Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: keli    26/03/2010    2 recensioni
Lei l'ha promesso. Tornerà, DEVE, tornare
Perché nemmeno la morte può spezzare una promessa.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Game Over~
Lei non Tornerà




Lui è lì e ricorda. Sente la sua assenza.
L’orologio dal vetro rotto gettato sul tavolo non gira più, non c’è nessun buffo coniglio bianco col panciotto a battervi contro la zampa per segnalare un eterno ritardo.
La stessa tavolata fatta di tavoli di forme e dimensioni più disparate ospita una tovaglia logora e consunta, macchiata in più punti da tè e chi sa cos’altro, le tazzine sbroccate, i piattini di porcellana e le teiere sono ricoperti da uno spesso strato di polvere a segnale del tempo trascorso [molto, troppo persino per Sottomondo]
Nessuna risata folle di gioiosa matta pazzia si ode più riecheggiare in quel posto.
Nemmeno i singhiozzi, soffocati dal silenzio, persi in quel barlume di razionalità inghiottito crudelmente dall’attesa.
Perché lui è ancora là.
Sta seduto, composto, la sua brava tazzina senza fondo fra le mani, ricolma di un liquido invisibile quasi quanto le lacrime trasparenti che gli solcano il viso esangue, il cappello a cilindro sdrucito a pendere in bilico dal riccioluto capo rosso scomposto, gli occhi verdi come la foresta che lo circonda, spenti e inquietantemente privi della solita luce di strabica follia che lo contraddistingue. O forse sarebbe meglio dire contraddistingueva.
Come un soprammobile vecchio, dimenticato da tutti e destinato all’oblio e alle ragnatele. Ostinato nel suo voler rimanere ad aspettare un qualcosa che non sarebbe tornato in ogni caso [aspettare ancora lei]
Ogni tanto porta la tazzina vuota alle labbra, mormorando qualcosa sottovoce
[perché un corvo assomiglia ad una scrivania?]
Ma è solo questo. Riabbassa la tazzina, tornando a fissare il vuoto davanti a se. Non chiude gli occhi, non sbatte nemmeno le palpebre. Sembra quasi una statua di cera, immobile in tutta la sua desolante s t r a n e z z a.
Le labbra pallide, prive del rossore della vita, si schiudono a formare parole vuote, un soffio indistinto che si perde nell’assordante silenzio che lo circonda
[lei l’ha promesso, tornerà DEVE tornare]
Nemmeno l’indistinto rumore di passi in avvicinamento che spezzano per un istante il nulla sembra risvegliarlo dallo stato in cui è caduto.
Sospira l’ex Fante della Regina Rossa, nella sua immacolata divisa bianca che indossa da quando la bontà della Regina Bianca l’ha richiamato dall’esilio proponendogli la redenzione.
Come ogni giorno si siede vicino a lui, gettando un’occhiata fra il desolato e il disgustato alla tavolata disastrata, giocherellando con il manico di una tazzina spezzata a metà, osservandoLo con preoccupazione da sotto la frangia scura.
Aspetta che quello dia segno di essersi accorto della sua presenza ma si rassegna presto all’evidenza: non c’è e non ci sarà mai nessun modo per riportarlo indietro dal posto in cui è caduto [un posto dove nemmeno la sua colorata follia può salvarlo]
Sospira, un ennesima volta, lasciando cadere i cocci fra la polvere.
Mirana può continuare a mandarlo da lui quanto vuole, ma le sue visite non sortiranno mai nessun risultato.
E’ solo un inutile perdita di tempo.
<< Come fai Cappellaio? Come riesci a star qui, ad aspettare ancora dopo tutto questo tempo? Aspettare cosa poi? Lei non tornerà Cappellaio e lo sai tu come lo so io e lo sappiamo tutti qui. E’ inutile. Stare ancora in questo posto non servirà a riportarla indietro >>

Ma nessuna risposta proviene da quello che un tempo era semplicemente matto come un cappellaio [ma lo era, per fortuna]
Ritorna a bere il liquido amaro fatto di ricordi e polvere, lo sguardo velato da una coltre di annullamento totale.
Si alza il Fante [ora Scacco Bianco] scuotendo la testa in un moto di desolata rassegnazione. Non si cura nemmeno di sistemare la sedia in cui si era seduto, portandosi dietro le spalle dell’uomo, una mano sulla sua palla, abbassandosi al livello del suo volto, le labbra a qualche centimetro dall’orecchio
<< Mi dispiace Tarrant, davvero, ma la tua Alice non tornerà dal mondo dei morti. Forse è ora che te ne faccia una ragione anche tu >>
<< …>>
Si rialza Stayne, sistemandosi la divisa con un gesto di puerile disagio a lui non congeniale perché nato da quella presenza evanescente.
<< A domani vecchio mio >>

E mentre Ilosovic Stayne lascia la radura con la sua tavolata di dolore, un sorriso sfregia il volto cereo del Cappellaio e una lacrima di realtà sgorga da quegli occhi improvvisamente coscienti di qualcosa che ha finalmente realizzato ma non accettato.
Dopo tutto sono s o lo Sempremilanniche aspetta.
<< Ti sbagli caro Fante. Alice tornerà presto. Me l’ha promesso >>

  
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