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Autore: Bella88    04/08/2005    0 recensioni
Basata su un triangolo amoroso realmente esistente a cui mi sono ispirata inserendo pensieri e emozioni private. Fatemi sapere cosa ne pensate!
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ANNA OMERI

ASCOLTA IL TUO CUORE

 

I

l suo sorriso fanciullesco era leggermente arrossato dal freddo dell’inverno ma questo non le impediva di sfoggiarlo con il suo solito buonumore. Camminava tra la neve avvolta nel suo cappotto di un bianco candido, diventando anch’ella una parte del paesaggio innevato. I capelli mossi castani ,mischiati con venature rosse, svolazzano al vento.

I suoi occhi bruni erano assenti, persi nei pensieri che navigavano nella sua mente come in un mare in tempesta. Ultimamente ne erano successe di cose e la sua vita era cambiata senza lasciarle il tempo di rendersene conto.

Solo il giorno prima un evento l’aveva completamente sconvolta, lanciandola in un abisso profondo …

 

***FLASHBACK***

Hernando oggi non viene?”
”Doveva uscire con Cindy!”
”Ah! … Capisco!”

Sergio osservò attentamente lo sguardo della ragazza e riconducendolo alle parole di poco prima, capì immediatamente che le dispiaceva in modo al quanto particolare e intuì che i suoi sospetti dovevano essere fondati.

“Non sei contenta che ci sia io?”

“Certo! Ma … ma … sai questa ricerca dovevamo farla tutti insieme e … speravo che ci fosse anche lui! Tutto qui!”

Il ragazzo non credeva a una parola di Anna, stava mentendo.

Senza indugiare altro, i ragazzi incominciarono la ricerca d’arte. Dopo aver lavorato per ben 2 ore filate, Sergio decise di fermarsi.

“Ehi! Non ho mai lavorato così tanto in vita mia e sinceramente non ho mai visto te stare attenta a qualcosa per 10 minuti di fila!”
”Dobbiamo consegnarla per domani, no? Poi chi se la sente quella pazza!”
”Sicura che sia solo per questo? Sei stranamente così seria e silenziosa! Ti deve essere successo qualcosa!”
”Anche se fosse, sono affari miei!”
”Ehi! Non c’è bisogno di essere così spigolosa!”

Anna non accennava a smettere e non aveva ancora mai alzato lo sguardo dai libri che la circondavano sul divano, senza aspettare oltre il ragazzo la raggiunse sul divano strappandole il libro che teneva sulle ginocchia.

“Ora io e te parliamo!”
”Non c’è nulla di cui parlare!”

“Io credo di sì!”
”Mi vuoi ridare il mio libro?”
”Anna cos’hai? Da quando ti ho detto che Hernando non sarebbe venuto ti sei spenta!”

La ragazza non rispose, fomentando i dubbi dell’amico.

“Tu e lui mi state nascondendo qualcosa?”

Con uno scatto repentino la bruna raggiunse la porta della sala.

“Vattene!”

Cosa? Per quale motivo?”
”TI HO DETTO DI ANDARTENE! QUESTA E’ CASA MIA E SONO LIBERA DI FARE CIO’ CHE VOGLIO!”

“Ho ragione allora, eh? … Da quanto va avanti?”

“Non so cosa tu sia farneticando ma non desidero ascoltarti oltre!”

“Il tuo comportamento è tipico di chi nasconde qualcosa, e io voglio sapere perché? Perché non me lo avete mai detto?”

Fremendo dalla rabbia Sergio raggiunse l’amica, che con la sua altezza la sovrastava.

“Non dobbiamo spiegazioni a nessuno! Specialmente a te!”
”IO CREDO DI SI’! SIETE I MIEI MIGLIORI AMICI E TU SEI LA MIA EX-RAGAZZA!”

Questo cosa c’entra? … QUESTO COSA C’ENTRA?”
”Sei stata un mostro nei miei riguardi, mi hai usato come meglio ti interessava e poi mi hai scaricato abbandonandomi a me stesso! Tu non hai la minima idea di come possa essermi sentito! … E se ora dovessi anche scoprire che la colpa sarebbe stata di Hernando, io …”
”E’ iniziata dopo … tra me e lui! Non c’entra niente con la nostra rottura!”

Il ragazzo con uno scatto bloccò Anna al muro. La rabbia gli cresceva nelle vene, perché da quando la loro storia era finita non si erano mai chiariti per scoprire quale ne fu il motivo o semplicemente per dirsi come si erano sentiti. Forse per lei era stato solo un gioco, ma per lui era molto di più … era qualcosa di speciale.

“Non lo proteggere! Non lo sopporterei!”

“Non stavamo insieme, ma … sentivo che lui mi faceva provare … non so come spiegarlo, ma … ma ogni volta che noi litigavamo … lui era sempre lì e mi … e mi capiva!”

“Io ci tenevo a te! Perché non lo hai mai capito! PERCHE’? … Stavamo bene insieme!”
”Perché vuoi continuare questa conversazione eh? Appartiene al passato! Io e lui abbiamo la nostra storia e tu hai la tua con Gaia!”

Detto questo, dopo essersi liberata dalla morsa dell’amico, si allontanò avviandosi verso la porta di casa.

“Ora ti prego ti uscire da casa mia!”

Ma dalle sue spalle, udì solo un rumore … una parola che la colpì.

“Puttana!”

Lentamente Anna si girò, guardando dritto negli occhi Sergio.

“Come mi hai chiamato?”

“Sei solo una lurida puttana! Mi ha fatto soffrire come un cane e non ti sei neanche mai presa la briga di chiedermi come stavo! Io ti amavo …”

Gli occhi della ragazza si sgranarono in uno sguardo di stupore.

“Sì, io ti amavo e ti amo tuttora come non si può amare in una vita sola! Ma tu mi hai solo usato! Ti facevi con non so con quanti altri, io lo sapevo sai? Sapevo delle tue scappatelle e per quanto potrà sembrarti strano io non ti ho mai tradito! MAI! … E poi tu che fai? Stai con il mio migliore amico, che per la cronaca sta già con un’altra, ma a te non sembra importartene! Non ti chiedi come possa sentirsi lei se lo scoprisse, a meno che non lo sappia già. LO SAI, EH? Come mi sono sentito io! … Voglio sapere perché mi hai fatto questo? VOGLIO SAPERLO?”

Ormai erano a pochi centimetri l’uno dall’altra. Mentre parlava si avvicinava sempre più a lei che non era riuscita a muovere un solo passo. Era immobile come pietrificata, mentre gli occhi le si inumidivano. Sergio la prese con forza, cingendole la vita con le mani.

“Lasciami! Lasciami!”

Cosa avevo che non andava? Perché mi hai sempre trattato così? Non immagini quanto tu mi abbia fatto soffrire e ora io mi sono stancato, STANCATO! Voglio che tu provi il dolore che io ho dovuto provare per te e che ogni giorno mi porto dentro silenziosamente!”

Tenendola salda a sé la trascinò nella camera da letto, che era la porta appena alla loro sinistra. La spinse sul letto, mentre ella cercava insanamente di divincolarsi.

Il corpo di lui la soggiogava e nonostante il suo tentativo di respingerlo, sentiva di non avere le forze necessarie.

I polsi erano bloccati nella sua salda presa mentre con l’altra mano esplorava il suo corpo.

“Ti prego Sergio! Smettila! SMETTILA! Ti prego! Lasciami!”

Per quanto lei poteva aver baciato molti ragazzi, non ci era mai andata a letto. Volevo mantenere quella condizione ancora intatta a quando un giorno si sarebbe sentita pronta. Ma mentre sentiva quel corpo che si muoveva su di lei capiva che quella condizione sarebbe andata in mille pezzi. Che il ricordo della sua prima volta sarebbe stato il ricordo di quando l’avevano stuprata.

Sentirsi toccare la propria intimità senza la scelta di chi fosse fu per lei devastante. Aveva cercato di liberarsi in tutti i modi ma dopo aver capito di non farcela, fu costretta ad abbandonarsi a quella situazione mentre lacrime amare le rigavano il viso.

Dopo che ogni barriera fu superata e che non ci sarebbe stato modo di tornare indietro, giaceva sfatta come le lenzuola dove poco prima si era compiuto il ricordo che l’avrebbe marchiata a vita.

Il ragazzo lentamente si era ricomposto e in un silenzio frastornante se ne andò lasciando quella casa in uno stato di morte apparente.

Anna era adagiata in una pozza di sangue che lentamente usciva da lei, come ogni sua sensazione. Si sentiva svuotata di tutto ciò che possedeva, rendendola come una bambola di porcellana così delicata che un qualsiasi minimo urto avrebbe potuto romperla facendo scoprire il nulla che portava dentro di sé. Poi una melodia dolce, pacata

“Dentro te ascolta il tuo cuore
E nel silenzio troverai le parole.
Chiudi gli occhi e poi tu lasciati andare,
Prova a arrivare dentro il pianeta del cuore”

***FLASHBACK***

 

“Dentro te ascolta il tuo cuore
E nel silenzio troverai le parole.
Chiudi gli occhi e poi tu lasciati andare,
Prova a arrivare dentro il pianeta del cuore”

“Anna!? Anna!? Anna!?

La ragazza scosse lentamente la testa, voltandosi verso la macchina che era appena partita e da dove poco prima proveniva la musica.

Hernando!? Ciao! Scusa ero assorta nei mie pensieri!”

“Non ti preoccupare! Ieri come è andata la ricerca?”

 

***FLASHBACK***

“Ti prego smettila! Smettila! Ti prego!

***FLASHBACK***

 

“Bene!”

“Meno male! Non ero molto felice di lasciarti sola con Sergio, non che non mi fidi, ma sai volevo esserci anch’io e poi almeno così non mi sarei dovuto sopportare Cindy tutto il pomeriggio, è stato un vero strazio! … Ma ho preso una decisione importante, la voglio lasciare così io e te potremo stare insieme senza problemi! Perché dobbiamo mentire noi? Tocca agli altri farsi una ragione, giusto?”

“Anch’io ho pensato molto e sono giunta alla conclusione che non è giusto! E’ finita!”

Hernando non poteva credere a quello che aveva appena sentito, ma non riuscì a replicare fermato dal suonare dalla campanella e dal fuggire di Anna immediatamente in classe. Ma appena ne avrebbe avuto la possibilità le avrebbe parlato, non voleva rinunciare a lei perché forse per la prima volta in vita sua si era innamorato.

 

La campanella era suonata già da un buon quarto d’ora e Anna seguiva la lezione come non aveva mai fatto in vita sua, mentre 2 paia d’occhi la osservavano in silenzio. I primi scuri come la pece la guardavano pieni d’odio soddisfatti di essersi finalmente vendicati di chi li aveva solo illusi, mentre i secondi verdi come la speranza la fissavano fiduciosi di potersi ancora specchiare in quelli di lei. Ma ella era completamente frastornata, mentre sentiva gli sguardi dei 2 ragazzi su di sé le emozioni dentro di sé si scontrarono. Provava felicità nel sapere che Hernando teneva a lei ma allo stesso tempo riluttanza nel sapere che Sergio era soddisfatto di ciò che le aveva fatto. Voleva urlare al mondo intero il suo dolore, ma sapeva che non poteva perché dentro di lei si sentiva sporca di un peccato che non aveva commesso e poi non si sarebbe mai perdonata che l’amicizia forte che legava i due ragazzi si potesse spezzare.

 

***FLASHBACK***

Era notte fonde e anche e avesse voluto, Anna non riusciva in nessun modo a chiudere occhio. Un senso di volgarità e impurità l’attanagliava. Si alzò dal letto pregna di sudore e posandosi in ginocchio ai piedi del letto intrecciò le proprie mani.

“Signore aiutami! Mi sento indecorosa per quello che è successo e so che questa sensazione non riuscirò mai a lavarmela via.

Ti chiedo, perché? Perché doveva succedere proprio a me, tutto questo? Per quale motivo?

Io ti ho sempre servito fedelmente, ho pregato e sono venuta sempre in chiesa. Faccio perfino la catechista per i ragazzi dell’oratorio e in estate tutte le volte che posso ci vado e aiuto gli educatori.

Perché proprio con me? Per quale motivo?

Ti prego dammi una risposta! Ti prego … ti prego … ti prego

***FLASHBACK***

 

“Ti prego Omeri, vuoi proseguire?”

“Sì! Scusi prof.!”

Velocemente Anna cercò di riprendersi e cercando il segno di dove fossero arrivati a leggere, continuò …

Spesso il male di vivere ho incotrato”

Appena lesse quella frase, si bloccò immediatamente come se in quel momento preciso la risposta alla sua preghiera le stava essere porta.

“Forza! Continua a leggere! Non fermarti!”

Era il rivo mozzato che gorgoglia,

era l’incatorcciarsi della foglia

riarsa, era il cavallo stramazzato.

 

Bene non seppi, fuori del prodigio

che si schiude la divina Indifferenza:

era la statua nella sonnolenza

del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato”

“Benissimo! Cosa ci dice Montale in questa poesia? Che ognuno nella nostra vita incontra il “male di vivere” e ci da degli esempi come per esempio la foglia accartocciata, ma cosa ci spiega? Che l’unico modo per superarlo è l’”indifferenza”

“Non può essere!”

Nel silenzio della lezione una voce aveva interrotto la professoressa.

“Vuoi dire qualcosa Omeri?”
”Come si può sconfiggere il male che nella nostra vita ci colpisce con la indifferenza? E’ una cosa inaudita, una persona non può ferirci e passarla liscia senza che nessuno paghi per quello che ha fatto!”

“Già lo penso anch’io!”

L’ultima persona che si sarebbe aspettata che avrebbe parlato fu proprio quella che riuscì a spiazzarla.

“Di Monaco vuoi aggiungere qualcosa?”
”Anna dice che una persona non può fare del male ad un’altra e non pagare per le sue azioni. Giusto! Ogni azione comporta una conseguenza!”

L’ultima frase era esplicitamente un messaggio per lei. In quel momento capì che ciò che aveva detto poco prima era stata un’arma doppio taglio che le si era ritorta contro.

 

***FLASHBACK***

Dopo una notte passata insonne a chiedersi il perché di quello che le era successo, ora era immobile a guardare il meraviglioso tramonto cittadino che le si presentava di fronte.

Pensava alla sua vita e a quale potevano essere i suoi sbagli. Dopo averci rimuginato un po’ su fece una lista di tutto ciò che secondo lei potevano essere stati suoi errori. Quando finì di scrivere si stupì d quando potesse essere lunga la sua lista.

***FLASHBACK***

 

 

  1. Aver bestemmiato
  2. Non aver mai capito i problemi dei miei genitori, provando a comprenderli e a rispettarli
  3. Aver giurato il falso
  4. Aver desiderato cose altrui  e i ragazzi altrui (limonandoci mentre erano insieme ad altre e poi scaricarli)
  5. Non aver mai rispettato nessuno all’infuori di me stessa

 

 

Quella che teneva in mano era solo una parte della lista e si stupì come solo i primi descrivessero già delle trasgressioni ai comandamenti che lei tanto professava di rispettare. Non si era mai fermata a riflettere se effettivamente nel suo essere una religiosa osservate avesse onorato ciò che essa proclamava. Fino ad allora l’aveva sempre considerato un suo segno caratterizzanti, come anche quello di amare le canzoni dei bambini e comportarsi a volte come questi ultimi.

Probabilmente il suo volersi immedesimare in qualcosa di buono e puro a tutti i costi era soltanto un modo per poter pulire la sua coscienza da tutti i peccati che aveva commesso e che se si sarebbe fermata a considerare l’avrebbe fatta sentire immorale verso la sua essenza.

Ripiegò velocemente il foglietto, infilandolo nella tasca dei jeans, mentre continuava tacitamente di fumare. L’aria era fredda e pungente, ma comunque avrebbe voluto che quel piccolo intervallo di 10 minuti non finisse mai. Per rimanere nella pace di quel posto che solo lei conosceva e che le permetteva di stare sola quando ne sentiva il bisogno. Ma la campanella suonò ed Anna spense la sua sigaretta pronta per affrontare altre 2 ore di lezione per poi potersi di nuovo godere 10 minuti di pace.

Ma prima di andarsene, guardando le nuvole grigie che si muovevano nel cielo e sfiorando la tasca che custodiva quella “lista maledetta”  si ripromise a sé stessa che la prossima volta senza dubbio avrebbe cercato di fare meglio di ciò che finora era riuscita a realizzare.

 

Per sua sfortuna la giornata ancora non era finita, ma quel che era peggio è che nell’ora appena arrivata la professoressa di geografia aveva deciso di far lavorare la classe a gruppi su una ricerca sull’Italia. Ma siccome la sfortuna non arriva mai da sola, Anna fu messa nel gruppo insieme a Sergio ed Hernando.

La ragazza contro ogni voglia aveva preso il suo quaderno e il suo astuccio e si era spostata al banco dei due compagni.

“Potevi stare con noi oggi, è un peccato che tu abbia deciso di staccarti per startene sola soletta!”

“La nota di sarcasmo nella tua frase mi fa capire che sei solo …”
”Ehi! Ehi! Non litigate! Ma che vi prende eh? Tu oggi sei strana e distaccata e tu invece sei irascibile e scontroso! Ieri è successo qualcosa che dovrei sapere?”
”Nulla!”

Risposero entrambi all’unisono.

“Su questo vedo che però siete d’accordo!?

Hernando era sicuro che fosse successo, la tensione che c’era in quella giornata si sarebbe potuta tagliare con il coltello. Ma i suoi pensieri furono interrotti dai loro 3 compagni appena dietro di loro che li chiamavano.

“Ehi! Giratevi almeno facciamo il lavoro insieme!”

I 3 ragazzi senza nemmeno dire una parola si girarono verso i loro amici iniziando il lavoro, mentre essi tra di loro parlavano.

“Stavamo dicendo a Daria, ma l’avete vista Laura? Quella non alza mai il culo dalla sedia. Da quando arriva in classe fino a quando non usciamo e neanche all’intervallo è allucinante!”

“Poi diciamocela tutta, è proprio insulsa come persona. Mai che prende una posizione o che da un suo parere. Mai!”
”Certo non possiamo paragonarla a Iride!”
”La sapete l’ultima?”
”Racconta!”
”E’ uscita con Simone ieri, l’altro ebete, e ha detto a sua madre che era uscita con me e il mio ragazzo in macchina. Così se succedeva qualcosa era pure colpa mia! Stamattina me la sono mangiata!”
”Con Simone?”
”Sì! Quello che abbiamo visto un pomeriggio fuori dalla scuola! Quel mezzo handicappato!”

“Tra simili si ritrovano!”

Perché vogliamo parlare di …”
”BASTA!”

La voce di Anna aveva rimbombato in tutta la classe.

Ma vi sentite voi due! Sempre a parlare male di tutto e di tutti! Mi avete stancato!”
”Mia cara signorina vorrei ricordarti che tu lo hai sempre fatto, insieme a noi!”

E ho pagato! Ho pagato il prezzo più alto che potesse esistere! … Dovete solo chiudere quelle bocche e guardare ciò che fate ogni giorno e scoprireste quanto male seminate! … Un giorno prima o poi pagherete e quel giorno vi pentirete di essere nate!”

Con le lacrime che le rigavano il viso si era diretta all’uscita dell’aula. La classe non fiatò e la professoressa la lasciò uscire senza fermarla. Quando quel silenzio sovraumano fu rotto dalla richiesta di Hernando di poter seguire la ragazza. Appena ella sentì i passi del ragazzo dietro di sé incominciò a correre con tutta se stessa.

ANNA FERMATI! ANNA! FERMATI TI PREGO! FERMATI!”

Il suo inseguimento lo spinse sul tetto in tempo per vedere la ragazza spingersi oltre il parapetto.

“ANNA! NO! NON LO FARE!”

“STA INDIETRO NON TI AVVICINARE! NON TI AVVICINARE, SE NO MI BUTTO!”

“Che cos’hai? Dimmelo, ti prego! Dimmi tutto quello che hai dentro di te! Da questa mattina non mi sembri più te!”
”Perché non sono più me! Non lo sono più!”
”Ti prego
torna indietro!”
”Perché? Per quale motivo dovrei farlo? … Per quale morivo dovrei vivere?”

Hernando era spiazzato dalla domanda della bruna. Ma poi decise di ascoltare il proprio cuore e per una volta fare quello che diceva, senza indugiare oltre.

“Per me!”

Anna voltò il proprio volto stupito, devastato dalle lacrime.

“Per me! … Tu mi hai insegnato ad amare! … Per me! Vivi per me!”
”Non posso! Non posso più farlo!”
”Perché?”
”Perché sono sporca, sono impura, sono un mostro!”
”No, non dire così …”

“E’ dal giorno della mia nascita che ho solo procurato dolore a chiunque mi stesse attorno. Ho compiuto gli atti più disdicevoli ripetendomi che me ne sarei occupata più avanti di pentirmi per ciò che facevo … Già! Più avanti! Ma più avanti quanto? … Oggi ho 16 anni e non me ne sono mai pentita! … Per quale motivo dovrei esistere? Per il male di vivere questa vita? Un male che ho contribuito io a creare e che mi è tornato indietro in maniera immaginabile!? No! Non posso!”

Mentre la ragazza parlava si era girata, guardando il nulla che aleggiava sotto di lei mentre di soppiatto lui era riuscito ad avvicinarsi, strappandola a quella sorte crudele.

Cosa hai fatto? Lasciami! Lasciami! Lasciami”

Anna era stretta tra le braccia del ragazzo, mentre piangeva e picchiava i suoi pugni sul petto di lui.

 

***FLASHBACK***

Sfiorando la tasca che custodiva quella “lista maledetta”  si ripromise a sé stessa che la prossima volta senza dubbio avrebbe cercato di fare meglio di ciò che finora era riuscita a realizzare.

***FLASHBACK***

 

Staccandosi improvvisamente da Hernado, lo guardò dritto negli occhi.

Hai ragione io devo vivere! Che stupida che sono stata … io devo vivere!”

Mentre pronunciava continuamente questa frase, come se presa dalla follia si avvicinò nuovamente al parapetto ,scaturendo la preoccupazione del ragazzo, ma solo per appoggiare le proprie mani sul freddo metallo ed osservare il cielo bigio.

“Devo vivere per fare meglio di ciò che finora sono riuscita a realizzare. Correggendo i miei errori e imparando da essi a diventare una persona migliore.”

Poi abbassando la voce, affinché solo ella si sentisse.

“Portandomi dentro il ricordo del dolore della pena inflittami, che pulserà come una ferita che non potrà mai rimarginarsi … ricordandomi l’errore di vivere una vita sbagliata”

Dopo aver chiuso gli occhi e aver tirato un gran respiro, quando li riaprì vide che tutto intorno a lei ora era diverso. E quando le sue lacrime si trasformarono in un grande sorriso, si voltò verso colui che non avrebbe mai saputo il peso del fardello che sarebbe stata costretta a portare. Gli si avvicinò e per la prima volta in vita sua pronunciò quelle due semplice parole, con la consapevolezza del loro valore e del loro peso.

“Ti amo”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

  
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