PREFAZIONE

Decisi di rientrare. Sapevo benissimo di non poter sentire il freddo o il caldo, ma cominciava a nevicare e non volevo destare sospetti.

Cominciai a camminare per le stanze vuote della casa. Era Domenica, e non c'era nessuno dentro. Era tutti dalle loro famiglie. Ma per me era diverso. Io non sapevo dove fosse la mia famiglia. Salii in camera mia e aprii il mio pc. Cominciai a scrivere, come facevo quasi ogni giorno da 5 anni a questa parte.

Cara Mamma,

sono già passati 5 anni. Lo so che per la nostra specie 5 anni sono un battito di ciglia, ma per me è un'eternità. Passare questi anni senza di voi è stato terribile, e lo è ancora ogni giorno. So che scrivere queste email è inutile, ma mi fanno sentire più vicina a voi. La domenica è sempre il giorno peggiore, la mia nostalgia di casa arriva a livelli inimmaginabili.

Vorrei tanto abbracciarvi, abbracciare Jake. Mi manca mamma, mi manca come l'aria che respiro. Potessi anche solo sapere che sta bene, che voi state tutti bene.

Mi interruppi. Non riuscivo a continuare, il dolore era troppo forte. Le lacrime rigarono il mio viso. Forse era meglio studiare. Di lì a breve ci sarebbero stati gli esami di metà semestre. Il mio ultimo semestre e poi avrei dovuto decidere cosa fare della mia vita.

Le ore passarono veloci e quando guardai di nuovo l'orologio mi resi conto che erano passate 4 ore. Era ora di andare a letto. Domani sarebbero tornati Ian, Cassy e Paul e la mia vita sarebbe stata un po' meno dolorosa. Stavo bene insieme a loro, erano una piccola famiglia per me. Nessuno sapeva la verità su di me. Come avrei mai potuto raccontare che non ero umana? Come avrebbero potuto capirlo? A loro avevo detto di chiamarmi Serene. Sapevano che i miei genitori lavoravano come archeologi e che questo li portava in giro per il mondo e spesso quando ero in vacanza io, loro lavoravano. Non ero più tornata a Forks, anche se un milione di volte avrei desiderato farlo, ma lì c'era solo il mio passato. E poi avevo promesso che per nessun motivo sarei tornata a Forks, era troppo pericoloso. Stavo quasi per addormentarmi, quando sentii bussare alla porta. Ero sicura che fosse il vento, ma scesi lo stesso a controllare. Scendendo le scale, un odore familiare mi travolse. Un odore che non sentivo da 5 anni. I passi si fecero più veloci e in men che non si dica mi ritrovai davanti la porta. Avevo il cuore in gola. Aprii lentamente la porta.

“Ciao Nessie.” Avrei riconosciuto la sua voce e il suo odore dovunque. Non mi ero sbagliata. Corsi ad abbracciarla con tutta la forza che avevo e iniziai a singhiozzare.

“Alice, oh Alice, quanto mi sei mancata.”