposo. Spesso le loro conversazioni proseguivano su strade parallele, che si incrociavano saltuariamente sul solo argomento “Haro”. Inoltre lei sospettava che le sue amate canzoni non suscitassero il minimo interesse: lo intuiva dai commenti monosillabici che iniziavano con dei lunghissimi “uuuh” oppure “eeeh”. Eppure Lacus amava avere Athrun al suo fianco. Davvero doveva iniziare ad avere paura di lui? Davvero non avrebbe esitato a farle del male di fronte ad un ordine impartito da Patrick Zala?

Accarezzò Pink, che stava immobile in modalità stand by sulle sue ginocchia. Le dita sottili si soffermarono su un graffio sulla circonferenza esterna, vicino al punto di giuntura. Quando il piccolo robot era saltato fuori dal cespuglio di rose, quel leggero solco non c'era.

Non è possibile…”

Di nuovo venne assalita dalla sensazione di smarrimento che l'aveva colta nel giardino di casa. Si lasciò ipnotizzare dal lampeggiare intermittente degli occhi di Pink. “Lacus! Lacus!” iniziò a ripetere l'Haro rosa, attivato dal contatto con le mani della padrona.

Che succede?” chiese Athrun in tono sinceramente preoccupato.

Lacus chiuse gli occhi e cercò di riflettere. “Che ne diresti di fare una passeggiata sul terrazzo? Mi hanno detto che c'è un bel giardino” disse guardando dritto negli occhi il suo cavaliere, senza accorgersi di aver dimenticato di sorridere.

 

La pioggia era cessata. Probabilmente le pompe che regolavano l'umidità atmosferica del Plant stavano lavorando a pieno ritmo. Di tanto in tanto in mezzo alle nuvole opache si intravedeva il luccichio limpido delle stelle artificiali disseminate sul rivestimento interno di Aprilius.

Il giardino era disposto secondo uno stile orientale. Piccoli sentieri illuminati da lanterne di carta serpeggiavano intorno ad un lago dalla forma irregolare, attraversato da un ponticello di legno e circondato da aceri rossi e pini dai rami ricurvi. Vista l'ora, Athrun e Lacus erano gli unici visitatori.

Lacus quella sera pareva così strana. Tra un argomento di conversazione e l'altro gli aveva rivolto delle occhiate serie e indagatrici che avrebbero sostenuto il confronto con quelle di Fred Pugno di Ferro. Però Fred Pugno di Ferro aveva le sue ragioni quando al mattino osservava con disappunto i lividi che segnavano i volti e le braccia di Athrun e Yzak. Lacus invece non aveva nessuna ragione di dubitare di lui. Teneva stretto a sé Pink, il primo Haro costruito per lei, e lo fissava con occhi bassi. Una cascata di capelli le copriva il viso, cosicché Athrun non riusciva nemmeno a scorgere la sua espressione.

 

Lacus stava constatando che lo strato d'acqua, in apparenza profondo, doveva misurare appena qualche decina centimetri.

Pink-chan può stare sott'acqua, vero?” aveva chiesto.

Beh sì, teoricamente. Però quando i sensori sentono la pressione, lui automaticamente salta fuori. Imprecando qualcosa, credo” aveva risposto Athrun sorridendo. “L'ho sigillato bene in tutte le giunture, e le ali hanno una guarnizione speciale che è ricoperta da un nuovo polimero che si usa anche per il Mobile Suit. Pensa che...”

Ma è meraviglioso! Allora potrei portarlo con me sulle spiagge di Orb!”

Uuuh... beh, sì.”

Capovolse Pink, lo spense e lo lasciò cadere nel lago.

 

Athrun restò impietrito da quel gesto. Che cosa significava? D'istinto si mosse per recuperare la sua creazione.

Aspetta!” ordinò Lacus Clyne.

Lui la guardò, interdetto.

Ti devo parlare, e non credo sia opportuno che Pink-chan ci ascolti,” spiegò la principessa di Plant tornando al tono più naturale del mondo. Si diceva che le ragazze a volte si comportassero in modo strano, ma questo gli pareva un po' troppo.

Lacus si sedette su una roccia finta ed invitò il fidanzato a fare altrettanto. Nel breve silenzio imbarazzato che seguì, lo sguardo di Athrun si spostò sulla superficie del piccolo lago artificiale. Una carpa guizzò per poi immergersi di nuovo, producendo una serie di onde concentriche che vennero subito smorzate dall'acqua densa ed immobile.

Perché sei così preoccupato?” domandò Lacus sfiorando con le dita il viso del ragazzo.

Me lo chiedi? Perché ti comporti così?” chiese lui scansandosi.

Lacus appoggiò le mani sulle ginocchia e strinse in pugno la stoffa del vestito che le ricopriva. Poi alzò gli occhi azzurri verso il cielo scuro.

Vorrei stare con te, Athrun. Ma non so se la guerra ce lo permetterà.”

Perché non dovrebbe? Entrambi stiamo facendo il nostro meglio per farla finire,” replicò Athrun, sorpreso nel sapere che la sua fidanzata portava in sé simili perplessità.

Non so se la guerra è come la immaginiamo noi. La guerra è anche su Plant. Mio padre dice che corrode da dentro e che le persone poi non sono più le stesse” continuò lei, incrociando il suo sguardo con quello del promesso sposo. Il tono di voce era stranamente serio e profondo: le parole iniziarono a colare nell'animo di Athrun raggiungendo anfratti che non aveva mai esplorato. Si alzò di scatto e parlò prima che quella cosa arrivasse in fondo.

Ma è inevitabile. Questa guerra è stata davvero inevitabile. Che alternative avevamo?” chiese disperato. Dopo tutto quello che aveva passato, non aveva bisogno di sentire su di sé l'ombra del dubbio. Eccola, quella cosa che risaliva pian piano, fino a formare un nodo che gli bloccava la gola.

Lacus lo stava fissando. Era triste, indecifrabile. “Io, quando sento che c'è qualcosa che non va, vado a trovare le rose del mio primo concerto” affermò.

Athrun ricordava bene quei fiori. Comparivano sia nei poster appesi nelle stanze dei ragazzi dell'Accademia che nei video che scorrevano sui maxischermi di Aprilius One. Come faceva la canzone?

Se... potessi... aspettare l'alba con un cuore... puro” mormorò un po' imbarazzato.

Te la ricordi?” chiese Lacus. La sua voce era tornata limpida e lei sorrideva come durante le passeggiate sui sentieri dell'immenso giardino di casa Clyne.

Certo che me la ricordo.” Conosceva bene quella canzone perché ogni tanto Dearka Elthman la intonava in falsetto alle sue spalle, ma non aggiunse questo particolare.

Tu invece dove vai quando non sai che fare?”

Athrun fu spiazzato da quella domanda: gli vennero in mente risposte come “arrampicarsi tra i cavi di un Mobile Suit da aggiustare” oppure “ammazzare 1000 nemici al simulatore polverizzando il record di Yzak Joule”, ma le ricacciò dove erano venute.

Uuuh...eeeh...” farfugliò mentre pensava.

Allora facciamo così,” disse Lacus inclinando il capo. “Se un giorno dovessi sentire che non sei più te stesso, vieni anche tu davanti alle rose bianche.”

Non accadrà,” pensò Athrun. Non vedeva come potesse succedere una cosa del genere a lui, che era sempre stato contrario alle guerre. Ma non se la sentiva di dire di no alla fidanzata, che pareva convinta dell'importanza di quel discorso.

Va bene,” affermò stringendo la sottile mano di Lacus tra le sue.

 

Era ormai tempo di rientrare. Athrun si tolse la giacca, rimboccò le maniche della camicia, si inginocchiò sulla sponda ricoperta di muschio e ripescò Pink. Lo stava ripulendo con un fazzoletto dallo strato gelatinoso di alghe che gli si erano appiccicate intorno, quando all'improvviso si bloccò, spalancò gli occhi dalla sorpresa e alzò lo sguardo verso Lacus, come in attesa di una risposta. Lei avvicinò l'indice alle labbra, e Athrun capì. L'espressione del ragazzo si fece più cupa mentre, rannicchiato in terra, fissava i led spenti dell'Haro rosa.

Stupido,” sussurrò tra sé. Sospirò come per liberarsi del peso che sentiva gravare sulle sue spalle, ma di rimando entrò in lui l'aria umida che stagnava sul terreno ancora impregnato di pioggia. Era così densa che ebbe la sensazione di doverla deglutire. Lacus gli aveva lasciato intendere di sapere che quell'Haro era stato maneggiato da qualcun altro. A giudicare dal gesto di lei, con ogni probabilità conteneva delle microspie. Perché ne era così certa? Si rialzò in piedi e le porse Pink.

Grazie,” disse sorridendo. Come faceva a sorridere così? Forse perché lei era Lacus Clyne? Allora che cosa significava realmente essere Athrun Zala?

Prima di andarsene da quel luogo, Athrun volse ancora una volta lo sguardo verso la superficie del lago, e Lacus fece altrettanto. Forse anche lei voleva assicurarsi che quella cosa rimanesse sopita lì, in fondo all'acqua scura, insieme alla promessa delle rose bianche.

 

 

 


 

Note dell'autrice ^^

 

Avevo voglia di scrivere qualcosa ispirandomi all'episodio 36. Sì, quello che si intitola molto epicamente “In nome della Giustizia”, dove Athrun si confronta con Lacus e con gli ultimi dubbi prima di scegliere il suo nuovo destino. E' una puntata che ho guardato così tante volte da conoscerla a memoria. Mi piace quel misto di nostalgia e risoluzione che si portano appresso gli scenari della veranda in frantumi nel chiaroscuro del tramonto e delle rovine di un teatro deserto bagnato dalla pioggia. Forse perché sono stata guidata più da una sensazione che da un proposito, ne è uscita una storia un po' strana che fino a qualche giorno fa non ero nemmeno convinta di pubblicare. Spero che per voi lettori non sia risultata noiosa o priva di senso.

Qualunque sia la vostra impressione, grazie per essere giunti fin qui.

Kourin

  
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