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Autore: Kicchina    25/03/2010    4 recensioni
[AllenxKanda (implicito?)][OneShot, Shounen'ai]
Spoiler!
"Allen sorrideva sempre. Sempre. Da che ricordasse, Allen aveva sempre sorriso. Gli unici momenti in cui il sorriso svaniva dalle sue labbra erano durante i loro battibecchi. E questo a Kanda faceva molta più paura dell'akuma in procinto di ucciderlo."
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Yu Kanda | Coppie: Kanda/Allen
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Nome:C'è sempre una ragione per sorridere

Paring: AllenxKanda – (implicito?)

Rating: Verde

Avvertimenti: One Shot; Shounen'ai; SPOILER!; OOC

Note: Mah, che ne so...la fic non mi soddisfa minimamente, ma non penso la modificherò più quindi la posto. Ho alcune cose da far notare:

1-Ci ho messo una vita a scriverla, cercando di non far finire questi due nell'OOC ed alla fine ci sono finiti lo stesso – soprattutto Yu, d'oh!

2-Il titolo è una cosa che mi ha detto una mia amica, e mi è venuto in mente che c'azzecca assai con Allen-chan, già.

3- Lo riscrivo qui, per la terza dannata volta così non mi rompete: SPOILER! In realtà non c'è un vero e proprio spoiler, ma per capire a pieno la fic bisogna far riferimento alla fine del capitolo 190, che in Italia non è uscito, quindi è uno spoiler.

4-Non so se qualche persona attenta l'ha notato, ma non l'ho fatto per sbaglio. E' una AllenxKanda. Non una KandaxAllen, è una AllenxKanda. Questo vuol dire che, alla fine, seppur non combinino nulla, è Allen il seme. Non piace? Non leggete. Ed, a questo proposito, ho da dire che Kanda è sul serio adorabile. In tutto quello che fa', in ogni istante del manga e dell'anime. E' un personaggio stupendo, peccato alcuni non lo capiscano...

5- Scusate gli spazi, mi scocciavo di fare l'html a mano. Abbiate pazienza, il writer è un po' pezzotto.

(Credo sia la prima fic che pubblico su questo fandom con titolo italiano...)




C'è sempre una ragione per sorridere




Allen dormiva.

In quel letto dell'infermeria, bianco su bianco, Allen riposava fasciato di bende e con il sorriso stampato sulle labbra. Oltre a quello da lui occupato, i posti disponibili nella sala, scura del buio della notte, erano tutti vuoti e nell'aria pregna di odore di disinfettato e sterile l'unico suono udibile era quello del suo respiro, leggero e regolare.

La porta si aprì cigolando, un suono stridente che spodestò il silenzio, fino a quel momento regnate padrone, e lasciò entrare la figura scura e posata di Kanda, coda alta e Mugen al fianco.

Come ogni notte da quando Allen era stato ferito, l'esorcista giapponese si sistemò sul letto al suo fianco, posò la lama, tolse la divisa e prese a meditare, respiro regolare sincronizzato a quello dell'inglese.

Sembrava una scena quasi surreale, a vederla con gli occhi di chi non sapeva. Yu Kanda che si infilava nell'infermeria di nascosto e fuori dagli orari di visita per andare a trovare Allen Walker. Da pazzi, nessuno mai ci avrebbe creduto.

Eppure avveniva, ed ogni notte trascorsa, ogni giorno passato senza che l'inglese riprendesse conoscenza, Kanda si sentiva strappare da dentro un piccolo pezzo di sé. Minuscolo, insignificante, ma pur sempre un pezzo di sé.

Quella volta cinque giorni prima, l'orientale aveva dato fondo ad ogni sua energia, lì sul campo di battaglia. E si vedeva, era sfinito, esausto, non si reggeva nemmeno più in piedi. Era talmente evidente che anche quell'akuma con la faccia davvero stupida se ne accorse, il cannone enorme puntato direttamente contro il suo volto ed il sorriso ebete ad ornargli in maniera macabra una bocca fin troppo larga.

In quell'istante, Kanda ebbe paura.

Non lo avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura, ma ebbe paura. E la paura, si sa, fa' sì che anche sul punto di morte l'essere umano sia in grado di difendersi. Kanda Yu, un braccio rotto e l'altro grondante sangue, le gambe inutilizzabili ed il corpo che doleva ovunque, divenne sordo improvvisamente, la mente separata dal corpo, e gli arti si mossero da soli, alzando Mugen e tirandola con quanta forza avesse in corpo – ed era poca, era sul serio poca, ma la utilizzò tutta – verso il volto del suo nemico, mentre l'arma dell'akuma si caricava ed il sorriso si ingrandiva, chiudendo gli occhi e gridando per lo sforzo immane.

Urlo che si spense solamente quando a sovrastarlo fu la voce di qualcun altro, una voce fin troppo conosciuta, ed il giapponese sbarrò gli occhi, per trovarsi dinanzi la visione di un akuma sghignazzante ed un Allen piegato in due, la bocca a colare sangue e Mugen – la sua Mugenconficcata nello stomaco, faccia e braccio destro coperti da pentacoli neri ed ustioni di ogni genere.

-Kanda tu... stai bene...?

-Che cavolo hai fatto, mammoletta!

-E'...è Allen...

L'inglese svenne, accasciandosi al suolo in un bagno di sangue, e Yu non capì più nulla, né seppe come ne fossero usciti o chi li avesse aiutati.

Il giorno dopo si era risvegliato in un letto dell'infermeria, perfettamente guarito, e lo avevano dimesso subito, mentre Allen ancora non accennava a ridestarsi.

L'orientale ruppe la posizione di meditazione, posando i piedi sul pavimento e spostandosi sul letto del più giovane, ad osservare da vicino il volto dell'inglese.

Allen sorrideva, ancora, ed ogni tanto mugugnava qualcosa, chiaro segno che fosse vicino al risveglio. A quella visione, Kanda alzò la mano sinistra, per posarla poi sulla guancia del più piccolo e pizzicarla e tirarla forte.

Allen sorrideva sempre. Sempre.

Da che ricordasse, Allen aveva sempre sorriso. Gli unici momenti in cui il sorriso svaniva dalle sue labbra erano durante i loro battibecchi. E questo a Kanda faceva molta più paura dell'akuma in procinto di ucciderlo.

Si somigliano tantissimo...”

-Tsk!

Ci aveva fatto caso da subito. Lui ed Allen si somigliavano in maniera sorprendente. Il sorriso perennemente ad ornare il volto e la malsana voglia di voler vedere del buono anche dove evidentemente non ce n'è, ed anche i litigi, anche quelli erano identici. E Kanda ci pensava ed aveva paura, perché ogni tanto gli ritornava in mente che, quella volta, stesi per terra e doloranti, quella volta ridere gli aveva fatto sembrare più facile respirare. E si ritrovava spesso a chiedersi come sarebbe stato poter ridere ancora una volta.

Allen, in quel momento, si trovava in un letto dell'infermeria, fasciato ed addormentato da cinque giorni, e non certo per colpa delle ustioni o del virus. Era stato Kanda, e lui lo sapeva bene, a mandarlo lì. Era colpa della sua Mugen.

-Stupida mammoletta!

Quando tentò di allontanarsi dal letto per tornare in camera, si sentì tirare un braccio ed il sussurro fu talmente lieve che quasi non lo sentì.

-Mi...mi sembrava di averti detto che... è Allen.

Kanda sgranò gli occhi per una frazione insignificante di secondo, poi ghignò e strattonò il braccio, liberandosi dalla presa leggera di Allen. Si sedette compostamente sul letto sul quale aveva meditato, gambe accavallate e braccia conserte, e puntò lo sguardo in quello stanco dell'esorcista inglese, il quale sorrise, non avendo la forza di fare altro.

-Kanda...che ci fai qui?

-Meditavo.

-Nell'infermeria...?

Il giapponese assottigliò lo sguardo, occhiata molto più eloquente di un esplicito “Medito dove mi pare” ed Allen ridacchiò, piano, stanco, ma sul serio divertito.

-Come stai?

-Stupida mammoletta! Perché ti sei messo sulla mia traiettoria di lancio? Pensi forse io abbia bisogno del tuo aiuto? Di essere protetto da te?!

-E' Allen! E pensavo non ti riuscissi a muovere, baKanda!

-Stupida mammoletta!

-E' Allen...!

L'inglese lasciò sprofondare la testa nel cuscino, il respiro lievemente affannato dovuto all'aver parlato – urlato – troppo per le sue condizioni fisiche.

-Pensavo...non ti riuscissi a muovere.- ripeté in un sospiro, socchiudendo gli occhi.

Kanda prese Mugen e la divisa, e con un sonoro schiocco di labbra si incamminò in direzione della porta, facendo ondeggiare la lunga coda nera alle proprie spalle, per poi bloccarsi dopo pochi passi ad un sussurro del più piccolo.

-Vai via...?

-Mi sembra ovvio.

-Perché sei venuto?

Kanda non rispose, né si voltò, per alcuni minuti restò semplicemente in silenzio, il respiro pesante dell'inglese a riempire l'aria immobile della sala.

-Da quanti giorni sono qui?

-Cinque giorni.

-Mugen è davvero un'arma potente.

-Idiota.

-In questo ti somiglio.

L'orientale fece schioccare di nuovo le labbra, ed Allen riprese a sorridere, gli occhi rivolti al soffitto candido.

-Non andare via.

-Perché non dovrei?

-Perché...perché sei venuto anche tutte le altre notti, non è così?

Il giapponese sbarrò gli occhi, per poi assottigliare le sguardo e puntarlo nelle pozze argento dell'inglese, il quale sorrideva e rideva, sorrideva e rideva, ancora, ancora, ancora.

-Che hai da sorridere, idiota?! Piantala!

-Sorrido quando e quanto voglio!

-Che senso ha sorridere sempre? Solo gli stupidi sorridono in continuazione!

-Allora sarò stupido! Sempre meglio che essere un pessimista imbronciato come te!

Kanda sentì una fitta al cuore. Forte e profonda, dolorosa. Di quelle che non sentiva da non ricordava più quanto tempo ormai. Si rigirò ancora una volta, incamminandosi verso la porta, ed Allen lo chiamò di nuovo, e lui si fermò di nuovo – ma non seppe perché, semplicemente i piedi smisero di muoversi. Di loro iniziativa.

-E' vero che sei venuto anche le altre notti?

-Ed anche se fosse?

-Perché rispondi sempre alle mie domande con altre domande? Sei snervante.

-Smetti di farmi domande, allora.

Allen agitò la testa in senso di diniego, lentamente, il sorriso ancora sulle sue labbra, e gli fece segno con la mano di tornare indietro.

-Non posso farlo.

Kanda gli si avvicinò piano, lasciò di nuovo la katana e la giacca della divisa sul letto vuoto, poi si sedette al fianco di Allen e lo fissò con sguardo truce, un po' chiedendosi per quale motivo si fosse sul serio spostato, un po' domandandosi dove trovasse la forza, una mammoletta appena svegliatasi dopo cinque giorni, di chiacchierare ed urlare così tanto.

-Che vuoi?

-Che resti qui.

-Perché?

-Non lo so. Ma voglio che resti qui.

-Stai delirando.

-Forse...ho molto sonno. Anche tu hai sonno, Kanda?

L'orientale socchiuse gli occhi, sembrò rifletterci un po' su. In effetti, erano cinque giorni che non dormiva decentemente e minimo un giorno e mezzo che non chiudeva proprio occhio. Si sentiva le palpebre pesanti, non se ne era accorto fino a quel momento.

Poggiò la fronte su quella di Allen, e per un secondo fece anche finta di chiedersi perché lo stesse facendo, poi si autoconvinse che quella sera erano fin troppe le cose che aveva fatto e che non comprendeva, quindi una in più o una in meno non avrebbe fatto poi chissà quale differenza.

-Smettila di sorridere sempre. - sussurrò, gli occhi socchiusi dal sonno arretrato che si faceva presente improvvisamente e tutto assieme.

-Perché, invece, non provi a farlo anche tu?

-E' stupido. Non ho motivo di farlo.

-C'è sempre una ragione per sorridere.

Fece strusciare la punta del naso contro la sua, Allen, poi chiuse gli occhi e riprese a respirare regolarmente, proprio come quando l'orientale era entrato nella stanza un paio d'ore prima. Si era addormentato.

Kanda fece scivolare lentamente il volto verso il basso, le labbra ed il respiro a pochi centimetri dalla pelle del più piccolo, poi poggiò la testa sul suo petto. Il cuore batteva regolare, era un ritmo davvero rilassante.

Per una frazione insignificante di secondo se lo domandò pure, Kanda, se non sarebbe stato meglio prendere Mugen e tornare in stanza. Ma, ora se lo chiedeva sul serio - le palpebre che premevano per chiudersi e la mente che già viaggiava lontana dalla realtà - quand'è che aveva iniziato ad avere così sonno?

Sentì Allen mugugnare qualcosa di indefinito, sentì la sua voce rimbombare nel petto ed il respiro che perdeva, seppur solo temporaneamente, la sua regolarità. E sorrise.

Un sorriso piccolo, appena accennato, quasi inesistente. E forse non se ne accorse nemmeno, forse il cervello non registrò appieno quell'azione.

Ma sorrise, ed una cosa era sicura: Allen non avrebbe mai dovuto saperlo.




N/A post fic


Ultimamente ho fatto un disegno di Yu-sama, uno di quelli con lo sguardo assassino, ed ora è appeso sulla mia scrivania e mi fissa. Sembra volermi uccidere per le cose orribili che gli ho fatto fare in questa fic - che finale da schifo...





Edit:
E' la 499^ storia nel fandom di D.Gray-man! Che non sarà la 49^, ma un po' somiglia, no? *lol* sono malata
  
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