In questi ultimi momenti ripenso a quel nome che giurai di vendicare.
Oh Ofelia,
Splendida sorella, fiore appassito prima del tempo,
sono troppe le cose che non ti ho potuto dire.
Non doveva andare così, saresti dovuta essere felice.
Perché lo meritavi, perché eri il gioiello più splendente di Danimarca.
Non è giusto che io debba piangerti in silenzio anche ora,
sì, che ormai non ho più nulla
se non qualche goccia di veleno che mi scorre nelle vene e segna il mio fato,
se non una ferita infetta,
se non una missione fallita miseramente,
se non un avversario degno davanti con cui condividere la coscienza di morte certa.
Bella Ofelia, ogni persona che mi circonda tesse e intreccia le proprie bugie,
ne fa dei ricami, con i materiali più pregiati
e poi le indossa, fiero
ignaro del fatto che cadrà nella loro trappola.
Perché sappi , carissima sorella, che le vesti si possono strappare,
e i fili di cui sono formate, aggrovigliare sempre più
fino a formare una rete invisibile
di cui lo stesso filatore può cadere vittima.
Finiranno in trappola,
uno dopo l’altro.
E invece tu, Amleto?
Tu che mi stai davanti, con il tuo regale spirito
e coraggio,
attendendo l’ultimo respiro,
cosa farai adesso?
Vedo la tua nobile figura segnata dalla pazzia,
trafitta dagli imbrogli creati,
eppure ora…
vorrei tenderti la mano e poterti salvare
solo sfiorandoti.
I nostri animi così distanti,
stanno abbracciando le stesse sensazioni,
la stessa struggente paura
e allo stesso tempo
la medesima tranquillità che ci permette di vivere
questi nostri ultimi secondi
con una lentezza irreale.
Vorrei che il sole sorgesse un’altra volta per noi
vorrei affrontarti ancora come svago,
vorrei poterti dire che era solo sogno,
un incubo così reale da rimanere incastrati al suo interno.
Ora tutto mi scivola addosso,
stringerò presto le tue mani, Ofelia
e parlerò di nuovo con te, Amleto.
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