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Autore: Akrois    20/03/2010    4 recensioni
È tutto grigio lì, anche le persone che vagano qua e là sotto i getti d’acqua. –No-, riesce a sillabare, -lasciatemi in pace, vi prego.-
Si torce le mani, mentre un buco si apre sul soffitto. Germania si copre la testa con le mani, tremando – Vi prego.- sussurra con un fil di voce. La polvere bianca scende volteggiando nella stanza e sembra quasi neve a Natale.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Germania/Ludwig
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ein Albtraum.

 

 

 

 

C’è una musica nell’aria. È bella, probabilmente è Wagner. Gli piace Wagner, lo ascolta spesso.

Passa le mani fra l’erba umida e inala l’odore della terra fertile. Sopra di lui un albero gli fa ombra. Sorride, osservando un gruppo di bambini che cantano saltando in cerchio, tenendosi le mani. Le risate cristalline arrivano fino a lui e lo fanno sorridere ancora di più. Un bambino che corre dietro ad un cerchio lo urta e se ne va gridando le sue scuse, sempre correndo dietro al cerchio. Lui gli fa un cenno con la mano, senza capire perché dovrebbe prendersela.

Una donna viene nella sua direzione camminando con grazia e sembra quasi che stia ballando, si para davanti a lui sorridendo e gli offre un pezzo di pane. Dietro di lei una signora dal viso coperto di rughe sta tirando fuori da un cestino forme dello stesso pane: bianco e sottile, intagliato da tocchi delicati.

Prende il pane e osserva la donna che si allontana, con la gonna che sfiora appena l’erba verde e i fianchi che ondeggiano sotto la stoffa chiara.

Spezza il pane, chiedendosi che sapore possa avere una vivanda dall’aspetto così inusuale. Una goccia rossa esce dal pane spezzato e scivola sulla sua mano. Lui si blocca, balbetta leggermente e fissa la goccia scendere lungo il suo braccio, mentre la musica svanisce e l’odore di terra viene sostituito gradualmente dalla puzza di petrolio ed escrementi. Getta il pane a terra e urla.

 

 

 

Si chiede spesso se Italia faccia gli incubi. Se dietro a quella faccina sorridente e allegra si nasconda un tormento interiore anche solo lontanamente vicino al suo.

Gli piacerebbe che fosse vero. Gli piacerebbe sapere che Italia soffre quanto lui o anche un po’ meno. Sarebbe utile a non sentirsi l’unico deficiente che ancora ci pensa, che ancora ci soffre (Polonia è un caso a parte). Ma Italia porta con disinvoltura la vecchia camicia nera e ultimamente parla dei comunisti con la faccia di chi parla di qualche animale particolarmente schifoso (ma quando è con Russia è carino e coccoloso e qualcosa non gli quadra), dando a loro tutte le colpe.

Italia,pensa, di certo non fa gli incubi.

 

 

 

Si fissa le mani con la bocca aperta (probabilmente sembra la fusione fra un cretino e un pesce palla, ma al momento è l’ultimo dei suoi problemi), chiedendosi se quelle cosine scheletriche, con la pelle grigiastra testa sulle ossa bianche sono sue. Se quelle nocche deformi grosse come palle da tennis sono sue. Se quelle unghie spezzate (a un dito neanche c’è l’unghia, mentre nell’altra mano tre sono totalmente nere) sono sue.

L’acqua gelata scorre sul suo corpo, evidenziando uno scheletrino rachitico che non può assolutamente essere suo. Guarda a destra e a sinistra, aprendo e chiudendo la bocca senza emettere un suono.

L’unico rumore nella camera dalle pareti grigiastre è quello dell’acqua che scende e schizza sul pavimento di tristi piastrelle grigie.

È tutto grigio lì, anche le persone che vagano qua e là sotto i getti d’acqua. –No-, riesce a sillabare, -lasciatemi in pace, vi prego.-

Si torce le mani, mentre un buco si apre sul soffitto. Germania si copre la testa con le mani, tremando – Vi prego.- sussurra con un fil di voce. La polvere bianca scende volteggiando nella stanza e sembra quasi neve a Natale.

 

 

 

Apre gli occhi di scatto, richiudendoli subito per impedire a una goccia di suore di entrare in contatto con l’iride. Si asciuga la fronte con il dorso della mano, guardandosi attorno – Italia?- mormora stringendo gli occhi nel buio –Italia ci sei?

Ma Italia non c’è. Non c’è da molti anni ormai. Germania non demorde, si alza e barcolla verso la porta. Tiene una mano poggiata contro il muro e cammina a passi incerti. Apre un’altra porta – Prussia?

Sussurra timido, entrando piano, mentre ad ogni passo si formano nuvolette di polvere attorno ai suoi piedi.

Si  guarda attorno, togliendo una ragnatela con le mani e maledicendosi per non essere rimasto da Francia a dormire. Prussia non c’è. Ma neanche Prussia c’è più da molti anni.

In compenso si sono i ricordi. Migliaia e migliaia di ricordi che tornavano a fargli visita ogni notte.

Chissà perché non riesce proprio a sentirsi felice.

                                                                                

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A.Corner__

Cof, cof. Starsene a fissare un finestrino per sette ore porta ad effetti devastanti, lo ammetto.

Quindi…

Il pane è il pane azzimo. Quello che ho visto io era rotondo, tutto foracchiato tipo centrino e dannatamente bello da vedere (dispiaceva a mangiarlo, pensavo di poterlo usare come sottovaso ò.o).

Poi…

Ah, la cosa là, delle docce è voluta. Poi lo so che nel buon 99,9%dei casi le docce non si accendevano  si buttava direttamente lo Zyklon B. Dai, una piccola licenza me la posso prendere anch’io, no?

La parte su Italia… amo i telegiornali, lo ammetto ù.ù e amo tantissimissimo il nostro presidente del consiglio, davvero, lo amo con tutto il cuore!Voterei per lui anche a Miss Bikini! (okay, l’ho scritto, ora la togliete quella pistola? No, vi assicuro che non aveva un tono sarcastico quella frase!Siete sicuri che quella cosa sul mio collo non lascerà il segno?)

Ah, come credo che si sappia per me Prussia è morto dopo la caduta del muro di Berlino. Da?

 

 

 

   
 
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