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Autore: Tetide    28/03/2010    11 recensioni
Un tormento sconosciuto, un richiamo dal passato; le due metà di un'anima sola che si trovano riunite, dopo millenni. Detto così sembra facile... in realtà, il travaglio di queste due anime prende le mosse da ragioni ben più presenti e concrete. Oscar ed André, ancora una volta, si confermano uniti da un legame indissolubile, un legame più forte anche della morte. Questa storia è dedicata a Ninfea 306.
Genere: Romantico, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7 CAPITOLO 7

“… Lo so che ti sembro matta, André, ma ti assicuro che è quello che è successo!”, Oscar appoggiò stancamente la testa sul dorso della mano, il braccio piegato sul gomito che poggiava sulla scrivania del suo ufficio; non riusciva a guardare in viso il suo interlocutore, e teneva lo sguardo rivolto stancamente al ripiano del tavolo.
Il sogno di quella notte l’aveva sconvolta, il vedere sé stessa come una popolana pronta a congiurare contro la classe dirigente di un mondo scomparso, e l’avere ricollegato il tutto alle rivelazioni fattele chissà in che modo sotto ipnosi, era stato troppo persino per lei.
Ma quello che l’aveva sconvolta maggiormente, a dire il vero, era stato vedere quell’altra sé stessa di tanti secoli prima giacere segretamente con un uomo, un uomo che per di più somigliava spaventosamente ad André, colui che da poco aveva scoperto di amare.
Non ne poteva davvero più: aveva deciso di sfogarsi; e, paradossalmente, aveva deciso di farlo proprio con chi le causava lo stravolgimento più grande.
In fondo, lui era sempre stato il suo sostegno, o no? Sempre al suo fianco, sempre presente, sempre protettivo… con nessun altro avrebbe potuto aprirsi! Se poi ne era davvero innamorata, doveva fidarsi di lui e del suo giudizio…
Per tutto il tempo, André aveva ascoltato il suo racconto senza scomporsi, limitandosi a guardarla con la sua solita espressione benevola che la metteva a proprio agio; ora che Oscar taceva, doveva darle una risposta.
“So che è incredibile, non sai cosa dire, forse quel Mesmer mi ha drogata o chissà cosa…”,
“Io ci credo, Oscar!” fu la risposta decisa di lui,
“Cosa?” la donna rialzò la testa, stranita,
“Credo alla verità di quello che mi hai raccontato”,
“Ma… ma… è assurdo! Queste cose non esistono! Come si può pensare che io stia vivendo una faccenda sensata?”,
“Ascolta, Oscar” André si sistemò meglio sulla sedia dove sedeva di fronte a lei “ci sono cose che non ci è dato conoscere, ma non per questo non esistono; semplicemente, sono più grandi di noi, sono più in alto; mi stupisco che proprio tu, che hai sempre avuto una fede incrollabile in Dio, non riesca a capacitartene. Se credi a ciò che è trascendente, perché non ammettere che esistono cose, create da Dio, che Lui ha stabilito di tenerci celate per il nostro bene?”.
Oscar non sapeva cosa dire. Il ragionamento di André era perfettamente plausibile, però…
“E allora perché avrebbe deciso di rivelarle proprio a me, se è bene che restino celate?”, chiese di rimando,
“Questo non lo so. Lo sa solo Dio. Forse è come ti ha detto quell’uomo, i conti di una vita vanno saldati nella successiva, e per te era stato stabilito questo”.
Oscar sospirò “Immagino di sì… e allora, che dovrei fare, adesso?”,
“Magari dovresti continuare con le sedute di ipnosi: forse, ricordando qualcos’altro, la soluzione ti si presenterebbe da sé”.
Oscar ci pensò: il consiglio di André non era così assurdo, anzi sembrava l’unico plausibile.
“Se non hai più bisogno di me, io mi ritirerei nelle camerate. I ragazzi si staranno chiedendo dove sono andato a finire”,
“Sì, hai ragione” disse Oscar mentre si alzava per accompagnarlo alla porta; sull’uscio appena socchiuso, gli disse ancora “Un’altra cosa, André: domani vorrei parlarne anche con Alain: è un tipo a posto e molto saggio, se i soldati mi stimano è merito suo; e poi, quel… Varan del mio sogno gli somiglia molto, potrebbe essere la sua reincarnazione”,
“Come vuoi, Oscar” André le sorrise dolcemente, come sempre; era a pochissimi millimetri dal viso di lei, poteva sentirne chiaramente il respiro; anche Oscar era in imbarazzo; erano entrambi in sospeso tra quello che sentivano di fare e la paura di farlo.
Accadde senza che se ne accorgessero: i loro visi si avvicinarono ancor di più, fino a che le loro labbra si sfiorarono appena.
Appena un tocco, leggerissimo, ma che fu sufficiente a dar loro una scossa forte come quella di un fulmine.
Si separarono immediatamente, e André uscì dallo studio, diretto alle camerate; Oscar richiuse la porta.
Devo essere ammattita!, pensò imbarazzatissima E’ vero che lo amo, ma chi me lo dice che lui mi ami ancora? E’ rimasto sì ad ascoltarmi, ma da amico… meglio non farsi illusioni!
Infatti, sebbene Oscar avesse raccontato tutto ad André, su un particolare aveva sorvolato: la somiglianza tra lui ed Iram.
Se fosse la sua reincarnazione? Se il mio avvicinamento ad André fosse il ricongiungimento di Iram e Derania dopo secoli? Potrebbe esser parte del “saldare i conti col passato”…

André, dal canto suo, aveva fatto tutto il corridoio dandosi dello stupido. Che gli era saltato in mente? L’aveva quasi baciata!
Vero era che lei non si era ribellata, anzi si erano avvicinati spontaneamente l’uno all’altra, ma questo non significava nulla. Lei era sconvolta, fragile a causa di tutta quella storia, e probabilmente aveva solo voluto cercare conforto in quel modo… era meglio non farsi troppe speranze.

                                **********

“Coraggio, madamigella, sedetevi!” ordinò Mesmer.
Oscar obbedì.
La stanza era in penombra, in modo che lei non potesse scorgere André ed Alain che sedevano all’altro capo; era stata lei a volere che anche il suo miglior soldato (come lo definiva) fosse presente a quell’esperimento, per darle fiducia; per la stessa ragione aveva voluto anche la presenza di André, che la faceva sentire protetta e sicura in ogni situazione.
Il medico si sedette di fronte ad Oscar; prese un piccolo pendolo, ed iniziò a lasciarlo ondeggiare davanti agli occhi di lei, ipnotizzandola.
“Meno male che stavolta non usa gli elettrodi! Oscar mi ha detto che erano un po’ dolorosi” sussurrò André rivolto all’amico e commilitone,
“Ma siete sicuri di quello che state facendo?” gli rispose Alain,
“Coma si fa ad essere sicuri di una cosa tanto… diversa? Ma Oscar crede che sia l’unica via per uscirne”,
“Contenti voi…”,
“Silenzio!” intimò la voce bassa, ma ferma, del dottor Mesmer “Madamigella Oscar è sotto ipnosi, e non dovete svegliarla per nessuna ragione!” poi tornò a rivolgersi alla paziente “Adesso, ditemi ciò che succede”.
Lei iniziò a raccontare.

Iram ed io siamo stati scoperti; è scoppiato uno scandalo. Io sono stata marchiata con il fuoco; Iram, invece, in virtù della sua condizione di nobile, è stato solo rimproverato dal gran sacerdote Idion, che gli ha proibito di prendere parte ai giochi di Marte per castigo.
Il popolo è in agitazione: le tasse impostegli per finanziare l’esercito sono diventate troppo alte. Si parla dappertutto di un’imminente rivoluzione contro la casta sacerdotale.
Nonostante le punizioni, io ed Iram continuiamo a vederci: ci amiamo appassionatamente, ed abbiamo deciso di lasciare Atlantide per poter vivere insieme; Iram vorrebbe portarmi in Egitto, dove ha studiato; laggiù, direbbe a tutti che siamo due nobili sfuggiti all’imminente rivolta. Io non so nulla dell’Egitto, so soltanto che è un grande Paese che si trova oltre il mare, e che buona parte delle sue terre sono occupate dai deserti, ma proprio al centro, lungo le sponde di un grande fiume, sorgono città e templi bellissimi, e fertili coltivazioni. Sono tutte cose che mi ha dette Iram.
Lui è colto, laggiù potrebbe divenire uno scriba, ed io sarei la sua sposa. Potremmo vivere felici, lontani da qui.
Ma non siamo così ciechi da non vedere quello che sta succedendo nel nostro Paese: il popolo soffre la fame, ogni giorno i soldati di Idion portano via il raccolto a qualche contadino con figli da sfamare; molti bambini muoiono di stenti ai lati delle strade dei quartieri più poveri; le restrizioni contro le donne stanno inasprendosi, alle mogli e figlie dei guerrieri non è consentito uscire da casa da sole.
Tutti ciò è assurdo. Disumano.
Idion pensa sempre più alla guerra, soltanto alla guerra: è la sua ossessione, a cui sarebbe pronto a sacrificare tutto il popolo.
Molte volte ci riuniamo tutti e tre, io Iram e Varan, per parlare di questa situazione; Varan è il più convinto che la rivoluzione ci sarà, che è solo questione di tempo. E lui vi prenderà parte: lo deve anche alla sorella, Ridinia, che è stata violentata ed uccisa dai soldati di Idion per non aver voluto sottomettersi al divieto di uscire da sola.
Solo ora vedo che il mio solare amico di sempre nascondeva nel suo cuore un grande senso di giustizia, mascherato dietro una corazza di allegra pazienza: in lui, arde lo stesso mio fuoco, che grida equità ed uguaglianza per tutti gli esseri umani di questa sfortunata terra.
Atlantide ricca, Atlantide invidiata… cosa sanno gli altri popoli, lontani, di noi, a parte questo? Non sanno quale sia la verità su Atlantide!
No, non posso fuggire ora… non prima di aver visto questa terra, la mia terra, respirare un’aria di giustizia, non prima che Idion ed i suoi crudeli gregari siano stati sconfitti, non prima che ad Atlantide sia cambiato qualcosa! Ho deciso: rimarrò per combattere a fianco del mio popolo.

“Potete svegliarvi, madamigella”.
Oscar riaprì gli occhi; l’esperimento era finito.
“Che cosa… ho detto stavolta?” si rivolse immediatamente ad André ed Alain,
“Eh! Sapeste, comandante!” Alain rispose nel suo solito modo sornione.
Oscar si riassettò, accompagnando il medico che si apprestava ad andarsene; fuori dalla porta, il generale aveva camminato su e giù per tutto il tempo, nervoso e scosso da quanto stava accadendo.
“Allora, dottore? Ditemi pure!” gli andò incontro.
I due uomini rimasero a parlare per un poco.
Alain si avvicinò ad Oscar “Comandante, c’è qualcosa che vorrei dirvi”,
“Dimmi pure”,
“Il popolo ha iniziato ad assaltare i depositi di armi. Vuole resistere al re, il quale, invece, minaccia di radunare a Parigi diversi reggimenti armati per sedare la rivolta. Vuole puntare le armi contro il suo popolo!!”.
Oscar sgranò gli occhi “Questo significa che… che…”,
“Sì, comandante. Molto presto ci verrà dato l’ordine di unirci ai soldati e combattere contro la folla!”,
“Ma è una pazzia… è assurdo… il re non può fare una cosa del genere…” Oscar lasciò cadere gli occhi nel vuoto.
Mandato via Mesmer, il generale si era avvicinato a loro.
“Figlia mia, è vero quanto ho sentito?”,
“Sì, padre”,
“Hai combattuto per la giustizia in un’altra vita!”.
I tre rimasero sbigottiti; non si sarebbero mai aspettate quelle parole dal generale, lui, così attaccato alle tradizioni ed alla Corona, stava parlando di giustizia riferendosi ad una rivolta popolare?!?
“Padre, ma…”,
“La mia reazione ti stupisce, lo so. Ma vedi, Oscar, negli ultimi tempi sono molto cambiato. La paura di stare per perderti mi ha fatto capire cosa conta veramente in questa nostra breve vita terrena: ho capito che nessuno merita di essere schiacciato da un altro, perché la sofferenza non risparmia nessuno; l’ho capito quando io stesso l’ho provata sulla mia carne a causa della tua malattia. Ho compreso che un ideale è tale, e va onorato fino alla morte, solo quando esso porta all’uguaglianza ed alla giustizia di tutte le persone, perché siamo tutti esposti davanti alla sofferenza. Ho pensato che, se io ho temuto di perdere mia figlia, ci sono, tra il popolo, tanti altri padri che ogni giorno perdono i loro figli per fame e per stenti, e non soffrono meno o più di me perché io sono un nobile. Davanti al dolore, si è tutti uguali! Dunque, perché non lo si dovrebbe essere anche in ogni altro aspetto della vita?”.
Oscar aveva le lacrime agli occhi “Padre… voi non… non sapete il dono che mi state facendo con queste parole!”.
Lo abbracciò, ed il vecchio generale ricambiò l’abbraccio “Segui il tuo cuore, poiché il tuo cuore è giusto, Oscar. Lo è adesso, così come lo era ad Atlantide. Io ti benedirò, qualunque sarà la tua scelta! Per troppo tempo ho sbagliato nella mia vita, con te, con tua madre, con coloro che soffrono; ma se sono ancora in tempo, voglio rimediare!”.
Oscar si staccò dall’abbraccio, asciugandosi le lacrime; il generale, strinse la mano ad André e ad Alain, dicendo loro “Siete due gran bravi ragazzi. So che veglierete sulla mia Oscar, qualunque sarà la sua decisione”.

                                     **********

Rientrati che furono in caserma, Alain si diresse alle camerate, mentre Oscar e André si chiusero nell’ufficio di lei.
Devo dirglielo! Deve saperlo!! Non so cosa accadrà domani, potremmo anche esser morti, e non avrei pace se il mio André non avesse saputo quello che sento per lui, anche se forse per lui non è più così verso me.
Devo dirgli che l’amo.

“André, io… devo dirti qualcosa”,
“Certo Oscar, dimmi pure”,
“Molto probabilmente, da un momento all’altro ci verrà dato l’ordine di combattere contro il popolo, il nostro popolo. E’ atroce. Ma io non lo farò: se ci verrà dato quest’ordine, io diserterò e mi unirò al popolo in rivolta. Non posso chiederti di unirti a me, il tuo unico occhio potrebbe non sopportare la fatica di un combattimento dall’esito incerto”.
André la ascoltava in silenzio.
“Sei libero di scegliere, André. Ma prima, voglio che tu sappia una cosa”.

“Restiamo, Iram! Restiamo e combattiamo fino alla fine! E’ per la giustizia, per Atlantide! Poi, ti seguirò ovunque vorrai. Dirò addio a mia madre ed a Mon, sicura di averli lasciati in un Paese migliore”,
“Sai quanto ti amo, Derania. Non potrei mai rischiare di perderti; resterò con te: se cadremo, cadremo insieme!”.

“André, io… una volta ho amato un altro, ma mi sono resa conto di aver fatto un errore, un grave errore. Non riuscivo a vedere che l’amore perfetto era qui, accanto a me. Eri tu”.
Il viso dell’uomo si illuminò.
“Qualcuno sopra di noi ha voluto che io venissi a conoscenza della verità in questo modo così strano, e sarò per sempre grata a Derania per avermi aperto gli occhi: io ti amo, André”.
Lo abbracciò, e lui ricambiò l’abbraccio.
“André, perdonami… io ti ho fatto tanto soffrire… forse tu non mi ami più, ti posso capire…”,
“No, Oscar. Io ti amo ancora. Ti amo da sempre, da millenni: dal tempo in cui un crudele e meschino individuo di nome Idion tentò di dividerci, inutilmente”.
Oscar alzò la testa, gli occhi spalancati per lo stupore “André, tu allora… sapevi tutto?”,
“Sì, Oscar. Fersen è stato così leale da convincere la regina a farmi avere un incontro con il dottor Mesmer, a Versailles. Sono stato ipnotizzato anch’io, ed ora so tutto. So di essere il tuo Iram, so che noi due siamo uniti da sempre”,
“Oh, André, André…”. Si abbracciarono con passione, André affondava le mani tra i capelli di Oscar baciandola, lei gli inumidiva le guance con le sue lacrime.
“Ti resterò vicino. Sempre. Te l’ho già promesso una volta”.
Ripresero a baciarsi. Poi, Oscar lo trascinò fino al divanetto, ed iniziò a spogliarsi.
“Voglio che ci uniamo, André. Voglio fare l’amore con te. Questa potrebbe essere la nostra ultima notte, e non voglio sprecarla”.
Anche André iniziò a spogliarsi; ma riuscì a togliersi appena la giubba e la camicia, che non poté fermarsi dall’abbracciarla: la sua Oscar nuda era bellissima.
La distese sul letto, accarezzando la sua pelle vellutata e continuando a baciarla dappertutto, mentre lei gemeva; infine, si unirono.
E fu la notte più lunga della loro vita.

“Amami, Iram! Domani combatteremo assieme al popolo, forse moriremo! Ma ora, desidero che mi ami!”,
“Se anche moriremo, nulla ci impedirà di ritrovarci: ci volessero anche millenni, io ti ritroverò, perché noi siamo uniti!”.

Si risvegliarono l’uno nelle braccia dell’altra; fuori sorgeva l’alba.
L’alba del 13 Luglio.

Rivestitisi, raggiunsero le camerate. Dovevano annunciare ai soldati la loro decisione di combattere a fianco del popolo.

Che ve ne pare di questo capitolo? Mi è uscito tutto in una volta, questo pomeriggio... aspetto di leggere i vostri pareri!!
Ninfea Blu: innanzitutto, complimenti per il tuo nuovo nick, è assai romantico; poi, non so davvero come ringraziarti dei tuoi complimenti, grazie, grazie, mi spronano ad andare avanti. A dire la verità, io non so molto sull'organizzazione sociale di Atlantide, ma ho inventato qualcosa che potesse essere consono al parallellismo con la situazione Francese del tempo dei nostri eroi; i gran sacerdoti di Atlantide assomigliano, per falsità e superbia, ai farisei descritti nel Vangelo; per la loro ferocia, invece, mi sono ispirata a quello che accadeva in tutte le società antiche, dove la sola attività conosciuta era la guerra (intesa come "uccidere per prendere"), ed i sacerdoti ne erano i capi;
Lady in blue: immaginavo che la storia di Derania ed Iram ti sarebbe piaciuta; mi è venuto molto difficile costruirla in somiglianza con quella di Oscar ed André, ma se piace, vuol dire che me la sono cavata... P.S.: riguardo alla scena dell'ipnosi, hai perfettamente ragione, io sarei stata paralizzata dalla paura!!
Pry: il racconto parallelo delle due vite di Oscar, quella passata e quella presente, è stata una delle cose più complicate di questa storia, e si infittisce nel corso di questi ultimi capitoli; vedrete... se vorrete seguirmi ;-)
Khristh: che dicevi dei padri? :-) Diciamo che ho cercato di riscattare il generalone in questa mia follia mentale... quanto alla società di Atlantide, come ho detto ho un pò inventato, ma non discostandomi poi di molto dal vero (ammesso che Atlantide sia esistita veramente...), dato che in tutte le società antiche prima di Cristo vigevano queste disumane regole, basate sul "ti ammazzo e mi prendo le tue risorse", che è stata anche l'origine di molti pregiudizi tuttora esistenti; per questa ragione, le civiltà antiche non mi sono mai piaciute troppo, nel senso che non avrei mai voluto viverci;
Beatrix 1291: spero di aver soddisfatto la tua curiosità sulla storia di Iram e Derania;
Patrizialasorella: era questo che avevi immaginato? Non è ancora finita, comunque...
Arte: non so che dire, sono davvero lusingata per i tuoi bellissimi complimenti, non so se li merito... sono commossa, a dire il vero, dai complimenti di tutti voi! A me piace "stravolgere" un pò le storie (però apprezzo anche le storie più canoniche), per variare le cose in modo sempre nuovo: li chiamo "esperimenti", non so mai come mi riescano; da quando sono arrivata nel sito, ne ho fatti parecchi, e tutti sono andati piuttosto bene, a parte qualche incertezza qua e là; quindi, continuerò!!
StregaGrianne: ho voluto anche io sottolineare l'eternità di questa coppia in questo capitolo; spero di esserci riuscita.
Un altro grande GRAZIE anche a chi legge senza recensire: un bacio!! Tetide.



  
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