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Autore: prongs95    21/03/2010    2 recensioni
James e Lily, nemici giurati, frequentano il quinto anno della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Tutto sembra andare come al solito: i litigi, il disprezzo di Lily per James e i tentativi di quest'ultimo di fare amicizia con lei. Ad un certo punto, però, si troveranno a dover affrontare insieme una prova in cui le loro strade saranno costrette ad incrociarsi... che cosa ne sarà di loro?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini | Coppie: James/Lily
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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REMEMBER ME

Salve! Dopo aver finito una fic di 28 capitoli alla quale mi ero pericolosamente affezionata (e lo sono tutt’ora) ho provato inutilmente a rimarmene zitta per un po’, ma il guaio è che senza i miei personaggi preferiti ho rischiato di cadere in depressione. Ovviamente, la mia unica ancora di salvezza è la scrittura, quindi ho fatto lavorare le mie meningi come muli da soma e ho elaborato nella mia testolina un’altra fic, che spero apprezzerete. È totalmente diversa dalla precedente, soprattutto perché inizia dal 5° anno. Ora non vi rompo più, spero solo che come inizio vi piaccia e che abbiate il tempo di lasciarmi un commentino.

Nemici e rivali

Una ragazza sbadigliò, posando il quotidiano del giorno precedente, il quale fino a un attimo prima aveva catturato la sua attenzione, su un tavolino. Si stiracchiò sulla poltrona, esausta.
Lily Evans aveva passato tutta la notte in piedi a fare la ronda per i corridoi, dopo aver trascorso il pomeriggio intero a fare quegli interminabili compiti. Dopo il tema di trenta centimetri di Artimanzia, le due lunghissime e complicate traduzioni di Antiche Rune e il riassunto sugli Incantesimi Evanescenti per la professoressa McGranitt, sarebbe volentieri sprofondata nel suo letto a baldacchino senza cena, anziché passeggiare per tutta Hogwarts in compagnia di Remus Lupin. D’accordo, quel ragazzo non aveva nulla che non andava, però era un Malandrino e i Malandrini non erano degni della sua attenzione né della sua compagnia. In più, dal momento che le toccava ammettere che colui che si faceva chiamare Lunastorta aveva addirittura la testa sulle spalle, era ancora più infastidita.
Non aveva fatto altro che borbottare risposte brusche ogni volta che le rivolgeva la parola e si sentiva immensamente in colpa perché, cosa ancora più strana, quel ragazzo era infinitamente gentile.
Tuttavia, le ricordò una sadica vocina nascosta tra i più segreti angoli del suo subconscio, Remus Lupin era uno dei migliori amici di James Potter, con il quale aveva inevitabilmente litigato la mattina precedente e per lei qualunque cosa o chiunque persona fosse anche strettamente legata a quell’ insopportabile ragazzo doveva starle alla larga.
Sentì alcuni rumori troppo sonori per provenire da un dormitorio di gente normale. In più, di prima mattina era decisamente difficile che gli studenti di Grifondoro facessero un tale baccano, a meno che non si trattasse del solito quartetto e Lily su questo non nutriva alcun dubbio.
Stizzita, raccolse in fretta e furia le cose che aveva lasciato sul tavolino la sera precedente, prima di abbandonare la Sala Comune e di svolgere i suoi doveri di Prefetto. Si lisciò un attimo i vestiti e si passò una mano tra i capelli per verificare che non fossero una ramata massa cespugliosa, il che avrebbe di certo contribuito ad incrementare le critiche degli altri studenti, che già doveva sforzarsi per sopportare.
Poi, esattamente quando la porta del dormitorio maschile in cima alla torre si aprì, lei sparì oltre il ritratto della Signora Grassa, decisa a fare una tappa nel bagno delle ragazze prima di dirigersi nella Sala Grande per la colazione.
Quando arrivò non fu sorpresa di notare di essere una delle poche ad essere già là, ma si disse che almeno così poteva mangiare indisturbata dai commenti velenosi di chi la guardava in cagnesco e, soprattutto, da quell’insopportabile e assordante voce appartenente al ragazzo che ricopriva il ruolo di Idiota della Gran Bretagna più degli altri.
Aveva quasi finito di mangiare, quando un’allegra ragazza dai lisci capelli castani e dagli occhi infinitamente dolci prese posto di fronte a lei.
-Buondì- la salutò Alice, avvicinando a sé il piatto del pane tostato e prendendone due fette.
-Ciao- rispose la rossa, già di malumore.
-Salve!- un’altra voce decisamente più squillante la fece sobbalzare.
Mary McDonald prese posto accanto a lei.
-Come mai qui così presto?- chiese, servendosi di uova e pancetta.
-Mi sono svegliata prima- rispose Lily con semplicità.
-Davvero?- fece Alice incredula, -Questa notte mi sono svegliata per andare in bagno, ma non mi è parso che il tuo letto fosse occupato- commentò.
-Ve l’ho detto- sbuffò Lily, -Ero a fare la ronda per i corridoi- spiegò.
-Sì, sì, d’accordo- si affrettò a rispondere Mary, -Ma non sei tornata in dormitorio. A che ora avete finito?- chiese.
-Alle cinque- bofonchiò la ragazza, tenendosi la testa con una mano.
Alice notò le spaventose occhiaie violacee che facevano sembrare Lily molto più vecchia di una semplice ragazza di quindici anni.
Mary sputò il succo di zucca che aveva deciso di bere solo un attimo prima, poi si portò una ciocca di boccoli scuri dietro alle orecchie e disse, indignata: -Così tardi? Perché?-
La rossa borbottò qualcosa che suonò come “Pix”, ma le due non ne furono mai sicure, perché in quel momento altri studenti irruppero nella Sala Grande e il suo tono di voce era decisamente troppo basso.
Poi il portone si spalancò di nuovo ed entrarono quattro ragazzi, ma la vista di quello in testa al gruppo bastò perché Lily scattasse dalla panca su cui era seduta.
-Vado a Incantesimi- annunciò, senza dare ad Alice e Mary il tempo di risponderle o almeno di salutarla.
Cercando di mimetizzarsi tra la folla di studenti ancora in piedi alla ricerca di un posto al tavolo della loro Casa, Lily Evans si fece strada verso l’uscita, masticando imprecazioni.
Purtroppo per lei, l’occhio malandrino di James Potter era troppo allenato a scorgerla dappertutto perché non la notasse in quell’occasione.
-Buongiorno, Evans- la salutò, con il volume della voce leggermente superiore agli standard di un ragazzo che ha ancora l’immagine del cuscino impressa sulla retina.
Lily lo ignorò, lanciandogli un solo e fugace sguardo con la coda dell’occhio, ma questo bastò.
Per quello che vide, James Potter stringeva fra le mani qualcosa che, meraviglia delle meraviglie, era totalmente differente dal suo solito e stupido Boccino.
Era un oggetto orripilante, con qualche dente qua e là.
La rossa si arrestò all’improvviso e si rivolse a James, più sprezzante che mai.
-I Frisbee Zannuti sono proibiti e non è una novità- disse, gli occhi ridotti a due fessure particolarmente inquietanti, mentre nella Sala Grande le chiacchiere degli studenti diminuivano ma i mormorii eccitati aumentavano, -Dammelo, Potter- ordinò, tendendo la mano aperta.
-Altrimenti cosa mi fai, Evans?- la sfidò lui, le labbra arricciate nel suo solito ghigno beffardo.
-Non lo so, Potter- replicò lei, fingendo di pensarci su, -Oh, sì… puoi scegliere tra far perdere punti alla tua Casa, meritarti una punizione o, come io riterrei più corretto, entrambe le cose-
James la fissava con finta perplessità.
-È davvero disonesto abusare della spilla che porti al petto, Evans- la canzonò, assumendo un’aria profondamente offesa e parecchio delusa, -Non me lo sarei mai aspettato da una come te-
Lily sgranò gli occhi, sinceramente incredula e infuriata al tempo stesso.
Per un breve istante lesse il terrore negli occhi ambrati di Remus Lupin. A quanto pareva, erano tutti convinti che una sfuriata da parte sua fosse inevitabile, o che magari avesse estratto la sua bacchetta per affatturarlo.
-Un “hip hip urrà” alle persone che hanno la capacità di sorprendere- disse, perfettamente impassibile, -E per il momento dieci punti in meno a Grifondoro per il tuo conosciuto disprezzo per le regole, Potter e… sì, vediamo un po’… altri cinque per la tua insolenza- elencò, tenendo il conto sulla punta delle dita, -Per il resto… be’, sono sicura che la professoressa McGranitt sarà lieta di assegnarti una meritata punizione, oltre che a ripeterti quanto tu contribuisca infinitamente nel far perdere a Grifondoro la Coppa delle Case e quanto sia a rischio la tua ammissione ai G.U.F.O.- dopodiché fece per andarsene, ma aveva appena spostato il piede di un millimetro che si bloccò.
-Ah, e per quanto riguarda alla mia spilla, Potter- aggiunse, sempre acida nonostante la soddisfazione che si era tolta, -Ti suggerisco di guardarla bene, perché non tollero che qualcuno, tanto meno tu, mi accusi di approfittarne. I Frisbee Zannuti sono proibiti da quando hai varcato la soglia di questo castello e la regola non me la sono inventata io- anche se era tranquilla, ogni sillaba traboccava di collera repressa, -Se non fossi sicura che la McGranitt sarà severa, ti avrei tolto altri cinque punti per la tua mancanza di rispetto e ti assicuro che la prossima volta lo farò- detto questo, tese di nuovo la mano, -Ora, se non ti dispiace, dammi quel Frisbee, Potter- ripeté e questa volta il malandrino non ebbe proprio scelta.
Infuriato almeno quanto lei, glielo lanciò con veemenza, poi andò a sedersi al tavolo dei Grifondoro, mentre Sirius gli dava pacche consolatrici sulla schiena. Lily, profondamente soddisfatta, girò sui tacchi e uscì a passo spedito dalla Sala Grande, con gli occhi di tutti puntati addosso come se fosse l’animale più richiesto dello zoo, mentre Alice e Mary, la quale aveva ancora il cucchiaino che aveva affondato nella sua ciotola di porridge a mezz’aria, scuotevano la testa dopo aver seguito la scena con la bocca spalancata.

Lily sfrecciava per i corridoi della scuola, scansando gli studenti diretti alla Sala Grande per la colazione.
Era furente.
Le sue labbra erano tanto strette da intimidire chiunque e il suo cipiglio era particolarmente severo.
Il Frisbee Zannuto le aveva addentato un dito per la quarta volta e quello aveva preso a sanguinare.
Con un colpo di bacchetta fermò l’emorragia.
Svoltò l’angolo, rischiando di finire addosso ad una Corvonero del sesto anno che si lamentò dei suoi modi bruschi, ma Lily non si diede nemmeno la pena di risponderle. Avrebbe tanto voluto avere con sé qualsiasi cosa su cui sfogare la sua rabbia. Parecchie volte si era convinta che nulla sarebbe mai stato soddisfacente quanto sentire la mandibola di James Potter scricchiolare al suo ennesimo pugno, ma alla fine aveva capito che la vista di quel viso la ripugnava abbastanza da indurla a scegliersi un altro punching-ball, alias Mrs Purr. Se non fosse stata una studentessa modello, un Prefetto e tutto ciò che poteva renderla così rispettabile, avrebbe volentieri guardato la gatta andare incontro ad una lenta agonia dopo aver inghiottito croccantini ripieni di uova di Doxy.
Avrebbe fatto volentieri a meno di quella spilla. La sua esistenza sarebbe stata meno ostacolata se il suo rendimento scolastico non fosse stato così alto. Le sarebbe piaciuto essere normale, ma per quanto si impegnasse per restare nell’ombra, ogni suo passo la metteva allo scoperto. Odiava profondamente essere sempre additata per qualsiasi bazzecola che la riguardasse.
Invece eccola lì, Lily Evans.
Strana perché il suo migliore amico era un Serpeverde, strana perché eccelleva in ogni materia e per di più le seguiva tutte, strana perché i suoi capelli rosso scuro e i suoi occhi verde smeraldo incantavano tanto James Potter e, soprattutto, strana perché continuava a rifiutarsi di uscire con il ragazzo più popolare della scuola, nonostante ci fossero persone che avrebbero fatto carte false pur di essere degnate di uno sguardo da lui.
Ma Lily Evans non si curava di tutto ciò.
Fiera e altezzosa, giunse all’aula di Incantesimi, dove trovò il professor Vitious intento a preparare gli oggetti con cui avrebbero dovuto esercitarsi.
-Signorina Evans!- squittì l'ometto quando la vide, -È un po’ in anticipo! Le andrebbe di darmi una mano?-
La ragazza lo fissò, non del tutto libera dai suoi pensieri.
-Darle una mano?- chiese distrattamente.
-Certo- confermò il professore.
-Oh… va bene- si arrese la rossa, frugando nella sua borsa, -Tenga, la relazione per oggi-

Dopo che Lily scomparve oltre la porta della Sala Grande, Mary tuffò il cucchiaino nella sua ciotola di porridge, ma sia lei che Alice erano visibilmente contrariate.
-Certo, i Frisbee Zannuti sono proibiti- convenne Alice, tentando di scacciare un po’ quell’atmosfera tesa causata dal litigio appena avvenuto.
-Con questo non significa che potevano lanciarsi addosso tutti quegli insulti- fece seccata Mary. L’atteggiamento di Lily la rendeva spesso nervosa. Non sopportava l’idea di doverla vedere sempre così chiusa in se stessa. Cominciava a credere che a Lily fosse stato sottratto il diritto alla risata sin dalla nascita, rimpiazzato poi con un determinato spirito critico.
-No, infatti- dovette assentire Alice, abbassando i caldi occhi castani.
-Se nessuno prenderà provvedimenti con quei due, temo che dovrò farlo io- aggiunse Mary, quasi con rassegnazione.
-Mary, qualsiasi cosa tu stia pensando di fare, sono sicura che dovresti lasciar perdere- le consigliò Alice, incrociando le braccia sotto il seno.
-Perché?- chiese la ragazza, con aria di sfida.
-Lo conosci il proverbio, no?- rispose Alice, -“Tra moglie e marito…”- recitò.
-Alice, Lily e James non sono né sposati, né tantomeno fidanzati- le ricordò Mary, interrompendola.
-Lo so, ma…-
-Ehi, McDonald!- la contraddizione di Alice venne interrotta da un’esclamazione proveniente dall’altra parte del tavolo.
Mary si voltò, cacciando indietro una ciocca ribelle dei suoi boccoli neri e si stupì constatando di essere stata chiamata da Sirius Black, che di sicuro non aveva fatto altro che sorbirsi le lamentele di James nell’ultima decina di minuti.
-Che vuoi?- gli chiese in risposta la ragazza. Non le era mai stato molto simpatico. Come sosteneva giustamente Lily, lui e Potter erano due arroganti palloni gonfiati, con l’unico scopo di ostacolare l’esistenza degli altri.
L’unico dettaglio che la differenziava dall’amica era il fatto che lei non aveva mai trovato particolarmente allettante la prospettiva di passare le sue giornate a sbraitargli conto, rischiando per di più di perdere la voce ottenendo zero attenzioni in cambio.
Ma Sirius non rispose, si limitò a farle cenno di avvicinarsi.
La ragazza era sul punto di ignorarlo e di gustare finalmente la sua colazione come se non fosse successo nulla, ma alla fine masticò un’imprecazione e si alzò da tavola per raggiungerlo.
Alice la seguì, ma anziché fermarsi con lei davanti ai Malandrini, decise di aspettarla fuori.
Mary si fermò davanti a lui, le braccia conserte, senza fare il minimo sforzo per nascondere quanto quella fosse una scocciatura per lei.
Sirius la fissò.
Se ne stava immobile di fronte a lui, con l’espressione dura di chi stava lottando con i propri impulsi perché costretto a fare qualcosa contro la sua volontà. I suoi occhi azzurri erano ridotti a due fessure che non ne nascondevano la limpidezza e le sue labbra erano strette, come se volesse trattenerle per evitare che si muovessero senza il suo consenso. Oltre ad avere le braccia conserte, batteva ritmicamente un piede, l’unico sfogo che tradiva la sua impazienza.
Nonostante quell’immagine gli suggerisse di restare completamente serio, Sirius non poté fare a meno di constatare quanto fosse carina.
-Senti, lo so che la Evans aveva ragione- cominciò lui, in cerca delle parole adatte per formulare la sua richiesta.
-Certo che ce l’aveva- affermò Mary.
-Be’, ehm… non è che tu magari potresti convincerla a non mettere James in punizione?- domandò, lanciando occhiate furtive al suo migliore amico, che in quel momento aveva rinunciato ad ascoltarlo per lamentarsi con Remus e Peter, -In fondo era solo un Frisbee…- giustificò il moro.
-Black, se conoscessi anche per un quarto Lily, sapresti benissimo che le mie parole non hanno la benché minima influenza su di lei- rispose lei, suqadrandolo come se avesse appena confuso un leone con un castoro, -E poi non vedo cosa ci guadagnerei facendoti un favore e soprattutto non mi pare ci siano dei buoni motivi per i quali potrei fartelo- disse, guardandolo dall’alto al basso.
-Perché sono io?- provò a suggerire lui, sperando almeno di farla sorridere, ma le labbra di Mary McDonald non si incurvarono nemmeno di un millimetro.
-Sarebbe una ragione lampante per cui varrebbe la pena di rinunciare se accettassi- replicò asciutta la ragazza, allontanandosi a passo spedito, senza lasciargli il tempo di replicare.
Sirius, profondamente offeso, ma anche stralunato, si voltò e guardò senza desiderio la fetta di pane tostato che aveva sul piatto, appena masticata.
Era irritato. Non poteva accettare di farsi battere da una ragazza, meno che meno da Mary McDonald.
-…be’, ma se ne pentirà- sentì James concludere, mentre si alzava imitato da Remus e Peter.
-James, che diamine hai intenzione di fare?- gli chiese Lunastorta, severo.
-Oh, per ora non ne ho idea, ma presumo che me ne verranno di fantasiose- rispose il moro, dirigendosi su per la scalinata che conduceva alla Sala Comune di Grifondoro.
-Non potresti lasciarla stare?- lo rimproverò ancora Remus.
-Rem, “occhio per occhio, dente per dente”- recitò James, -Se lei la smettesse di affibbiarmi punizioni ingiuste, io smetterei di tormentarla-
-Non ci credo nemmeno se i galeoni che ho in tasca diventassero flaconi di shampoo- commentò Remus, prima di dire la parola d’ordine alla Signora Grassa, la quale si spostò per farli passare.
-I quali sarebbero molto utili a Mocciosus, ma non è questo il punto- riprese il moro, passandosi una mano tra i capelli perennemente arruffati e ricordandosi con piacere che Lily odiava quel gesto, -Il punto è che grazie a lei sarò costretto a fare chissà che cosa, come se non avessi già abbastanza punizioni- borbottò.
-Non è colpa sua se ci sei dentro fino al collo- l’ammonì l’ amico, -E non è stata nemmeno ingiusta. Ti meriti quel castigo-
James, che in cuor suo era pienamente convinto che se il Frisbee Zannuto si fosse trovato in altre mani, la rossa si sarebbe militata a sequestrarlo e a sottrarre qualche punto, decise di lasciar perdere. Lunastorta non l’avrebbe mai pensata come lui, ne era certo.
Sbuffando, afferrò la borsa con i libri e si precipitò con gli altri Malandrini giù per le scale, diretto ad Incantesimi.
-È inutile che ti lamenti- riprese Remus, -Forse hai ragione. Forse Lily non avrebbe dato una punizione solo per un Frisbee Zannuto- disse.
James lo guardò sollevato, come per comunicargli che ora lo sentiva ragionare, anche se le sue speranze vennero spente con un’altra affermazione.
-Però anche ieri ti ha sorpreso con quel Frisbee in mano e avete litigato per questo- gli ricordò Lunastorta, -E l’altro giorno tu stavi…-
Ramoso roteò gli occhi. –Okay, ho capito- lo interruppe, -Tu stai con lei-
-No, sto solo cercando di far ragionare il mio migliore amico, in modo che non mi metta di nuovo nella situazione di schierarmi dalla parte di una ragazza che non lo sopporta e che non è sopportata da lui- lo corresse Remus.
-E tu che cosa ne pensi, Sir?- chiese James, quando fu evidente che da Remus non avrebbe mai sentito le parole che sperava qualcuno gli rivolgesse.
Ma il bel Black non lo stava nemmeno ascoltando: era distratto e piuttosto scontroso.
-Sir?- chiamò ancora James.
-Mh?- rispose quello, fissandolo con occhi vacui.
James fece una smorfia, ma non rispose.
-Dai, Sir!- gli disse invece, dandogli una pacca sulla schiena, mentre due oche di passaggio cinguettarono un “Ciao, Jamie” al quale rispose con un sorriso, -Adesso abbiamo il vecchio Filly, no?-
Gli occhi blu oceano di Sirius furono attraversati da un bagliore decisamente malandrino. –Fantastico- ringhiò, mentre un sorriso accattivante gli arricciava le labbra.
-Si può sapere che hai?- gli domandò Remus, senza troppi giri di parole, mentre Peter annuiva energicamente al suo fianco.
-Ora che so di avere la possibilità di affatturare la Evans, nulla- rispose Sirius, esaminando la sua bacchetta con l’aria famelica di chi non vede l’ora di utilizzarla.
-Cosa vuoi fare?- fece James, con un tono che lasciava intendere che non gliel’avrebbe mai permesso.
-Mi hai sentito- rispose con semplicità Sirius, evitando di guardare in faccia l’amico, -Mi ha rovinato la giornata, quel libro parlante- sbottò, irritato.
-Ha rovinato la giornata A TE?- fece accigliato James.
-Proprio così- affermò Sirius, grondante d’ira.
In quel momento, non seppe mai come né perché, a James venne voglia di spaccargli la faccia prendendolo a pugni.
Si sentiva direttamente offeso, nonostante il malandrino non avesse mai accennato a lui durante la sua raffica di insulti.
Ma Sirius, si disse James, avrebbe dovuto chiedergli almeno il permesso, prima di insultare la Evans…
Aveva appena finito di formulare quel pensiero, che già si sentiva le guance in fiamme.
Il permesso. A lui. Che cosa banale. Come aveva potuto anche solo sfiorarlo, un pensiero del genere?
-Per colpa sua ho litigato con la McDonald- spiegò Sirius, a denti stretti.
Quando James riuscì a scacciare quegli sciocchi pensieri, si permise di sghignazzare.
-E ti importa?- chiese, malizioso.
-Oh, certo che no- si affrettò a dire Sirius, -Ma non mi va di essere trattato da mollusco solo per colpa sua-
-Da mollusco- ripeté James con il suo sorriso beffardo, -Che bel termine- commentò.
-Era per non usarne un altro- ringhiò Sirius.
James pensò che era uno di quei momenti in cui le differenze tra il suo migliore amico e un cane si annullavano completamente. –E perché saresti stato trattato da… ehm… mollusco?- gli chiese divertito.
-Perché le ho chiesto se convinceva Lily a non metterti in punizione e…-
Ma James non ascoltò il resto della frase. Si vergognò profondamente per aver pensato male di Sirius.
-Non dovevi- borbottò, prima di svoltare con lui, Remus e Peter nella classe affollata del professor Vitious.
L’insegnante non era ancora arrivato e tutti gli studenti di Grifondoro del quinto anno erano in piedi a chiacchierare.
Tutti, tranne una.
Solo Lily Evans era seduta compostamente al suo posto, in prima fila, con la testa china sull’enorme manuale di Incantesimi.
Ad un tratto, sentì le sue gambe muoversi senza che lui volesse davvero fare qualche passo e si ritrovò accanto a Lily Evans, proprio mentre lei girava pagina e si portava elegantemente una ciocca dei suoi lisci capelli ramati dietro l’orecchio.

Alice l’aspettava ai piedi della scalinata, le braccia incrociate.
-Che voleva Black?- chiese, con la curiosità che sprizzava da tutti i pori.
-Solo un favore senza però essere ripagata- sbottò Mary, parecchio infastidita.
-Tipico di Black- fece l’altra, con un’alzata di spalle.
Mary s’irritò ancora di più. Era impossibile che lei non riuscisse a guardare male individui come lui.
-Tipico di Black?- ripeté, -Be’, le sue abitudini non mi interessano! Io tratto gli altri come miei pari ed esigo di ricevere le stesse considerazioni!- sbottò.
-Se sei fortunata, entro la fine della scuola Black sarà diventato docile come un agnellino- rispose pacata Alice, svoltando l’angolo.
Mary scoppiò in una risatina stridula. –Entro la fine della scuola?- disse, sarcastica, -Se continua così dovrà solo pregare in ginocchio per arrivarci vivo e comunque Black non cambierà mai, meno che meno quando sarà maggiorenne e potrà fare incantesimi anche per tirare su la cerniera dei pantaloni-
-Be’, ma magari…- ma si bloccò immediatamente, sgranando gli occhi.
Incuriosita, Mary seguì il suo sguardo e vide che James Potter si stava dirigendo verso Lily, prendendo posto accanto a lei.

-Strano il ritardo del professor Vitious, non trovi?-
Lily sobbalzò. Era sicura di aver occupato un posto libero, perché quando Gazza era entrato per comunicare al professore che doveva recarsi urgentemente in Infermeria, non era ancora arrivato nessun altro studente. Soprattutto, fino a quel momento, non aveva scorto la sua voce tra le altre e lei era molto abile a captare la sua presenza anche a distanza di chilometri.
James Potter era seduto comodamente sulla sedia alla sua destra e le parlava come se fossero due ottimi amici che si erano salutati solo poco prima.
-La puntualità del professore non è affar tuo, Potter- ribatté acida, -E ora scrostati da quel banco- aggiunse freddamente.
Gli occhi del Malandrino divennero due fessure. Era impossibile parlare con lei. Ogni volta che tentava di attaccare bottone, lei lo liquidava con risposte velenose, come se ritenesse le proprie parole un’arma difensiva tanto potente da risparmiarle l’uso degli arti. Lily Evans, infatti, non aveva mai alzato un dito conto qualcuno, né tantomeno la bacchetta. Si difendeva, ma non attaccava.
-Credo di avere tutti i diritti di stare qui- replicò lui, asciutto. Si stava disperatamente costringendo a restare calmo, aggrappandosi a quel quasi inesistente barlume di speranza di non dover più scontare la punizione.
-E io credo di avere il diritto di essere lasciata in pace- disse Lily, chiudendo di botto il libro. Lo guardò negli occhi, ma non vide nessuna traccia della sua arroganza. Per poco non si pentì di avergli risposto in quel modo.
-Lasciata in pace?- ripeté James, inarcando un sopracciglio, -Evans, sei patetica- commentò, -Sei sempre in cerca della tua pace. Mi dici così ogni volta che apro la bocca per salutarti. Io invece sai cosa penso? Penso che tu sappia meno di me quello che vuoi-
Lily lo fissò, allibita. Non le aveva mai detto nulla del genere. Se ci aveva provato, lei non gliel’aveva permesso. Il fatto era che nessuno si era permesso di dirle cose del genere, anche se lei aveva sempre saputo che prima o poi sarebbe successo. Tuttavia, si era preparata una lunga lista di risposte da sputare in faccia all’insolente che avrebbe avuto la sola colpa di stanarla, ma in quel momento non riuscì a pronunciarne nemmeno una.
Abbassò lo sguardo. –Che vuoi, Potter?- chiese bruscamente, -Tu non saresti qui, se non avessi secondi fini. Che vuoi da me?-
-Avere secondi fini- ripeté lui.
La rossa s’irritò ulteriormente. Da quando quella conversazione era iniziata, lui non aveva fatto altro che ripetere tutto quello che gli aveva detto.
-Pensa un po’, Evans- proseguì, fintamente riflessivo, -Il mio secondo fine era quello di chiederti scusa- rispose, con il sorriso di chi sapeva di aver pienamente sorpreso la persona che gli stava di fronte.
Lily s’insospettì. –Tu non mi hai mai chiesto scusa, Potter- gli ricordò, -Mi chiedo perché mai dovresti cominciare adesso-
-Perché mi dispiace per… tutto, Evans- sul suo volto non c’erano più le impronte della sua espressione malandrina. Gli occhi nocciola traboccavano di sincerità e Lily si stupì di vedere che le sue labbra non erano arricciate in quel sorrisetto tanto strafottente quanto provocatorio. Solitamente, le faceva venire una certa voglia di schiaffeggiarlo.
Le tese la mano.
La mente di Lily lavorava frenetica. Lui le stava chiedendo scusa. Le stava chiedendo di dimenticare quei quattro anni di litigi per passarne altri tre come normali studenti. Non era una proposta di amicizia, era solo un tacito accordo per interrompere la loro burrascosa guerra, della quale erano stanchi entrambi.
La ragazzi si stupì nel constatare quanto fosse felice di accettare. Allungò la mano.
-Potter! Black!- la porta dell’aula si spalancò bruscamente. Il professor Vitious piombò nella classe, furente. Aveva occhi solo per James e Sirius, che si voltarono a guardarlo esterrefatti.
-Fuori!- tuonò, tenendo aperta la porta perché lo seguissero, -E… sì, anche tu, Evans- aggiunse. Nel guardarla, la sua espressione si addolcì un poco, ma si notava a distanza di metri che era arrabbiato con James e Sirius.
Lily lo seguì preoccupata. Ripercorse mentalmente tutto quello che aveva fatto quel mattino e nei giorni precedenti. No, non aveva infranto nessuna regola. E se fosse stata troppo dura con Potter? No, si disse, lei avrebbe assegnato a chiunque quella punizione. In più aveva rimproverato quello squilibrato esattamente due giorni prima, per la stessa ragione, per di più.
La ragazza non aveva mai considerato Vitious un tipo minaccioso, ma la sua espressione la fece ricredere. Anche se era molto basso, con quel cipiglio severo sembrava sovrastare loto tre messi insieme, che lo fissavano interrogativi.
-Avete trasfigurato in miele lo shampoo di Severus Piton- cominciò. Vedendo che teneva il conto sulla punta delle dita, Lily ne dedusse che l’elenco delle loro marachelle fosse molto, molto lungo.
-Avete svuotato il suo tubetto di dentifricio per metterci la colla- continuò il professore, -Avete imbottito il suo cuscino con pungiglioni di Schiopodi Sparacoda. Avete trasfigurato le sue mutande in serpenti a sonagli. Avete messo tutti i suoi testi scolastici sott’olio. E…- s’interruppe, mentre le sue guance si arrossavano per l’imbarazzo e il disgusto, -E avete… oh, per l’amor del cielo- fece una smorfia, -Avete sostituito il suo bagno schiuma con… dell’urina!- esplose, indignato.
Lily fissava James e Sirius a bocca aperta. I due Malandrini si scambiavano occhiate fugaci, ma si notava che, nonostante s’impegnassero per apparire mortificati e innocenti, si sforzavano per trattenersi dallo scoppiare a ridere. Era evidente che nessuno dei due era pentito per ciò che aveva fatto.
Il labbro inferiore della rossa prese a tremare. E così James Potter l’aveva presa in giro. Come aveva potuto accarezzare l’idea che volesse davvero esserle amico? Era troppo bello per essere vero, ma si accorse che l’immagine di un Potter serio e affidabile era assurda quanto quella di un ermellino con il tanga. Fu così che tornò a vederlo per quello che era: un ragazzo insopportabile e arrogante, convinto di essere la perfezione fatta persona. Guardava il mondo dall’alto al basso, come se credesse di esserne il padrone. Era abile a programmare teatrini. Collezionava maschere. Poi, nel momento opportuno, sfilava dalla tasca quella che più si addiceva alla situazione e la indossava. In quel modo aveva cercato di ingannarla, per poi pugnalarla alle spalle. Sapeva che Severus Piton era il suo migliore amico.
Il professor Vitious si era lanciato in un discorso che esprimeva la sua più completa delusione. Stava dicendo che i loro atti incivili intaccavano l’onore di Hogwarts, una scuola i cui pavimenti dovevano essere solo baciati dagli studenti a cui era stato concesso il privilegio di varcarne la soglia. Lily non ascoltava. Si sentiva ferita, ma soprattutto stupida per aver permesso ad un ragazzo –ad un ragazzo- di prendersi gioco di lei come se fosse la pedina di una scacchiera vecchia e sbeccata.
Le venne in mente la frase di un libro particolarmente toccante che aveva letto: “Come l’ago della bussola segna il nord, così il dito accusatore dell’uomo trova sempre una donna cui dare la colpa. Sempre.”
-Signorina Evans, accompagni questi due disgraziati dalla direttrice della vostra Casa- Vitious si rivolse finalmente a lei, interrompendo il filo spinato dei suoi pensieri, -Considerate i miei rimproveri come un’allegra chiacchierata in confronto a ciò che vi aspetta nell’ufficio della Vicepreside- sogghignò.
James e Sirius conoscevano bene lo stile di Minerva McGranitt, ma ciò non pareva preoccuparli più di tanto.
-Mi ha convocato solo per scortarli fino là?- Lily ebbe l’impressione che il suo tono potesse apparire scocciato, ma in realtà si sentì sollevata e ciò la stupì, dal momento che sapeva di non aver nulla da temere.
-Voglio dire- aggiunse, sperando si rimediare, -Non devo essere informata di nulla?-
-No, no- rispose il professore, -Ho ritenuto che fosse bene che un Prefetto li controllasse per evitare che combinino altri guai- spiegò, scoccando loro un’occhiata di rimprovero.
-Oh, professore- chiamò Lily, bloccandolo mentre stava per tornare in classe, -Le dispiace se scambio due parole con la professoressa McGranitt? Sa, stamattina mi sono permessa di assegnare a Potter una punizione perché…-
Vitious non la lasciò nemmeno terminare. –Molto bene, signorina Evans- disse, -Mi domando quante preghiere tu debba fare, Potter, per non essere espulso-
L’insegnante sparì oltre la porta dell’aula, lasciando in corridoio James, Sirius e Lily. La ragazza si voltò, squadrandoli con odio. Loro ricambiarono lo sguardo e la rossa notò con piacere che i loro occhi indugiavano specialmente sulla sua divisa dove, in una tasca interna, teneva la bacchetta. Temevano che la usasse contro di loro, che scagliasse qualche fattura per punirli.
-Muovetevi- li incalzò la rossa.
-Evans, Vitious ti ha detto di farci strada- protestò Sirius.
Lily notò che James non apriva bocca. Fissava il pavimento come se cercasse in esso la forza per guardarla negli occhi.
-No, non l’ha detto- replicò Lily, con disgusto, -E di certo io non farò la parte della fessa permettendovi di sparire in uno dei vostri passaggi segreti. Avanti, camminate- ordinò.
Sirius si voltò con una smorfia e prese a camminare il più lentamente possibile, mentre James rimase stranamente indietro. La ragazza non lo degnò di uno sguardo, almeno fino a che non ne fu costretta.
-Potter, che stai aspettando?- domandò, bloccandosi davanti a lui. Non si era spostato nemmeno di un millimetro quando Sirius aveva cominciato a dirigersi verso l’ufficio della McGranitt.
-Evans, io…- cominciò.
-Non ti voglio sentire, Potter- lo bloccò subito lei, tornando a guardare dritto davanti a sé. Non sapeva come, ma le faceva male fissare i suoi occhi nocciola. Erano così belli, così incredibilmente sinceri, ma lei sapeva che non poteva essere che una trappola. A Potter non importava nulla di lei, ma così facendo non si era mai preso il disturbo di conoscerla a fondo e ora ignorava il fatto che Lily Evans si permetteva di sbagliare una volta soltanto.
-Senti, quello che ti ho detto prima è vero, anche se…- continuò James, mentre Sirius lanciava loro occhiate curiose.
-Anche se continui a rendere difficile l’esistenza del mio migliore amico solo perché è Serpeverde?- sbraitò la rossa, -Anche se non ti importa niente se una tua fattura metta a repentaglio la sua vita? Anche se gioisci del fatto che lui sia in Infermeria?- lo guardò, accigliata, -Sei disgustoso, Potter. La tua arroganza è tale da far vibrare i vetri. Credi che tutto ti sia dovuto, credi di impressionare le persone con i tuoi modi, ma non riuscirai mai a comprarmi con un sorriso ebete o con una battuta volgare-
-Oh, perché non lo capisci, Evans?- disse il moro, esasperato, -Io voglio esserti sul serio amico-
La ragazza si fermò. –Perciò suppongo che gli scherzi che hai fatto a Severus siano una sorta di inaugurazione-
-Evans, quando ho fatto quegli scherzi non pensavo che sarei arrivato a dirti questo- si difese il ragazzo, -E comunque a te non ho fatto nulla. Da quando in qua tu e Mocciosus siete un corpo e un’anima?-
Lily sgranò gli occhi, rossa di rabbia e di vergogna. Per un po’ riuscì soltanto a fissarlo con un’espressione che a James risultò indecifrabile, poi disse: -Io non la penso così, Potter-
-Non puoi obbligarmi a considerarlo diversamente, Evans- disse James.
-E io invece dovrei considerare diversamente te?- ribatté Lily, le mani sui fianchi.
James non replicò. Le lanciò un’occhiata fugace, carica di parole non dette, ma non aggiunse altro. Ferito, continuò a camminare e provò una sensazione molto strana. Era come se una gru stesse demolendo il suo mondo poco per volta, pezzo per pezzo, cercando di farlo soffrire di meno, ma ignorando il fatto che così facendo soffriva di più. Sarebbe passato un bel pezzo prima che si scrollasse di dosso quella sensazione spiacevole, ma ancora non lo sapeva.
-Permettimi almeno di darti un’idea di come sia in realtà il tuo protetto- la sfidò infine il moro. La sua voce non era più intrisa di scuse. Era arrabbiato. Non avrebbe saputo dire se con se stesso o con Lily, ma sentiva una rabbia incontenibile ribollirgli dentro, impaziente di venire sfogata su qualcuno di abbastanza debole da assorbire il colpo.
-Mi hai presa in giro- sussurrò Lily, senza incrociare il suo sguardo diventato cupo e truce, -Mi hai dato della patetica. Ora pretendi anche di saperne più di me su persone che non ti degni nemmeno di guardare?-
James l’afferrò bruscamente per un gomito, costringendola a voltarsi verso di lui. –Ascoltami bene, Evans- sibilò, -Mocc… Severus Piton- si corresse, tenendo presente che a lei desse fastidio quell’appellativo, -È del tutto inaffidabile. Lo sai che tipi frequenta?- chiese.
Lily lesse la preoccupazione nascosta dietro il velo di rabbia che intaccava gli occhi del moro. Il suo labbro inferiore prese a tremare. Sì, lo sapeva. Sapeva che Sev si vedeva con Avery, Mulciber e i Carrow, e sapeva anche che quei tipi non erano per niente raccomandabili. Dopotutto, Potter escogitava tranelli alle persone, ma non le faceva soffrire brutalmente. Non le aggrediva.
-Frequenta quei cari ragazzi che fuori di qui si fanno chiamare Mangiamorte- proseguì James, senza allentare la presa, trapassandola da parte a parte con quegli occhi nocciola che si erano fatti sempre più torbidi e penetranti, -E i Mangiamorte sono i seguaci di Tu-Sai-Chi-
-So chi sono i Mangiamorte- sibilò Lily, rossa di imbarazzo, -Ma Severus non è come loro. Lui non…- voleva dire che era certa che non avrebbe mai fatto cose del genere. Non era da Severus andare in giro a spaventare chiunque, ma non riuscì ad aggiungere altro.
-Severus Piton- la interruppe James, lo sguardo duro, -È un vigliacco-
La ragazza posò i suoi occhi verde smeraldo su di lui. –No…- sussurrò, fuori di sé, -No… non ti permetterò di parlare di lui in questo modo…- si ritrasse bruscamente da lui e lo sorpassò, -Ora seguitemi- ordinò a voce un po’ più alta, rivolta anche a Sirius, il quale aveva guardato la scena sbigottito, senza riuscire ad afferrare le loro battute.
James sospirò, ancora più arrabbiato. Sirius lo raggiunse con uno sguardo interrogativo, ma il moro riuscì solo a sussurragli un: -Dopo-
Si chiedeva perché Lily riservasse quel trattamento solo a lui, perché ci tenesse tanto a mostrargli la falsa sfaccettatura peggiore del suo carattere. Inoltre, notò, quando era arrabbiata non urlava, ma sussurrava. Era peggio di un serpente che mostrava la lingua biforcuta mettendosi a sibilare furiosamente.
La ragazza bussò.
Dall’interno dell’ufficio di Minerva McGranitt si sentì il rumore di un cassetto chiuso in fretta e poi la sua voce autoritaria scandire un: -Avanti-
Lily aprì la porta e James sbirciò da dietro la sua spalla. Conosceva molto bene l’ufficio della Vicepreside, dopotutto ci era entrato così tante volte che se quello fosse stato un negozio, lui avrebbe avuto la tessera del cliente affezionato. La professoressa era seduta dietro la sua scrivania e portava gli occhiali, probabilmente aveva appena smesso di leggere le scartoffie che aveva davanti. Con orrore, il ragazzo si accorse che si trattava delle relazioni che avevano consegnato due giorni prima. Non era desideroso di conoscerne l’esito: dal momento che era rimasto indietro con i compiti e la sera prima della consegna aveva l’allenamento di Quidditch, aveva fatto la sua produzione in un quarto d’ora, copiando un po’ da quella di Remus.
-Potter, Black, proprio voi aspettavo- disse la donna, squadrandoli da sopra un paio di lenti rettangolari, -Grazie, Evans, ora ci penso io- si rivolse a Lily con un mezzo sorriso.
La ragazza rimase un po’ interdetta, ma James credeva di sapere il perché di quel trattamento: sul compito che la McGranitt teneva davanti era scarabocchiata una grossa ‘E’ in alto a destra e lui poteva solo immaginare di chi fosse.
-Veramente io vorrei rimanere- fece la rossa, imbarazzata, -Vede, vorrei discutere con lei di una punizione che mi sono permessa di assegnare a Potter questa mattina…-
La McGranitt sgranò gli occhi. –Potter, Evans dice sul serio?- saltò su, esterrefatta.
-Sì, professoressa- rispose lui a testa china.
La McGranitt si tolse gli occhiali, li pulì con l’orlo della veste e si sfregò gli occhi.
-Mi meraviglio di te, signor Potter- disse infine. Sembrava che non avesse nemmeno la forza di urlare, -È davvero vergognoso il modo in cui stai disonorando la Casa di Grifondoro… e anche tu, Black- aggiunse infine.
-Professoressa, io…- tentò di giustificarsi James, ma la donna lo interruppe.
-Ora zitto e ascoltami, Potter- disse, -Quello che avete fatto a Severus Piton è assolutamente impensabile- li rimproverò, mentre il suo tono saliva di qualche ottava, -Mai, in tutti questi anni, due studenti si sono permessi di riempire le lenzuola di un altro studente di pus di Bubotubero!- abbaiò.
La predica continuò, ma Lily non l’ascoltò più. E così, le lenzuola di Severus erano state riempite di pus di Bubotubero. Ecco perché era finito in Infermeria. Non credeva che il suo disgusto potesse andare oltre quello che aveva provato sentendo l’elenco del professor Vitious, invece l’estensione della loro perfidia aveva fatto varcare ai suoi sentimenti una soglia di cui nemmeno conosceva l’esistenza.
-E tu cosa dovevi dirmi, signorina Evans?- la professoressa McGranitt la riportò alla realtà.
-Oh, ecco…- balbettò la rossa. Quando la testa lavorava per conto proprio, le era sempre difficile ritornare poi sui propri passi, -Vede, questa mattina ho assegnato a Potter una punizione perché girava con un Frisbee Zannuto in mano- spiegò, -So che mi sarei potuta limitare a togliere solo qualche punto alla nostra Casa, ma il fatto è che ieri ho ripreso Potter per lo stesso motivo e pure un paio di settimane fa-
La Vicepreside sospirò. –Non dico che tu non abbia ragione, Evans, ma dal momento che il signor Potter qui presente rischia l’ammissione ai G.U.F.O., preferirei dargli una sola punizione, anche se più pesante di quella che toccherà a Black- disse, -Tuttavia, ti lascio l’onore di decidere quale punizione assegnargli- aggiunse.
Lily sgranò gli occhi e spalancò la bocca. Non ci poteva credere. Che lei si ricordasse, le punizioni venivano sempre discusse con un insegnante. Gli alunni non potevano decidere quali assegnare, perché potevano essere anche sleali nei confronti del colpevole, dal momento che poteva benissimo stare antipatico al Prefetto, come nel suo caso. Ovviamente, anche se per Potter avrebbe volentieri fatto uno strappo alla regola, non voleva abbassarsi tanto da approfittare della situazione, lo reputava spudoratamente scorretto.
-Professoressa, ma…- tentò di obiettare, -Non sarebbe corretto e…-
-Perché, hai intenzione di vendicarti tramite la punizione?- fece la McGranitt, scettica.
-Certo che no!- si affrettò a rispondere Lily, -Ma nemmeno lei può escludere che questo potrebbe succedere…-
-Evans, lo sanno tutti che lei non lo farebbe mai, giusto?- incalzò la donna.
Lily sentì le sue guance infiammarsi. Sapeva che James la stava guardando e, anche se non si voltò, poteva immaginarselo mentre sorrideva sotto i baffi. Avrebbe voluto piangere, dimenarsi, urlare. Perché doveva fare lei una cosa del genere? Perché sempre Potter? Perché le loro vite non potevano semplicemente prendere due direzioni opposte, invece di continuare ad incrociarsi? E, soprattutto, perché la professoressa le aveva giocato quel brutto scherzo?
-Ha tempo fino a giovedì per pensare alla punizione- continuò la McGranitt, prendendo il suo silenzio per un sì. Lily suppose che quello fosse un congedo e, lentamente, lasciò Potter e Black a vedersela da soli con l’insegnante di Trasfigurazione.

Oltrepassò il ritratto della Sala Comune di Grifondoro, tremante di rabbia. Scorse Alice e Mary in un angolo, che si godevano gli ultimi minuti di ricreazione. Fece per raggiungerle; voleva metterle al corrente su quanto fosse successo, ma qualcuno le tagliò la strada e lei si ritrovò per terra carponi, mentre la sua borsa gonfia di libri si rovesciava lasciando che il suo contenuto si spargesse sul pavimento.
-Oh, perdonami- si scusò Remus, massaggiandosi l’avambraccio.
La ragazza strinse i denti, prima di ricominciare ad infilare tutto nella sua borsa. Con un colpo di bacchetta pulì un tomo imbrattato d’inchiostro e poi si rialzò, ignorando la mano tesa di Remus Lupin.
-Sai per caso dov’ è James?- le chiese lui, cortese.
Lily ridusse gli occhi a due fessure. –Capisco il tuo interessamento, ma ne ho abbastanza del tuo schifoso amico e anche dei tuoi sforzi per coprirlo- sbottò, mentre quasi tutti si voltavano a guardarla, Alice e Mary comprese.
Remus non capiva. –Che cosa è successo?- domandò, sgranando gli occhi color miele.
La rossa contò fino a dieci, cercando di espirare tutta la sua rabbia. Stava per aprire la bocca per rispondere, quando il buco del ritratto si spalancò di nuovo ed entrò James, seguito da Sirius. Entrambi avevano un’espressione stordita e infuriata al tempo stesso.
-Bene!- esplose la ragazza, -Perché non te lo fai raccontare direttamente da loro? Sarà una storia molto, molto interessante- dopodiché si voltò, sorpassò Sirius e James assicurandosi di sbattere violentemente contro la spalla di quest’ultimo e sparì.
Alice e Mary si lanciarono un’occhiata preoccupata, poi si alzarono contemporaneamente dal loro posto per seguirla. Passarono affianco ai Malandrini, dove Remus stava chiedendo spiegazioni a James. Alice si fermò per scusarsi con Remus a nome di Lily, assicurandogli che l’amica non era in sé, mentre Mary proseguì, o almeno aveva intenzione di farlo. Sirius Black le afferrò un braccio, tirandola indietro. Alla ragazza sfuggì una smorfia di dolore. –Mollami!- sibilò, tentando di divincolarsi, ma Black non allentò la presa.
-La tua amica è proprio una stronza, lo sai?- disse, con la voce intrisa di una cattiveria a cui Mary non voleva credere.
-Lo è solo te e Potter, Black- rispose Mary, -Ma in fondo tu non sai come funziona la sua mente, quindi lascia che te lo spieghi- commentò, ritraendosi da lui, -Lily tende a trattare gli altri esattamente come viene trattata- spiegò, -È un po’ buffo, vero? Però significa anche che se con te è stronza, Black, vuol dire che tu non sei da meno-
Alice smise di parlare con Remus e la spinse via, alla ricerca di una Lily che poteva trovarsi ovunque.
-Tu hai capito cosa è successo?- chiese ad Alice, quando ebbero percorso qualche corridoio.
La morettina scosse la testa, preoccupata. –No- rispose, -Quando mi sono messa a parlare con Remus, James glielo stava spiegando, ma non ci ho capito granché-
-E cos’hai sentito?- indagò ancora Mary.
-Ho sentito qualcosa a proposito di una punizione che deve decidere Lily-
-Ma… sei sicura?- Mary sembrava alquanto allarmata, -I Prefetti non decidono mai le punizioni, no?-
Gli occhi di Alice erano velati di lacrime. Non piangeva, ma Mary non riuscì a non provare una fitta di dispiacere per lei. Alice si dispiaceva per chiunque e ora che una delle sue migliori amiche stava attraversando un brutto periodo non riusciva a non essere in pensiero.
-Non sono più sicura di nulla, Mary- rispose con voce tremante, -L’unica cosa che so per certa è che Lily e James non possono andare avanti così-
Mary le strinse la mano, annuendo in silenzio.

Lily sentì il rumore di passi che si avvicinavano. Controllò l’ora: mancavano ancora cinque minuti prima del suono della campanella, e concluse che lei non sarebbe andata a lezione. Non se la sentiva proprio, non dopo quello che era successo. Non poteva sopportare di stare in una classe sapendo che poco più in là c’era Potter. Sentì delle voci. Erano quelle di Mary e Alice.
Rapida, s’intrufolò in un’aula vuota.
Le sarebbe piaciuto correre ad abbracciarle, ma in quel momento era a pezzi e l’ultima cosa che voleva era che la vedessero in quello stato.
Le sentì passare. Si accorse che parlavano di lei. Erano preoccupate, volevano essere messe al corrente su cosa fosse successo. Lily pensò che si sarebbe fatta perdonare quella sera. Aspettò qualche minuto, poi uscì di soppiatto dall’aula e s’incamminò in direzione dell’Infermeria. Voleva andare a trovare Severus. Sentiva di dovergli parlare. Ciò che le aveva detto Potter le bruciava parecchio, perché sapeva che era la verità. Tuttavia, Severus non era mica diventato il suo migliore amico perché usciva con quella gentaglia. Era assolutamente impensabile.
Pensò ad Alice e a Mary. A loro Severus non era mai piaciuto molto. Non credevano che potesse esistere l’amicizia tra una Grifondoro e un Serpeverde, però lei ce l’aveva messa tutta per farle ricredere, ma anche quando avevano dovuto ammettere che la rivalità tra le due Case poteva essere messa da parte, avevano sempre guardato quel ragazzo con diffidenza.
-Quando non è con te, sta sempre da solo- le dicevano.
Lily non ci aveva mai badato, anche perché lui non le aveva mai confidato di soffrire di solitudine, ma le malelingue contro Severus non erano mai cessate e di certo Potter non aveva contribuito. Potter… doveva anche pensare alla punizione migliore da affibbiargli. Forse gli avrebbe fatto pulire i cessi, a partire da quello di Mirtilla Malcontenta.
Mancava ancora un piano all’Infermeria, quando scorse un gruppetto di ragazzi.
-Ciao, Mezzosangue- la presero in giro ridacchiando.
La rossa li guardò con la coda dell’occhio. Erano Serpeverde. In quel momento, dovette fare un enorme sforzo per evitare che le sue gambe non la trasportassero davanti ai quei cinque prepotenti.
-Perché non ci saluti?- continuarono a canzonarla, -I Babbani non lo fanno, quando incontrano qualcuno?-
La ragazza si morse un labbro e proseguì. Scese le scale più in fretta di quanto avrebbe voluto, ritrovandosi improvvisamente davanti alla porta dell’Infermeria.
Madama Chips fece meno storie di ciò che credeva, e presto le venne indicato il letto su cui stava Severus Piton. Lily notò che non era l’unico paziente. Almeno una ventina di letti erano occupati.
-Maledizioni- spiegò Madama Chips, vedendo la sua faccia sbigottita, -Spero che sia una moda che passi in fretta, perché altrimenti uno studente finirà per rimetterci la vita-
Lily non sapeva che altro aggiungere. Con un nodo alla gola, si diresse verso Severus.
-Ciao- lo salutò, prendendo posto sullo sgabello affianco al letto candido.
Piton ripiegò la Gazzetta del Profeta e la mise sul comodino. Sembrava sorpreso di vederla, ma altrettanto contento.
-Oh… ciao- disse lui, sorridendo malinconico.
Era un ragazzo che rideva poco e Lily si era accorta che i pochi sorrisi che si concedeva erano quasi sempre rivolti a lei.
-Come stai?- gli chiese.
Piton scostò le coperte per mostrarle le bende che gli fasciavano le gambe e le braccia. –Come dovrei stare?-
-Mi dispiace- fu tutto ciò che riuscì a dire, ma suppose che dalla sua espressione si capiva anche quello che teneva per sé.
-Hanno fatto proprio un bel lavoretto, non c’è che dire…- commentò lui, sarcastico.
Lily incrociò i suoi occhi color fango. Erano cupi, colmi d’odio. Sapeva bene quanto detestasse Black, ma soprattutto Potter.
-Verranno puniti- tentò di consolarlo. Si domandò perché il suo tono suonasse così colpevole, come se a fare tutti quei disastri fosse stata lei, ma poi si ricordò di come aveva rischiato di cedere alle parole di James e subito constatò che sentirsi in colpa era il minimo che potesse fare.
-Degli insegnanti normali non ci avrebbero pensato due volte, prima di espellerli- disse lui con una smorfia.
-Be’, anche le punizioni possono servire- convenne la rossa.
Severus fece una risatina stridula. –Lily, Potter non ha praticamente mai smesso di essere in punizione- le fece notare, -Vedi qualche miglioramento in lui, da quando l’hai conosciuto?-
Era una domanda retorica e Lily non rispose.
-E comunque- continuò Severus, -Sono proprio curioso di vedere cosa faranno fare loro questa volta. Magari pulire i cessi, ma non sarebbe giusto, visto come si sentirebbero nel loro ambiente…-
-Severus, smettila!- inveì Lily, tremante di rabbia. Da quello che si ricordava, Severus si accontentava di ripetere quanto Potter fosse arrogante, ma non usava quei termini e di certo non con quella cattiveria. –Che tu creda o no, questa volta sceglierò io la punizione per Potter!-
Piton era ammutolito, colto alla sprovvista da quella reazione.
Lily raccolse di nuovo la sua borsa. Non vi aveva aggiunto libri, anzi, si era persino liberata di una relazione piuttosto lunga, ma la sentiva ben più pesante rispetto a come lo era quella mattina.
-So anch’io che non è un santo- disse, allontanandosi, -Ma almeno lui e Black non se ne vanno in giro per il castello a torturare la gente-
Si voltò, camminando speditamente verso l’uscita. Quando la porta dell’Infermeria si aprì, fu certa di aver sentito il rumore di un giornale che veniva strappato.





Ora ci tengo a ringraziare coloro che hanno recensito al mio ultimo capitolo:

GRAZIE DI CUORE A:

niettolina:ciao!!!!Grazie mille per la recensione e...be', mi è dispiaciuto che tu ti sia messa a piangere!XD Spero di ritrovarti in questa nuova James/Lily e mi auguro che ti piaccia!!!XD Bacioni!!!

La Nika: mammia mia, sono commossa io!!! Davvero, non credo di meritarmi tutti questi complimenti...non sai com' è stato difficile per me acceendere il computer sapendo di non aver più capitoli da aggiungere... adesso sono tornata, comunque, e mi auguro che troverai presto la mia storia, altrimenti ti avverto io come mi hai chiesto di fare... spero solo che non ti deluda!!!KISSONI XD

Lilly 94: Grazie mille per i complimenti!!! Mi mancano già le tue recensioni, ma sono felice di averti fatto sorridere nell' ultimo capitolo.. la mia intenzione era proprio quella di renderlo divertente XD Spero di ritrovarti presto, baci XD
   
 
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