Una delle più belle canzoni che io abbia ascoltato in questi
ultimi tempi. “Wake me up when September ends”,
Green Day. Ed
è stato istantaneo. Sembrava scritta apposta per una ff su Harry. Basta leggere
il testo, e ve ne accorgerete anche voi.
E’ un po’ dark, un po’ triste, ma volevo davvero entrare nei
pensieri di Harry e ne ho colta l’occasione. Comunque si intravede sempre una
luce. Odio la pura disperazione.
Spero che qualcuno apprezzi, fatemi sapere!
‘Wake me up when september ends’
Freddo. Il gelido vetro contro la mia guancia.
Come un
fantasma scruto, lo sguardo che tenta di immortalare il tempo trascorso, la mia
vita scivolata via nel compimento di un destino segnato.
Sì. Come
invisibile traccia sospesa nel vento estivo, ecco i miei ultimi momenti, quelle
ultime grida, la luce e il sangue. Ma nulla resta.
Scorre.
Scorrono attimi sbiaditi, scorrono istantanee fuse tra loro e allacciate
confusamente, scorrono parole, risate e lacrime, addii e arrivederci, noi siamo
qui.
Non vi
voglio, qui.
Un fantasma
vive la sua vita inutile e fredda, non può essere visto, sentito, afferrato. Il
sole mi deride e io lo sfido. Non può scaldare una vita finita, un uomo senza
scopo.
Destino
segnato, destino compiuto.
E ad un
passo dalla maturità, mi chiedo chi sono, cosa mi resta e perchè vivo giorni
che sono solo più pallide fotocopie di un’esistenza consumata.
Senso.
Non so trovare un senso. Io ero tutto, ero speranza, ero l’unico, ero Colui.
Colui che
Può.
Occhi
puntati, aspettative, amore, odio, preghiere. Per me.
E pagine pagine e parole parole. Il mio nome. Il mio nome su ogni
bocca, il mio nome in mille voci diverse, in mille sfumature. Il mio nome
garante di un futuro.
Solo. Il. Mio. Nome.
Non c’ero
io, solo un nome.
E quella
garanzia.
Ora si
parla ancora. Di me.
Me. Me.
Me.
Sono
ovunque. E non sono più.
Sono in
ogni pensiero. E nessuno pensa a me.
C’è solo
più un estraneo. L’eroe garante del futuro che ha garantito un futuro.
Dietro
quella maschera e quel nome non c’è più nulla.
Solo
l’apparenza di un essere umano che nessuno guarda come essere umano.
Eroe. Salvatore. Mago. Il più potente.
Vuote
etichette. Lettere prive di significato.
Accecati
assordati da ciò che è stato fatto. Nessuno va oltre.
Il mondo
è salvo. Il fatto.
L’eroe è
devastato. L’oltre.
Summer has come and passed
The innocent can never last
wake me up when september ends
Un’altra
estate è trascorsa. Settima estate.
E non c’è
più nulla.
Ho visto
la morte, ho visto morti. Ho visto in faccia la paura, ho parlato con lei, mi
sono intrattenuto giorni e giorni al suo cospetto.
Ho visto
amici cadere e concedermi un ultimo sguardo d’amore, ho visto figli strappati
ai loro padri, ho visto grida trattenute e sorrisi forzati, ho visto ginocchia
cedere e singhiozzi affranti, ho visto il dolore muto di una madre disperata
che però continuava ad abbracciarmi, a sostenersi a me come se la mia vita
potesse in qualche modo compensare perdite più grandi.
Ho visto
sguardi persi nel vuoto, che cercavano con orrore tra i corpi un volto
conosciuto, ho visto quelle occhiate, quella pena, quella pietà rivolta a me.
Ho
sentito la nausea di quel calore obbligato, di quelle espressioni che non
trovano parole o scuse, ho visto persone che avrebbero voluto sciogliersi nella
più buia disperazione, ma che si trattenevano per celebrare la mia impresa, che
non osavano accasciarsi sfinite perchè io ero lì, da compatire e sostenere...
Innocenti.
Innocenti
strappati via da questo mondo da una guerra oscena.
Chi
sopravvive è macchiato, chi sopravvive si è sporcato le mani.
Colui Che E’ Sopravvisssuto non sarà mai più innocente, non sarà mai più un
ragazzo.
Colui Che
E’ Sopravvisssuto ha ucciso con foga, ha ucciso accecato dalla vendetta, ha
ucciso e ne ha provato piacere, ha massacrato un mostro e ha osservato
implacabilmente la sua lenta agonia, senza mai battere ciglio, e ha infierito
su quell’essenza diabolica che gli ha rovinato l’esistenza.
Gli
innocenti non sopravvivono a lungo.
L’estate
è finita, e so che ormai non tornerò. L’estate è finita e vorrei solo
sprofondare nel sonno, perchè il pensiero è una lama che mi trapassa, e non so,
non so più come fermarla.
Non
voglio più ricordare.
like my fathers come to pass
seven years has gone so fast
wake me up when september ends
L’anno è
finito. L’Anno è finito.
Settimo
anno, anno di destino.
E adesso?
Ora dove corre il mio desiderio? Dove guardano i miei occhi stanchi?
Non c’è
più la solita consuetudine, non c’è più un candido volo e l’attesa di una
lettera sigillata.
Non c’è
più.
Sette
anni trascorsi, e ora non ho più una casa. Sette anni ad attendere quei mesi,
sette anni ad attendere un nuovo settembre.
Domani è
settembre e non c’è speranza, non c’è attesa.
La casa
verso cui tornare è un cumulo di macerie che odorano di morte. Aleggia sulle
mura diroccate il ricordo di chi non c’è più, insostenibili voci che mi
assordano, immagini che mi annebbiano la vista.
Sette
anni ad attendere questo mese, per ritornare a ridere e scherzare, per rivedere
chi è diventato la mia famiglia, e per sentirmi, finalmente, amato.
Settembre
quest’anno non mi darà più una casa, nè amici, nè famiglia, nè amore. Chi si
lecca le ferite, chi tenta di raccogliere i pezzi di vite smembrate e sconvolte
nel giro di un maledetto settimo anno. Per me, non c’è più nulla da aspettare,
nessuno da cui tornare.
Non voglio più un altro settembre, non voglio mai più
rivivere il passato, non voglio più dover rivedere quello che ho perso e che
mai riavrò indietro.
Voglio l’oblio, la dimenticanza. Settembre è memoria, ricordo troppo dolce per
essere sopportato. Si accavallano i giorni, le notti, le piccole cose e
discussioni, i gesti, gli sguardi, i segreti. Tutto iniziava a settembre, la
mia vita acquisiva un vero significato. A settembre. Tra loro.
E ora non
mi restano che rovine, persone lontane con altre priorità, e solitudine.
Io non ho casa, non ho famiglia. Chi più mi amava, è morto. Chi ha deciso di
amarmi, è morto. Non ho perso uno, ma tre padri.
Da domani non inizierà un altro anno, ma un’implacabile tortura costituita da
ciò che è stato e mai più sarà.
Non
voglio viverla.
Voglio
svegliarmi quando settembre sarà finito.
here comes the rain again
falling from the stars
drenched in my pain again
becoming who we are
Una. Due. Infinite gocce di pioggia.
Visione distorta di un giardino abbandonato, morto, che non
vede più primavere.
Gocce si schiantano sui lunghi vetri smerigliati, e giù,
scivolano.
Un tuono e i lampi, coreografia di un temporale.
Vorrei il calore di un camino, il rosso porpora di un
morbido divano.
Vorrei calore umano, compagnia. Vorrei rumore, folla, confusione.
Vorrei non essere quello che sono.
Vorrei non essere mai diventato quello che sono.
Piove anche in me. Il mio cuore fradicio di dolore, il mio
volto rigato di lacrime. Mi rifletto sulla superficie trasparente e lacrime e
pioggia si fondono insieme, non sono più distinguibili.
Nessuno sa che sono qui, nessuno potrebbe immaginarlo tranne
loro.
Ma nessuno lo immaginerà perchè l’eroe caduto è uno
spettacolo troppo indegno e nessuno vuole assistervi.
Una casa fredda e polverosa, una casa per anni dimenticata,
la casa dove tutto iniziò. Ed ora è vuota, silenziosa, nessuno l’esplora se non
i passi pesanti e trascinati del bambino che vide qui segnata la sua sorte.
Quel bambino che rivuole indietro la sua infanzia ed
adolescenza, le troppe lacrime spese, la rabbia riversata sul mondo.
Quel bambino che rivuole indietro speranza, amore,
ottimismo, libertà.
Quel bambino che non vuole più restare imprigionato in una
segregazione auto-inflitta, unica soluzione per un’anima logora e macchiata
d’orrore.
Un bambino che non vuole contaminare chi lo amò un tempo.
as my memory rests
but never forgets what I lost
wake me up when september ends
Lasciatemi dormire. Lasciate alla mia mente una labile
tregua. C’è troppo parlare nella mia testa, ci sono troppi sensi di colpa,
troppi rimpianti, troppi dubbi, troppi errori.
Impeditemi di pensare, lasciatemi dormire.
Voglio continuare ad illudermi di aver preso la giusta decisione, di aver
scelto l’unica via percorribile.
Voglio credere di dover essere solo, voglio credere di non aver bisogno di
nessuno, voglio credere di potere cancellare in un soffio il ricordo di tutto
quello che ho perso.
Settembre finirà e io potrò rinascere, settembre si
dissolverà e forse, allora, io potrò ricominciare, e voi sarete eliminati e mai
più infesterete i miei sogni più dolci.
Il rumore è assordante, l’odore è tossico.
Sono qui per cercare silenzio. La mia mente ne ha abbastanza
di voci e allucinazioni e premonizioni e...terrore.
Isolamento per avere un po’ di pace, per poter almeno
credere un istante di essere normale.
Ma non spariscono...sono sempre qui, incisi, marchiati a
fuoco.
I giorni e gli anni.
Di quando io lo ero.
Di quando nella paura io ero felice.
Non se ne vanno.
Grido con disperazione, spossato, stanco di lottare.
Andatevene, vi prego.
Svegliatemi solo quando settembre sarà finito.
summer has come and passed
the innocent can never last
wake me up when september ends
ring out the bells again
like we did when spring began
wake me up when september ends
Un rumore.
Sconosciuto.
Non è il vento, non è la pioggia, non è un tuono.
Non è un frusciare di foglie, non è una porta che sbatte.
Non è un gatto in fuga, non un topo che si intrufola in un
muro.
here comes the rain again
falling from the stars
drenched in my pain again
becoming who we are
Altri rumori, più rumori. Simili e vari.
Non è la casa. Non sono fantasmi.
E’ diverso.
E’ un rumore che da molto le mie orecchie non sanno più
ascoltare. E’ rumore che volevo dimenticare e seppellire insieme al mio dolore
e al fango e alla pioggia.
E’ un rumore reale che quasi si sovrappone al fracasso
intollerabile della mia testa.
E’ reale.
E’ umano.
Rumore umano.
Voci.
as my memory rests
but never forgets what I lost
wake me up when september ends
Voci che volevo escludere, voci che volevo lasciare indietro
per sempre.
Non potevo credere in una tale fragile illusione e
sopravvivere perdendo ciò che avevo perso. Ciò che volevo obbligarmi a perdere.
Mi arrendo.
Mi lascio raggiungere.
Mi lascio toccare.
Mani gentili abbracci delicati parole vellutate.
Come seta, e fuoco, e caldo, e pace.
E gente.
Loro.
Rumore, sì, rumore.
Ma lieve e sussurrato e tenero e...loro.
Accarezza il mio dolore e quello stridore di pensieri.
E lo placa.
Le palpebre si fanno pesanti tra discorsi di madre e occhi
apprensivi e soffici capelli crespi e rossi riflessi che sorridono
rassicuranti.
Le lacrime seccano e non rinnovano il fiume.
Sale dal cuore un sonno senza più orrori e angosce e sangue.
Posso dormire abbandonandomi a chi accetta l’eroe
svestendolo di ruoli e aspettative e pietà.
Posso lavare via la mia scelta sbagliata e revocare la mia
clausura.
Non c’è più rumore dentro me, ma nell’aria il sussurro
dell’affetto di chi mi circonda e fa di me la sua priorità.
Non c’è più odore di veleno, ma profumo di coloro che hanno
colorato il mio passato.
Mi sveglierò quando settembre sarà finito.
E le mani di quei ricordi di gioia mi aiuteranno ad alzarmi.
Non sarò mai più innocente.
Ma saprò perdonarmi quello che sono.
summer has come and passed
The innocent can never last
wake me up when september ends
like my father's come to pass
twenty years has gone so fast
wake me up when september ends
wake me up when september ends
wake me up when september ends