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Autore: Rota    23/03/2010    2 recensioni
**Cap. 1 (Ayu - Susumu): Isolato dal resto del mondo com’ero, protetto da quell’assurdo orgoglio che rende cieche e sorde tutte le persone, non avevo mai considerato quanto fosse facile in realtà fare la spia.
Non provare, non sentire, non pensare: eseguire gli ordini e basta, senza porre limiti alla volontà altrui. Essere il leale burattino nelle mani di un sommo burattinaio, bamboccio sballottato di qua e di là dal Fato supremo.

**Cap. due (Yoshida - Yuzu): Nei vostri occhi, venerabile maestro, brilla un fuoco che non si spegne mai, bruciando la legna inesauribile riposta nella vostra anima. Pazzia o ideale, le due cose si confondono nella vostra stessa persona, amalgamandosi fino a che i confini dell’una e dell'altro risultino incomprensibili alla volontà umana.
Nel vostro genio si muovono le intenzioni di un folle. Perché la vostra spada non è giammai sazia di sangue – infedeli, ipocriti, Miburo o semplicemente impostori: nulla lei risparmia – ma è propriamente in una rossa distruzione che trovate veramente appagamento.
In tutto quel fuoco, avete perso la vostra ragione.

**Cap. tre (Hijikata - Okita): Ma dimmi una cosa, Soji: se non ci fossi stato io ad insegnarti il modo per diventare un demonio, avresti più sorriso a quel modo?
Sarebbe così profonda e terribilmente nera la tua anima?
Non lo so, Soji. Sono combattuto tra l’idea violenta di detestarmi per l’errore e la compiacenza del vederti così uguale a me.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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bonds - 1
*Un fratello [Il fallito]*
(Ayu- Susumu)





“Così, se io mai io dovessi morire, tu potrai sopravvivere!”



Isolato dal resto del mondo com’ero, protetto da quell’assurdo orgoglio che rende cieche e sorde tutte le persone, non avevo mai considerato quanto fosse facile in realtà fare la spia.
Non provare, non sentire, non pensare: eseguire gli ordini e basta, senza porre limiti alla volontà altrui. Essere il leale burattino nelle mani di un sommo burattinaio, bamboccio sballottato di qua e di là dal Fato supremo.
Alla fine di ogni cosa – mettendo da parte l’orgoglio e riconoscendo la colpa di una vita totalmente vuota – basta puntare il dito contro qualcuno e gridare a squarciagola:
-E’ colpa sua!-
Pretendendo di fare solo le veci dei grandi si finisce col pensare d’essere nulla e come il nulla non avere alcuna responsabilità.
E’ così facile rimanere chiusi in una botte di ferro tanto aderente e protettiva.
Il difficile, sorella, è fare l’uomo.
Pieno d’emozioni, la maschera che ti copre d’indifferenza si sgretola facilmente, permettendo a patetiche lacrime d’uscire dalle palpebre serrate. Arrivi a essere consapevole di ogni singolo respiro che emetti, cosciente di quella che è la tua vita.
Non puoi imputare a nessuno, allora, lo sfregio che fai degli affetti umani; ogni goccia di sangue versato pesa peggio di un’incudine sul petto.
Mi dicevi una volta che per fare la spia avrei dovuto rinunciare a sentimenti inutili quali il dolore, la paura, la rabbia, la felicità…
Ho compreso solo di recente il significato reale delle tue parole, quando vidi riverso nel fango il tuo cadavere.
Per essere una perfetta spia bisogna rinunciare ad essere uomo – e dimenticare sogni e aspettative – perché non è una vita quella che conduciamo, ma l’esistenza immobile di strumenti da guerra.
Ayu, sorella mia…
Temo di averti delusa ancora una volta.
Ai ricordi io non riesco proprio a rinunciare.





Io adoro i due fratellini, quasi mi sono messa a piangere alla morte di Ayu...
Spero possa esservi piaciuta **
   
 
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