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Autore: MM1981    01/08/2005    12 recensioni
La guerra è finita, Voldemort è stato sconfitto. Per gli uomini e le donne che hanno combattuto per liberare il mondo magico sembra essere finalmente giunto il tempo di andare avanti con le proprie vite e di fare i conti con le ferite che il conflitto ha loro inferto. E se a complicare tutto si aggiungesse una nuova incombente minaccia? (Pre Hbp)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Luna Lovegood | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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AFTERMATH

AFTERMATH

 

Capitolo Primo

Un piccolo passo verso Ginny

 

 

«Scacco Matto Potter!» esclamò Ginny Weasley con un sorriso sornione.

 

«Cavolo, non è possibile! Non c’è alcun gusto a giocare con te e tuo fratello! Ogni tanto potreste anche lasciarmi vincere… Così eviterei di sentirmi sempre un patetico perdente!» esclamò Harry rivolgendo uno sguardo torvo alla ragazza ancora gongolante di gioia.

 

«Oh Harry, mi spiace davvero, ma non è mica colpa mia se di fatto SEI UN PATETICO PERDENTE! Forse la prossima volta dovresti chiedere alla piccola Emily di giocare con te, chissà che con una bimba di un anno tu non riesca ad avere la meglio! Francamente ritengo che l’unica Weasley con cui potresti vincere una partita di Scacchi Magici sia la figlia di Bill, ma non aspettare troppo…tra qualche mese potrebbe essere già tardi!   » 

 

«Hey! Bellezza, ti ricordo che stai parlando con Harry Potter, “il Salvatore dell’Umanità”, mi basta infilare la testa in un camino a caso della Metropolvere per trovare una strega compiacente disposta a trascorrere una serata con questo “Patetico Perdente” … » rispose il giovane con una finta espressione risentita prima di unirsi alla risata della sua amica.

 

Improvvisamente Ginny smise di ridere e la sua espressione si fece seria. Harry avvertì la tensione scendere su di loro e alzò lo sguardo per incontrare quello della giovane donna che negli anni era diventata per lui come una sorella.

Gli occhi azzurri di lei, nei quali sino a qualche secondo prima aveva visto solo ironia e ilarità, si erano d’un tratto incupiti. Era una cosa che capitava spesso dopo quel giorno…

 

 

Certo, la guerra era finalmente finita, Voldemort era stato sconfitto, ma tutti loro avevano dovuto pagare un fio. Qualcosa durante il doloroso cammino che aveva portato alla liberazione del mondo magico era andato inevitabilmente perso: la loro innocenza era stata violata e nulla sarebbe più stato come prima, ma tra tutti ad aver pagato il prezzo più alto era stata proprio Ginny.

 

Per lui, così come per Ron ed Hermione, era difficile accettare il fatto che ancora una volta nessuno si fosse occupato di tenere al sicuro la persona che, più di tutte, aveva la capacità di ascoltarli, incoraggiarli e comprenderli.

 

Ginevra Weasley metteva sempre gli altri davanti a se stessa; negli anni si era ritagliata il ruolo di confidente ufficiale del Magnifico Trio ed era stata loro vicina, non chiedendo nulla in contraccambio.

Harry aveva trascorso nottate intere in sua compagnia, seduto nel soggiorno della Tana, bevendo litri di the e cercando di non pensare a ciò che il destino aveva in serbo per lui.

Lo stesso avevano fatto i suoi migliori amici.

 

Ginny aveva un dono: sapeva dire sempre la cosa giusta al momento giusto, confidarle i propri segreti era naturale e liberatorio. Tutti loro avevano tratto  beneficio dalla sua rassicurante e amorevole presenza ma in quel momento, guardando quegli occhi incredibilmente tristi, Harry non poté fare a meno di pensare a se stesso come a un vile parassita.

Scavando nei recessi della sua memoria il ragazzo non riusciva a ricordare una singola volta in cui fosse stato lui ad ascoltare e a cercare di comprendere i sentimenti di Ginny e non il contrario.

Invano aveva cercato delle giustificazioni per le sue mancanze ed era sicuro che i suoi due amici avessero fatto lo stesso, ma tutti e tre sapevano che non esistevano scuse valide. Avrebbero dovuto proteggerla, avrebbero dovuto impedire che lei fosse portata via …

Non lo avevano fatto.

Ancora una volta l’avevano lasciata indietro.

E l’avevano persa.

 

Ritrovarla viva dopo che i Mangiamorte l’avevano rapita era stata una mera fortuna.   Più di una volta il ragazzo aveva ringraziato il fato per essere stato così clemente nei suoi riguardi: se lei fosse morta all’interno delle mura di Malfoy Manor la sua anima non avrebbe più trovato pace.

Nel corso degli anni Harry aveva imparato a convivere col senso di colpa per la morte di Sirius, ma cosa sarebbe accaduto se la stessa sorte fosse toccata alla splendida ragazza triste seduta dinnanzi a lui ?

Trovarla svenuta e ferita e apprendere che quell’esile corpo era stato colpito da decine di maledizioni Cruciatus lo aveva tormentato al punto da fargli perdere il sonno per mesi. Ancora adesso gli incubi continuavano a perseguitarlo, ma ciò che più lo affliggeva era l’ombra di paura e tristezza che sempre più spesso attraversava quegli occhi un tempo gioiosi e limpidi.

 

Fortunatamente Ginevra sembrava non avere alcuna memoria degli avvenimenti successivi al suo sequestro. Tutti gli sforzi da lei compiuti nel tentativo di riportare alla luce qualche ricordo di quella terribile notte erano stati vani e la cosa aveva generato non poca preoccupazione all’interno della famiglia Weasley, ma i Medimaghi erano stati concordi nell’affermare che probabilmente era meglio così.

In un primo momento nessuno aveva compreso il motivo di quella convinzione che, sfortunatamente, era divenuto tristemente chiaro la prima volta che qualcuno aveva provato a toccarla. Ginevra si era rannicchiata tremante contro un muro con un’espressione da cucciolo ferito dipinta sul volto.  Da  quel giorno nessuno, nemmeno sua madre, era riuscito a sfiorarla senza suscitare in lei una reazione di puro terrore...

 

 

Harry scosse la testa tentando di allontanare i ricordi dalla sua mente « Cosa c’è Ginny? Che ti prende? » disse rompendo quel fastidioso silenzio e facendo del suo meglio per ostentare un’allegria che in realtà non provava affatto «Non intendevo certo insinuare che non gradisco la tua compagnia…In effetti preferisco circondarmi di persone che sminuiscono il mio ego, così rimango con i piedi ben piantati a terra! Tutta questa storia dell’Eroe tende a darmi un po’ alla testa… » .

 

Ginny sembrò destarsi solo in quel momento dai suoi pensieri «Oh no Harry, scusa…non me la sono mica presa per quello che hai detto! Pensavo ad altro…Non farci caso! Non sono di gran compagnia vero? E dire che ti ho invaso casa,  obbligandoti a intrattenermi…» rispose  lei con aria vagamente colpevole.

 

«Stai scherzando?» ribatté prontamente il ragazzo «in realtà sono felicissimo che tu sia venuta, altrimenti avrei passato un’altra noiosissima serata leggendo rapporti del Ministero. E poi era tanto che non passavi di qui per una visita! » 

 

«Si, Ron ha detto la stessa cosa quando mi ha invitata a cena. Ha anche aggiunto che era ansioso di passare del tempo con me…

Doveva esserlo davvero molto se non ha avuto nemmeno la decenza di avvertirmi che aveva trovato di meglio da fare! A proposito, non mi hai ancora detto dove diavolo si è cacciato quel cafone maleducato…   »

 

Harry tentò di trovare una posizione più confortevole sulla poltrona, divenuta improvvisamente scomoda. Si era quasi convinto di essere riuscito a distrarre la sua ospite a sufficienza, evitando così di dover rispondere a domande imbarazzanti sulla strana assenza del fratello di lei. Era sicuro che se avesse detto la verità Ginny non l’avrebbe presa bene: questione di solidarietà femminile…

Così si prese qualche minuto prima di rispondere tutto d’un fiato «Hermione è andata a cena con Viktor Krum e tuo fratello la sta pedinando col mio mantello dell’invisibilità! ».

 

«CHE COSA?!?» aveva strillato attonita la giovane «E tu glielo hai permesso? L’imbecillità di mio fratello è ormai di pubblico dominio, ma supponevo che tu avessi più sale in zucca! Per tutti gli Snasi! Come hai potuto fare questo a Hermione? Lei è tua amica !»

 

« Ti scongiuro Ginny, cerca di capire… » aveva tentato di schermirsi lui in tono conciliante, raggiungendo la ragazza sul divano «Ron era sconvolto, ha avuto una crisi di nervi e quando mi ha chiesto di prestargli quel dannato mantello non ho saputo dirgli di no. Lo so che è stato un gesto spregevole nei confronti di Hermione, ma sai quanto lui sia innamorato e quanto possa diventare geloso e paranoico! Non sapevo che altro fare! »

 

Ginny cercò istintivamente lo sguardo del suo amico e non riuscì a scorgervi altro che sincera costernazione. In tutta onestà non poteva dire di non comprendere il suo comportamento. Ron sapeva essere davvero snervante in qualche occasione, o meglio, in tutte le occasioni in cui di mezzo ci fosse Hermione. Era sicura che il suo adorato fratello avesse dato il tormento al suo migliore amico costringendolo alla resa. Dopotutto era un Weasley, e i Weasley sapevano essere molto persuasivi. E Harry era troppo ingenuo per non farsi intenerire: questione di solidarietà maschile…

 

Prima che riuscisse a impedirselo sentì le sue labbra incurvarsi in un leggero sorriso e la sua bocca formulare le parole «Sì Harry… So esattamente che grandissimo rompipalle può diventare Ron. Non è mica colpa tua se lui è un idiota! Ma spero vivamente che tu sia consapevole del fatto che, se Hermione dovesse venire a conoscenza di questa incresciosa faccenda, la tua testa rotolerebbe subito dopo quella del mio nevrotico fratello…  »

 

«Credimi, lo so… »  affermò sconsolato il ragazzo « ma sono abbastanza sicuro che Ron non si farà beccare. Se c’è una cosa più forte dell’amore che quell’imbecille prova nei confronti di Hermione è sicuramente la paura di suscitare la sua ira distruttrice ! » aggiunse poi con un sorriso.

 

«In effetti credo che tu abbia ragione! » convenne Ginny divertita «Non capisco proprio perché quei due si ostinino a comportarsi in questo modo assurdo…sono così infantili a volte! In realtà non c’è molto da stupirsi riguardo a Ron, insomma, che cosa puoi aspettarti da uno che litiga con sua nipote di un anno per l’ultima fetta di torta?»

 

Harry non poté fare a meno di ridere ripensando all’episodio a cui la ragazza si riferiva. In effetti Ron alle volte non era proprio un campione di  maturità, ma aveva un gran cuore e i suoi sentimenti per Hermione erano tutt’altro che infantili e acerbi.  Da anni quei due si amavano in silenzio, terrorizzati all’idea di fare un passo più lungo della gamba, compromettendo così la loro amicizia.

 

«Sono sicuro che  prima o poi capiranno… » asserì con convinzione il ragazzo, dando voce d’un tratto al corso dei suoi pensieri «Un giorno di questi tornerò a casa dal lavoro, andrò a prendermi una Burrobirra gelata dal frigo, e li troverò a fare sesso sul tavolo della cucina!  In quel preciso momento capirò che di dovermi cercare un altro appartamento…  » terminò in un tono tra il serio e il divertito.

 

«Non essere ridicolo!» obbiettò prontamente Ginny «Grimmauld Place è tua…Casomai saranno loro a dover cercare una nuova casa! Per quanto riguarda la parte del sesso in cucina… Be’ , credo che sia meglio che tu cominci a prepararti psicologicamente Potter, perché ci sono fortissime probabilità che le cose vadano esattamente come hai detto tu! ».

 

Nell’udire quelle parole una buffissima espressione interrogativa fece capolino sul volto di Harry «Che cosa stai insinuando Ginevra? Pensi forse che la situazione potrebbe scioccarmi?» chiese il giovane un tantino indispettito.

 

Sapeva perfettamente dove la ragazza voleva andare a parare…

 

«Assolutamente no Potter! Per rimanere scioccato dovresti prima capire a cosa stai assistendo e non sono del tutto sicura che riusciresti a farlo, caro il mio Ragazzo Ancora Vergine!» lo prese in giro Ginny, prorompendo in una fragorosa risata.

 

«Hey! Vogliamo finirla con questa storia! » esclamò il soggetto di tanta ilarità assumendo un’aria terribilmente piccata «Sai perfettamente che non è vero! IO HO FATTO SESSO! …E non fare quella faccia! Quando dico che ho fatto sesso intendo con una donna e non da solo, quindi smettila di sbellicarti dalle risate! »

 

«Ok, ok»  lo blandì la ragazza tentando di ricomporsi «Hai fatto sesso una volta, il che, dal momento che i tuoi due coinquilini hanno scelto di praticare assoluta astinenza, ti rende un’autorità in materia almeno tra queste quattro mura. Merlino! Questa casa è un monumento alla virtù. Sarà per questo che siete sempre tutti così nervosi?  » terminò la giovane con un sorriso malizioso.

 

« Ha parlato Lady Godiva! Qui tu sei l’unica ad avere un ragazzo fisso mi pare! Per quanto ne sai noi tre potremmo anche organizzare orge ogni fine settimana! Quella che ha messo su casa come una persona rispettabile sei tu!» replicò lui tentando di sembrare il più serio possibile.

 

E poi successe di nuovo…

L’ombra di tristezza velò ancora una volta lo sguardo di Ginevra e il sorriso lentamente abbandonò il suo giovane volto.

 

«Credo che ormai tu sia l’unico a pensare a me come una persona rispettabile… » rispose la ragazza con un tono carico di amarezza «Non hai mai sentito le voci che giravano su di me a Hogwarts, Harry? Non hai notato che tra il quarto e il sesto anno ho frequentato qualcosa come dieci ragazzi diversi? Mai sentito parlare della “Rossa da una Notte”? ».

 

Ginny si accorse solo in quel momento di quanto il volume della sua voce fosse diventato alto e di come le sue guance si fossero rigate di lacrime durante il suo discorso. Non aveva idea del perché avesse pronunciato quelle parole…

 

Quei pensieri le giravano nella testa da anni ormai, per la precisione dal giorno in cui aveva sentito Seamus vantarsi con un ragazzo di Corvonero di essere riuscito a portarsi a letto la più piccola dei Weasley.

La cosa l’aveva ferita profondamente, in primo luogo perché era assolutamente falsa, ma soprattutto perché, ancora una volta, aveva scoperto di aver riposto la sua fiducia nella persona sbagliata.

Tutte le volte che cominciava a nutrire del sincero affetto per una persona questa immancabilmente sembrava fare di tutto per deluderla.

Le era successo con Michael che, non appena aveva capito che non sarebbe mai stato in grado di controllarla e di scegliere per lei, era diventato intrattabile e ostile; le era successo con Dean che l’aveva usata come un piacevole passatempo in attesa che il grande amore della sua vita, Calì Patil, si decidesse ad accorgersi di lui, e poi Seamus

 

Suo fratello Ron l’aveva messa in guardia sul suo conto: il ragazzo era un dongiovanni e si divertiva a fare il gradasso con gli amici raccontando delle sue conquiste. Eppure con lei era sempre stato dolce, gentile…

Qualche volta aveva anche provato a spingersi oltre, le sue mani avevano indugiato sotto la sua gonna o dentro la camicetta della sua divisa ma, non appena lo aveva pregato di smettere, lui aveva subito acconsentito alle sue richieste senza troppe storie.

 

Nel preciso momento in cui lo aveva udito fare quella “confessione” , un sorrisetto compiaciuto e l’aria di chi la sa lunga stampati sul volto, aveva finalmente compreso quanto poco la pazienza ostentata dal suo ragazzo avesse che fare con l’amore: che bisogno c’era in fondo di portarsela a letto veramente? Bastava riuscire a farlo credere a qualcuno dei suoi sciocchi e inesperti amici. E non era poi così complicato riuscire a convincere qualcuno di aver fatto sesso con una persona che nell’ultimo anno aveva frequentato tre ragazzi diversi!

Persino sua madre aveva giudicato il suo comportamento poco serio, figurarsi dunque cosa avrebbero potuto pensare di lei dei sedicenni con gli ormoni in circolo che, nella maggior parte dei casi, consideravano le loro coetanee dei semplici pezzi di carne.

 

Quel giorno Ginevra aveva pianto nel silenzio della sua camera. Aveva deciso di non raccontare a nessuno ciò che aveva ascoltato in Biblioteca, sapeva fin troppo bene che suo fratello e Harry sarebbero stati felici di trasformare Seamus in un mucchietto d’ossa, ma lei non aveva alcun bisogno della loro protezione e tanto meno della loro pietà.

La mattina seguente aveva scaricato Seamus davanti a tutta la Sala Grande e non era rimasta minimamente sorpresa quando, al termine della colazione, Anthony, il  giovane Corvonero che il giorno precedente aveva raccolto le confidenze del suo ex, le aveva chiesto di andare con lui a Hogsmeade il sabato successivo.

Lei aveva accettato senza battere ciglio.

Dopotutto, si era detta, dal momento che tutti la reputavano una poco di buono, non avrebbe certo corso il rischio di compromettere ulteriormente il suo buon nome!

 

La sua storia con Anthony Goldstein era durata all’incirca una settimana, il tempo necessario affinché il bellimbusto si accorgesse che lei non aveva alcuna intenzione di andare a letto con lui. Naturalmente si era ben guardato dall’ammettere con i suoi compagni la sconfitta e aveva pensato di seguire l’esempio di Seamus, raccontando in giro altre falsità sul suo conto.

La stessa cosa si era ripetuta con molti dei ragazzi che erano venuti dopo di lui.

 

Ginny ricordava ancora con una certa angoscia quel periodo della sua vita.

I giorni che avevano preceduto l’inizio della guerra erano stati terribili per tutti, in particolare per le persone a lei care. Tutti i membri della sua famiglia, fatta eccezione per quell’idiota di Percy, erano stati in qualche modo coinvolti negli affari dell’Ordine.

I suoi due fratelli maggiori e suo padre erano sempre in viaggio per reclutare nuovi adepti; sua madre e i gemelli si occupavano di sorvegliare il quartier generale e di presiedere alle riunioni; Ron, dopo la terribile notte all’Ufficio Misteri, era in un costante stato di apprensione, fermamente deciso a  non rimanere con le mani in mano e, ovviamente, Harry ed Hermione non erano da meno.

 

Conscia della gravità della situazione Ginny aveva sentito il dovere di offrire il suo aiuto; forse non avrebbe combattuto in prima linea come i suoi familiari e i suoi amici, ma poteva almeno essere un sostegno per le persone a lei care.

Lentamente, senza accorgersene e senza quasi avvertirne il  peso, aveva cominciato ad annullarsi totalmente in funzione degli altri. Le sue giornate trascorrevano facendo la spola tra Ron, Hermione e Harry, raccogliendo le loro confidenze, tentando di suscitare un sorriso e di dissipare i cattivi pensieri. Poi c’erano lo studio, che non poteva essere trascurato per non allarmare ulteriormente i suoi genitori e , durante le vacanze, le faccende domestiche.

 

Pian piano però tutto il suo ottimismo e la sua forza d’animo avevano cominciato a venir meno. Improvvisamente si era sentita come svuotata…

Aveva capito che, se non avesse in qualche modo riempito il vuoto che le si era creato dentro, presto non avrebbe avuto più nulla da offrire.

Cercare ciò di cui aveva bisogno nell’affetto di amici e familiari era fuori discussione. Loro avevano altre cose a cui pensare: presto si sarebbe scatenata una guerra e lei sapeva bene che i suoi cari si stavano battendo per assicurarle un futuro, dunque non poteva certo pretendere che passassero il loro tempo a coccolarla e  ascoltarla come facevano un tempo.

Questa consapevolezza l’aveva portata a rivolgersi altrove nel tentativo di placare quell’opprimente senso di solitudine; trovare dei giovani compiacenti con i quali instaurare un legame non era stato difficile, ma nessuno di loro era mai riuscito a toccarle il cuore come quel bambino dagli occhi gentili incontrato cinque anni prima alla stazione.

 

Ginny aveva nutrito un sincero affetto per ciascuno dei ragazzi con cui era stata; con  loro aveva condiviso momenti piacevoli che erano serviti in qualche modo a soddisfare la sua muta richiesta d’amore e attenzione, eppure il pensiero di Harry non era mai svanito del tutto dalla sua mente.

Le sporadiche occasioni in cui lui poteva regalarle qualche minuto del suo tempo e i timidi e appena accennati sorrisi che di tanto in tanto le elargiva continuavano a rappresentare tutto per lei. Per questo motivo si era più volte addossata la colpa dei suoi fallimenti in campo sentimentale: lei aveva amato solo a metà, aveva mentito agli altri e a se stessa riguardo ai propri sentimenti, dunque non poteva certo pretendere che le venisse usato un maggiore riguardo.

Tutte quelle relazioni erano state un diversivo, un modo squallido e infantile per ingannare il tempo in attesa del giorno in cui l’unica persona da lei amata si fosse finalmente accorta della sua esistenza.

 

Sfortunatamente quel giorno non era mai arrivato; Harry era premuroso e  gentile ma allo stesso tempo continuava a rimanere distante e irraggiungibile per lei. Di tanto in tanto, durante qualcuna delle loro chiacchierate notturne, le era capitato di scorgere negli occhi di lui una luce diversa che l’aveva spinta a pensare che i suoi sentimenti potessero in qualche modo essere corrisposti, ma al levar del sole quella calda luce spariva sempre, lasciando il suo cuore desolato e freddo.

 

Nessuno era mai riuscito a infonderle quel senso di completezza e serenità che il solo pensiero di poter essere amata da Harry Potter sapeva regalarle; nessuno eccetto Blaise Zabini, il ragazzo col quale aveva diviso gli ultimi due anni della sua vita.

 

Blaise era stato uno dei primi Serpeverde a ribellarsi a un destino apparentemente già segnato, uno dei primi figli di Mangiamorte che si erano uniti all’Ordine.

Ginny non era rimasta indifferente di fronte al suo coraggio e alla sua forza d’animo.   Spesso lo aveva visto uscire e andare a consumare i suoi pasti da solo in riva al lago, esponendosi alle intemperie pur di evitare gli sguardi torvi e diffidenti degli altri alunni.

Quel ragazzo era solo al mondo: i suoi genitori erano stati uccisi dall’Oscuro Signore per non aver portato a termine con successo l’attentato al Ministro della Magia e gli amici di una volta, a seguito della sua decisione di unirsi all’esercito di Silente, gli avevano voltato le spalle. I membri delle altre case ,invece , non sembravano essere del tutto convinti del suo cambiamento e lo tenevano a debita distanza.

Riconoscendo in lui la sua stessa solitudine Ginevra aveva deciso di tendergli una mano e un giorno lo aveva seguito in riva al lago.

All’inizio tra loro c’erano stati solamente timidi giochi di sguardi, gesti di saluto appena accennati e qualche furtivo sorriso. Poi, pian piano,  i due avevano cominciato a parlare e a scoprire qualcosa l’uno dell’altra; lentamente avevano superato i pregiudizi legati all’appartenenza alle loro casate e, senza quasi rendersene conto, un giorno si erano riscoperti amici.

 

Ben presto però i sentimenti di Blaise erano mutati, trasformandosi in qualcosa di molto più profondo.

Il giovane aveva trovato in Ginevra il suo unico punto di riferimento, un approdo sicuro in mezzo alla tempesta. In cambio della gentilezza e della sensibilità col quale lei lo aveva trattato lui aveva finito col donarle il suo cuore.

 

Per la prima volta dopo molto tempo Ginny si era sentita utile e amata e la consapevolezza di essere così importante per qualcuno l’aveva galvanizzata al punto da indurla a pensare di poter ricambiare i sentimenti del ragazzo.

Si era aperta con lui come mai era riuscita a fare con nessuno e, incredibilmente, questa volta non era rimasta delusa.

Blaise Zaini era riuscito dove altri avevano fallito: aveva allontanato dalla sua mente il pensiero di Harry Potter.

 

O almeno questo era ciò che Ginny aveva creduto…

Solo dopo molto tempo, infatti, la ragazza si era resa conto che le cose che l’avevano spinta a innamorarsi di Blaise erano quelle che più lo rendevano simile a Harry: il modo in cui i suoi occhi verdi indugiavano su di lei, il coraggio con il quale era riuscito a superare da solo le avversità della vita, il suo modo di fare gentile e timido…

 

Ancora una volta aveva ingannato se stessa finendo col ferire una persona buona che le aveva voluto bene profondamente. Una persona con la quale aveva deciso di andare a convivere appena finita la scuola, un compagno leale che le era rimasto vicino nel momento del bisogno senza mai forzarla o farle pressioni.

 

E adesso era tutto finito…

Col suo comportamento non aveva fatto altro che allontanarlo da sé ogni giorno di più, sino a spingerlo tra le braccia di un’altra…

 

 

Ginny si portò istintivamente le mani al viso, cercando di nascondere l’ormai incontenibile flusso di lacrime che le inondavano il viso.

Non ricordava di aver mai pianto in questo modo, nemmeno nei momenti più bui della sua vita, nemmeno quando si era risvegliata in un letto di ospedale senza alcuna memoria degli eventi dei giorni precedenti, terrorizzata alla sola idea che qualcuno potesse toccarla.

Anche allora si era fatta coraggio e aveva deciso di essere forte per non turbare i suoi cari, ma adesso tutti quegli anni di dolori taciuti e di sofferenze vissute in solitudine sembravano pesare come un macigno sulle sue troppo esili spalle.

 

Travolta da quel turbine di emozioni la voce di Harry giunse alle sue orecchie lontana e quasi ovattata  «Accidenti Ginny, cosa ti prende? Nessuno ha mai pensato queste cose di te. Nessuno crede che tu sia una poco di buono! Ti scongiuro Gin, dimmi cosa ti è successo, non ce la faccio a vederti così!».

 

La ragazza sollevò timidamente lo sguardo in direzione della voce, si era quasi dimenticata della presenza del suo amico nella stanza e incontrare i suoi occhi colmi di tenerezza e preoccupazione la fece sentire immediatamente colpevole.

Lui era rimasto a tenerle compagnia tutta la serata, tentando di farla divertire, e lei lo stava ricambiando con una crisi isterica in piena regola.

 

«Scusa Harry, non è nulla» mormorò tra i singhiozzi tentando di ricomporsi «davvero non so cosa mi sia preso stasera, credo di essere solo un po’ nervosa… ».

 

Sfortunatamente Harry Potter non era ingenuo come poteva sembrare e conosceva Ginevra Weasley da troppo tempo per prendere per buone le sue parole.

Ginny era sempre stata forte e apparentemente sicura di sé, non era mai stata una  persona incline al pianto, dunque una simile reazione non era da prendere sotto gamba. Per una volta sarebbe stato lui ad aiutarla e a offrirle il suo sostegno, che lei volesse o no.

 

«Ti scongiuro Ginny» la apostrofò con fermezza il giovane «non trattarmi come se fossi stupido. So perfettamente che qualcosa non va, lo so da molto tempo ormai. So che non sei felice, so che non stai bene. Non importa quanto tu faccia per nasconderlo,  te lo leggo negli occhi che è così. Per una volta, ti prego, permettimi di aiutarti…» terminò poi, la voce ridotta a un sussurro, protendendo istintivamente una mano nel tentativo di asciugare le lacrime dal volto della ragazza.

Ma prima che la mano potesse arrivare a sfiorarla lei si allontanò precipitosamente, appiattendosi terrorizzata contro la spalliera del divano, e ricominciò a piangere con forza.

 

«Merlino Ginny, perdonami! Non volevo…non volevo spaventarti! Sono un tale idiota! » esclamò Harry maledicendosi mentalmente per aver commesso quel gesto tanto avventato.

 

«No Harry, non dire così… » ribattè lei con un fil di voce , ancora scossa dai singhiozzi «Tu non hai fatto nulla di male… Al contrario, vorrei tanto poterti abbracciare…vorrei tanto poter sentire di nuovo il calore di una carezza, ma non ci riesco! Non ci riesco! Mi sento così sola Harry… non ho più niente… niente » le ultime parole le morirono in gola, lasciando ancora una volta il posto alle lacrime.  

 

Harry provò un terribile dolore nel sentirle fare quelle affermazioni: come aveva potuto non rendersi conto di quanto Ginny stesse soffrendo?

La sicurezza e la serenità che quella ragazza aveva ostentato nei sei mesi precedenti non erano che un bluff, un modo per rassicurarli e non farli sentire ulteriormente in colpa.

Ginny aveva ragione: era sola, non erano stati capaci in alcun modo di starle vicino e di farla sentire amata, ma adesso le cose dovevano cambiare. Questa volta lui stesso si sarebbe preso la responsabilità di aiutarla a tornare la persona solare e gioiosa che era stata un tempo.

 

«Gin, non fare così… Hai ragione, ti abbiamo lasciata da sola, ma credimi, tutti noi ti vogliamo bene. Tu hai me, Hermione, la tua famiglia…e poi c’è Blaise, lui ti ama e…   »

 

«No Harry, ti sbagli» lo interruppe bruscamente la ragazza «Io e Blaise ci siamo lasciati ».

 

Harry la fissò interdetto. Come era possibile? Zabini sembrava amarla alla follia, cosa lo aveva spinto a lasciare una persona meravigliosa come Ginny?

La risposta non tardò ad arrivare.

 

«Due settimane fa, tornando dal lavoro, l’ho trovato a letto con un’altra. Dopodomani, quando tornerà dalla missione in Francia, dovrò lasciare il nostro appartamento»  Ginny aveva fatto quest’ultima affermazione in tono freddo e sbrigativo, finalmente aveva smesso di piangere ma era ancora possibile sentire nella sua voce tutta l’amarezza che in quel momento albergava nel suo cuore.

 

Harry invece sembrava essere animato soltanto dall’ira «Io lo ammazzo quel bastardo!» sibilò tra i denti «E dire che mi sono sempre fidato di lui. Come ha potuto farti una cosa simile? Come?! ».

 

«Non è stata colpa sua Harry» asserì lei con fermezza «in questi mesi ho fatto di tutto per allontanarlo da me, e non intendo solo da un punto di vista strettamente fisico. L’ho tagliato fuori dalla mia vita, così come ho fatto con voi. Era inevitabile che lui cercasse altrove quello che io non sapevo più dargli».

 

Sentirla parlare con tanta rassegnazione fece ancor più male al ragazzo del vederla piangere. Il fatto che Ginny credesse di meritare un trattamento di quel tipo era assurdo e incomprensibile.

Doveva assolutamente riuscire a farle capire quanto lei fosse importante e amata…

 

«Non voglio più sentirti dire una cosa del genere» disse Harry in tono deciso «Tu hai fatto così tanto per Blaize e per tutti noi che non basterebbe una vita per ripagarti. La tua mera presenza bastava a rendermi felice anche nei giorni più duri della guerra. Hai saputo darmi una speranza quando non credevo ce ne fosse più e so che per gli altri è lo stesso. Tu non meriti il dolore che stai provando Gin. Non conosco nessuno che lo meriti meno di te. Se c’è qualcosa, qualsiasi cosa, che io possa fare per farti star meglio ti prego di dirmelo. Lascia che sia io ad aiutarti. »

 

Harry aveva pronunciato queste parole con una tale tenerezza e al contempo con un tale trasporto che Ginny non poté fare a meno di provare una profonda ondata di affetto nei suoi confronti.

E lei aveva un così disperato bisogno di aiuto in quel momento…

 

«C’è una cosa che puoi fare per me Harry » sussurrò lei timidamente «Ti sarei infinitamente grata se potessi ospitarmi qui per qualche giorno. Non ho la forza di tornare a casa e vedere lo sguardo triste e ferito dei miei genitori tutte le volte che provano a toccarmi e io li respingo… Non ce la faccio.» Un'altra lacrima, questa volta solitaria, cominciò a scendere lentamente sulla sua guancia pallida e punteggiata di efelidi.

 

Sembrava così piccola e fragile in quel momento, le spalle ancora scosse dal pianto di qualche minuto prima e l’aria sconfitta di chi non sa come andare avanti con la propria vita, che Harry non riuscì a impedirsi di fare scivolare la sua mano sul divano sino a quasi toccare quella di lei. Questa volta però si fermò in tempo, cercando gli occhi della ragazza a caccia di un muto assenso che non arrivò.

 

Ma quella sera Harry Potter non era in vena di gettare la spugna così facilmente. Troppe volte si era tirato indietro con Ginny e se adesso lei era arrivata a questo punto la colpa era anche sua.

 

«Tu puoi restare qui quanto vuoi Gin, ma voglio che tu in cambio mi permetta di fare un’altra cosa per te » non era mai stato tanto risoluto nella sua vita «Lo so che hai paura e non riesci a controllarti, ma lo hai detto tu stessa … Il contatto fisico con le persone che ami ti manca e non c’è niente di cui tu abbia più bisogno in questo momento.»

 

«Harry, ti scongiuro, non chiedermi questo… » lo supplicò lei atterrita «non posso farcela e tu non sei tenuto…»

 

«Non lo faccio perché devo Gin» la interruppe lui in tono vagamente offeso «lo faccio perché ho voglia di abbracciarti e di vederti tornare a sorridere. Ti prometto che sarò forte, che non ci saranno sguardi feriti e che rispetterò i tuoi tempi. Faremo un passo alla volta e se vorrai fermarti io ti aspetterò.»

 

Non c’era nulla di più vero al mondo, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. Sapeva perfettamente che non sarebbe stato semplice: era da quando l’aveva vista pallida e indifesa sul letto del S.Mungo che non riusciva a pensare ad altro che a stringerla tra le braccia e a cullarla come una bambina per aiutarla scacciare via i brutti pensieri, e adesso l’avrebbe avuta tutti i giorni vicina senza poterla toccare. Capiva perfettamente la frustrazione dei Weasley ma doveva farsi forza e stringere i denti in attesa che, pian piano, Ginny riuscisse a vincere le sue paure e a superare il suo blocco. Un passo alla volta…

 

«Va bene Harry, ci proverò. Devo farlo per i miei…» acconsentì docilmente lei, profondamente colpita dallo slancio del ragazzo.

 

«No Ginny » la corresse lui «è per te stessa che devi farlo. Qui non si tratta di soddisfare le aspettative di nessuno, si tratta solo di farti stare meglio. Ti andrebbe di fare subito un tentativo? Ricorda, non appena vorrai, non appena ti sentirai a disagio, io mi fermerò » e dicendo questo le fece regalo di uno dei suoi rari ma dolcissimi sorrisi.

 

«D’accordo, proviamo…» rispose la ragazza prima di fare scivolare impercettibilmente la sua mano verso quella di lui.

 

Qualche secondo dopo sentì i polpastrelli di lui sfiorare lievi la punta delle sue dita.

Il contatto era piacevole, più che piacevole…delizioso; dopo tanti mesi finalmente qualcuno la stava accarezzando e il fatto che quel qualcuno fosse Harry e che lo stesse facendo in modo così  delicato e amorevole non poté che renderla felice.

Una sensazione di calore cominciò a propagarsi dalla punta delle sue dita lungo il braccio, sino a giungere quasi al cuore. Poi, ad un tratto, la presa di Harry sulle sua mano si fece più insistente e salda e il piacevole tepore che l’aveva invasa fu soppiantato da una paura irrazionale e talmente intensa da spingerla a ritrarre la mano il più velocemente possibile.

 

Imbarazzata la giovane alzò lo sguardo per incontrare quello del suo amico, sicura di scorgervi del risentimento o del dolore, ma quando i suoi occhi si posarono sul volto di Harry ad aspettarli c’era ancora un caldo e rassicurante sorriso.

 

«Un passo alla volta Gin » le rammentò con dolcezza il ragazzo.

 

«Si Harry, hai ragione…un passo alla volta.»

 

 

 

 

Continua…

 

 

Note dell’autrice:

Questa storia ha cominciato a prendere forma nella mia mente qualche settimana prima dell’uscita di “Harry Potter e il Principe Mezzosangue”, dunque non troverete alcun riferimento al libro.

 

Così come ho fatto per la mia precedente fanfiction proverò ad aggiornare ogni Lunedì.  

 

Ringraziamenti:

Un grazie speciale ad AvaNa Kedavra che ha accettato su due piedi di farmi da beta. Se questo capitolo è leggibile e scorrevole il merito è anche del suo eccellente e accorto lavoro di revisione. 

Un beta, soprattutto se competente, è il miglior amico di ogni scrittore di fanfiction e AvaNa, in quanto a precisione ed efficienza, potrebbe rivaleggiare con Hermione Granger! 

  
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