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Autore: Bella88    04/08/2005    2 recensioni
Scritta in una giornata d'autunn dopo aver fatto Pirandello a scuola ... questa sono le mie emozioni!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ANNA OMERI

ME, MYSELF AND I

 

L

a casa era assorta in un silenzio assordante. Le luci erano tutte spente e la luce fioca passava attraverso le tapparelle abbassate, riflettendo tramite le tende un candore simile ai raggi della luna.

Sdraiata mentre il calore della stufetta che aveva accanto e il forte abbraccio del divano la riscaldavano. Una dolce melodia la stava accompagnando in un viaggio immenso, che l’avrebbe portata a scoprire l’evento più bello della sua vita.

Ma ora era tutto buoi, tutto calmo. Lo sguardo era fisso sul candido soffitto sopra di lei. Lacrime inspiegabili cominciarono a rigarle le sue gote arrossate andandosi a posare leggermente su le labbra screpolate dal freddo dell’inverno.

La musica continuava ad invaderla e le lacrime continuavano a scendere incessanti. Ma lei non capiva … non riusciva a capire. Perché stava piangendo? Per rabbia? Per solitudine? Per tristezza? Per felicità? … Per niente di questo o di quello … per niente. Piangeva silenziosamente, pensando a cosa le stava succedendo a cosa la stava invadendo. Il suo sguardo vagò per la stanza in cerca di qualcosa … qualcosa che l’aiutasse a capire. I muri la circondavano proteggendola e dicendole che sarebbe stato il segreto che avrebbero custodito, ma la ragazza non capiva … quale segreto?

Cercò … cercò … cercò … il suo sguardo non si stancava mai.

Il giovane televisore davanti a lei la rispecchiava …

Le due tende gemelle appena nate le donavano la luce soffusa 

I 3 vasi sul mobile con dentro quelle vanitose rose le regalavano un ambiente piacevole …

Il vecchio computer burbero e malaticcio la rischiarava di una luce camaleontica …

E poi lui … solo lui … davanti a lei … posato sul tavolino con il suo solito sguardo malinconico che la guardava … lui che l’ascoltava sempre … lui che non l’abbandonava mai … lui che conosceva tutto di lei. Quel piccolo cagnolino di peluche che con gli anni si arricchiva di toppe, ma che a lei non smetteva mai di piacerle.

Stava lì, fisso … e la guardava in tutto il suo smarrimento … ma poi un evento improvviso … uno scatto.

La ragazza guizzò ritta sul divano … e capì. Tutto fu per quella piccola maschera appoggiata a una delle candele che ornavano il centrotavola. Era di ceramica bianca e aveva quello sguardo così … così vuoto.

Uno scrittore una volta diceva che la nostra vita è una continua recita e che noi interpretiamo un ruolo per tutta la sua durata.

Ella si voltò è scoprì di essere su un enorme palco, moltissima gente camminava avanti ed indietro pronunciando battute. Scoprì di non essere la protagonista, ma solo una comparsa che doveva passare di lì ogni tanto anche se mai nessuno se ne sarebbe accorto. Era quella la parte che le era stata assegnata. Indossava un lungo mantello giallo, come la tunica che indossò Giuda all’ultima cena, con un largo cappuccio che le copriva il capo e parte della maschera che indossava. Già … la maschera! Quella maschera di ceramica bianca … così … così inespressiva. Si guardò intorno e scoprì quello che già la preoccupava … tutti erano come lei, avvolti nel mantello e coperti dalla maschera.

Paura di mostrarsi per quello che si è veramente e menzogne a non finire … è questa la vita?

Si diresse al centro del palco attirando su di sé tutti gli sguardi attoniti degli spettatori … e poi lo fece. Si strappò di dosso il mantello e si tolse la maschera gettandola a terra e facendola andare in mille pezzi. Un brusio si levò dalla sale e gli sguardi divennero sempre più fittizi. Ed ella corse … corse … corse come non aveva mai fatto in vita sua.

La sua lunga vesta grigia, prima coperta dal mantello, prese il colore della vita. I suoi capelli si sciolsero al vento mentre quest’ultimo dolcemente li accarezzava. I suoi occhi divennero lucidi per la luce accecante del sole e le sue labbra si curvarono in un largo sorriso.

Poi improvvisamente si bloccò.

Era di fronte a lei, in tutta la sua bellezza.

I capelli dorati, gli occhi color nocciola, le labbra carnose e quel corpo così imperfetto … la invitava ad avvicinarsi.

Erano una di fronte a l’altra, vicine come non lo eravamo mai state. Il colore dei loro occhi si mischiava e le loro labbra si stavano per incontrare, quando soavemente le sussurrò:”Finalmente ti ho trovato!”

La ragazza si allontanò leggermente e la fissò. Era lei … finalmente l’aveva trovata … aveva trovato sé stessa.

 

  
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