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Autore: Nichi824    21/03/2010    0 recensioni
questo è un racconto breve che ho scritto per un concorso della mia città e con il quale mi sono classificata al terzo posto, spero piaccia anche a voi!
Genere: Malinconico, Thriller, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo è un racconto che ho scritto per un concorso letterario della mia città, chiamato "parole digitali" e con il quale mi sono classificata al terzo posto. pensate che non credevo di vincere e non sono nemmeno andata alla premiazione >.< 

Le persone che lo hanno letto hanno detto che è un bel racconto anche se a me personalmente continua a non piacere hahaha!! mi farebbe piacere sapere anche la vostra opinione, anche perchè è una delle prime cose serie che scrivo, di solito mi occupo solo di fanfiction. ciao e buona lettura!

Una seconda chance

Quella telefonata nel cuore della notte mi aveva buttato giù dal letto. Infastidito e seccato mi sono trascinato a forza fuori dalla stanza ma non ho fatto in tempo a prenderla. Stremato sono ricaduto in un sonno di piombo ed al mio risveglio la segreteria lampeggiava. Un messaggio. L’ho ascoltato. Era lunghissimo. Una voce, che sussurrando e gridando, parlando lentamente e poi veloce, imprecava e minacciava di chiamare la polizia, per farmi arrestare. Non sono riuscito a capire né chi fosse né da dove chiamava. Però di una cosa ero sicuro, mi avevano trovato. Di nuovo. Perché non la smettevano di cercarmi? Perché non capivano che quello che avevo fatto era giusto? Che qualcuno doveva farlo, visto che la giustizia, con i suoi tempi infiniti e i fascicoli polverosi, non sarebbe mai riuscita a colmare il vuoto che avevo dentro?

Jodie era bella, bellissima. Aveva un sorriso dolce e non c’era momento in cui non lo mostrasse al mondo, era una ragazza così allegra. I capelli biondi e lunghi che le ricadevano sulle spalle, cornice di un ovale perfetto qual’era il suo viso. I suoi occhi verdi, così profondi. No, non potrò mai dimenticare i suoi occhi. A volte chiudo i miei e mi sembra che lei sia qui con me. Ma non c’è. Non ci sarà più. Lui me l’ha portata via. Me l’ha portata via prima che le chiedessi di sposarmi. Dopo l’incidente che ebbe con la mia Jodie trovarono nella sua macchina parecchie bottiglie vuote e una siringa. Si è salvato, il bastardo, vive felice con la sua compagna. Mi correggo, viveva felice.

Quello che avevo fatto era logico. Lui mi aveva portato via la mia compagna e io avevo portato via la sua. Era stato un attimo. Avevo aspettato che uscisse per buttare la spazzatura e semplicemente non ho premuto il pedale del freno mentre lei mi attraversava la strada. Eppure loro non lo capivano. Continuavano a cercarmi. E io a fuggire. Non sapevo neanche più da quanto tempo stesse andando avanti questa storia. I miei inseguitori erano probabilmente compagni dell’assassino della mia Jodie, intenzionati a fare tutt’altro che consegnarmi alla polizia.

Non ne potevo più di quella situazione. Non volevo più dover fuggire. Non volevo più dovermi guardare le spalle ogni volta che entravo o uscivo di casa. Volevo essere libero. Se solo capissero cosa ho provato quando il medico dell’ospedale, con il suo camice candido e la cuffietta trasparente macchiati del sangue dell’unica donna che abbia mai amato, mi ha guardato con gli occhi bassi evitando il contatto diretto coi miei e mi ha detto che non c’era più niente da fare. Mi ha detto che Jodie era morta. Mi ha detto che io ero morto. Se capissero la mia disperazione, la voragine che si è aperta dentro di me trascinandomi sul fondo e anche oltre.

Ma non l’avrebbero mai capito. Così ho raccolto le mie poche cose, la segreteria telefonica, che avevo attaccato al telefono del motel, il portafogli, le chiavi della mia vecchia casa, nella quale tanto non sarei mai tornato, una foto mia e di Jodie e poco altro.

Ho pagato la somma per aver alloggiato al Always Here Motel un paio di mesi e sono salito in macchina. Non sapevo dove sarei andato stavolta, per ora mi bastava andare il più possibile lontano da quel motel, che ormai avevano scoperto. Guidai tutto il giorno finche non arrivai in prossimità di un ponte, il panorama che si vedeva era stupendo e la strada deserta, così decisi di scendere per ammirarlo con calma, Jodie amava ammirare i paesaggi come quello.

Ma non avrei mai dovuto farlo. Improvvisamente, dai due lati del ponte sono spuntate due macchine, con intenzioni tutt’altro che amichevoli. Si sono fermate a un soffio da me. Dalla prima è sceso l’omicida della mia Jodie, accompagnato da tre energumeni e dall’altra ne sono usciti altri, grandi, grossi e forti, molto più forti di me. Ero in trappola, altro che libertà, avevo trovato la morte.

Proprio in quel momento però mi sono reso conto che la soluzione al mio problema era molto più semplice del previsto. Ho estratto la pistola, che quelli non si aspettavano che avessi, ho sparato all’unica persona che davvero lo meritasse, un colpo unico, in mezzo agli occhi e il suo corpo esanime è caduto a terra con un tonfo. Solo un attimo e gli altri erano già partiti di corsa per fare a me quello che io avevo fatto a lui, ma io sono stato più svelto, ho scavalcato la recinzione, mi sono puntato la pistola alla tempia ed ho esploso un colpo, precipitando nel fiume. Solo così avrei trovato la libertà che tanto agognavo, solo così avrei rivisto la mia Jodie, solo così… Ma mentre cadevo, mentre gli ultimi secondi della mia vita scorrevano, mentre anche l’ultima scintilla si estingueva, ho sentito la voce di Jodie. Ma non era contenta, il suo tono di voce era lugubre e terribilmente triste. E mentre le porte dell’inferno si spalancavano sotto di me mi ha detto “povero amore mio che cercavi la libertà, non hai trovato che la prigione eterna”.

Poi più niente.

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Mi svegliai, la segreteria lampeggiava, c’era un messaggio. Era l’ospedale, telefonavano per dirmi che oggi stesso avrebbero dimesso la mia ragazza. Aveva avuto un brutto incidente con un ubriaco ma si era salvata. La sera che ha fatto il frontale con quell’uomo avevamo litigato, per colpa mia, e degli stupidi problemi che mi facevo sempre. La sera stessa della dimissione le ho chiesto di sposarmi. Senza di lei non sarei mai stato libero, né felice.

  
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