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Autore: jas_93    26/03/2010    2 recensioni
Titubante avvicino la mano alla maniglia per aprirla; la sto sfiorando appena quando la porta si apre, e si spalanca davanti a me un inferno.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Hell

Non so quanto tempo è passato da quando ho imboccato quell’unica via che mi si è presentata davanti: un tunnel buio di cui non riesco ancora a vedere l’uscita, dove ogni percezione è nulla e ci sono solo io e quell’oscurità che mi circonda.
Ad un certo punto rallento il passo arrivando in prossimità di un enorme portale. In alto c’è una scritta, ma sono troppo distante per riuscire a leggerla. Titubante avvicino la mano alla maniglia per aprirla; la sto sfiorando appena quando la porta si apre, e si spalanca davanti a me un inferno.
Una volta superato quell’accesso ero sicura che avrei rivisto la luce, invece, in questa immensità, che si allarga altre il punto in cui l’occhio può vedere, regnano il fuoco e le fiamme, con la desolazione che lasciano al loro passaggio.
Il cielo è buoi, senza stelle, l’atmosfera è colorata di un rosso cupo e l’aria odora di zolfo, quasi come fossi su un campo di battaglia. In lontananza mi sembra di vedere delle case, magari potrò trovare rifugio e delle spiegazioni. Scendo dalla collina e comincio al mio cammino verso quel piccolo barlume di speranza.
Non è un grande villaggio, ci saranno in tutto una decina di abitazioni.
Mi avvicino alla prima e busso un paio di volte. Nessuna risposta. Forse staranno dormendo; è possibile, ma non saprei dirlo con certezza, visto che ho perso la cognizione del tempo già da un po’.
Quando ormai sto per andarmene la porta si apre a appare una donna visibilmente terrorizzata.
- Chi siete? Non vogliamo guai, perciò andatevene! – mi dice con voce tremante.
- La prego, voglio solo sapere se c’è un modo per uscire da questo posto. Non so nemmeno dove sono.
Devo sembrarle disperata perché dopo aver guardato attentamente che in giro non ci sia nessuno mi lascia passare.
L’interno è molto piccolo: solo un tavolo e un letto in cui dorme una bambina.
- Quella è mia figlia! – mi dice la giovane madre avvicinandosi – Devi scusarmi per l’accoglienza, ma ormai non si sa più di chi ci si può fidare. Di questi tempi è pieno di briganti e gente crudele.
Mi chiedo in che posto sia finita. Quando glielo domando, comincia a raccontare.
- A essere sincera non so nemmeno io come ci sono arrivata, so solo che le persone continuano a portare avanti una guerra che non avrà mai fine, stanno distruggendo tutto. Ci sono state alluvioni, terremoti. Questo è uno dei pochi villaggi sopravvissuti al massacro, altrove è solo morte e disperazione. Non so quando tutto questo finirà, ma vedere mia figlia sorridere, starle vicino, sono le uniche cose che mi danno la forza di andare avanti. Mio marito è in guerra. Qualche tempo fa sono venuti dei soldati e l’hanno portato via con la forza. Non so nemmeno se sia ancora vivo…
La voce la si incrina, si volta, ma so perfettamente che sta piangendo.
E così questo è un mondo in cui l’uomo sta distruggendo tutto e la natura si ribella.
Mi volto verso il letto mettendomi a guardare quel viso rilassato e senza pensieri. Perché una bambina deve essere destinata a una simile esistenza?

I giorni sono passati velocemente. Usufruendo dell’ospitalità di Marika, ho trascorso le giornate facendo giocare la piccola Katia, così da distrarla da ciò che succede attorno. E’ una bambina solare e chiacchierina; nel suo continuo parlare, solo una volta mi ha completamente spiazzata chiedendomi dove fosse suo padre. Non sapevo cosa risponderle. La verità le avrebbe fatto male, e non sarebbe stato giusto mentirle, così le dissi che era dovuto andare lontano per lavoro, ma che presto sarebbe tornato.
Ho lasciato passare troppo tempo e ormai è il momento di rimettersi in marcia. Molto gentilmente, Marika mi ha consigliato di indossare i vestiti di suo marito, così da evitare inutili guai se si vedesse una ragazza andare in giro da sola.

All’aperto il cielo è sempre dello stesso colore. Percorrendo questa landa desolata mi è capitato di trovare alcuni corpi immobili, sono passata oltre.
Pian piano mi sto avvicinando a luoghi più pericolosi, dove la gente combatte. I sensi si fanno più attenti e devo essere agile per nascondermi alla vista dei soldati.
Dopo aver percorso molta strada mi fermo per riposare. Attorno è tutto silenzioso. Fa una strana impressione non udire nemmeno il cinguettio di qualche uccello.
Quella calma apparente viene infranta da un vociare vicino, troppo vicino.
Cerco di appiattirmi contro un albero per non essere vista quando una mano mi afferra chiudendomi la bocca. Cerco di divincolarmi ma è tutto inutile; sto per tirare un calcio, ma vedendo chi mi sta davanti mi blocco.
- Zia… - ciò che riesco a dire non è che un sussurro.
Per tutta risposta lei mi sorride.
– Ma com’è possibile? Tu dovresti essere… - ma le parole mi muoiono in gola.
Quanto mi è mancata. L’ultima volta che l’ho vista era su un letto di ospedale, priva di vita.
- E’ da quattro giorni che ti inseguo. Avevo paura che ti scoprissero. Hai una vaga idea di quando mi hai fatta preoccupare?
Non è cambiato niente. Come sempre mi sta facendo una delle sue prediche.
- Lo so. Scusami, ma tu cosa ci fai qui?
- E’ qui che vanno le anime delle persone morte. Subito credevo di sognare, ma poi ho incontrato tua nonna, tuo nonno e mi hanno raccontato tutto. Quanto sei cresciuta! – mi dice passandomi una mano sul volto, la stessa mano che poco prima mi aveva tanto spaventata.
- Questo non è posto per te. Ti conduco all’uscita.
Prendendomi per mano ripercorriamo la strada a ritroso per giungere di nuovo a quel portale da cui è cominciato tutto.
- Quando sarai a casa, salutami tanto tuo zio e digli che mi ha dato tanto in questi anni passati insieme. Non sono contenta di essere qui, ma almeno voi siete in un mondo migliore, dove non sembra che tutto possa scomparire da un giorno all’altro.
Dopo esserci salutate mi volto per andarmene da qual luogo infernale.
Ancora una volta sono da sola, circondata dall’oscurità. All’improvviso sento il suono della sveglia, apro gli occhi e mi ritrovo sdraiata nel letto.
Possibile che sia stato tutto un sogno? Eppure era così reale: Marika, Katia e poi la zia. Avrei voluto passare ancora un po’ di tempo con lei.
Vado in cucina per prepararmi la colazione e accendo la televisione dove stanno trasmettendo un telegiornale. A quanto pare c’è stata un’onda anomala che ha colpito una nave del sud della Francia. E’ solo un altro caso di una lunga serie: il terremoto ad Haiti, in Cile, l’allarme tsunami.
La natura si ribella. Guerre e morti.
Forse questo mondo non è tanto diverso da quello in cui, una notte, sono stata.




~ L'Autrice ~
Allora... Ciao a tutti! In realtà quella che avete appena letto è la traccia di un tema di italiano che mi sono divertita moltissimo a scrivere. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! Perciò... Recensite!!!! ^^ Bacioni!
  
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