Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: ElseW    23/03/2010    8 recensioni
Eternamente tuo.
Eternamente mio.
Eternamente nostri.
[L.V.Beethoven]
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Potter, Peter Minus | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ever thine.

***

Ever mine.

Ever thine.

Ever ours.

***

 

E non posso fare a meno di guaire, il più silenziosamente possibile.

Lo vedo Remus, ormai curvo su stesso, accartocciato, come se stesse per piombargli addosso il tetto della Stamberga, gli arti scossi da spasmi di dolore, il volto coperto dalle braccia, i vestiti che inesorabilmente si strappano, riducendosi a brandelli di stoffa penzolanti…

Il corpo è ormai quasi completamente trasformato, la pelle è tesa sopra le ossa, di un colorito troppo pallido addirittura per appartenere a Remus. E quello stesso corpo sofferente si ricopre di pelo, un pelo color miele, dall’aria morbida, fa quasi venir voglia di passarci le mani attraverso.

Quello che non è più Remus alza gli occhi di scatto e li fissa sulla parete di fronte, che è quella poi dove siamo accovacciati noi Marauders, leggermente terrorizzati e anche vagamente distrutti, a causa della ORRENDA sensazione di impotenza che ci coglie ogni qualvolta siamo costretti ad osservare immobili la dolorosa trasformazione del nostro amico.

Gli occhi del lupo sono color ambra, anzi, color MIELE. Ma è così assurdo attribuire una descrizione così dolce ad una creatura così potenzialmente mortale.

Il lupo si avvicina, inizialmente ringhiante, per poi assumere un atteggiamento più pacato nel momento in cui il nostro odore raggiunge le sue narici. È anni ormai che ci < conosce >.

Prima che si innervosisca mi affretto ad avvicinarmi cautamente, quasi acquattato ma scodinzolando, per rendere chiare le mie intenzioni giocose. Il lupo sembra gradire perché, invece di rimanere in posizione retta, si abbassa a quattro zampe e agita la coda che, lunga e pelosa, frusta il pavimento sollevando nuvole di polvere.

Starnutisco, infastidito, ma questo a Moony non interessa.

Cinque minuti dopo mi ritrovo coinvolto in una giocosa lotta pelosa in cui dopo un poco si inserisce anche Prongs, le cui corna sono adornate da Peter, troppo piccolo per suscitare un interesse duraturo nel grosso lupo.

La notte passa così, tra giochi e schiamazzi in una stanza malconcia e polverosa; tutto questo fino a quando la luna è ancora alta nel cielo. Nel momento in cui scompare…

Il lupo viene percosso da un brivido, quindi si piega su stesso, guaendo e contorcendosi, in preda a spasmi di dolore. Le zanne rimpiccioliscono, i peli rientrano nella pelle che diventa più chiara e rosata, le ossa si accorciano, gli arti si restringono e diventano più esili, più delicati, tondeggianti e dolci.

La trasformazione inversa dura di meno ed è meno dolorosa di quella iniziale.

Il corpo ormai umano di Remus si accascia a terra, privo di forze, sfiancato, distrutto, consumato dal dolore e dallo sforzo fisico della nottata. Non riesce neanche a tenere gli occhi aperti.

È pieno di graffi, la pelle è leggermente arrossata e ha qualche livido sulla schiena, sulle gambe e sul petto, i suoi capelli sono impolverati, il viso è sporco di terra e le labbra sono insanguinate.

È splendido.

Come ormai è tradizione, Prongs e Wormtail abbandonano la Stamberga sempre in forma animale e si dirigono verso il castello dove poi, nascosti tra le ombre riprenderanno la loro forma umana.

E io invece rimango qui ad aspettare che si svegli.

Ho sempre odiato l’idea che passasse il momento subito dopo la trasformazione in solitudine.

Riacquisto la mia forma e, dopo qualche secondo passato a contemplare con occhi umani il mio Remus, lo sollevo e lo poso sul letto, quindi lo copro con un lenzuolo ingrigito, strappato e un po’ ammuffito.

Dopo circa mezzora sento le molle arrugginite del letto lamentarsi, segno che il bel addormentato si sta svegliando. E infatti qualche secondo dopo i suoi occhi si aprono. Salto quasi in aria.

Sono passati quattro anni da quando assistiamo alle trasformazioni, ma io non me ne sono mai accorto.

Il lupo ha gli occhi di Remus.

Il lupo ha i suoi occhi.

Non cambiano colore, non cambia neanche la conformazione un po’ animalesca del suo sguardo perché, potete pensare quello che volete ma Remus sa essere spaventoso quando vuole, e non cambia neanche la sensazione di… vulnerabilità, che provo ogni volta che il suo sguardo mi si pianta addosso.

“Sei ancora qui” dice lui, con voce roca e sofferente, quasi le corde vocali non funzionassero tanto bene dopo le grida della trasformazioni e gli ululati della notte.

“Come sempre”

Ed eccolo il mio premio personale: dopo il dolore, dopo il sangue, i lividi e il terrore…il suo sorriso.

E credetemi: un sorriso di Remus Lupin è qualcosa di disarmante. Ti entra in circolo insieme al sangue, arriva al cervello, al cuore, ai polmoni e atrofizza ogni cosa, il tempo rallenta, i suoni diventano più ovattati, tutto ciò che c’è attorno a lui diventa sfocato e poco chiaro, ogni profumo svanisce e le narici sono invase dal suo profumo, così dolce e delicato... e tutte le sensazioni tattili sono nulle in confronto all’esplosione sensoriale che avviene nel momento in cui sposto con delicatezza una ciocca di capelli che gli è finita sul naso. Sento il rumore di ogni singolo capello che fruscia contro l’altro, vedo i riflessi mielati e dorati dei suoi capelli e dei suoi occhi che vengono colpiti da quei timidi e pallidi raggi crepuscolari, e lo sento anche da qua l’odore del suoi capelli, vaniglia credo, sì.[Vaniglia]. E sono così sottili i suoi capelli. Delicati e fragili, proprio come lui.

“Se la Chips ti trova qui probabilmente passerai qualche guaio... ”

“Me lo dici sempre, ma come al solito me ne vado sempre in tempo.”

“Sta sorgendo il sole, sarà qui a momenti”

“D’accordo testone, me ne vado… ma tanto ti veniamo a trovare tra qualche ora in infermeria. Il tempo di riprenderci e riposarci un’oretta, poi siamo da te.” Di nuovo quel sorriso. Distolgo in fretta lo sguardo, per evitare di imbambolarmi e mi alzo. “A dopo... ”

Annuisce e si avvolge strettamente nel lenzuolo consumato, mentre i suoi occhi dorati si perdono nel vuoto, attratti quasi magneticamente da una traccia particolarmente evidente di artigli sulla parete.

Apro la porta, chiudendola poi alle mie spalle, salgo le scale che portano all’uscita e premo il nodo alla base del tronco, quindi mi guardo intorno e sgattaiolo rapidamente verso la scuola, facendo attenzione a non incrociare la Chips lungo il percorso. Dovrei dare troppe spiegazioni.

O meglio… dovrei inventarmi troppe bugie e non sono nello stato psichico-mentale adatto per partorirne di credibili.

Con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni, mi godo i primi raggi di sole di questa primavera tardiva.

Mai togliere il sole a Sirius Black.*

 

E sapere di trovarlo lì, ogni mattina, è una sorta di sollievo.

Un premio dopo il dolore, dopo il sangue, i lividi e il terrore.

Sono arrivato addirittura ad aspettare con ansia la luna piena, solo per avere questi momenti con lui: i riflessi quasi bluastri dei suoi capelli, i suoi occhi grigi, color del ghiaccio più puro, eppure così incredibilmente caldi, affettuosi e protettivi, sempre lì, semprepresenti.

La mia ancora di salvezza, il mio appiglio per tirarmi fuori da quel baratro di istinti, dolore e confusione.

Sapere che sarà sempre lì è forse l’unico motivo per cui l’ultima cosa che faccio prima di trasformarmi ormai è sorridere.

 

 

 

 

E sapere di trovarti lì, ogni mattina, era una sorta di sollievo.

Un premio dopo il dolore, dopo il sangue, i lividi e il terrore.

Ero arrivato addirittura ad aspettare con ansia la luna piena, solo per avere quei momenti con te:

i riflessi quasi bluastri dei tuoi capelli, i tuoi occhi grigi, color del ghiaccio più puro, eppure così incredibilmente caldi, affettuosi e protettivi. Sempre lì, sempre presenti.

La mia ancora di salvezza, il mio appiglio per tirarmi fuori da quel baratro di istinti, dolore e confusione.

Credevo sarebbero sempre stati lì, pronti ad afferrarmi, a risvegliarmi.

[E adesso non ci sei più.]

Forse è per questo. Forse è per questo che adesso non sorrido più.

Quello era il tuo sorriso. Un sorriso che era solo per te.

La prima cosa che faccio adesso quando ritorno in me, è allungare la mano tenendo gli occhi chiusi e immaginare di sentire la tua[grande, solida e affusolata] nella mia.

E a volte, nei momenti di disperazione più cupa… ritorni da me.

Per un secondo, per un attimo.

Quel tanto che basta per donarti il mio sorriso.

 

 

 

 

 

Eternamente tuo.

Eternamente mio.

Eternamente nostri.

[L.V.Beethoven]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

_________________________________________________________________________________________

Spazio Autrice:

(oh beh)

---

Sto piangendo, ma si sa io mi commuovo facilmente e ACCIDENTI, quando scrivo o leggo cosucce malinconiche come queste su 'sti due… beh, non riesco a trattenermi.

Questa shot mi è venuta in mente sentendo una frase letta da Carrie in Sex and the City, tratta da un libro, una raccolta di lettere d’amore di grandi uomini.

Le ultime tre frasi della shot (Eternamente tuo. Eternamente mio ecc.) non sono nate dalla mia penna, ma da quella del grande compositore, il genio musicale Ludwing Van Beethoven.

Da questa frasuccia è nato tutto questo. (quella originale è scritta all’inizio, in lingua inglese)

Che ve ne pare?

Besos ♥

 

P.S. *Mai togliere il sole a Sirius Black: frase volutamente crudele. Lo sappiamo tutti che il sole glielo toglieranno eccome…

 

 

 

Moony

   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ElseW