AFTERMATH
Capitolo Primo
Un piccolo passo verso Ginny
«Scacco
Matto Potter!» esclamò Ginny
Weasley con un sorriso sornione.
«Cavolo,
non è possibile! Non c’è alcun gusto a giocare con te e tuo fratello! Ogni
tanto potreste anche lasciarmi vincere… Così eviterei di sentirmi sempre un
patetico perdente!» esclamò Harry rivolgendo uno
sguardo torvo alla ragazza ancora gongolante di gioia.
«Oh
Harry, mi spiace davvero, ma non è mica colpa mia se
di fatto SEI UN PATETICO PERDENTE! Forse la prossima volta dovresti
chiedere alla piccola Emily di giocare con te, chissà
che con una bimba di un anno tu non riesca ad avere la
meglio! Francamente ritengo che l’unica Weasley con
cui potresti vincere una partita di Scacchi Magici sia la figlia di Bill, ma non aspettare troppo…tra qualche mese potrebbe essere già tardi!
»
«Hey! Bellezza, ti ricordo che stai parlando con Harry Potter, “il Salvatore
dell’Umanità”, mi basta infilare la testa in un camino a caso della Metropolvere per trovare una strega compiacente disposta a
trascorrere una serata con questo “Patetico Perdente” … » rispose il giovane
con una finta espressione risentita prima di unirsi alla risata della sua
amica.
Improvvisamente
Ginny smise di ridere e la sua espressione si fece
seria. Harry avvertì la tensione scendere su di loro
e alzò lo sguardo per incontrare quello della giovane donna che negli anni era
diventata per lui come una sorella.
Gli
occhi azzurri di lei, nei quali sino a qualche secondo prima
aveva visto solo ironia e ilarità, si erano d’un tratto incupiti. Era una cosa
che capitava spesso dopo quel giorno…
Certo, la guerra era finalmente finita, Voldemort era stato
sconfitto, ma tutti loro avevano dovuto pagare un fio. Qualcosa durante il
doloroso cammino che aveva portato alla liberazione del mondo magico era andato inevitabilmente perso: la loro innocenza
era stata violata e nulla sarebbe più stato come prima, ma tra tutti ad aver
pagato il prezzo più alto era stata proprio Ginny.
Per
lui, così come per Ron ed Hermione, era difficile accettare il fatto che ancora una volta nessuno si fosse
occupato di tenere al sicuro la persona che, più di tutte, aveva la capacità di
ascoltarli, incoraggiarli e comprenderli.
Ginevra
Weasley metteva sempre gli altri davanti a se stessa;
negli anni si era ritagliata il ruolo di confidente ufficiale del Magnifico Trio
ed era stata loro vicina, non chiedendo nulla in contraccambio.
Harry
aveva trascorso nottate intere in sua compagnia, seduto nel soggiorno della
Tana, bevendo litri di the e cercando di non pensare a ciò che il destino aveva
in serbo per lui.
Lo
stesso avevano fatto i suoi migliori amici.
Ginny
aveva un dono: sapeva dire sempre la cosa giusta al momento giusto,
confidarle i propri segreti era naturale e liberatorio. Tutti loro avevano tratto beneficio dalla sua
rassicurante e amorevole presenza ma in quel momento, guardando quegli occhi
incredibilmente tristi, Harry non poté fare a meno di
pensare a se stesso come a un vile parassita.
Scavando
nei recessi della sua memoria il ragazzo non riusciva a ricordare una singola
volta in cui fosse stato lui ad ascoltare e a cercare
di comprendere i sentimenti di Ginny e non il
contrario.
Invano
aveva cercato delle giustificazioni per le sue mancanze ed era sicuro che i
suoi due amici avessero fatto lo stesso, ma tutti e tre sapevano
che non esistevano scuse valide. Avrebbero dovuto proteggerla, avrebbero dovuto impedire che lei fosse portata via …
Non
lo avevano fatto.
Ancora
una volta l’avevano lasciata indietro.
E
l’avevano persa.
Ritrovarla
viva dopo che i Mangiamorte l’avevano
rapita era stata una mera fortuna.
Più di una volta il ragazzo aveva ringraziato il fato per essere stato
così clemente nei suoi riguardi: se lei fosse morta all’interno delle mura di Malfoy Manor la sua anima non avrebbe
più trovato pace.
Nel
corso degli anni Harry aveva imparato a convivere col
senso di colpa per la morte di Sirius, ma cosa
sarebbe accaduto se la stessa sorte fosse toccata alla
splendida ragazza triste seduta dinnanzi a lui ?
Trovarla
svenuta e ferita e apprendere che quell’esile corpo
era stato colpito da decine di maledizioni Cruciatus lo aveva tormentato al punto da fargli
perdere il sonno per mesi. Ancora adesso gli incubi continuavano a
perseguitarlo, ma ciò che più lo affliggeva era l’ombra di paura e tristezza
che sempre più spesso attraversava quegli occhi un tempo gioiosi e limpidi.
Fortunatamente
Ginevra sembrava non avere alcuna memoria degli avvenimenti successivi al suo
sequestro. Tutti gli sforzi da lei compiuti nel tentativo di riportare alla
luce qualche ricordo di quella terribile notte erano stati vani e la cosa aveva
generato non poca preoccupazione all’interno della famiglia Weasley,
ma i Medimaghi erano stati concordi nell’affermare
che probabilmente era meglio così.
In
un primo momento nessuno aveva compreso il motivo di quella convinzione che, sfortunatamente, era divenuto tristemente chiaro la
prima volta che qualcuno aveva provato a toccarla. Ginevra si era rannicchiata
tremante contro un muro con un’espressione da cucciolo ferito dipinta sul
volto. Da quel giorno nessuno, nemmeno sua
madre, era riuscito a sfiorarla senza suscitare in lei una reazione di puro
terrore...
Harry
scosse la testa tentando di allontanare i ricordi dalla sua mente « Cosa c’è Ginny? Che ti prende? » disse
rompendo quel fastidioso silenzio e facendo del suo meglio per ostentare
un’allegria che in realtà non provava affatto «Non intendevo certo insinuare
che non gradisco la tua compagnia…In effetti
preferisco circondarmi di persone che sminuiscono il mio ego, così rimango con
i piedi ben piantati a terra! Tutta questa storia dell’Eroe tende a darmi un
po’ alla testa… » .
Ginny
sembrò destarsi solo in quel momento dai suoi pensieri «Oh no Harry, scusa…non me la sono mica presa per quello che hai
detto! Pensavo ad altro…Non farci caso! Non sono di gran compagnia vero? E dire che
ti ho invaso casa, obbligandoti a
intrattenermi…» rispose lei con aria
vagamente colpevole.
«Stai
scherzando?» ribatté prontamente il ragazzo «in realtà sono felicissimo che tu
sia venuta, altrimenti avrei passato un’altra
noiosissima serata leggendo rapporti del Ministero. E
poi era tanto che non passavi di qui per una visita! »
«Si,
Ron ha detto la stessa cosa quando mi ha invitata a
cena. Ha anche aggiunto che era ansioso di passare del tempo con me…
Doveva
esserlo davvero molto se non ha avuto nemmeno la decenza di avvertirmi che
aveva trovato di meglio da fare! A proposito, non mi hai ancora detto dove
diavolo si è cacciato quel cafone maleducato… »
Harry
tentò di trovare una posizione più confortevole sulla poltrona, divenuta
improvvisamente scomoda. Si era quasi convinto di essere riuscito a distrarre
la sua ospite a sufficienza, evitando così di dover rispondere a domande
imbarazzanti sulla strana assenza del fratello di lei.
Era sicuro che se avesse detto la verità Ginny non l’avrebbe presa bene: questione di solidarietà
femminile…
Così
si prese qualche minuto prima di rispondere tutto d’un
fiato «Hermione è andata a cena con Viktor Krum e tuo fratello la sta
pedinando col mio mantello dell’invisibilità! ».
«CHE
COSA?!?» aveva strillato attonita la giovane «E tu glielo hai permesso? L’imbecillità di mio fratello è
ormai di pubblico dominio, ma supponevo che tu avessi
più sale in zucca! Per tutti gli Snasi! Come hai
potuto fare questo a Hermione? Lei è tua amica !»
«
Ti scongiuro Ginny, cerca di capire… » aveva tentato
di schermirsi lui in tono conciliante, raggiungendo la ragazza sul divano «Ron
era sconvolto, ha avuto una crisi di nervi e quando mi ha chiesto di prestargli
quel dannato mantello non ho saputo dirgli di no. Lo so che è stato un gesto spregevole nei confronti di Hermione, ma sai quanto lui sia innamorato e quanto possa
diventare geloso e paranoico! Non sapevo che altro fare! »
Ginny
cercò istintivamente lo sguardo del suo amico e non riuscì a scorgervi altro
che sincera costernazione. In tutta onestà non poteva dire di non comprendere
il suo comportamento. Ron sapeva essere davvero snervante in qualche occasione,
o meglio, in tutte le occasioni in cui di mezzo ci
fosse Hermione. Era sicura che il suo adorato
fratello avesse dato il tormento al suo migliore amico costringendolo alla
resa. Dopotutto era un Weasley, e i Weasley sapevano essere molto persuasivi. E Harry era troppo ingenuo per non
farsi intenerire: questione di solidarietà maschile…
Prima
che riuscisse a impedirselo sentì le sue labbra
incurvarsi in un leggero sorriso e la sua bocca formulare le parole «Sì Harry… So esattamente che grandissimo rompipalle può
diventare Ron. Non è mica colpa tua se lui è un idiota! Ma spero vivamente che
tu sia consapevole del fatto che, se Hermione dovesse
venire a conoscenza di questa incresciosa faccenda, la
tua testa rotolerebbe subito dopo quella del mio nevrotico fratello… »
«Credimi,
lo so… » affermò
sconsolato il ragazzo « ma sono abbastanza sicuro che Ron non si farà beccare. Se c’è una cosa più forte dell’amore che quell’imbecille
prova nei confronti di Hermione è sicuramente la
paura di suscitare la sua ira distruttrice ! » aggiunse poi con un sorriso.
«In effetti credo che tu abbia ragione! » convenne Ginny divertita «Non capisco proprio perché quei due si
ostinino a comportarsi in questo modo assurdo…sono così infantili a volte! In
realtà non c’è molto da stupirsi riguardo a Ron, insomma, che cosa puoi
aspettarti da uno che litiga con sua nipote di un anno per l’ultima fetta di
torta?»
Harry non
poté fare a meno di ridere ripensando all’episodio a cui la ragazza si
riferiva. In effetti Ron alle volte non era proprio un
campione di maturità, ma aveva un gran
cuore e i suoi sentimenti per Hermione erano tutt’altro che infantili e acerbi. Da anni quei due si amavano in silenzio,
terrorizzati all’idea di fare un passo più lungo della gamba, compromettendo
così la loro amicizia.
«Sono
sicuro che prima
o poi capiranno… » asserì con convinzione il ragazzo, dando voce d’un tratto al
corso dei suoi pensieri «Un giorno di questi tornerò a casa dal lavoro, andrò a
prendermi una Burrobirra gelata dal frigo, e li
troverò a fare sesso sul tavolo della cucina!
In quel preciso momento capirò che di dovermi cercare un altro
appartamento… »
terminò in un tono tra il serio e il divertito.
«Non
essere ridicolo!» obbiettò prontamente Ginny «Grimmauld Place è tua…Casomai
saranno loro a dover cercare una nuova casa! Per quanto riguarda la parte del
sesso in cucina… Be’ , credo che sia meglio che tu cominci a prepararti
psicologicamente Potter, perché ci sono fortissime
probabilità che le cose vadano esattamente come hai detto tu! ».
Nell’udire
quelle parole una buffissima espressione interrogativa fece capolino sul volto
di Harry «Che cosa stai
insinuando Ginevra? Pensi forse che la situazione potrebbe scioccarmi?» chiese
il giovane un tantino indispettito.
Sapeva
perfettamente dove la ragazza voleva andare a parare…
«Assolutamente
no Potter! Per rimanere scioccato dovresti prima
capire a cosa stai assistendo e non sono del tutto sicura
che riusciresti a farlo, caro il mio Ragazzo Ancora Vergine!» lo prese in giro Ginny, prorompendo in una fragorosa risata.
«Hey! Vogliamo finirla con questa storia! » esclamò il
soggetto di tanta ilarità assumendo un’aria terribilmente piccata «Sai
perfettamente che non è vero! IO HO FATTO SESSO! …E
non fare quella faccia! Quando dico che ho fatto sesso
intendo con una donna e non da solo, quindi smettila di sbellicarti dalle
risate! »
«Ok, ok» lo blandì la ragazza tentando di
ricomporsi «Hai fatto sesso una volta, il che, dal momento
che i tuoi due coinquilini hanno scelto di praticare assoluta astinenza,
ti rende un’autorità in materia almeno tra queste quattro mura. Merlino! Questa
casa è un monumento alla virtù. Sarà per questo che siete
sempre tutti così nervosi? » terminò la
giovane con un sorriso malizioso.
«
Ha parlato Lady Godiva! Qui
tu sei l’unica ad avere un ragazzo fisso mi pare! Per
quanto ne sai noi tre potremmo anche organizzare orge ogni
fine settimana! Quella che ha messo su casa come una persona rispettabile
sei tu!» replicò lui tentando di sembrare il più serio possibile.
E poi
successe di nuovo…
L’ombra
di tristezza velò ancora una volta lo sguardo di Ginevra e il sorriso
lentamente abbandonò il suo giovane volto.
«Credo
che ormai tu sia l’unico a pensare a me come una persona rispettabile… »
rispose la ragazza con un tono carico di amarezza «Non hai mai sentito le voci
che giravano su di me a Hogwarts, Harry?
Non hai notato che tra il quarto e il sesto anno ho frequentato qualcosa come
dieci ragazzi diversi? Mai sentito parlare della “Rossa da una Notte”? ».
Ginny si
accorse solo in quel momento di quanto il volume della sua voce fosse diventato
alto e di come le sue guance si fossero rigate di lacrime durante il suo
discorso. Non aveva idea del perché avesse pronunciato quelle parole…
Quei
pensieri le giravano nella testa da anni ormai, per la precisione dal giorno in
cui aveva sentito Seamus vantarsi con un ragazzo di Corvonero di essere riuscito a portarsi a letto la più piccola
dei Weasley.
La
cosa l’aveva ferita profondamente, in primo luogo perché era assolutamente
falsa, ma soprattutto perché, ancora una volta, aveva scoperto di aver riposto
la sua fiducia nella persona sbagliata.
Tutte
le volte che cominciava a nutrire del sincero affetto
per una persona questa immancabilmente sembrava fare di tutto per deluderla.
Le
era successo con Michael che, non appena aveva capito
che non sarebbe mai stato in grado di controllarla e di scegliere per lei, era
diventato intrattabile e ostile; le era successo con Dean
che l’aveva usata come un piacevole passatempo in
attesa che il grande amore della sua vita, Calì Patil, si decidesse ad accorgersi di lui, e poi Seamus…
Suo
fratello Ron l’aveva messa in guardia sul suo conto: il ragazzo era un
dongiovanni e si divertiva a fare il gradasso con gli amici raccontando delle
sue conquiste. Eppure con lei era sempre stato dolce,
gentile…
Qualche
volta aveva anche provato a spingersi oltre, le sue mani avevano indugiato
sotto la sua gonna o dentro la camicetta della sua
divisa ma, non appena lo aveva pregato di smettere, lui aveva subito
acconsentito alle sue richieste senza troppe storie.
Nel
preciso momento in cui lo aveva udito fare quella “confessione” , un sorrisetto compiaciuto e
l’aria di chi la sa lunga stampati sul volto, aveva finalmente compreso quanto
poco la pazienza ostentata dal suo ragazzo avesse che fare con l’amore: che
bisogno c’era in fondo di portarsela a letto veramente? Bastava riuscire a
farlo credere a qualcuno dei suoi sciocchi e inesperti amici. E non era poi così complicato riuscire a convincere qualcuno
di aver fatto sesso con una persona che nell’ultimo anno aveva frequentato tre
ragazzi diversi!
Persino
sua madre aveva giudicato il suo comportamento poco
serio, figurarsi dunque cosa avrebbero potuto pensare di lei dei sedicenni con
gli ormoni in circolo che, nella maggior parte dei casi, consideravano le loro
coetanee dei semplici pezzi di carne.
Quel
giorno Ginevra aveva pianto nel silenzio della sua camera. Aveva deciso di non
raccontare a nessuno ciò che aveva ascoltato in Biblioteca, sapeva fin troppo
bene che suo fratello e Harry sarebbero
stati felici di trasformare Seamus in un mucchietto
d’ossa, ma lei non aveva alcun bisogno della loro protezione e tanto meno della
loro pietà.
La
mattina seguente aveva scaricato Seamus davanti a
tutta
Lei
aveva accettato senza battere ciglio.
Dopotutto,
si era detta, dal momento che tutti la reputavano una
poco di buono, non avrebbe certo corso il rischio di compromettere
ulteriormente il suo buon nome!
La
sua storia con Anthony Goldstein
era durata all’incirca una settimana, il tempo necessario affinché il
bellimbusto si accorgesse che lei non aveva alcuna intenzione
di andare a letto con lui. Naturalmente si era ben guardato dall’ammettere con
i suoi compagni la sconfitta e aveva pensato di
seguire l’esempio di Seamus, raccontando in giro
altre falsità sul suo conto.
La
stessa cosa si era ripetuta con molti dei ragazzi che erano venuti dopo di lui.
Ginny
ricordava ancora con una certa angoscia quel periodo della sua vita.
I
giorni che avevano preceduto l’inizio della guerra
erano stati terribili per tutti, in particolare per le persone a lei care.
Tutti i membri della sua famiglia, fatta eccezione per quell’idiota
di Percy, erano stati in qualche
modo coinvolti negli affari dell’Ordine.
I
suoi due fratelli maggiori e suo padre erano sempre in viaggio per reclutare
nuovi adepti; sua madre e i gemelli si occupavano di sorvegliare il quartier generale e di presiedere alle riunioni; Ron, dopo
la terribile notte all’Ufficio Misteri, era in un costante stato di apprensione, fermamente deciso a non rimanere con le mani in mano e,
ovviamente, Harry ed Hermione
non erano da meno.
Conscia
della gravità della situazione Ginny aveva sentito il
dovere di offrire il suo aiuto; forse non avrebbe combattuto in prima linea
come i suoi familiari e i suoi amici, ma poteva almeno
essere un sostegno per le persone a lei care.
Lentamente,
senza accorgersene e senza quasi avvertirne il peso, aveva cominciato ad annullarsi
totalmente in funzione degli altri. Le sue giornate trascorrevano facendo la
spola tra Ron, Hermione e Harry,
raccogliendo le loro confidenze, tentando di suscitare un sorriso e di
dissipare i cattivi pensieri. Poi c’erano lo studio, che non poteva essere
trascurato per non allarmare ulteriormente i suoi
genitori e , durante le vacanze, le faccende domestiche.
Pian
piano però tutto il suo ottimismo e la sua forza
d’animo avevano cominciato a venir meno. Improvvisamente si era sentita come
svuotata…
Aveva
capito che, se non avesse in qualche modo riempito il vuoto che le si era creato dentro, presto non avrebbe avuto più nulla
da offrire.
Cercare
ciò di cui aveva bisogno nell’affetto di amici e
familiari era fuori discussione. Loro avevano altre cose a cui pensare: presto
si sarebbe scatenata una guerra e lei sapeva bene che i suoi cari si stavano
battendo per assicurarle un futuro, dunque non poteva certo pretendere che
passassero il loro tempo a coccolarla e ascoltarla come facevano un tempo.
Questa
consapevolezza l’aveva portata a rivolgersi altrove nel tentativo di placare quell’opprimente senso di solitudine; trovare dei giovani
compiacenti con i quali instaurare un legame non era stato difficile, ma
nessuno di loro era mai riuscito a toccarle il cuore come quel bambino dagli
occhi gentili incontrato cinque anni prima alla
stazione.
Ginny
aveva nutrito un sincero affetto per ciascuno dei ragazzi con cui era stata;
con loro aveva
condiviso momenti piacevoli che erano serviti in qualche modo a soddisfare la
sua muta richiesta d’amore e attenzione, eppure il pensiero di Harry non era mai svanito del tutto dalla sua mente.
Le
sporadiche occasioni in cui lui poteva regalarle qualche minuto del suo tempo e
i timidi e appena accennati sorrisi che di tanto in tanto le elargiva
continuavano a rappresentare tutto per lei. Per questo motivo si era più volte
addossata la colpa dei suoi fallimenti in campo sentimentale: lei aveva amato
solo a metà, aveva mentito agli altri e a se stessa riguardo
ai propri sentimenti, dunque non poteva certo pretendere che le venisse usato
un maggiore riguardo.
Tutte
quelle relazioni erano state un diversivo, un modo squallido
e infantile per ingannare il tempo in attesa del giorno in cui l’unica persona
da lei amata si fosse finalmente accorta della sua esistenza.
Sfortunatamente
quel giorno non era mai arrivato; Harry era premuroso
e gentile ma
allo stesso tempo continuava a rimanere distante e irraggiungibile per lei. Di
tanto in tanto, durante qualcuna delle loro chiacchierate notturne, le era
capitato di scorgere negli occhi di lui una luce
diversa che l’aveva spinta a pensare che i suoi sentimenti potessero in qualche
modo essere corrisposti, ma al levar del sole quella calda luce spariva sempre,
lasciando il suo cuore desolato e freddo.
Nessuno
era mai riuscito a infonderle quel senso di
completezza e serenità che il solo pensiero di poter essere amata da Harry Potter sapeva regalarle;
nessuno eccetto Blaise Zabini,
il ragazzo col quale aveva diviso gli ultimi due anni della sua vita.
Blaise
era stato uno dei primi Serpeverde a ribellarsi a un destino apparentemente già segnato, uno dei primi figli
di Mangiamorte che si erano uniti all’Ordine.
Ginny non
era rimasta indifferente di fronte al suo coraggio e alla sua
forza d’animo. Spesso lo aveva visto
uscire e andare a consumare i suoi pasti da solo in
riva al lago, esponendosi alle intemperie pur di evitare gli sguardi torvi e
diffidenti degli altri alunni.
Quel
ragazzo era solo al mondo: i suoi genitori erano stati uccisi dall’Oscuro Signore
per non aver portato a termine con successo l’attentato al Ministro della Magia
e gli amici di una volta, a seguito della sua decisione di unirsi all’esercito di Silente, gli avevano voltato le spalle. I membri delle
altre case ,invece , non sembravano essere del tutto
convinti del suo cambiamento e lo tenevano a debita distanza.
Riconoscendo
in lui la sua stessa solitudine Ginevra aveva deciso di
tendergli una mano e un giorno lo aveva seguito in riva al lago.
All’inizio
tra loro c’erano stati solamente timidi giochi di sguardi, gesti di saluto
appena accennati e qualche furtivo sorriso. Poi, pian piano, i due avevano cominciato a parlare e a
scoprire qualcosa l’uno dell’altra; lentamente avevano superato i pregiudizi
legati all’appartenenza alle loro casate e, senza quasi rendersene conto, un
giorno si erano riscoperti amici.
Ben
presto però i sentimenti di Blaise erano mutati,
trasformandosi in qualcosa di molto più profondo.
Il
giovane aveva trovato in Ginevra il suo unico punto di riferimento, un approdo
sicuro in mezzo alla tempesta. In cambio della gentilezza e della sensibilità
col quale lei lo aveva trattato lui aveva finito col donarle il suo cuore.
Per
la prima volta dopo molto tempo Ginny si era sentita
utile e amata e la consapevolezza di essere così importante per qualcuno
l’aveva galvanizzata al punto da indurla a pensare di poter ricambiare i
sentimenti del ragazzo.
Si
era aperta con lui come mai era riuscita a fare con nessuno e, incredibilmente,
questa volta non era rimasta delusa.
Blaise
Zaini era riuscito dove altri avevano fallito: aveva
allontanato dalla sua mente il pensiero di Harry Potter.
O almeno
questo era ciò che Ginny aveva creduto…
Solo
dopo molto tempo, infatti, la ragazza si era resa conto che le cose che l’avevano
spinta a innamorarsi di Blaise
erano quelle che più lo rendevano simile a Harry: il
modo in cui i suoi occhi verdi indugiavano su di lei, il coraggio con il quale
era riuscito a superare da solo le avversità della vita, il suo modo di fare
gentile e timido…
Ancora
una volta aveva ingannato se stessa finendo col ferire una persona buona che le
aveva voluto bene profondamente. Una persona con la
quale aveva deciso di andare a convivere appena finita la scuola, un compagno
leale che le era rimasto vicino nel momento del bisogno senza mai forzarla o
farle pressioni.
E adesso
era tutto finito…
Col
suo comportamento non aveva fatto altro che allontanarlo da sé ogni giorno di
più, sino a spingerlo tra le braccia di un’altra…
Ginny si
portò istintivamente le mani al viso, cercando di nascondere l’ormai
incontenibile flusso di lacrime che le inondavano il viso.
Non
ricordava di aver mai pianto in questo modo, nemmeno nei momenti più bui della
sua vita, nemmeno quando si era risvegliata in un
letto di ospedale senza alcuna memoria degli eventi dei giorni precedenti,
terrorizzata alla sola idea che qualcuno potesse toccarla.
Anche
allora si era fatta coraggio e aveva deciso di essere
forte per non turbare i suoi cari, ma adesso tutti quegli anni di dolori
taciuti e di sofferenze vissute in solitudine sembravano pesare come un macigno
sulle sue troppo esili spalle.
Travolta
da quel turbine di emozioni la voce di Harry giunse alle sue orecchie lontana e quasi
ovattata «Accidenti Ginny,
cosa ti prende? Nessuno ha mai pensato queste cose di te. Nessuno crede che tu
sia una poco di buono! Ti scongiuro Gin, dimmi cosa ti
è successo, non ce la faccio a vederti così!».
La
ragazza sollevò timidamente lo sguardo in direzione della voce, si era quasi dimenticata della presenza del suo amico nella
stanza e incontrare i suoi occhi colmi di tenerezza e preoccupazione la fece
sentire immediatamente colpevole.
Lui
era rimasto a tenerle compagnia tutta la serata, tentando di farla divertire, e
lei lo stava ricambiando con una crisi isterica in piena regola.
«Scusa
Harry, non è nulla» mormorò tra i singhiozzi tentando
di ricomporsi «davvero non so cosa mi sia preso stasera, credo di essere solo un po’ nervosa… ».
Sfortunatamente
Harry Potter non era
ingenuo come poteva sembrare e conosceva Ginevra Weasley
da troppo tempo per prendere per buone le sue parole.
Ginny era
sempre stata forte e apparentemente sicura di sé, non era mai stata una persona incline al
pianto, dunque una simile reazione non era da prendere sotto gamba. Per una
volta sarebbe stato lui ad aiutarla e a offrirle il
suo sostegno, che lei volesse o no.
«Ti
scongiuro Ginny» la apostrofò con fermezza il giovane
«non trattarmi come se fossi stupido. So perfettamente che qualcosa non va, lo
so da molto tempo ormai. So che non sei felice, so che
non stai bene. Non importa quanto tu faccia per
nasconderlo, te lo leggo negli occhi che
è così. Per una volta, ti prego, permettimi di aiutarti…» terminò poi, la voce
ridotta a un sussurro, protendendo istintivamente una
mano nel tentativo di asciugare le lacrime dal volto della ragazza.
Ma
prima che la mano potesse arrivare a sfiorarla lei si
allontanò precipitosamente, appiattendosi terrorizzata contro la spalliera del
divano, e ricominciò a piangere con forza.
«Merlino Ginny, perdonami! Non volevo…non volevo spaventarti! Sono un tale idiota! »
esclamò Harry maledicendosi mentalmente per aver
commesso quel gesto tanto avventato.
«No
Harry, non dire così… » ribattè
lei con un fil di voce ,
ancora scossa dai singhiozzi «Tu non hai fatto nulla di male… Al contrario, vorrei tanto poterti abbracciare…vorrei tanto poter sentire
di nuovo il calore di una carezza, ma non ci riesco! Non ci riesco! Mi sento così sola Harry… non ho più
niente… niente » le ultime parole le morirono in gola, lasciando ancora una
volta il posto alle lacrime.
Harry
provò un terribile dolore nel sentirle fare quelle affermazioni: come aveva potuto
non rendersi conto di quanto Ginny
stesse soffrendo?
La
sicurezza e la serenità che quella ragazza aveva ostentato nei sei mesi
precedenti non erano che un bluff, un modo per
rassicurarli e non farli sentire ulteriormente in colpa.
Ginny
aveva ragione: era sola, non erano stati capaci in alcun modo di starle vicino
e di farla sentire amata, ma adesso le cose dovevano cambiare. Questa volta lui
stesso si sarebbe preso la responsabilità di aiutarla
a tornare la persona solare e gioiosa che era stata un tempo.
«Gin,
non fare così… Hai ragione, ti abbiamo lasciata da
sola, ma credimi, tutti noi ti vogliamo bene. Tu hai me, Hermione,
la tua famiglia…e poi c’è Blaise, lui ti ama e… »
«No
Harry, ti sbagli» lo interruppe bruscamente la
ragazza «Io e Blaise ci siamo
lasciati ».
Harry la
fissò interdetto. Come era possibile? Zabini sembrava amarla alla follia,
cosa lo aveva spinto a lasciare una persona meravigliosa come Ginny?
La
risposta non tardò ad arrivare.
«Due
settimane fa, tornando dal lavoro, l’ho trovato a letto con un’altra.
Dopodomani, quando tornerà dalla missione in Francia, dovrò lasciare il nostro
appartamento» Ginny aveva fatto quest’ultima
affermazione in tono freddo e sbrigativo, finalmente aveva smesso di piangere
ma era ancora possibile sentire nella sua voce tutta l’amarezza che in quel
momento albergava nel suo cuore.
Harry
invece sembrava essere animato soltanto dall’ira «Io
lo ammazzo quel bastardo!» sibilò tra i denti «E dire
che mi sono sempre fidato di lui. Come ha potuto farti una cosa simile? Come?!
».
«Non
è stata colpa sua Harry» asserì lei con fermezza «in
questi mesi ho fatto di tutto per allontanarlo da me, e non intendo solo da un
punto di vista strettamente fisico. L’ho tagliato fuori dalla
mia vita, così come ho fatto con voi. Era inevitabile che lui cercasse altrove
quello che io non sapevo più dargli».
Sentirla
parlare con tanta rassegnazione fece ancor più male al ragazzo del vederla
piangere. Il fatto che Ginny credesse di meritare un
trattamento di quel tipo era assurdo e
incomprensibile.
Doveva
assolutamente riuscire a farle capire quanto lei fosse
importante e amata…
«Non
voglio più sentirti dire una cosa del genere» disse Harry in tono deciso «Tu hai fatto così
tanto per Blaize e per tutti noi che non
basterebbe una vita per ripagarti. La tua mera presenza bastava a rendermi
felice anche nei giorni più duri della guerra. Hai saputo darmi una speranza quando non credevo ce ne fosse più e so che per gli
altri è lo stesso. Tu non meriti il dolore che stai
provando Gin. Non conosco nessuno che lo meriti meno di te. Se
c’è qualcosa, qualsiasi cosa, che io possa fare per farti star meglio ti prego
di dirmelo. Lascia che sia io ad aiutarti. »
Harry
aveva pronunciato queste parole con una tale tenerezza e al contempo con un
tale trasporto che Ginny non poté
fare a meno di provare una profonda ondata di affetto nei suoi confronti.
E
lei aveva un così disperato bisogno di aiuto in quel
momento…
«C’è
una cosa che puoi fare per me Harry » sussurrò lei
timidamente «Ti sarei infinitamente grata se potessi ospitarmi qui per qualche
giorno. Non ho la forza di tornare a casa e vedere lo sguardo triste e ferito
dei miei genitori tutte le volte che provano a toccarmi e io li respingo… Non
ce la faccio.» Un'altra lacrima, questa volta
solitaria, cominciò a scendere lentamente sulla sua guancia pallida e
punteggiata di efelidi.
Sembrava
così piccola e fragile in quel momento, le spalle ancora scosse dal pianto di
qualche minuto prima e l’aria sconfitta di chi non sa come andare avanti con la
propria vita, che Harry non riuscì a
impedirsi di fare scivolare la sua mano sul divano sino a quasi toccare quella
di lei. Questa volta però si fermò in tempo, cercando gli occhi della ragazza a
caccia di un muto assenso che non arrivò.
Ma quella
sera Harry Potter non era
in vena di gettare la spugna così facilmente. Troppe volte si era tirato
indietro con Ginny e se adesso lei era arrivata a
questo punto la colpa era anche sua.
«Tu
puoi restare qui quanto vuoi Gin, ma voglio che tu in
cambio mi permetta di fare un’altra cosa per te » non era mai stato tanto
risoluto nella sua vita «Lo so che hai paura e non riesci a controllarti, ma lo
hai detto tu stessa … Il contatto fisico con le persone che ami ti manca e non c’è niente di cui tu abbia più bisogno in questo
momento.»
«Harry, ti scongiuro, non chiedermi questo… » lo supplicò
lei atterrita «non posso farcela e tu non sei tenuto…»
«Non
lo faccio perché devo Gin» la interruppe lui in tono vagamente offeso «lo
faccio perché ho voglia di abbracciarti e di vederti tornare a sorridere. Ti
prometto che sarò forte, che non ci saranno sguardi feriti e che rispetterò i
tuoi tempi. Faremo un passo alla volta e se vorrai fermarti io ti aspetterò.»
Non
c’era nulla di più vero al mondo, avrebbe fatto
qualsiasi cosa per lei. Sapeva perfettamente che non sarebbe stato semplice:
era da quando l’aveva vista pallida e indifesa sul
letto del S.Mungo che non riusciva a pensare ad altro
che a stringerla tra le braccia e a cullarla come una bambina per aiutarla
scacciare via i brutti pensieri, e adesso l’avrebbe avuta tutti i giorni vicina
senza poterla toccare. Capiva perfettamente la frustrazione dei Weasley ma
doveva farsi forza e stringere i denti in attesa che, pian piano, Ginny riuscisse a vincere le sue paure e a superare il suo
blocco. Un passo alla volta…
«Va bene Harry, ci proverò. Devo
farlo per i miei…» acconsentì docilmente lei, profondamente colpita dallo
slancio del ragazzo.
«No
Ginny » la corresse lui «è per te stessa che devi
farlo. Qui non si tratta di soddisfare le aspettative
di nessuno, si tratta solo di farti stare meglio. Ti andrebbe di fare subito un
tentativo? Ricorda, non appena vorrai, non appena ti sentirai a disagio, io mi
fermerò » e dicendo questo le fece regalo di uno dei suoi rari ma dolcissimi
sorrisi.
«D’accordo,
proviamo…» rispose la ragazza prima di fare scivolare impercettibilmente la sua
mano verso quella di lui.
Qualche
secondo dopo sentì i polpastrelli di lui sfiorare lievi
la punta delle sue dita.
Il
contatto era piacevole, più che piacevole…delizioso; dopo tanti mesi finalmente
qualcuno la stava accarezzando e il fatto che quel qualcuno fosse Harry e che lo stesse facendo in modo così delicato e amorevole
non poté che renderla felice.
Una
sensazione di calore cominciò a propagarsi dalla punta delle sue dita lungo il
braccio, sino a giungere quasi al cuore. Poi, ad un tratto, la presa di Harry sulle sua mano si fece più
insistente e salda e il piacevole tepore che l’aveva invasa fu soppiantato da
una paura irrazionale e talmente intensa da spingerla a ritrarre la mano il più
velocemente possibile.
Imbarazzata
la giovane alzò lo sguardo per incontrare quello del suo amico, sicura di
scorgervi del risentimento o del dolore, ma quando i suoi occhi si posarono sul
volto di Harry ad aspettarli c’era ancora un caldo e
rassicurante sorriso.
«Un
passo alla volta Gin » le rammentò con dolcezza il
ragazzo.
«Si Harry, hai ragione…un passo
alla volta.»
Continua…
Note dell’autrice:
Questa
storia ha cominciato a prendere forma nella mia mente qualche settimana prima
dell’uscita di “Harry Potter
e il Principe Mezzosangue”, dunque non troverete alcun riferimento al libro.
Così
come ho fatto per la mia precedente fanfiction
proverò ad aggiornare ogni Lunedì.
Ringraziamenti:
Un grazie speciale ad AvaNa Kedavra che ha accettato su due piedi di farmi da beta. Se questo capitolo è leggibile e scorrevole il merito è anche del suo eccellente e accorto lavoro di
revisione.
Un
beta, soprattutto se competente, è il miglior amico di ogni
scrittore di fanfiction e AvaNa,
in quanto a precisione ed efficienza, potrebbe rivaleggiare con Hermione Granger!