[Dedicata
a Noemi ed Elisa.
Rebocchi perché la amo profondamente e le dovevo qualcosa
del genere da tempo,
Elisa perché non vorrei essere morsa a morte (ti odio ;_;) in un attimo
di nervosismo~]
Questa è
perché da tempo non postavo una
Reborn/Lambo, e restano comunque il mio OTP<3
La citazione è di Benedict Spinoza, la canzone scelta come
prompt «L’affronto»
tratto dall’opera popolare Giulietta e Romeo di Cocciante:
cinquecentosedici
(516) parole.
Una breve nota che serve più a me che altro.
Reborn in versione adulta (o pre-Arcobaleno... ma non solo *ci spera*)
lo vedo
come un omone stitico di sentimenti XD, mentre
Lambo qualcosa di tanto appassionato
da scottarsi con facilità – la nostalgia di
Lambo25 mi ha sconvolto XD.
Questo è il mio perché della coppia.
Buona lettura <3
L’affronto.
Le mani sono ferme, la mente vuota
eccezion
fatta per il singolo particolare che è
l’obbiettivo. Bisogno profondo, vitale,
di non perdere la
concentrazione.
Chiude l’occhio debole, preme il grilletto.
«Ti
amo».
Colonnello è
pressoché una costante,
all’interno del mondo di Lambo.
È lui a proporre gli incarichi che è sicuro non
saranno rifiutati, è lui a
occuparsi di diversivi, e piani di fuga, e “relazioni con il
pubblico”, come si
diverte a chiamarle. Perdersi nel bere e discutere con Reborn, venir
ripreso da
Lal, aggiornare Iemitsu quando la Consulenza Esterna della Famiglia
viene a
portare le commissioni.
Qualcuno ha detto: «La
paura non può essere
senza speranza né la speranza senza paura».
Il killer una volta facente parte dei Bovino riflette sulla frase che, pooof, è come nata dal nulla
per turbare
o accompagnare con gentilezza quell’attesa. Fredda, nervosa,
spasmodica, come
solo lui può essere, e come solo lui
trasforma con uno sguardo.
Uno sbatter di ciglia, occhi piccoli
ma
precisi, intelligenti.
Quasi odio, mentre lo oltrepassano
senza
degnarlo d’una singola attenzione.
Si lascia seguire, un sorriso di cattiveria disegnato sul volto
inafferrabile,
voluta di fumo fra i gas di scarico. Un puro, singolo sospiro tratto da
un
Signor Sigaro.
Anche Lambo ride. Ride mentre tossisce e a momenti sputa i propri
stessi
polmoni: non ha mai potuto soffrire l’odore del tabacco.
–Ti amo–.
Attraverso il mirino fa propria
quella
ragazzina tanto simile a una bambina, troppo vicina
all’immagine dell’innocente
figlia di persone sbagliate.
«Usa il sinistro,» gli parla Colonnello stringendo
un poco la presa sulla sua
spalla. «Usa il sinistro e non pensarci, ricorda con chi hai
a che fare».
«Con della gente subdola?»
«Con chi hai scelto,» lo sguardo si assottiglia,
«e con chi ha scelto te. Non
piangere sul latte versato e datti da fare, stupida mucca».
Esegue gli ordini, come al solito.
“Ti
amo?”
Lambo non si aspetta inviti
né rifiuti – si
darebbe dello stupido, se non conoscesse alla perfezione con chi sta
avendo a
che fare. Se non sapesse che le probabilità di vedere Reborn
prenotare una
chiesetta in campagna e sposare Vongola agli inizi
dell’estate sono più alte di
uno stesso sicario che rivolge la parola a un mafioso di bassa lega, a quel mafioso di bassa lega, in
presenza di altri.
Ma d’altronde, ha riflettuto, se avesse voluto un altro tipo
di relazione non
avrebbe dovuto scegliere Reborn.
E sì, forse
ha scelto quelle mani forti,
quegli occhi che non incontrano mai i suoi per primi. Ha scelto lacrime
la
mattina, sangue di notte, estasi e silenzio quando è lui a scegliere che sia così.
Ha scelto di uccidere durante la notte, dopo essersi spento
più volte nel
silenzio della sera.
«Non lo dire,»
gli intima l’uomo mentre
termina di spogliarlo del necessario.
Ingoia pianto e parole, mentre si aggrappa al lenzuolo, mentre si
abbandona per
l’ennesima volta. «Cosa...»
«Non dire di amarmi, sai quale sarà la
risposta».
«C’è mai stata una risposta?»
“Forse
non ti amo
così tanto”.
Preme il grilletto di nuovo,
cade in
ginocchio come al solito. Ride.
«Non la
voglio, non
la voglio».