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Autore: Lelli 91    31/07/2005    5 recensioni
Non tutti i mali vengono per nuocere... è strano, spesso ci viene ripetuta questa frase, soprattutto da chi ci vuole tirare su il morale in momenti difficili, eppure non ci si sofferma mai a guardarne il significato... eppure é così tremendamente semplice...
A volte, le disgrazie ed i dolori possono tirare fuori il meglio di noi ed essere fonte di vera, autentica gioia...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Max Mizuhara, Professor Kappa, Rei Kon, Takao Kinomiya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di cominciare a narrare vorrei porre alcune premesse.
Innanzitutto voglio dire che questa storia è molto particolare e molto importante per me… è scritta in prima persona, cosa che io non uso mai fare perché io non oso mai paragonarmi ai personaggi di bey ponendomi al loro stesso livello, eppure questa volta ho adottato questo sistema perché ciò che voglio narrare è una storia vera (il finale è ovviamente inventato, ma penso che lo capireste da sole), una vicenda accaduta esattamente il 10 Marzo del 2004 (è infatti in quell’occasione che l’ho scritta) e che io ho intenzione di rappresentare tramite il mio personaggio preferito, ovvero Ilary, una ragazza piena di vitalità e dolcezza nella quale io mi sono subito rispecchiata e alla quale voglio porre omaggio, dato che è grazie a lei che mi sono < innamorata > di bey blade, anime che prima odiavo.
Infine, vorrei ringraziare Lenn_chan e Quistis, perché è grazie a loro se oggi ho avuto la forza ed il coraggio di tornare a pubblicare, dopo così tanto tempo.
Buona lettura.

Lelli

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Non tutti i mali vengono per nuocere



Caro diario,
da quanto tempo va avanti questa storia? 1, 2, 3, 6 mesi, forse addirittura 1 anno… non so nemmeno io di preciso quanto tempo sia passato… non riesco a ricordare esattamente quando, per l’ultima volta, io e Kai ci siamo parlati (da amici…). Forse è proprio perché NON voglio ricordare, perché il solo pensare a lui mi fa star male…
All’inizio dicevo a tutti di odiarlo, più che altro per auto convincermi… speravo di dimenticarlo, un giorno, e invece più il tempo passa e più ci penso, arrivo persino a non dormirci più la notte…
Sono una stupida, vero? Io mi distruggo così, lentamente, per lui che invece è nella pace più assoluta e non pensa minimamente a me… e pensare che spesso sono la prima a criticare tutte quelle adolescenti svampite con i loro patemi morbosi...
Lo vedo spesso, Kai, sempre, tutte le volte che vado da Takao…e in quei rari casi in cui i nostri sguardi hanno ad incrociarsi, sembra quasi che lui mi sfidi a parlargli o a sostenere semplicemente quella sua espressione fiera ed orgogliosa. Ma non posso mica pretendere che lui mi perdoni, sarebbe come pretendere la luna, specie poi da uno come lui…
Almeno, non dopo ciò che gli ho detto…

“Sei solo un bambino, uno stupido! Non ti meriti niente, tu non mi meriti! Sei destinato a rimanere sempre solo, isolato ed escluso da tutto e tutti! Un asociale! Ecco ciò che sei!”



PAM! Ogni parola una pugnalata inferta dritta al cuore, ho toccato il suo nervo scoperto ferendolo profondamente nell’orgoglio… e ne ero perfettamente consapevole…
E adesso?! Non mi rivolge più la parola… avvolte l’essere ignorati è ancora più frustrante dell’essere insultati e derisi… e pensare che è tutta colpa mia…
Dopotutto lui per me è sempre stato una sorta di guida, un esempio… un po’ come il fratello maggiore che non ho mai avuto… era il mio migliore amico ed il mio confidente, stavamo così bene… ma, ad un tratto, lui è tornato il Kai di 2 anni fa, quando lo conobbi sulla riva del fiume, più freddo e distaccato che mai… a momenti nemmeno mi salutava! Passava tutto il suo tempo assieme a Ray parlottando sommessamente… pensa che, addirittura, quando mi avvicinavo a loro smettevano subito di discutere come a volermi lasciare fuori a tutti i costi. Ci stetti malissimo…
Quella commedia durò pochi giorni, fino a quando decisi di affrontare apertamente con lui il problema… più che altro per vedere la sua reazione ad un’eventuale proposta di troncamento… vedi un po’ da te come è andata a finire… per la mia solita impulsività ho rovinato tutto. TUTTO!
Se solo avessi il coraggio di avvicinarlo per chiedergli finalmente scusa… è diventata una cosa ormai ridicola… mangiare, giocare, fare scampagnate insieme, ridere alle frasi ridicole di Takao, sia io che lui facciamo tutto questo, insieme… ma non riusciamo a guardarci o a parlare liberamente… se solo non avessi mai detto quelle parole… o se solo adesso mi scusassi… eppure, nonostante i buoni propositi, continuo a nascondermi dietro quella scusa assurda… “c’è ancora tempo…!”
Ad ogni modo, caro diario, adesso devo proprio lasciarti.
Ho promesso a Max di aiutarlo con la spesa, perché da quando Nonno Jay non c’è più dobbiamo pure dividerci le faccende di casa ed il frigo è ormai quasi vuoto… (sentissi i brontolii di quell’insaziabile di Takao…) Ci sentiamo presto.
Tua Ilary.


Max: Ilary! Dobbiamo andare!!!
Ilary: si, arrivo!
Con una rapida mossa richiusi il mio personalissimo diario, lo infilai sotto il morbido cuscino del mio futon e raggiunsi il mio amico sulla soglia di casa.
Ilary: eccomi.
Max: sei pronta?
Ilary: quasi…
Presi dall’appendiabiti un ampio maglione a grandi righe verde menta, indossai la mia lunghissima sciarpa portafortuna e mi volsi sorridente verso il mio amico.
Ilary: pronta! Andiamo?
Max: sì…RAGAZZI, NOI ANDIAMO!
Quando udimmo un mugugno familiare provenire dalla palestra (segno che Takao aveva sentito) aprimmo la porta di casa ed uscimmo, immergendoci in un clima fresco pungente che caratterizzava tutti gli autunni di Tokyo.
Devo ammettere che, per una ragazza di quella età, ho sempre odiato fare compere ma quel pomeriggio mi divertii un sacco in compagnia di Max che riusciva sempre a farmi sorridere con i suoi modi gentili e la sua spiccata ironia contagiosa. Era così simpatico che se ci si metteva riusciva sempre a farmi sorridere, sempre buono ed affettuoso… anzi, a dire il vero in quel periodo mi trattavano tutti benissimo, persino Takao era meno < bellicoso > del solito nei miei confronti… penso che anche quello fosse un modo per farmi stare su e dimenticare Kai… e pensare che in un primo periodo c’erano perfino riusciti!
Dopo la spesa, circa a metà strada sulla via del ritorno, stavo tranquillamente chiacchierando con Max ridendo alla faccia di Takao di fronte a tutte le delizie che avevamo acquistato quando, istintivamente, mi portai la mano al collo dove avvolgevo sempre la mia sciarpa bianca.
Solo che le mie dita non entrarono in contatto con il cotone soffice ma con la mia pelle.
Avevo dimenticato la sciarpa al supermercato.
Ilary: Max!!
Max: che c’è?!
Ilary: HO DIMENTICATO LA SCIARPA AL SUPERMERCATO!!!
Sapevo che fosse una cosa abbastanza stupida agitarsi tanto per una semplice sciarpa, ma il fatto era che quella NON ERA una semplice sciarpa, era un regalo di Kai che aveva fatto salti mortali per regalarmela due anni prima, dato che io gli dicevo che la sua sciarpa mi piaceva da morire…
Beh, forse tenere così tanto ad una cosa del genere era comunque abbastanza stupido, dato che < tecnicamente > tra me e Kai era < tutto finito >, ma ero troppo legata a quella sciarpa per farmi tutti quei problemi quindi, senza troppi preamboli, mi voltai e presi a correre verso il supermercato, attraversando la strada diagonalmente e senza curarmi affatto di guardare dietro di me… tanto era una stradina privata a senso vietato…

GRANDE ERRORE!



Max: ATTENTA ILARY!!!!
Mi voltai verso Max per capire cosa avesse da urlare, ma ciò che vidi non fu affatto la faccia di Max che mi guardava, preoccupata o arrabbiata che fosse, bensì una luce abbagliante, il faro di uno scooter che mi veniva addosso a tutta velocità…
Poi… l’urto…
…e il buio…
Sentivo il mio corpo cadere, scivolare, rotolare, la bocca che mi si impastava di sangue e la pelle che si copriva di graffi e si sporcava di terra…
Tuttavia, non sentivo dolore né bruciore…
Avevo solo tanta paura… e tanto freddo…
…Credevo di essere morta…
Fu come se in quei pochi secondi in cui toccavo terra si fosse concentrata tutta la mia vita, come un lungometraggio a fotogrammi di ciò che era stato il mio passato… e in tutte le immagini c’erano loro, i miei amici…
Ripensai allora a Takao… quel blader imbranato ma coraggioso ed altruista con cui avevo sempre avuto un rapporto speciale e che era ormai divenuto pari ad un fratello… a Max… che mi aveva sempre tirata su con la sua allegria e che mi avrebbe vista morire sotto i suoi occhi… a Ray, impareggiabilmente il più maturo ma testardo amico che avessi mai avuto… al prof, così intelligente e così affezionato a me, che mi conosceva da quando ero nata e che mi aveva presentata ai Blade Breakers… e… e poi…
…pensai a Kai…
Mi bastò inquadrare il suo volto perché quel momento si spezzasse bruscamente…
Non potevo starmene lì a rotolare per terra mentre i miei sensi si spegnevano, non potevo arrendermi così, non potevo perdere tempo a guardare immagini del mio passato con rassegnazione… tutto quello non era da me!
E poi… non potevo mica morire… non senza avere detto a Kai che mi dispiaceva terribilmente di averlo trattato male… che se fossi potuta tornare indietro non lo avrei mai trattato a quel modo…
Solo in quel momento mi rendevo conto di quanto il mio continuo rimandare fosse stato inutile e dannoso…
E così, sentendo finalmente il mio corpo che toccava terra, riaprii gli occhi fissando il cielo cupo che imbruniva.
Sentii il suono ovattato dello scooter che ripartiva a tutta velocità senza curarsi di me e poi, prima che fossi io stessa ad alzarmi, sentii due braccia forti prendermi per i polsi e voltarmi. Il volto spaventatissimo e pallidissimo di Max mi fissava come se fossi stata un fantasma.
Max: oh mio Dio!!! Ilary!!! Stai bene?! Mi hai fatto morire di paura!!! Vieni… ti porto al pronto soccorso…!
A quelle parole mi alzai di scatto.
Ilary: cosa?! No, no… non ce ne è bisogno! Sto benissimo!
Max: si, come no! Ma se hai il viso tutto sporco e pieno di escoriazioni!
Ilary: è solo qualche graffio! Torniamo a casa dai…
Max: absolutely no! Devi venire con me al pronto soccorso… forza, andiamo… non è troppo lontano da qui…
Con fare risoluto, Max mi afferrò per il polso e prese a trascinarmi.
Ilary: dai Max! Fermo! Non tirare!!! E va bene, d’accordo, vengo… ma almeno lasciami andare… dai… AHI! FA MALE!!!
Max si voltò stupito a guardarmi e mi lasciò andare.
Max: come sei esagerata! Come è possibile che io ti stia facendo male?! Ho appena fatto pressione con le dita!
Ilary: infatti non parlavo del polso… mi fa male la caviglia…
Max mi fissò allarmato.
Max: …fa vedere.
Senza troppi complimenti Max mi alzò il jeans sinistro fino al polpaccio, mi tolse la scarpa ed abbassò il calzino con cura, così da lasciare la caviglia scoperta.
Avevo una bruttissima escoriazione.
Max: ahi! Deve fare molto male…
Ilary: …un pochino…
Max: ce la fai a camminare?
Ilary: si… credo di sì…
Mentivo, ovviamente… e difatti non ebbi neanche il tempo di fare un passo che mi dovetti appoggiare a Max per non rovinare nuovamente a terra.
Max: invece penso proprio di no… dai, appoggiati a me… ce la fai a reggere ancora per un po’? Il pronto soccorso non è tanto distante…
Ilary: …sì…
Percorremmo assieme quell’ultimo tratto di strada praticamente abbracciati.
Quando giungemmo a destinazione, subito due infermieri si precipitarono verso di me, mentre un terzo uomo vestito di bianco rivolgeva alcune domande a Max.
I due infermieri (un uomo ed una donna) mi condussero verso una grande porta bianca con sopra scritto PRONTO SOCCORSO, mi fecero entrare e mi adagiarono sopra una barella abbastanza scomoda, posta proprio sotto un grande neon bianco. L’uomo uscì subito fuori dalla stanza mentre la donna mi disse di attendere qualche minuto, prima di seguire il suo collega.
Mi sentivo strana, con la testa pesante… debole… preferivo di gran lunga stare in piedi… ogni minuto di attesa le mie palpebre si facevano sempre più pesanti…
Ad un tratto arrivò un medico che mi si avvicinò ostentando un sorriso forzato.
Medico: allora… Ilary… come ti senti?
Ilary: beh… mi fa un po’ male la caviglia… ma per il resto non mi fa male nulla…
Medico: …questo ovviamente è normale… a caldo, all’inizio, non si sente nulla, ma credo proprio che un controllo accurato non ti farebbe male… hai qualcosa da dirmi…?
Ilary: …sì… mi sento solo molto stanca…
Il medico si allarmò leggermente.
Medico: …questo non è di certo un buon segno…! Mmm… vediamo un po’…
Con decisione, il medico prese a tastarmi varie parti del corpo. Non udivo un particolare dolore, ma solo un leggero formicolio…
Ad un tratto, però, le mani del medico arrivarono sul mio fianco sinistro e, se possibile, toccarono con ancora più determinazione…
Un dolore lancinante mi riscosse dal torpore.
Non urlai, ma il mio viso si trasfigurò a tal punto che fu come se l’avessi fatto.
Il medico allora, abbandonando quell’ultima bozza del suo sorriso mi tolse la felpa.
Fu allora che urlai.
E non urlai per il dolore, né per l’imbarazzo dato il fatto che la maglietta era aderentissima…
Urlai di paura nel vedere la mia maglietta color rosa tenue tinta di SANGUE.
Avevo un taglio netto e profondo proprio all’altezza dell’addome…
E continuavo a perdere abbondantemente sangue.
Medico: per forza ti sentivi stanca! Hai un immediato bisogno di una trasfusione! Qual è il tuo gruppo sanguigno?
Ilary: 0 negativo…
Il medico si mise a controllare freneticamente alcuni schedari.
Medico: …0 negativo… 0 negativo… dove sei… eccolo! Oh no… non è abbastanza… il tuo è un gruppo sanguigno molto raro e tu hai bisogno di tanto sangue! Se soltanto lo stato non…
Ma non sentii mai le lamentele del dottore sullo stato … ormai non avevo più neanche la forza di ascoltare… le mie palpebre si fecero sempre più pesanti, la stanza prese a vorticare intorno a me e i colori si fecero man mano più sfocati…
Alla fine, inesorabilmente, persi i sensi.
Quando riaprii gli occhi non mi trovavo più nella camera del pronto soccorso, ma ero stesa supina su uno dei tanti letti di quell’ospedale.
Sbattei le palpebre più volte, sentendo gli arti intorpiditi, ed udii degli improvvisi movimenti alla mia sinistra.
Una voce conosciuta mi fece intendere che ero ancora viva.
Max: ragazzi! Sta riprendendo conoscenza!!!
Mi voltai di scatto verso quella voce, mettendomi a sedere, ed ebbi appena il tempo di scorgere Max, Ray, il Prof e Takao prima che proprio quest’ultimo mi venisse addosso, abbracciandomi con foga e scoppiando a piangere.
Takao: non farlo mai più, Ilary. NON FARLO MAI PIÙ! Ormai tu sei come una sorella per me… non voglio rischiare di perdere anche te…
Ilary: Takao…!
Ray: Takao ha ragione, Ilary… ci hai fatto prendere un colpo…
Prof: quando Max ci ha chiamati e ci ha detto che eri svenuta e che avevi bisogno di una trasfusione siamo stati tremendamente in pensiero… tutti quanti…
Quando Takao si decise finalmente a lasciarmi andare ebbi la possibilità di scrutare ad uno ad uno i miei ospiti…
Ovviamente, Kai non era venuto…
Prof: in questo momento c’è un ragazzo che si sta facendo tirare il sangue per poterti fare l’ultima trasfusione…
Ascoltai appena le ultime parole del Prof, fregandomene completamente se in quel momento c’era qualcuno da cuore d’oro che stava donando il sangue per salvarmi la vita…
Perché avrei dovuto, poi?
Avrei preferito di gran lunga morire piuttosto che farmi infierire un colpo simile…
Allora non gli importava davvero nulla di me?
Sarei anche potuta non sopravvivere senza turbarlo minimamente?
Non voleva sapere come stavo?
Evidentemente no… ero io l’unica stupida… l’unica che aveva pensato a lui in punto di morte…
Senza rendermene realmente conto, mi abbracciai le ginocchia e vi affondai il capo.
Scoppiai a piangere.
Takao: …Ilary! Ma…?!
Ilary: …non è venuto, vero?!
Nella camera piombò un improvviso silenzio.
Ilary: …tanto ormai potete tranquillamente dirmelo che di me non gliene frega più niente…
Tutti tacquero.
Ilary: sapete… ho pensato molto a lui in quella frazione di secondo, mentre il motorino mi buttava a terra… mi sono detta < Cavoli! Se adesso muoio non avrò mai più tempo per poter chiarire con lui…! > ma evidentemente sono l’unica stupida che riesce a pensare a queste cose… ormai io per Kai sono meno di niente… dovrei farmene una ragione ma… io… non ci riesco perché… MI MANCA! MI MANCA DA MORIRE!!
Max: Ilary…
Ilary: …io gli volevo bene… un bene dell’anima, davvero! Non so davvero cosa mi abbia preso quel giorno… dirgli tutte quelle cose orribili…
Stetti a singhiozzare ancora per un po’, fino a quando non udii la porta della camera che si apriva e si richiudeva, cigolante.
Dei passi strascicati rimbombarono in quel silenzio assordante. Dapprima pensai ad un medico venuto per un controllo, ma quando udii il < nuovo arrivato > sedersi nella poltrona accanto al letto e parlare scartai subito l’ipotesi…
Voce: ragazzi, sono stanchissimo… mi hanno dovuto tirare un sacco di sangue…
Capii allora che quelle voce grave e calda allo stesso tempo apparteneva al mio donatore… che probabilmente era venuto per accertarsi che stessi bene o magari per conoscere colei che da quel giorno avrebbe portato il suo sangue…
Ad ogni modo, dopo lo sfogo dei minuti precedenti sentii un po’ di buon senso tornare in me, così mi asciugai le lacrime e mi voltai sorridente verso il mio donatore, pronta a ringraziarlo; ma non appena incrociai i suoi occhi color nocciola non riuscii a dire nulla se non…
Ilary: …K…K…Kai…!
No… di certo non poteva essere lui! Era un suo sosia, o magari le lacrime mi avevano dato alla testa facendomi venire le allucinazioni! Sapevo solo di stare sognando, non c’era altra spiegazione logica!
Sbattei più volte le palpebre, eppure l’immagine di Kai non accennava a scomparire.
Se ne stava semplicemente lì, a fissarmi sorridente…
Fu allora che la mia, da paura divenne presto stupore e quindi euforia.
Kai non mi odiava, non ce l’aveva con me, non era vero che non gli importava della mia salute!
Anzi! Aveva donato il suo sangue per me!
Rimanemmo così per qualche secondo, a fissarci intensamente fino a quando Takao ruppe il silenzio.
Takao: em… ragazzi, noi usciamo a prendere una boccata d’aria…
Senza neanche voltarci, sia io che Kai annuimmo ed aspettammo che la porta si fosse richiusa, cigolando.
Poi, fu lui a parlare.
Kai: allora, Ilary… come ti senti?
Cavoli, era assolutamente incredibile! Non solo mi aveva parlato (cosa che non faceva da almeno 6 mesi) ma mi aveva rivolto le parole più dolci del mondo!
Avrei voluto dirgli miliardi di cose, ma le parole non accennavano ad uscire.
Così, scoppiai a piangere per la commozione.
Allora, sentii Kai alzarsi e sedersi vicino a me per poi cingermi con molta delicatezza i fianchi.
Continuai a piangere ancora per un po’, mentre Kai mi consolava con i suoi silenzi, poi, quando mi fui calmata, mi scostai leggermente per poter fissare quelle sue iridi color nocciola che non riuscivo a guardare serenamente da ormai TROPPO tempo…
Ilary: …scusami Kai… scusami per tutte quelle cose cattive che ti ho detto, sono solo una stupida e non voglio più sprecare un’occasione ancora per chiarire con te… avevo paura di morire lasciandoti col pensiero che io ti odiassi quando invece…
Prima che potessi terminare la frase, Kai mi premette dolcemente un dito sulle labbra e mi impose il silenzio.
Kai: non hai nulla di cui scusarti… tutto è successo per causa mia…
Ilary: ma io…
Kai: shh… lasciami spiegare…
Io annuii silenziosamente, senza troppo vigore, e lui prese a parlare.
Kai: sai… arriva un momento nella propria vita in cui non riesci più a distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato… succede a tutti prima o poi… ed a me è capitato… anche se ho capito di essere in errore solo quando avrei potuto perderti…
Chiusi gli occhi e mi massaggiai le tempie, non capendo dove volesse arrivare…
Perdermi? Ma perché non provava a riallacciare i rapporti se ci teneva a me?
Proprio non capivo…
Kai: sai… più il tempo passava e più mi rendevo conto di trovarmi bene insieme a te… eri un’amica perfetta, alla quale potevo dire tutto… quando ti ero vicino mi sentivo in pace con me stesso… diverso in qualche modo… era una cosa meravigliosa ma che non avevo mai provato prima… decisi allora di chiedere spiegazioni a Ray…
Già, Ray… come dimenticare?
Kai: …beh… non ci crederai mai… ma Ray mi disse che tutto ciò che provavo o sentivo poteva concentrarsi in una sola, semplicissima parola… AMORE. Incredibile, non trovi?
A quelle parole, lo fissai scioccata.
Kai innamorato?! E di me per di più?!
La testa mi martellava talmente forte che da un momento all’altro si sarebbe spaccata in due… Squadrai il mio ritrovato amico con occhi fuori dalle orbite e lui mi sorrise, impercettibilmente.
Kai: ecco… anche io ebbi la tua stessa reazione… tuttavia la mia curiosità era tale che decisi di analizzare meglio il mio comportamento quando mi trovavo con te… e a quel punto dovetti ricredermi… Ray aveva ragione… ogni volta che ti avvicinavi a me sussultavo ed ogni quel volta mi abbracciavi o mi baciavi teneramente sulla fronte mi sorpresi a non provare più semplicemente affetto…
A quel punto Kai fece una pausa e guardò altrove… se la situazione in quel momento fosse stata così seria mi sarei messa a ridere vedendolo così in imbarazzo, ma sapevo che in quel momento Kai stava superando se stesso e che stava faticando molto per dirmi tutto…
Ma c’era una cosa che ancora non capivo…
Se mi amava, perché si è allontanato da me? Non dico che dovesse dichiararsi, perché sarebbe stato davvero il colmo per uno come lui, ma almeno starmi vicino…
Kai sembrò leggere tutti quei pensieri che mi frullavano in testa così decise di continuare.
Kai: ma c’era un altro sentimento che, assieme all’amore, si stava facendo spazio in quel periodo… la GELOSIA… non era propriamente un segreto il fatto che tu e Takao avevate una sintonia speciale e, ogni volta che litigavate per gioco o ogni volta che vi abbracciavate dopo aver fatto la pace, arrivavo spesso ad odiarlo, Takao…
A quelle fredde quanto tristi parole mi morsi il labbro, capendo solamente allora quanto quella situazione fosse stata difficile e snervante per il mio povero Kai… proprio allora, quando io e lui ci allontanammo, io avevo una cotta tremenda per Takao e facevo di tutto per stargli vicina… ovviamente adesso lo consideravo come un fratello, però…
UN MOMENTO! Il MIO Kai?! Ma da dove cavolo mi uscivano fuori tutte quelle strane idee?!
Mio Dio che mal di testa…
Ilary: tu… tu come… hai capito che…?!
Kai: beh, i tuoi sentimenti nei suoi confronti erano talmente palesi che se ne era accorto pure nonno Jay…! Stetti malissimo per te, in quel periodo… ma non potevo di certo continuare ad odiare Takao solo per averti fatta innamorare… no… decisi di prendere una decisione drastica per non sfaldare la nostra squadra… anche se mi costò parecchio…
Povero Kai… doveva aver sofferto tantissimo!
Kai: …così mi staccai da te in modo brusco, attaccandomi praticamente a Ray che non approvava per niente… ed ho colto al volo la tua proposta di troncamento pensando di decidere per il meglio… ho accettato col cuore in gola… e da allora ho cercato di dimenticarti… solo adesso, però, ho capito che se tu oggi fossi morta saresti rimasta con la convinzione che io ti odiassi… e questo non me lo sarei mai potuto perdonare…
Con infinita grazia e dolcezza, Kai mi prese delicatamente le mani e mi fissò seriamente pentito…
E guardando i suoi occhi così dolci e belli non resistetti più…
Scoppiai nuovamente a piangere, stringendolo forte a me…
Ilary: anche io ho avuto tanta paura, Kai… paura di andarmene senza averti detto che mi dispiaceva infinitamente… che non ti avevo mai odiato in realtà… io, in realtà quel giorno non avevo voglia di litigare… è solo che… vederti così distante… ho avuto paura di perderti… se solo tu fossi stato sincero con me io…
Kai: …ma… avevo paura… e sapevo di non essere ricambiato…
Ilary: lo so… ma scappare non sarebbe servito a niente… guarda a cosa un’incomprensione ci ha portato… ad un anno di freddo silenzio… ad una convinzione di odio reciproco… se oggi fosse andata male… sarei morta senza comprendere… senza conoscere i tuoi veri sentimenti… non sempre ci è data una seconda occasione, Kai…
Kai: lo so…
Con fare serio, Kai si staccò da me ma continuò a tenermi le mani…
Kai: hai ragione, non tutti hanno un’altra possibilità ed io che sono stato così fortunato non la voglio sprecare…
Mi strinse le mani ancora più forte.
Kai: Ilary… voglio che tu sappia che io non ti odio né ti ho mai odiata… sappi solo questo, per un anno ho taciuto i miei sentimenti ma adesso non ho più paura a dirti che ti amo… ti amo da morire… e adesso non temo neanche un tuo rifiuto perché ti amo a tal punto da sacrificare per te la mia felicità… ti amo e mi basta che tu sia viva…
A quelle parole sentii le lacrime salirmi agli occhi e, quando Kai levò lo sguardo per guardarmi, avevo la vita ormai appannata…
Lo vidi avvicinarsi a me… leggermente indeciso ed impacciato e lo vidi abbassare le palpebre mentre avvicinava le sue labbra alle mie…
Sentii il suo fiato confondersi col mio, tuttavia avvertii la sua paura nello sfiorarmi come se pensasse ad un probabile rifiuto…
Per un attimo stetti a fissare inerme quelle labbra sottili, quel suo profilo pallido e quella sua espressione così seria poi, finalmente capii…
Capii perché in quegli ultimi mesi avevo pensato spesso a lui… perché mi fossi tormentata tanto… perché mi mancasse la sua presenza accanto a me…
E così, prima che lui potesse allontanarsi deluso da me e riaprire gli occhi, mi avvicinai a lui, azzerando le distanze e sfiorando delicatamente le sue labbra dolcissime…
Mi sentii invadere dal suo amore disinteressato e represso per troppo tempo negli angoli bui e remoti della sua mente e mi persi in balia di quel dolcissimo sentimento…
Capii quanto Kai mi amasse… e di quanto io fossi pronta ad amarlo, per tutta la vita…

PORCA MISERIA!!!
Una sonora imprecazione di mio marito mi riporta bruscamente alla realtà, staccando il filo conduttore dei miei ricordi.
Di scatto, richiudo quel mio diario segreto sul quale annotavo i miei pensieri di adolescente e che fino ad un attimo prima stavo sfogliando distrattamente, e lo ripongo nella mia borsa.
Siamo incolonnati all’ennesimo semaforo rosso e ormai è dai più di un’ora che siamo in viaggio… è del tutto normale uno scatto di nervosismo in una situazione del genere, specie per chi sta al volante e non si può mettere a pensare ai fatti propri così come avevo fatto io, ma non posso fare a meno di voltarmi allarmata verso i sedili posteriori dell’auto, dove dormono i bambini, per paura che le urla li abbiano svegliati…
Con sollievo, vedo che dormono entrambi, così posso concentrarmi su di lui…
Ilary: …Kai…!
Kai si volta verso di me e, in risposta alle mie occhiatacce, mi fissa con una falsa espressione da bimbo pentito…
Kai: scusa mammina… non lo faccio più…!
A quell’ultima frase non posso fare a meno di ridere… è inutile, resterà sempre un bambino… il mio serio bambinone…
Ilary: …quanto sei scemo!
Falsamente offesa, mi giro dall’altra parte e ripenso ancora una volta a tutto ciò che mi aveva portata ad innamorarmi di lui ed a sposarlo…
“buffo!” penso allora “se fossimo rimasti amici come ai tempi prima del litigio adesso saremmo come fratelli ed una storia tra noi sarebbe stata impossibile…!”
Questo è un pensiero strano che però mi viene spesso in mente… grazie a due eventi negativi, quali il litigio e l’incidente, adesso sono sposata con l’uomo migliore del mondo ed ho due figli splendidi…
La maggiore, Lea, che ha ormai tre anni… eppure mi sembra ieri che è nata! Ed il nostro piccolino, che ha poco più di una settimana… di comune accordo, abbiamo deciso di chiamarlo Jay in onore del nonno di Takao… ed è proprio da lui che stiamo andando adesso, per fargli vedere il nuovo nato… ovviamente, non abbiamo voluto dirgli il nome, ma penso che ne sarà proprio felice…
Finalmente scatta il verde e sento Kai, accanto a me, premere sull’acceleratore quasi con foga. Istintivamente, mi volto verso di lui…
Un dolce sorriso gli increspa il volto niveo e lineare, gli occhi di quella stupenda tonalità color nocciola fissano attenti la strada, le mani grandi e forti ferme sul volante…
Quasi d’impulso la mia mano si muove e si poggia delicatamente sulla sua e Kai si volta di scatto a guardarmi, leggermente spaventato.
Kai: che c’è?! Che hai?!
A quella reazione rido di cuore e scuoto la testa sorridendo. Kai mi guarda senza capire, allora gli poggio la testa sulla spalla, baciandolo teneramente sulla guancia.
Ilary: ti amo, Kai… grazie di esistere…
  
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