Anime & Manga > Rossana/Kodocha
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Autore: Gillywater    18/03/2010    14 recensioni
Che Sana e Akito fossero innamorati l'una dell'altro è sempre stato palese. Come palese è il fatto che entrambi siano troppo imbranati per trovare il coraggio di dichiararsi. Arrivati alla veneranda età di 17 anni per lei e 18 per lui, troveranno il coraggio di farcela o continueranno a vivere in un sogno?
[...Avrebbe potuto esordire con un bel “Hai presente l’ultima volta che sei venuta a vedermi e avevi indossato quell’abito così corto? Ecco, per tutta la gara io non ho fatto altro che pensare a te e alle tue gambe così dannatamente perfette e non vorrei che la cosa si ripetesse”. Certo avrebbe potuto, ma preferì dirle altro...]
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith, Tsuyoshi Sasaki/Terence
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima di lasciarvi alla lettura di questa fiction, volevo fare alcune precisazioni. Ho sempre scritto nella sezione “Harry Potter” di cui seguivo anche le varie fiction; solo recentemente ho riscoperto l’amore per questo Anime/Manga Kodocha e ho deciso di buttare giù quest’idea che mi ronzava in testa da qualche giorno ^____^ Spero che la storia vi piaccia ovviamente, che non vi annoi e che soprattutto vi trasmetta qualche emozione! Poiché non ho mai avuto la fortuna di leggere il Manga, la storia riguarda la fine dell’Anime, dopo che Akito dice a Sana che deve parlarle se prenderà la cintura nera. Ecco, diciamo che da quel momento sono trascorsi ben 4 anni, per il resto non voglio anticiparvi niente ^_____^
Buona lettura!
 
My Sorrow
 
 
Capitolo 1 : Piccolo folletto dai capelli rossi
 
And how can I
Stand here with you
And not be moved by you
Would you tell me
How could it be
Any better than this
 
                        Everything - Lifehouse
 
L’autunno era appena cominciato, ma il tempo regalava ancora giornate calde e soleggiate, anche se quella mattina il sole si intravedeva a malapena tra le fitte nuvole grigie. Le foglie avevano appena cominciato ad ingiallire e un vento appena fresco agitava le chiome degli alberi facendone cadere qualcuna.
Akito camminava tranquillamente per andare a scuola, con la sua solita aria di indifferenza e  stampata in faccia. Per la testa? Un unico pensiero: l’incontro di karatè per ottenere la cintura nera. Perché si, nonostante fossero passati ben quattro anni dal suo ultimo e tutt’altro che glorioso tentativo, per una ragione o per l’altra quel traguardo non era mai riuscito a raggiungerlo. Una volta il pensiero di Shota (*) che aveva cercato di diventare una mummia, la volta dopo il pensiero dell’imminente esame per passare alla classe successiva, l’altra ancora l’influenza… Insomma, iniziava a pensare che ci fosse una cospirazione ideata contro di lui. In ultimo, ma non meno importante, lei, la causa di tutte le sue disgrazie. Se solo all’ultimo anno delle elementari avesse saputo che l’impatto di quel folletto dai capelli rossi sulla sua vita sarebbe stato così devastante, avrebbe fatto di tutto per tenersela lontana. Sana. Un nome, un’apocalisse.
Sii onesto con te stesso, Akito, la colpa è anche tua che ti fai distrarre così facilmente” pensò tra sé il ragazzo. Perché si, era capitato che Sana durante il suo ennesimo esame si fosse presentata armata di striscioni e trombettine stile tifoseria da stadio (e questo lo aveva mandato a dir poco su tutte le furie), ma al tentativo numero sei di prendere la suddetta cintura, Sana era stata zitta e muta durante tutto l’incontro, ma aveva indossato il suo profumo. E si sa, Akito era parecchio infastidito dal profumo di Sana. Per non parlare del tentativo numero nove, dove Sana aveva pensato bene di indossare un vestito rosso che le lasciava scoperte le gambe. Quando era andata a salutarlo prima dell’incontro, lui non aveva potuto fare a meno di guardarla. E per tutto l’incontro, anzi… Per tutta la durata dell’incontro (il che rende forse meglio l’idea) lui non aveva pensato a nient’altro.
Insomma…
-È tutta colpa sua!- esclamò Akito, parlando da solo.
E come se il destino non fosse già stato abbastanza crudele con il povero giovane, si ritrovò davanti colei che era entrata nella sua vita per fare casino.
Diciamo pure, che prima di vederla, notò la sua presenza dallo squillante tono di voce con cui pensò bene di annunciarsi. Perché si, alle otto di un lunedì mattina, con un cielo che annunciava pioggia e tre verifiche programmate per la giornata, soltanto Sana poteva essere allegra.
-Buongiorno Akito! Cosa fai adesso, parli anche da solo?-
Inutile dire che nemmeno si fermò per aspettarla.
-Ehi, aspettami!- Sana fece una breve corsa per raggiungerlo –Non si saluta più?-
-Ciao!- disse lui, laconico.
-Hayama! Si può sapere che diavolo hai questa mattina? Hai dormito male?-
Akito si decise finalmente a fermarsi per guardarla.
La gonna di quella divisa è decisamente troppo lunga. Non si possono coprire così le gambe di Sana” si ritrovò a pensare.
Fu veramente una fortuna che lei non se ne fosse accorta altrimenti, ne era certo, gli avrebbe tirato una dolorosissima martellata in testa.
-La tua divisa…- cominciò a dire. Lei parve confusa, ma rimase in silenzio ad aspettare il resto della frase – …è troppo corta! Ti si vedono troppo le gambe, che per inciso non sono proprio uno spettacolo-
Il volto di Sana passò da un rosso fuoco, ad un viola acceso per concludere con un nero. Si, nero di rabbia – Vai al diavolo, questa mattina sei proprio insopportabile!-
Detto questo, girò sui tacchi e dopo avergli dato le spalle si allontanò a grandi passi.
Akito… Sei proprio il più grande bugiardo che c’è in circolazione” si disse tra sé. Ma finché poteva averla vicina e vederla arrabbiarsi tutti i giorni perché lui, e solo lui, la faceva arrabbiare, la situazione gli andava più che bene. Anzi, per parlare con il linguaggio di Akito, la situazione non gli dispiaceva affatto.
 
*
 
Nonostante fossero già in terza superiore, la situazione a scuola non era cambiata poi moltissimo. Come Sana aveva acutamente osservato il primo giorno di scuola media, gira che ti rigira gli studenti erano sempre quelli, e di conseguenza anche gli amici del cuore che, fedeli negli anni, erano rimasti l’uno accanto all’altro nonostante i diversi momenti di difficoltà.
Tsuyoshi ed Aya stavano ancora insieme, simbolo dell’eterno amore ed anche coppia molto affiatata. Non c’era giorno che non arrivassero a scuola con un regalino l’uno per l’altra il che, ad Akito e Sana dava spesso il mal di stomaco. Ma del resto, contenti loro e contenti tutti. I due avevano cercato spesso di far finalmente mettere insieme Sana e Akito, con scarsi risultati. L’insuccesso più clamoroso fu quando riuscirono, con una scusa, a far rimanere da soli Sana e Akito ad un ristorante, agghindato con candele profumate e fiori per l’occasione. Risultato? I due, dopo aver mangiato, avevano cominciato a litigare furiosamente perché “quell’idiota di Sana, che mangia come un’affamata da mesi”, a detta di Akito, si era dimenticata di portare i soldi e poiché quelli di lui non bastavano a pagare l’intero conto, erano stati costretti a rimanere a lavare i piatti al ristorante. Qualunque altro tentativo, successivamente, venne stroncato da quell’anima pia di Hisae. Quest’ultima adesso usciva con un ragazzo che già andava all’università e che al suo gruppo di amici proprio non piaceva. O meglio, non piaceva per niente a Gomi, che spesso era stato trattenuto da Akito da andare li e “farlo diventare bello”, dicesi anche “spaccargli il naso”. Geloso forse? No, solo la profonda amicizia che lui nutriva verso Hisae.
Infine, Fuka aveva finalmente deciso di troncare la sua relazione a distanza con il suo Takaishi; si era infatti resa conto che incontrare il proprio fidanzato una volta al mese, non era il miglior metodo per garantirsi la sua totale fedeltà. Chi ha orecchie per intendere intenda. Insomma, la ragazza dopo il notevole palco di corna che si era ritrovata, aveva capito che, forse, era meglio crearsi una nuova vita nella propria città, con un ragazzo che potesse quanto meno incontrare tutti i giorni. Fu così, che tentò un approccio con Akito (di nuovo), il quale le diede picche perché, a suo dire, “aveva imparato la lezione”. Aveva quindi cominciato ad uscire con tutti i ragazzi presenti nell’immensa metropoli di Tokyo, spesso dimenticando addirittura il nome dell’ultimo ragazzo con cui era stata.
Infine, c’erano Sana e Akito. Akito e Sana. Quella che i loro amici definivano spesso come “la storia infinita e mai iniziata”. Nonostante gli anni fossero passati, nonostante stessero praticamente insieme, nonostante fossero innamorati l’uno dell’altra perdutamente, vivevano la loro vita bellamente inconsci di tutto questo. C’è da dire che Sana era rimasta molto più indietro di lui che, come sempre, capiva le cose molto prima di lei. Infatti, mentre per la ragazza la situazione in cui vivevano era perfettamente normale (litigare al mattino, incontrarsi e stare insieme di pomeriggio con gli amici e alla sera, quando lui l’accompagnava a casa, qualche bacio rubato e lei che si arrabbiava, come sempre), lui si era reso conto che quello che provava per lei non era più catalogabile come “amicizia”, ma piuttosto che ammetterlo si sarebbe fatto scuoiare vivo seduta stante.
E intanto le litigate continuavano, Sana aveva un posto fisso in una trasmissione di successo e Akito continuava i suoi allenamenti tutti i giorni. A scuola entrambi avevano trovato un loro equilibrio: dopo i noti insuccessi di Sana in matematica, la ragazza si era notevolmente ripresa grazie anche all’aiuto di Fuka che l’aveva aiutata a rimettersi in pari con il programma (ergo, aveva ripreso in mano addizioni, sottrazioni e tabelline). Akito, dal diavolo che era alle elementari, era diventato più disciplinato e a scuola collezionava sempre una serie di ottimi voti.
 
Quel giorno a scuola c’era un chiacchiericcio più diffuso del solito. I ragazzi si affollavano lungo il sentiero che portava all’ingresso, tutti intenti a discutere della festa che si sarebbe tenuta a fine ottobre in occasione di Halloween.
-Ciao Akito!-urlò Tsuyoshi con un entusiasmo che il ragazzo giudicò quanto meno inappropriato –Hai sentito che la festa di Halloween si terrà nella palestra della scuola? Tutti i ragazzi dovranno mascherarsi da qualcosa di orribile – ridacchiò.
Cosa diavolo ha da ridere?”
-Hai intenzione di partecipare?-domandò l’amico infine. Ma l’occhiata raggelante di Akito bastò come risposta.
-Ti pare che abbia il tempo per queste cose?- domandò lui indignato –A fine novembre avrò la gara di karatè e stavolta devo assolutamente superarla, altrimenti diventerò un fenomeno da baraccone- spiegò infine.
-Davvero? Ma questa è una notizia bomba, allora hai deciso di riprovarci?- esclamò tutto contento Tsuyoshi –Devo subito avvertire Sana e gli altri!-
A questo nome, Akito avvertì un forte senso di nausea, un forte capogiro, dolori gastrointestinali di vario tipo per non parlare di un leggero (ma neanche poi tanto) pizzicorio all’altezza della tempia –Eh no! Adesso tu stai qui e non dici niente a nessuno!- sbottò, afferrando il compagno per il colletto della camicia.
Poco più avanti di loro, stavano Sana e Aya, tutte prese a ripassare le nozioni di matematica per la verifica. Alla reazione di Akito, si girarono di scatto, e Sana corse subito verso di loro.
-Ehi, Hayama! Lascia stare Tsuyoshi, altrimenti ti prendo a martellate!-
-Veramente è stato lui ad infastidire me-
-Ah, davvero? E allora perché lo hai strattonato in quel modo?-
-Perché deve imparare a stare zitto una buona volta!-
-Che razza di motivazione è mai questa?-
Il suono della campanella interruppe la loro animata discussione. Akito e Sana si guardarono in cagnesco per alcuni secondi.
Il ragazzo non poté fare a meno di notare quanto lei fosse bella, con quelle gote arrossate dall’entusiasmo per la conversazione, con i capelli leggermente scompigliati, con quei pugni stretti in segno di difesa e con il respiro faticoso, che faceva sussultare il suo petto, lasciato leggermente scoperto dai primi bottoni della camicia slacciati.
Se solo gliela potessi togliere quella camicia” si ritrovò a pensare di colpo.
Ma cosa stava dicendo? Sana era il motivo di tutte le sue sventure, come poteva pensare a lei in quel modo? Ancora una volta, lei parve non accorgersi di nulla, si limitò a fargli una linguaccia e a correre in classe.
Lui rimase a guardarla mentre si allontanava, desiderando fortemente poter immergere una mano in quei capelli lasciati sciolti, che ora si agitavano da una parte e dall’altra, catturando quei pochi raggi di sole che quella mattina poteva regalare.
-Akito, tutto bene?- domando Tsuyoshi, che era rimasto dietro di lui ad aspettare che l’amico si decidesse ad entrare a scuola.
-Si si, tutto bene, perché me lo chiedi?-
-Non so… Stavi guardando Sana in un modo strano?-
Akito sobbalzò – Strano, in che senso strano? –
-Sembrava quasi che volessi…- cominciò Tsuyoshi, cercando le parole adatte. Sapeva perfettamente che una parola fuori posto, poteva facilmente far saltare la mosca al naso ad Akito -… saltarle addosso!-
Il ragazzo rimase stizzito –A me invece sembra che la quantità di cavolate che riesce ad uscirti da quella bocca sia infinita. Entriamo in classe, che è meglio!-
Tsuyoshi non mangiò la foglia, e rimase ad osservare l’amico con un sorriso sornione di chi la sapeva molto lunga.
 
*
 
Sana scarabocchiò qualcosa sul suo quaderno di inglese.
Se penso al comportamento di Hayama di questa mattina, mi sale un nervoso!- pensò tra sé. Subito sulla pagina del quaderno apparve disegnato un cuoricino.
Chissà che cavolo gli è preso? Prima non mi saluta, poi mi insulta dicendomi che ho delle brutte gambe. Che poi, si guardasse lui allo specchio, invece di giudicare sempre gli altri, con quei capelli sempre per aria…
Quella sera però, le era piaciuto un sacco tuffare la sua mano nei capelli biondi di Akito, mentre lui la baciava con una passione che lei non credeva nemmeno possibile.
Il caldo di agosto la faceva avvampare e prima ancora di rendersene conto si era ritrovata a rispondere a quel bacio, mentre lui la spingeva contro il muro della sua casa e appoggiava il proprio corpo contro il suo. Caldo.
Sana, smettila di pensare a quel bacio. Primo, è successo più di un mese fa. Secondo, se hai risposto è solo perché quel giorno faceva davvero tanto caldo e ti ha dato alla testa!” si rimproverò. Il caldo, doveva per forza essere stato il caldo.
Certo, perché lei non si sarebbe mai sognata nemmeno da ubriaca di baciare Akito. Innanzi tutto era talmente borioso che lo avrebbe voluto prendere a schiaffi ogni qualvolta apriva la bocca. Poi aveva uno sguardo sempre così freddo che avrebbe congelato anche l’Africa.
E allora perché quando ti accorgi che ti sta guardando, inizi a ribollire?” le chiese la voce della sua coscienza. “Semplicemente perché mi mette in soggezione, esattamente come mi mette in soggezione il professore di chimica quando mi chiede qualcosa che non so” rispose prontamente Sana.
Certo, ma aveva mai desiderato di baciare il professore di chimica? No, sicuramente. Intendiamoci, non che lei avesse mai desiderato seriamente baciare Akito, era solo capitato un giorno che fossero andati con tutti i loro amici a mangiare un gelato; il ragazzo si era sporcato e gli era rimasto un po’ di cioccolato all’angolo delle labbra e per tutto il tempo lei non aveva desiderato altro che andare li, leccargli le labbra e pulirgliele.
Quello non vuol dire che volevo baciarlo, ma solo che avevo voglia di gelato al cioccolato” cercò di auto-convincersi.
Certo, allora perché non lecchi anche Gomi, che si sporca regolarmente la bocca con qualunque cosa mangi?” chiese ancora la sua coscienza, insistente.
Sana non ne poté più –Ma insomma, adesso basta!- urlò.
Si rese conto, troppo tardi che si trovava in classe e che tutti i suoi compagni, insegnante compresa, la stavano fissando.
-Kurata, c’è qualche problema?- domandò la professoressa, abbastanza irritata per l’interruzione.
Caldo. Cominciò ad avvampare per la vergogna. “Hai visto che senti caldo anche quando non c’è Akito, basta solo fare figuracce e si ottiene lo stesso risultato” non poté fare a meno di pensare.
-No professoressa, mi scusi. Ho solo un fortissimo mal di pancia che mi rende insopportabile stare seduta e ho dato voce ai miei pensieri- inventò sul momento. “Però, niente male come scusa”.
Il volto dell’insegnante parve addolcirsi un po’ : complicità tra donne –Capisco Kurata, forse allora è meglio che tu vada in infermeria-
A Sana parve un’ottima idea –Forse ha ragione lei, ci vado subito – disse, alzandosi in piedi e dirigendosi verso la porta –Scusi ancora il disturbo-
Si chiuse la porta alle spalle.
L’idea di andare in infermeria proprio non mi piace. Vado a fare un giro in cortile” pensò e mentre si allontanava dall’aula, non poté fare a meno di maledire Akito, che ancora una volta, le aveva fatto collezionare una figuraccia.
 
*
 
-Finalmente si mangia!-
Gomi.
-Ma sai pensare solo al cibo tu?-
Hisae.
-Cosa ti importa? Non hai il tuo matusa a cui pensare?-
Niente, Gomi proprio non ci riusciva a non sparare cavolate.
-Ma mi spieghi cosa c’entra?-
La mensa all’ora di pranzo era un po’ come la piscina comunale nei mesi estivi, ossia non ci si muoveva.
-Hayama, levati di mezzo, devo sedermi!- sbottò Sana, guardandolo malissimo.
Lui fece spallucce –Per quello che mi riguarda, puoi anche metterti per terra a mangiare!-
Lei non si arrabbiò nemmeno (e lui ne rimase leggermente deluso), anzi decise di fare il giro del tavolo e di sedersi accanto a Tsuyoshi.
-Che altro è successo oggi? Possibile che voi dobbiate litigare tutti i giorni?- domando Aya, sorridendo. Tutta la sua ilarità si spense quando Akito la guardò –Okay, Hayama. Mi faccio gli affari miei!- disse la ragazza,leggermente indispettita.
-Ecco, brava!-
-Akito! Ti sembra questo il modo di rivolgerti ad una ragazza?- lo rimproverò Tsuyoshi. Sana al suo fianco era semplicemente furiosa. Akito ignorò entrambi.
Tsuyoshi continuò –Anzi, mi spieghi perché questa mattina non volevi che dicessi a nessuno del tuo imminente incontro di karatè?-
Successe. 
-CHE COSA?- urlò Sana, euforica.
-Tsuyoshi io un giorno ti ucciderò!- ringhiò Akito tra i denti.
L’amico ed Aya, insieme ad Hisae e Gomi, scoppiarono a ridere.
-Dobbiamo assolutamente festeggiare! Anzi no, festeggeremo dopo il tuo successo! Ho già in mente una coreografia da improvvisare per fare il tifo per te, Akito, vedrai quant’è bella! – esclamò Sana, fuori di sé dalla gioia.
-NO!- urlò Akito, con la voce molto più stridula di quanto potesse immaginare –Non ti voglio al mio incontro!-
Sana rimase ammutolita. Akito la guardò truce, prima di andarsene, in silenzio.
“Se ci fosse lei nella palestra, coreografia o no, non potrei pensare a nient’altro. Quindi non posso permettermi il rischio di fallire un’altra volta” si disse, cercando di auto-convincersi che si, aveva fatto bene a risponderle in quel modo. Ma non si accorse di due occhi tristi che si fermavano a fissargli la schiena.
 
*
 
La campanella dell’ultima ora era da sempre la più bella musica che qualunque studente sulla terra potesse udire. Il cielo, che quella mattina era appena nuvoloso, adesso era diventato decisamente più scuro, segno di un imminente temporale e anche l’aria adesso era decisamente più fredda.
-Cavolo, che freddo!- disse Sana ad Hisae, che annuì prima di tirare fuori dallo zaino una felpa per coprirsi.
Poco più avanti di loro, c’erano Fuka e Akito che si stavano confrontando sulle risposte del test di scienze.
-Adesso devo proprio scappare, devo incontrarmi con…- iniziò lei, ma poi si interruppe per pensare alla parola migliore da utilizzare -… un amico!- decise.
Akito ghignò –Un amico! Come tutti gli ultimi duecento amici con cui sei uscita –
Fuka sbuffò –Sono affari miei. Piuttosto tu! – disse, puntandogli un dito contro –Ho saputo da Aya che oggi a pranzo hai risposto malissimo a Sana. Cerca di scusarti o domattina ti prenderò a schiaffi!-
La ragazza sorrise e si girò di scatto –Ciao Sana! Devo scappare ci vediamo domattina!-
Una voce squillante ed allegra rispose –Ciao Fuka! A domani…-
Ad Akito si rizzarono i capelli in testa: Sana era dietro di lui. Rimase immobile in attesa. Perché sapeva fin troppo bene che Sana, con tutta la sua indifferenza, come se non fosse successo nulla, sarebbe andata da lui per parlare. Era questo che lui non sopportava della gente che lo circondava: cos’era tutto questo bisogno di parlare?
-Ehi, Hayama! – esclamò la ragazza. Appunto.
Eppure gli parve di cogliere una punta di freddezza nella sua voce ed una fitta allo stomaco lo sorprese.
“Forse è arrabbiata”.
-Dimmi Kurata- la chiamò per cognome, ma il tono di voce tradiva una certa dolcezza. Eh si, aveva proprio qualcosa di cui farsi perdonare. Evidentemente lei se ne accorse, perché non esitò a corrergli incontro, a pararsi davanti a lui e a sbottare –Si può sapere perché oggi in mensa mi hai detto quelle cose?-
Akito vagliò le diverse possibilità che aveva, ossia dirle la verità, oppure mentirle. Avrebbe potuto esordire con un bel “Hai presente l’ultima volta che sei venuta a vedermi e avevi indossato quell’abito così corto? Ecco, per tutta la gara io non ho fatto altro che pensare a te e alle tue gambe così dannatamente perfette e non vorrei che la cosa si ripetesse”. Certo avrebbe potuto, ma preferì dirle altro.
-Ecco vedi… Se durante l’incontro ci fossi tu presente… Ecco… Tu… - era indeciso su come concludere la frase.
Tu mi dai fastidio” oppure “Tu rompi” o ancora “Tu alla fine non sarai capace di stare zitta”; invece…
-Tu mi distrai- disse e senza attendere la sua reazione se ne andò. Alla fine aveva optato per una mezza verità, il che è sempre meglio di niente.
Ma intanto Sana era rimasta a fissarlo a bocca aperta, lambiccandosi sul significato di quelle tre semplici parole.
 
*
 
-Akito, ha cominciato a piovere, dannazione!-
Sua sorella. Possibile che per qualunque accadimento lei ritenesse necessario metterlo all’occorrenza di ogni minimo dettaglio?
-Mi dispiace- disse semplicemente, anche se in realtà che piovesse o che ci fosse il sole per lui non cambiava poi moltissimo.
-Devo andare da una mia compagna di classe a studiare – disse Natsumi, mentre tutta trafelata correva da una parte all’altra della casa in cerca di un ombrello.
-Va bene!-
Akito sentì il suono del campanello e a quel punto non ne poté più. Salì in camera sua e si chiuse dentro. Cominciò a togliersi la divisa scolastica per infilarsi una più comoda tuta.
-Akito sei proprio un idiota. Potevi aprire la porta!- urlò sua sorella, ma lui decise di ignorarla.
 
Natsumi aprì la porta e ciò che vide la lasciò abbastanza sorpresa.
-Sana!- esclamò sorridendo genuinamente –Cosa ci fai qui? E come mai sei tutta bagnata? Entra o ti prenderai un raffreddore!-
Sana era letteralmente fradicia. Aveva i capelli e gli abiti che grondavano e stava tremando dal freddo.
-Ciao Natsumi. Cercavo quell’idiota di tuo fratello, è in casa? – domando. L’amica parve accennare ad un segno di approvazione quando sentì definire Akito un  “idiota”. 
-Si, è appena andato in camera sua – spiegò e poi diede una veloce occhiata al suo orologio –Accipicchia! Sono in ritardissimo! Sana, mi dispiace, vorrei fermarmi a chiacchierare con te, ma devo veramente scappare. Ci vediamo!- disse velocissima, prima di correre fuori di casa come una furia.
Sana si diede un’occhiata intorno: la casa di Akito era un po’ come casa sua, ci si sentiva a proprio agio. Cominciò a salire le scale, ma si bloccò a metà.
No Sana, devi fare una faccia offesa, così si sentirà in colpa!” e subito mise su un broncio invidiabile. Quando fu arrivata alla stanza di Akito, aprì la porta senza nemmeno bussare e si ritrovò davanti il ragazzo a petto nudo, intento a cambiarsi.
Caldo.
Sana, calma. Fa niente che sei bagnata fradicia e che fino a tre secondi fa stavi tremando come una foglia. In questa casa fa veramente caldissimo…”
-Kurata!- esclamò Akito –Che diavolo ci fai qui in casa mia?-
Sana parve dimenticarsi di avere di fronte a sé un ragazzo mezzo nudo, subito la rabbia affiorò –Ah, cosa ci faccio qui? No, dico… Oggi ti sei reso conto di come mi hai trattata? E poi quella frase fuori da scuola, mi spieghi che diavolo vuol dire che io ti distraggo?- urlò tutto d’un fiato Sana.
Akito incrociò le braccia –Vuol dire che non mi permetti di concentrarmi- disse, ghignando e anche un po’ prendendola in giro.
Sana divenne livida –Guarda che lo so cosa significa distrarre! Intendo dire… - si bloccò.
All’improvviso le si accese una lampadina nella testa; certo, perché una volta focalizzata la domanda che gli doveva fare, le fu chiara anche la risposta. Solo che ora tutto quel coraggio che aveva manifestato, non riusciva a trovarlo per concludere la frase.
-Cosa? Cosa intendi dire, Kurata? – le chiese lui, leggermente sorpreso, con un sopracciglio inarcato. Lei sembrava in trance, così lui le si avvicinò e le mise le mani sulle spalle.
Fu una mossa sbagliata, perché Sana parve andare completamente in tilt e anche quando parlò, cominciò a balbettare –Intendo dire… P… Perché io ti d… distraggo?-
Akito schiuse leggermente le labbra, al metà tra l’intento a darle una risposta e lo spiazzato. Alla fine decise di non risponderle.
Sana non riusciva a scostare lo sguardo dai suoi occhi. “Ecco, fa decisamente troppo caldo in questa casa” urlò la voce nella sua testa.
Rimasero a fissarsi per un minuto interminabile e poi tutto accadde velocemente: Sana si mordicchiò il labbro per la tensione, Akito non riuscì a resistere e fece scivolare le sue mani sui suoi fianchi e la spinse con grazia contro il muro.
Cominciarono a baciarsi prima ancora di rendersi conto di quello che stava succedendo. Non seppero nemmeno chi dei due fosse saltato addosso all’altro ma, forse, si poteva dire che entrambi lo avevano desiderato.
Quello che Sana riuscì a percepire distintamente, fu la trama dei capelli di Akito sotto le sue dita e la vocina nella sua testa che le diceva “Non siamo più ad agosto, come mai lo stai baciando allora?”.
Eh no, la colpa non era proprio del caldo.
 
(...) You still my heart
And you take my breath away
Would you take me in
Would you take me deeper now
                        Everything - Lifehouse
 
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(*) Cercando su internet ho trovato che il nome giapponese di Nakao è appunto Shota e visto che ho voluto rimanere fedele al nome giapponese dei personaggi, ho usato quello.
 
Allora, come primo capitolo che ve ne pare? È un sacco di tempo che non scrivo più nulla su questo sito, è la mia prima fiction su Sana e Akito e anche la prima con un rating Arancione, quindi spero di non aver fatto figuracce. Vorrei mettere le mani avanti questa volta: nel remoto caso in cui la fiction dovesse interessarvi, stiate tranquilli che verrà completata. Infatti per non rifare lo stesso colossale errore che ho fatto in passato, prima di postare il primo capitolo ho voluto avere una bozza sostanziosa dell’intera storia. Quindi è solo questione di riguardare e pubblicare.
Concludo dicendo che qualunque commento, critica (purché costruttiva) o parere di altro genere saranno sempre graditi, quindi prego cliccare sulla scritta blu “Inserisci una recensione” e recensire, grazie! ^____^
 
Bacioni a tutti quanti
Ale69
 

  
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