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Autore: pralinedetective    26/03/2010    2 recensioni
Lambo non si aspetta inviti né rifiuti – si darebbe dello stupido, se non conoscesse alla perfezione con chi sta avendo a che fare. Se non sapesse che le probabilità di vedere Reborn prenotare una chiesetta in campagna e sposare Vongola agli inizi dell’estate sono più alte di uno stesso sicario che rivolge la parola a un mafioso di bassa lega, a quel mafioso di bassa lega, in presenza di altri.
[RL] Flashfic per la Caccia alle Uova su FW, quarto prompt
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio, Lambo, Reborn
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'L'artista decaduto.'
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[Dedicata a Noemi ed Elisa.
Rebocchi perché la amo profondamente e le dovevo qualcosa del genere da tempo,
Elisa perché non vorrei essere morsa a morte (ti odio ;_;) in un attimo di nervosismo~]

Questa è perché da tempo non postavo una Reborn/Lambo, e restano comunque il mio OTP<3
La citazione è di Benedict Spinoza, la canzone scelta come prompt «L’affronto» tratto dall’opera popolare Giulietta e Romeo di Cocciante: cinquecentosedici (516) parole.

Una breve nota che serve più a me che altro.
Reborn in versione adulta (o pre-Arcobaleno... ma non solo *ci spera*) lo vedo come un omone stitico di sentimenti XD, mentre Lambo qualcosa di tanto appassionato da scottarsi con facilità – la nostalgia di Lambo25 mi ha sconvolto XD.
Questo è il mio perché della coppia.

Buona lettura <3









L’affronto.

 

Le mani sono ferme, la mente vuota eccezion fatta per il singolo particolare che è l’obbiettivo. Bisogno profondo, vitale, di non perdere la concentrazione.
Chiude l’occhio debole, preme il grilletto.

«Ti amo».

Colonnello è pressoché una costante, all’interno del mondo di Lambo.
È lui a proporre gli incarichi che è sicuro non saranno rifiutati, è lui a occuparsi di diversivi, e piani di fuga, e “relazioni con il pubblico”, come si diverte a chiamarle. Perdersi nel bere e discutere con Reborn, venir ripreso da Lal, aggiornare Iemitsu quando la Consulenza Esterna della Famiglia viene a portare le commissioni.

Qualcuno ha detto: «La paura non può essere senza speranza né la speranza senza paura».
Il killer una volta facente parte dei Bovino riflette sulla frase che, pooof, è come nata dal nulla per turbare o accompagnare con gentilezza quell’attesa. Fredda, nervosa, spasmodica, come solo lui può essere, e come solo lui trasforma con uno sguardo.

Uno sbatter di ciglia, occhi piccoli ma precisi, intelligenti.

Quasi odio, mentre lo oltrepassano senza degnarlo d’una singola attenzione.
Si lascia seguire, un sorriso di cattiveria disegnato sul volto inafferrabile, voluta di fumo fra i gas di scarico. Un puro, singolo sospiro tratto da un Signor Sigaro.
Anche Lambo ride. Ride mentre tossisce e a momenti sputa i propri stessi polmoni: non ha mai potuto soffrire l’odore del tabacco.

–Ti amo–.

Attraverso il mirino fa propria quella ragazzina tanto simile a una bambina, troppo vicina all’immagine dell’innocente figlia di persone sbagliate.
«Usa il sinistro,» gli parla Colonnello stringendo un poco la presa sulla sua spalla. «Usa il sinistro e non pensarci, ricorda con chi hai a che fare».
«Con della gente subdola?»
«Con chi hai scelto,» lo sguardo si assottiglia, «e con chi ha scelto te. Non piangere sul latte versato e datti da fare, stupida mucca».

Esegue gli ordini, come al solito.

“Ti amo?”

Lambo non si aspetta inviti né rifiuti – si darebbe dello stupido, se non conoscesse alla perfezione con chi sta avendo a che fare. Se non sapesse che le probabilità di vedere Reborn prenotare una chiesetta in campagna e sposare Vongola agli inizi dell’estate sono più alte di uno stesso sicario che rivolge la parola a un mafioso di bassa lega, a quel mafioso di bassa lega, in presenza di altri.
Ma d’altronde, ha riflettuto, se avesse voluto un altro tipo di relazione non avrebbe dovuto scegliere Reborn.

E sì, forse ha scelto quelle mani forti, quegli occhi che non incontrano mai i suoi per primi. Ha scelto lacrime la mattina, sangue di notte, estasi e silenzio quando è lui a scegliere che sia così.
Ha scelto di uccidere durante la notte, dopo essersi spento più volte nel silenzio della sera.

«Non lo dire,» gli intima l’uomo mentre termina di spogliarlo del necessario.
Ingoia pianto e parole, mentre si aggrappa al lenzuolo, mentre si abbandona per l’ennesima volta. «Cosa...»
«Non dire di amarmi, sai quale sarà la risposta».
«C’è mai stata una risposta?»

“Forse non ti amo così tanto”.

Preme il grilletto di nuovo, cade in ginocchio come al solito. Ride.
«Non la voglio, non la voglio».

  
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