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Autore: Gondolin    18/03/2010    3 recensioni
[ The Lost Canvas ]
“Uffa! Cosa c'è che non va? Sono stanco e non avevo voglia di venire!”
“Allora perché sei qui?”
Cardia sembrò sgonfiarsi di botto come un palloncino bucato. Era andato con gli altri per stare in compagnia, ma soprattutto perché era stato Dégel a chiederglielo facendogli gli occhioni dolci. Questo però non l'avrebbe mai ammesso. Mai e poi mai!

Dégel, Cardia e gli altri dieci Gold Saint sono normali universitari usciti per divertirsi. Allora perché Cardia sembra così scontento?
Genere: Generale, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'e'
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Fandom: Saint Seiya - The Lost Canvas
Personaggi/Pairing: Dégel/Cardia (one sided), tutti e dodici i Goldies del '700
Avvertimenti: shonen-ai, AU
Note: Sabato sono andata alle giostre. E questo che c'entra con Lost Canvas?, direte voi. Qui sta il punto. Perché io non sono capace di divertirmi in santa pace senza fangirlare, e mentre lo stomaco mi ballava il can can coi reni, i polmoni facevano la ola e il cuore mi zompava il gola... ho pensato: “Cuore? Perché questa parola mi ricorda qualcosa? Ehi, e se scrivessi una AU...” e da lì il resto della giostra è stato assorbito da un plottaggio frenetico dei miei povero neuroni sbattuti, che è terminato solo quando sono stata sul punto di vomitare XD
Non so se questa cosa ha senso, in realtà. Però dovevo scriverla. Non penso di continuarla, per ora è segnata come one-shot, ma non si può mai sapere. Gli AU fanno strane cose ai miei neuroni.
E l'HTML oggi mi odia più del solito.




Su, vieni, Cardia! Questa è bellissima, non può non piacerti!”

No, non mi va, ve l'ho detto. Andate su voi, io sto qui e vi tengo le borse.”

Come ti pare...”

Cardia si sforzò di sorridere mentre guardava gli altri salire su quella specie di montagne russe in miniatura che erano state montate nella ex zona industriale alla periferia della città in quel periodo.

Abbassò lo sguardo sul mucchio di borse abbandonato ai suoi piedi. Tutte piene di appunti, visto che erano appena usciti dall'università. Dopo una sessione particolarmente estenuante di diritto romano avevano deciso di andarsene a fare i preadolescenti approfittando delle giostre, che erano lì solo per una parte dell'anno.

Quel giorno c'erano tutti e dodici gli appartenenti al gruppetto che si era formato sin dal primo anno. Venivano da tutte le parti del mondo ed erano i migliori della facoltà di giurisprudenza, anche se l'unico ad avere davvero l'aria del secchione era Dégel, mentre gli altri per la maggior parte del tempo sembravano capitati lì per sbaglio. Salvo poi sbalordire chiunque in sede d'esame, persino il temutissimo professor Minos, noto per le domande a trabocchetto più bastarde della storia dell'università mondiale, che in un episodio ormai divenuto quasi mitologico era stato persino colto in fallo da Albafica.

Alba era noto come un gran damerino, e si favoleggiava sul fatto che potesse andare a dormire in camicia e risvegliarsi senza averle provocato nemmeno una piega, e altre simili assurdità. I suoi amici in realtà l'avevano visto più volte con le occhiaie fino alle ginocchia per le studiate notturne o stravolto dai sabati sera più alcolici; era vero però che la sua naturale grazia non lo abbandonava mai.

E comunque, pensò Cardia, nemmeno suoi capelli avrebbero avuto un'aria molto ordinata una volta sceso da quel trabiccolo infernale che sfrecciava a velocità folle lungo binari dai percorsi improbabili che arrivavano fino a capovolgersi.

Sì, certo, trabiccolo infernale. L'importante era convincersene, no? Eppure tutti sembravano divertirsi un mondo.

Cardia sospirò e stirò nuovamente il sorriso per accogliere gli altri, che scendevano un po' barcollanti dai vagoncini gialli.

Wow, è stata una figata!”, esclamò Aldebaran.

Facciamo un altro giro, vero?”, rispose Dohko speranzoso.

Cavoli, io sono quasi senza soldi!”, si lamentò Regulus scrutando sconsolato il portafogli.

Sisifo gli assestò una sonora pacca su una spalla. “Te li presto io, tranquillo”.

Però non rifacciamo questo. Andiamo di là.”, propose El Cid, indicando un'attrazione di quelle sconsigliate ai bambini troppo piccoli, che sembrava un mulino, solo che alle estremità delle “pale” aveva delle cabine dove sedersi.

Assolutamente sì!”, esultò Shion, “E' la mia preferita!”

Stavolta mi sa che anch'io vi aspetto qui”, disse Asmita, che era stato trascinato lì controvoglia come Cardia. Si sedette a gambe incrociate di fronte alla giostra, incurante della folla che minacciava di travolgerlo. Cardia si sedette accanto a lui, mentre gli altri si precipitavano a comprare i biglietti.

Non capisco come fanno divertirsi tanto”, sbuffò Asmita, “Di solito non mi dispiace questo genere di cose, ma gli esami si avvicinano e abbiamo un sacco da studiare. Non so nemmeno perché sono venuto, oggi”.

A chi lo dici! Ultimamente ho avuto pochissimo tempo per studiare e mi sto dimenticando anche le cose che sapevo”.

Adesso non esagerare, Cardia. Scommetto che se provassi ad interrogarti seduta stante mi sapresti dire un sacco di cose. Vogliamo provare?”

Per carità, Asmita!”, rise il giovane, “Lo sappiamo che vuoi fare il professore, ma io non sono certo disposto a farti da cavia!”

Uffa! Ma faccio così paura?”

Un tantino, devo ammettere...”

Il biondo incrociò le braccia sul petto. “Sappi che ora sono mortalmente offeso”.

Cardia fu salvato in corner dall'ira funesta di Asmita, poiché proprio allora arrivarono gli altri. Manigoldo rideva come un pazzo, Deuteros barcollava e Dégel praticamente gli cadde addosso.

Io credo...”, biascicò il francese, “credo di non sentirmi molto bene”.

Cardia scosse il capo come per dire “ve l'avevo detto”, ma poi si alzò e trascinò Dégel fuori dalla ressa, fino ad un angolo tranquillo appena fuori dallo spiazzo principale.

Come ti senti?”

Meglio di te sicuramente. È tutto il pomeriggio che hai una faccia... cosa succede?”

Cardia si strinse nelle spalle. “Niente. Sarò stanco”.

Cardia...”

Eh?”

Lo sai che se dici le bugie ti si allunga il naso?”

Uffa! Cosa c'è che non va? Sono stanco e non avevo voglia di venire!”

Allora perché sei qui?”

Cardia sembrò sgonfiarsi di botto come un palloncino bucato. Era andato con gli altri per stare in compagnia, ma soprattutto perché era stato Dégel a chiederglielo facendogli gli occhioni dolci. Questo però non l'avrebbe mai ammesso. Mai e poi mai!

Ascolta, Cardia, se c'è qualcosa che non va puoi raccontarmelo. Siamo amici, giusto?”, domandò cercando di acchiappare il suo sguardo, che invece fuggiva verso il basso.

Ehm, sì”, Cardia sospirò e pensò che forse, almeno a lui, poteva dire la verità. Sperava solo che dopo non l'avrebbe compatito, perché non voleva sopportare altri sguardi colmi di pietà nella sua vita.

Il fatto è...”, esordì esitando, “è che io su quelle stramaledettissime giostre non ci posso salire. Perché...”, alzò per un momento gli occhi verso Dégel, prima di mettersi a scrutare l'orizzonte, “ho un problema al cuore. E allora quelle cose che ti prendono e ti riducono ad un ovetto sbattuto non le posso fare. Nemmeno sport, se è per quello. Non posso fare un cavolo di niente”, sbottò, le mani strette a pugno e le braccia rigide lungo i fianchi, “E' una cosa che ho da quando sono nato, e non si riesce a curarla. Almeno sono ancora vivo, dai. La cosa peggiore però è che ogni volta che qualcuno lo scopre poi inizia a trattarmi come se fossi di vetro. Per questo non volevo dirlo a nessuno...”

Quel fiume di parole investì in pieno Dégel, che non seppe come rispondere, se non abbracciando stretto stretto l'amico.

Almeno non mi hai detto “mi dispiace”, che suona veramente da funerale”, ridacchiò Cardia, impacciatissimo in quell'abbraccio inaspettato eppure tanto desiderato.

Come hai detto tu, almeno sei vivo. E ti assicuro che l'arte oratoria è di gran lunga più eccitante delle giostre, e diritto romano più entusiasmante delle montagne russe”.

Grazie, Dégel”.

Ho solo detto quello che penso. Lo sai che sono uno snob secchione, sotto sotto”.

Cardia rise. “Solo sotto sotto? Con la faccia che ti ritrovi si vede lontano un miglio!”

Sei simpatico come un mal di pancia. Come se non mi fossi sentito prendere in giro abbastanza per tutte le scuole elementari e medie!”

Eddai, scusa. Scusa?”, fece Cardia inclinando leggermente la testa di lato e guardandolo con la sua migliore aria da cucciolo bastonato.

Prima che Dégel avesse il tempo di rispondere, gli squillò il telefono. Lesse ad alta voce il messaggio: “Manigoldo chiede dove siamo spariti e fa insinuazioni su come abbiamo trascorso questo tempo”.

Il solito porco”, lo liquidò Cardia, chiedendosi se prima o poi quanto insinuato sarebbe successo davvero. Per quel giorno però credeva di essersi già scoperto a sufficienza. Il coming out e la dichiarazione d'amore li avrebbe conservati per altre occasioni.


  
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