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Autore: Brys    23/03/2010    1 recensioni
Avevo pubblicato questa storia una volta, per poi lasciarla nel dimenticatoio ancora una volta. Infatti è stata più volte presa, strapazzata un pò, ma grazie alla musica ha riscoperto una nuova vita. Spero che a qualcuno piaccia, è ancora tutto in work in progress, ma sono soddisfatta di come sta uscendo fuori. < i …Due anni, erano passati appena due anni. Mi ero subito innamorata di te , del tuo sorriso, dei tuoi occhi grandi,espressivi, azzurri come il mare calmo d’estate…, del tuo modo buffo di corteggiarmi, del modo in cui non riuscivi a tenermi nulla nascosto… eri quello che mi era sempre mancato nella vita, la mia cura, la mia ancora di salvezza. Eri. Eri e non riesco a crederlo che non lo sarai più… >,
Genere: Malinconico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno.

Come eravamo.

 

Lost is how I'm feeling lying in your arms
When the world outside's too
Much to take
That all ends when I'm with you

Even though there may be times
It seems I'm far away
Never wonder where I am
'Cause I am always by your side

(Celine Dion: The power of love)

 

 

 

 

“ Era l’ultima tua scatola vero?”

Mi chiese George con uno sguardo truce, portando l’ennesimo scatolone pieno di libri di ogni genere che avrebbero riempito le cinque vecchie librerie, sistemate appositamente da mio padre per la casa nuova.

Forse solo cinque non sarebbero bastate.

“ Se ti dicessi che è  invece solo l’inizio?”

Risposi ironicamente iniziando a disporre le prime foto sopra il caminetto.

La fotografia non era solo un lavoro per me, era il modo migliore per esprimermi, per mostrare il mio modo di vedere il mondo.

Avere delle fotografie esposte in bella viste voleva dire avere un piccolo spazio in cui i ricordi potevano essere sempre al centro dei pensieri, un modo per ricordarci sempre come eravamo.

“ Questo fa molto famigliola felice, lo sai?”

Mi riprese, baciandomi delicatamente e cingendomi la vita, osservando il caminetto in cui svettavano in bella mostra le cornici, dalle forme più disparate e strane.

Posai una foto del nostro matrimonio, la più bella a mio avviso.

Lui era perfetto, come sempre o forse di più, nel suo elegante smoking scuro, il suo sorriso smagliante e radioso..

Mi stringeva con un po’ di difficoltà per via del mio vaporoso abito bianco, e io ridevo, ridevo serena, lasciandomi abbracciare dalla sua stretta così impacciata in quell’occasione ma al contempo decisa.

Dietro di noi si intravedeva il mare di un intenso blu cobalto macchiato dagli spruzzi bianchi delle onde che davano l’idea del loro movimento, nonostante fosse solo una foto.

“ Oddio, hai sviluppato sul serio questa foto?”

Canzonò George, prendendola tra le mani e osservandola quasi sorpreso.

Annuì, continuando a sistemare il resto delle cornici,sperando che gli urti del trasloco non le avessero danneggiate irreparabilmente.

“ Sembro un idiota, non riesco neanche ad abbracciarti!”

Lo guardai mentre contemplava quella foto ancora stranito, già sicura che gli avrebbe provocato una simile reazione.

“ Le foto sono importanti.. bisogna sempre ricordare di come eravamo..”

Risposi, prendendo le parti della saggia della situazione, avvicinandomi a George e porgendogli un'altra foto.

“ Eri anche così… ti ricordi? Lo scorso Natale, a casa dei miei. Avevi pregato Bob di prestarti il vestito da Babbo Natale per portare i regali ai bambini..”

La sua espressione si fece tenera nell’osservarsi abbigliato da quell’enorme costume rosso e con barba finta che cadeva da un lato.

I bambini l’avevano subito riconosciuto quella sera, ma la gioia e la meraviglia nei loro occhi era qualcosa di indescrivibile.

“ Bob mi ha dato un costume scadente! Martha e Lena sono ormai troppo grandi per farsi ingannare da questi travestimenti..”

Asserì lui, alludendo alle figlie maggiori di mia sorella Rebecca,Becca, come amava tanto farsi chiamare.

“ Bhe, hanno dodici anni, lo sai che a dodici anni non si crede più alla storiella di Babbo Natale… ma Ed ha gradito molto.. guarda come ti tirava la barba!”

Esclamai, indicando divertita il più piccolo dei nipotini, il primo figlio di mio fratello Max.

Li avevo immortalati proprio quando George si era chinato verso di lui per porgergli il suo pacco, ma il piccolo, curioso di sapere che ci fosse dietro quella barba l’aveva tirata con tutte le sue forze.

Era stato un Natale davvero perfetto.

“ Mi rifarò stai tranquilla…”

Fece lui, fingendosi offeso alle mie risate.

Si chinò verso lo scatolone che stavo svuotando, cercando confusamente qualcosa tra le varie cornici.

“ Allora giochi sporco… non hai portato la foto della tua recita alle elementari? Eri una davvero un bell’orsetto! Ti donava tutto quel pelo bianco addosso!”

Lo guardai in cagnesco per un secondo, scrutandolo shoccata.

“  Una capretta George! Ero una bellissima capretta..”

Asserì, tirandogli un cuscino indispettita.

Sapeva sempre come farmi arrabbiare,  anche se non avrei potuto  prendermela sul serio.

“ E’ inutile che cerchi… quelle sono nella mia scatola della vergogna..”

Lui mi guardò stupito, trattenendo le risate per mantenere un espressione seria che non era di certo il suo forte in quelle occasioni.

“ Scatola della vergogna? Perché non posso avere anche io la mia scatola della vergogna?”

Chiese, rialzandosi e brandendo tra le mani un'altra cornice, più grande delle altre e che io non avevo mai visto.

Eppure avevo riempito io quella scatola per il trasloco.

“ Avevamo poche scatole disponibili George..avresti dovuto rinunciare a tutti i tuoi dischi dei Beatles!”

Cercai di sbirciare la foto che custodiva gelosamente tra le mani, ma lui se ne accorse e la girò in modo che non potessi vederla.

“ Non provarci neanche eh! Questa la commento io..”

Esclamò, portandomi verso il divano di pelle nera, ancora ricoperto dalla carta trasparente della ditta dei trasporti.

Si sedette accanto a me, dando un rapido sguardo alla foto, restando in silenzio.

“ Uhm… questa foto mi ricorda la prima volta ti ho visto… quando vendevi pop-corn al cinema, con quella divisa color rosa pallido e quell’orribile capellino in testa che ti faceva sembrare una di quelle scorbutiche addette alle mense scolastiche…

Era uno dei nostri primi appuntamenti.. avevo affittato il cinema tutto per noi quella sera.. ridavano Casablanca, il tuo film preferito…”

Volevo piangere, ma mi trattenni increspando le labbra.

Lui se ne accorse, ed accennò un lieve sorriso risoluto, staccando per un attimo gli occhi azzurro placido dalla foto per incontrarsi con i miei, di un castano chiaro, delicato, quasi nocciola.

Ritornò a parlare e io riuscì a ricordare ogni minimo istante di quel giorno, come se stessi rivivendo tutto in quel momento.

“ Qui eravamo davanti al cinema, ti ricordi? Avevi provato in tutti i modi a fare una foto senza farla risultare mossa.. bhe, forse non esisteva l’autoscatto a quei tempi vero?

Alla fine il risultato non è stato certo ottimale ma io ho voluto tenere quel rullino, a tutti i costi.

Avevi dei bellissimi capelli ricci, lunghi, di un colore così delicato… ricordo che puzzavano di pop- corn come non mai, ma io li adoravo da impazzire…”

Mi accarezzò lentamente, incespicando tra le spirali dei piccoli ricci castani che con il tempo avevano smesso di essere così definiti come li ricordava George.

Non riuscivo a parlare.

 “ Quelle labbra…così carnose, morbide…certo, quei rossetti potevi pure risparmiarteli ma diamine, avrei voluto baciarti già da quella sera…”

La sua mano andò a sfiorarle lentamente, tratteggiandone i contorni delicatamente.

Ogni suo piccolo gesto riusciva a stupirmi, sempre, nonostante lo conoscessi da tanto tempo era imprevedibile, mi lasciava di stucco ogni volta… e forse mi rendevo conto di non dargli abbastanza rispetto a ciò che lui faceva per me.

Mi porse la foto e i miei occhi si bagnarono irrimediabilmente di lacrime silenziose che mi rigarono il volto.

“ Ti amo Hellen..”

Erano parole così semplici da dire, così.. normali… ma dette da lui assumevano tutto un suono così dolce, così melodioso e profondo…

Mi avvolse in un abbracciò, cercando di fermare le lacrime che continuavano a bagnarmi il volto.

Avrei voluto urlargli il mio amore, avrei voluto ripetere quelle parole ma sapevo che George mi conosceva abbastanza per capire che per me molte volte le parole diventano superflue, inutili.

Le nostre labbra si incontrarono come se fosse  la prima volta, ricercandosi a vicenda in un amplesso spontaneo, lento, delicato.

Sentì la sua mano calda sfiorare la mia pelle gelida come quella di un vampiro e non potei non sussultare in un fremito, mentre lui continuava a disegnare i contorni delle mie forme con quel suo tocco che mi faceva andare in visibilio.

Lasciai scorrere delicatamente la foto verso il pavimento di moquette, sicura che non potesse rompersi, mentre il suo corpo scivolava perfettamente verso di me, aderendo perfettamente.

Due corpi, una stessa anima.

George l’aveva ripetuta spesso questa frase, come alle promesse del nostro matrimonio, due anni fa.

Era quello che eravamo ieri,oggi, in quell’istante

Era quello che avrei voluto essere per sempre.

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice

Ringrazio chi ha letto il prologo e chi continuerà a leggere la mia piccola creazione : D

Spero in qualche recensione, non fa mai male XD

Scusate per il carattere diverso, ma ho fatto a pugni con l'html .-.

  
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