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Autore: Elanor Eliniel    02/08/2005    2 recensioni
Probabilmente nessuno di voi si ricorderà di Hestia Jones… Era una strega che faceva parte della combriccola che andò a prendere a Privet Drive un Harry frustrato nell’Ordine della Fenice. Ecco una breve fanfiction che la vede protagonista. Mi raccomando, recensite.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hestia Jones
Caro Sirius,
Non riesco a crederci! Quanto tempo è passato da quanto stavamo assieme!
Tu al settimo anno ed io al sesto. Nessuno in tutta Hogwarts riusciva a credere che avessi messo la testa a posto e deciso di stare seriamente con una ragazza!
E poi alcuni anni dopo, la notizia. Non riuscivo a crederci, non potevi aver tradito i Potter, non tu, non il mio Sirius!
La disillusione era amara. Ho creduto di aver sprecato i migliori anni della mia vita con un farabutto, un traditore dei suoi amici e che non mi amava. Ma qualcosa di me si era sempre rifiutata di credere a tutto questo. E infatti…
Alla fine di giugno, Silente mi ha chiamata. Mi ha raccontato la verità. Eri innocente. Eri libero, ma imprigionato nella tua casa, nel Quartier Generale dell’Ordine della Fenice.
Qualcosa è esploso in fondo al mio petto. Il mio unico vero amore non era andato perduto. Purtroppo in questo periodo ho molto da fare per conto di Silente e spesso sono di turno.
Ma tra pochi giorni potrò venire a Grimmauld Place a riabbracciarti, dopo quattordici anni. Quattordici anni durante i quali non ho mai smesso di pensarti.
Tua Hestia

Hestia arrotolò la pergamena col cuore gonfio dall’emozione. Aveva trentacinque anni e, dopotutto, non era tardi per ricominciare ad amare. Chiamò Dafne, la sua civetta candida con splendidi occhi di smeraldo e le consegnò la pergamena.
Fatto questo, controllò il suo orologio magico. Aveva ancora cinque minuti; corse nel bagno a guardarsi allo specchio. Era una donna molto carina, con occhi d’ambra, colorito roseo e capelli neri, quella mattina più spettinati che mai. Li sistemò come meglio poteva, poi disilluse se stessa e la sua Nimbus Duemila e uscì dalla finestra diretta al Ministero della Magia, dove lavorava.
Ancora pochi giorni e avrebbe rivisto Sirius… non aveva mai dimenticato quegli occhi grigi che la fissavano increduli mentre i Tiratori del Ministero lo portavano via, ad Azkaban.
Alcuni giorni dopo, Hestia si trovava in volo, non diretta al Ministero, ma al numero dodici di Grimmauld Place. La giornata era nuvolosa, niente di meglio per lunghi viaggi in manici di scopa: i rischi di essere individuata da Babbani erano assai ridotti.
Giunta a destinazione, bussò cautamente alla porta; ad aprirle fu un elfo domestico di nome Kreacher, che cominciò a borbottare contro di lei, come se non potesse sentirla.
Hestia alzò gli occhi al cielo.
- Piantala! Dov’è Sirius? – domandò.
- Oh, lei cerca il padrone, quella creatura disgustosa, certo; oh, se la mia povera padrona potesse vederla… -
- E smettila! – disse lei alzando la voce. Fu un errore. Due tende vermiglie si spalancarono lasciando ben visibile il quadro della Signora Black.
- TU!!!! Feccia, mezzosangue! Degna compare del traditore del suo sangue! Tu infesti la nobile casata dei miei padri! –
- Ma molto presto questa potrebbe essere anche la sua casata, suo malgrado – intervenne un uomo, il lunghi capelli scuri ad incorniciargli il volto affascinante coi grigi occhi gonfi d’emozione.
- Sirius… SIRIUS!!!!! – urlò Hestia col cuore in gola buttandogli le braccia al collo.
- Sì, Hestia sono io – disse lui ridendo dalla gioia, poi si chinò a baciarla.
- Vergogna!!! Come osate fare questo davanti ai miei occhi, fecce, luridi babbanofili… -
- Taci, orrida vecchia, taci! –
Poi Sirius porse ad Hestia una scatoletta, che la donna aprì.
Poi scoppiò a piangere e l’uomo sorridendo le infilò l’anello al dito.
- Ti amo, Hestia, non ho mai smesso di amarti… per quattordici anni… -
- Nemmeno io, Sirius. Promettimi che non ti perderò più –
- Vorrei tanto poterlo dire… - fece lui malinconico – ma in tempi come questi, non vi è alcuna certezza. Anzi no, quasi nessuna. C’è sempre il nostro amore –
Stranamente, quel giorno, non ci furono riunioni al quartier generale, quasi tutti erano di turno fuori per cercare di scoprire quale sarebbe stata la prima mossa di Voldemort.
I Weasley sarebbero arrivati lì l’indomani, ma quella sera erano completamente soli…
Un caldo raggio di sole illuminò la stanza. Hestia guardò l’uomo accanto a lui, i suoi occhi grigi erano ancora chiusi. Si alzò dal letto ed andò nella sua camera a prepararsi. Aveva fatto bene a trasferirsi a Grimmauld Place, altrimenti ora sarebbe dovuta tornare a casa ed avrebbe fatto tardi al lavoro, con ogni probabilità. Quando fu pronta, andò di nuovo da Sirius, gli diede un bacio sulla fronte ed uscì.
L’anno dopo, in quella stessa stanza, numerosi pensieri si susseguivano nella mente di Hestia:
Sirius… Ti avevo appena ritrovato. Stasera c’è stata una riunione dell’Ordine. Ho saputo tutto. Il ministero ora sa che Voldemort è tra noi.
-non sono sicuro che accetterò le loro scuse- dicesti tu, una volta pensando a quando Caramell ed i suoi avrebbero aperto gli occhi. Ora li ha aperti gli occhi, Sirius. Ma tu li hai chiusi.
Silente, è stato lui a dirci tutto. Di come tu e lei vi siete affrontati, delle tue parole beffarde. Te ne sei andato così, Sirius, ridendo. Eri sempre stato allegro e vitale. Soltanto lei è stata capace di spegnere il tuo sorriso. Perchè, perché Sirius!!!! La odio, come non ho mai odiato nessuno, ti ha portato via, Sirius, ti ha portato via da me! Ed ora cosa mi resta? Ti ho perduto per la seconda volta, ma ora è diverso, perché non mi sento tradita nella fiducia, so perfettamente che mi amavi e che eri una persona coraggiosa, onesta e generosa. Non smetterò mai di amarti, Sirius.

La donna scoppiò a piangere. Che senso aveva restare lì, su quel letto, in vita a piangere per sempre la morte di Sirius?
Si avviò verso il portone.
- Hestia, dove vai? – chiese Tonks con gentilezza. Stava confortando Lupin.
- Da Sirius – fece lei con voce piatta ed inespressiva.
- Cosa? Hestia, aspetta… -
La porta si richiuse con un tonfo.
- Malocchio, dobbiamo fermarla… -
Alcuni maghi presero i loro mantelli ed uscirono. Ma Hestia non era da nessuna parte. La donna si era materializzata di fronte al Ministero. Entrò passando per la famosa cabina. L’intera sede era in subbuglio, ma lei non se ne curò: sapeva cosa doveva fare e doveva farlo subito, prima che le passasse il coraggio.
Percorse un lungo corridoio che terminava con una porta nera, che oltrepassò. Era in una stanza circolare, con molte porte e, come se l’avesse sempre saputo, scelse quella giusta e la varcò.
Era giunta in una stanza circolare con gradinate di pietra ed al centro vi era un arco di pietra da dove pendeva un logoro velo nero. Mormorii sommessi sembravano attirarla ad esso.
- Sirius…? – chiese debolmente.
Appoggiò la fronte all’arco scoppiando a piangere.
- Sir … Sirius – disse singhiozzando – sono qui Sirius, sono qui –
La porta si spalancò e comparvero Tonks, Kingsley, Moody ed altri.
- Jones, cosa diavolo stai facendo? – gracchiò Moody vedendola in piedi accanto al velo – l’Ordine ha bisogno di te –
- Ma io ho bisogno di Sirius. Aspettami, amore – disse decisa – Addio, ci rivedremo un giorno –
- NO!!! – urlò Tonks.
Ma Hestia, rivolgendole un ultimo sorriso, attraversò il velo.
Tutto il dolore le era stato portato via… non vedeva più niente, ad eccezione di un uomo dagli occhi grigi.
- Cosa… che cosa hai fatto?! – domandò incredulo.
- Promettimi che non ti perderò mai più. Ora puoi farlo –
- Te lo prometto. E per Sempre -

  
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