Serie TV > OZ
Ricorda la storia  |      
Autore: body_ko    24/03/2010    2 recensioni
[OZ]Era stato una di quelle domeniche a messa che aveva appreso la leggenda dei quattro cavalieri e, mentre il prete leggeva le scritture, lei pensava: ma guarda, io questi li conosco. Sono tutti e quattro ad Oz.
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Personaggi: Diane Whittlesey
Conteggio parole: 862
Prompt: uovo15@fanworld

«Porca puttana», esclamò tetra Diane Whittlesey, «è tornado Schillinger».
Il vecchio nazista stava facendo il suo ingresso nel braccio B: si guardava intorno col suo solito sorriso bonario e l’espressione di obnubilata contentezza.
Ecco il cavaliere rosso, nato per scagliare gli uomini gli uni contro gli altri: fornisce sempre dei motivi più che validi agli esseri umani per continuare a scannarsi, e nel sangue e nella violenza trova la sua ragione di vita. Un individuo benevolo e innocente: non c’è misura nella causa che la provoca, per questo la sua rabbia è senza limiti.
«Non è poi così male infondo», commentò Lopresti.
«Schillinger?», domandò la Whittlesey, guardando strabiliata il suo collega, «Ti sei drogato per caso?».

Diane lavorava come agente di custodia da sei anni, e conosceva le regole. Era un lavoro di merda ma, come chiunque altro fosse inchiodato come lei a quella divisa, era lì solo perché non poteva permettersi di fare la schizzinosa. Aveva bisogno di soldi, per far fronte alle responsabilità che la vita e le sue scelte le avevano messo sulle spalle, e non poteva contare su nessun altro che non su se stessa.
Tuttavia, le vicende della sua vita l’avevano fatta diventare quella che era: una donna capace di combattere la paura che la faceva svegliare madida di sudore la notte e le impediva di riaddormentarsi, la paura che quel giorno fosse l’ultimo, che qualcosa a lavoro sarebbe andato storto e lei si sarebbe ritrovata con un coltello nel petto o il collo spezzato.
Ogni volta andava a lavoro colla morte nel cuore, nondimeno resisteva: come ogni giorno che Dio mandava sulla terra, l’agente Whittlesey cominciò il suo giro di controllo nel magico mondo di Oz.

Nel paradiso tutto sembrava tranquillo: da quando McManus l’aveva trasferita nel braccio B, Diane non sentiva minimamente la mancanza, di tutta quella tranquillità. Guardò Adebisi, seduto sulla paratia superiore, colle gambe penzolanti nel vuoto, che faceva le bolle di sapone.
Ecco un altro dei cavalieri: un esecutore dalla forza disarmante, il suo potere consuma la vita degli uomini lentamente, ma con meticolosa precisione li annichilisce, li spolpa vivi, togliendo loro tutto quel che hanno di umano, prima di ucciderli.

L’agente Whittlesey non era nata in una famiglia religiosa, era diventata cattolica intorno ai trent’anni.  Era molto riservata riguardo quell’aspetto della sua vita, ad alcuni poteva sembrare una debolezza: la donna sbattuta dalla vita che si aggrappava a Dio quando non aveva proprio null’altro cui aggrapparsi. Beh, in parte era vero. Ma c’era anche altro. Diane non aveva mai avuto delle regole nella sua giovinezza: aveva sempre fatto le sue scelte, anche controverse, e ne aveva pagate sulla sua pelle le conseguenze; adesso che era madre, non era più del tutto convinta che la assoluta libertà - anche morale - fosse un bene. Non avrebbe voluto che sua figlia percorresse lo stesso tragitto che aveva seguito lei e quindi era diventata cattolica: la domenica mattina si rivestivano entrambe e andavano ad ascoltare i bei sermoni di quel prete polacco che le ricordava tanto suo nonno.
Era stata una di quelle domeniche che aveva appreso la leggenda dei quattro cavalieri e, mentre il prete leggeva le scritture, lei pensava: ma guarda, io questi li conosco. Sono tutti e quattro ad Oz. Essere capace di riconoscere il male non era un’abilità innata, ma poteva solo essere appresa, e quasi mai tale apprendimento avveniva in modo piacevole. Almeno, non era stato piacevole per Diane. Tuttavia, avere un’idea della verità che si celava dietro i meri fatti, la aiutava a tenere il suo centro, a non perdere l’equilibrio in quella barca scossa da onde terribili che era la sua vita. Per solcare il mare sono necessari dei punti di riferimento, e un buon marinaio sa trovare la sua stella polare anche quando la luce abbagliante del sole lo rende cieco.

Diane entrò nell’ufficio della suora e ci trovo Beecher, solo, al computer.
«Ti lascia qui da solo?», chiese impassibile. Lui la guardò con un sorriso di scherno:
«Che cosa pensa che farò?», ribatté divertito, «che fuggirò, che la rapirò, che scatenerò un’altra rivolta?».
Diane non fece commenti e uscì dall’ufficio: i suoi occhi stranamente restii a distogliersi da quell’uomo.
Il cavaliere nero è, nella sua instabilità, un tiranno manipolativo e oscuro. Scatena la bramosia negli uomini, anche i più potenti: li controlla nelle azioni e nelle reazioni. Loro non sanno, o non sapranno finché non sarà troppo tardi, che il cavaliere nero ha infuocato la loro anima, rendendoli cechi. Il suo potere è il desiderio, una voracità insaziabile che affonda le sue radici nell’oscurità pulsante che ha dentro, un bisogno che non può essere colmato, né da sostanze, né da essere umani: egli è destinato all’incompletezza, per lui nessuno sarà mai abbastanza.
Nessuno, tranne Morte.

L’agente Whittlesey non fu sorpresa di vedere Chris Keller gironzolare per il corridoio. Dove c’era Beecher finiva sempre per esserci anche Keller, del resto chi avrebbe mai potuto impedire – proprio a lui! - di avere quello che voleva? Diane finse di non notarlo e continuò a svolgere diligentemente il suo lavoro. Un altro giorno volgeva al termine nel penitenziario di massima sicurezza di Oswald: il luogo dove Dio aveva rinchiuso l’apocalisse. 


@hikary
Grazie di nuovo per il commento^^ Ammetto che Diane non aveva colpito molto neppure me, ma poi avevo questo prompt, "scrivere una fanfic con protagonista un personaggio secondario", ed è venuta fuori questa fic. In effetti, come personaggio mette un po' di malinconia: io la apprezzo perchè, pur vivendo immersa in un ambiente dove la morale è distorta, risponde ad un suo codice che non è del tutto sballato. La sua storia è anche l'unica ad avere un lieto fine \o/
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > OZ / Vai alla pagina dell'autore: body_ko