Anime & Manga > God Child
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Autore: Harriet    05/08/2005    7 recensioni
Momenti, ricordi, sensazioni e scelte...I passi per scrivere la propria storia. Raccolta di oneshot e songfics per raccontare le tappe della storia di Cain e di coloro che l'hanno resa degna di essere vissuta.
COMPLETA, finalmente!XD
Genere: Generale, Malinconico, Song-fic, Poesia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Writing the Fairytale

Quando ti accorgi che una storia è una bella storia? Ad esempio, quando fa agitare, scattare e lavorare la mia mente e la mia fantasia. Quando la storia non finisce lì, dopo che l’ho letta, ma resta dentro e germoglia.
E a volte fa germogliare fanfictions…
Ergo, ne consegue che God Child e tutte le avventure del signor Cain sono una bellissima storia, per me.
Queste sono brevi riflessioni, scene, piccole songfic e simili. Il titolo, spero lo capirete strada facendo… Dovrebbe pensarci la signorina Maryweather a spiegarcelo, tra qualche capitolo.

Disclaimer:
God Child è di Kaori Yuki, quella donna meravigliosa (che sarebbe una mangaka perfetta se solo la piantasse di giocare con gli incesti… =___=) e assolutamente folle. Da questa fic non ricavo nulla, se non un po’ di divertimento nello scriverla. Spero che voi ci ricaviate un po’ di piacere nel leggerla.

Questo capitolo è tuuuuutto dedicato a Lilie e Leryu, le mie colleghe di cosplay, oltre che care amiche. Ho interpretato Cain, mentre loro erano due stupendissime Micheila e Jezzino… ç__ç *si commuove al ricordo*

Buona lettura…


I – Sorprese

Un raggio di sole sfiorò le coperte, poi salì lievemente e arrivò a toccare il viso della persona che dormiva, ma nemmeno questo ruppe quel sonno tranquillo, che durava già da un po’.
Già da un po’ troppo.
Lentamente l’addormentato aprì gli occhi. Un risveglio assolutamente normale. “Prima”, nella sua “altra vita”, aveva sempre dormito bene, e da quando era entrato a servizio in quella casa aveva ritrovato la sua abituale serenità e quiete. Beh, questo prima di conoscere certe cose nascoste agli occhi di tutti…
Però di sicuro dormiva.
E si svegliava bene.
Si svegliava presto, ottemperava ai suoi doveri.
Ecco, appunto, si svegliava che il sole a malapena illuminava il cielo e…
- Cosa?-
Gettò via le coperte, fissando incredulo la luce che veniva da fuori. Il sole era ben alto nel cielo… Decisamente aveva passato il suo orario abituale di sveglia!
- Non è possibile…-
Confuso e mortificato, si vestì in fretta. Non era così grave, certo, però…
“E il signor Cain, non l’ha svegliato nessuno?”
Sospirò. No, certamente no. E siccome suo padre in quei giorni era fuori per un viaggio, probabilmente anche il ragazzo aveva dormito più del solito. Almeno, quella era una cosa buona.
Uscì dalla sua stanza, e incrociò una delle cameriere. Si salutarono con cortesia un po’ formale, come sempre.
- Margaret, perdonami. Il signor Cain sta ancora dormendo?-
- Se non l’hai svegliato tu…-
- No, ecco… io… Mi sono appena alzato.-
Lei si fermò a guardarlo, con un sorriso divertito.
- Ma tu pensa, Riff che si fa cogliere di sorpresa dal sonno! Dov’eri ieri notte?-
- Non ho fatto nulla di speciale.- rispose lui, imbarazzato. Lei ridacchiò, e poi se ne andò. Trovare un aneddoto divertente sul quel cameriere così esemplare era una cosa rara…
La notte precedente…La notte precedente era rimasto fino a tardi a parlare col signor Cain. Accidenti, ma l’età delle domande non finisce intorno ai dieci anni? Ogni volta che Riff aveva provato a dirgli che forse era il caso di andare a dormire, Cain aveva qualcos’altro da chiedere. Avrebbe avuto un futuro da filosofo, il ragazzo. Domande profonde, e i suoi occhi assolutamente seri. Esigeva una risposta. E Riff si era impegnato per rispondere. Così la conversazione era andata avanti all’infinito… Già, una sera che non c’era l’incubo di suo padre, il signor Cain poteva essere rilassato e azzardare di fare una cosa che fanno i ragazzini: stare sveglio oltre l’orario consentito.
Sì, e anche Riff ne aveva fatto le spese…
Sorrise. Era divertito dalla cosa. Entrò nella camera di Cain, sicuro di trovare le tende chiuse e il ragazzo nel letto.
- Signor Cain.-
Ma la luce inondava la stanza, il letto era disfatto, e Cain non era lì. Riff rabbrividì. Si sentì un po’ in colpa per averlo lasciato solo. Si chiese se qualcuno l’avesse visto (Riff, idiota, certo che lo vedono, è lui che dice di…)
Chiuse la porta e corse per il corridoio, guardandosi intorno. Intimandosi di stare tranquillo. Non c’erano rischi e non c’era nemmeno nulla di male, se il ragazzo aveva preso l’iniziativa di fare tutto da solo…
Incontrò Margaret con un’altra serva, ed entrambe gli sorrisero in modo non molto innocente. Riff ebbe voglia di maledirle, ma si trattenne.
- Sapete dov’è il signor Cain?-
Scossero la testa, e si allontanarono senza dargli molta attenzione.
E questo avvenne con praticamente tutte le persone che incontrò. Nessuno sapeva dov’era il ragazzo. Diamine, non era mica compito loro badarlo, no? Loro in teoria non dovevano nemmeno considerarlo. Per loro non esisteva, figuriamoci se sapevano dov’era…

Dov’era.
Lui era quello che sapeva sempre dov’era Cain, no?
Ma lo stava cercando già da quasi due ore, e da nessuna parte, in nessuno dei luoghi cari al ragazzo, c’era traccia di lui. Adesso Riff aveva paura. Era uscito chissà per quale capriccio. Forse lo attraeva la prospettiva di essere libero per qualche giorno… E magari si era messo nei guai. Si era fatto male e non riusciva a tornare indietro. O forse…
No, il panico non è un buon punto di partenza…
Sì, ma anche se si imponeva di stare calmo e pensare, alla fine non arrivava a nulla!
Quando è triste, io penso a cosa sta provando e riesco a capire dov’è…
E allora perché questa volta…
Forse perché non è triste?
E allora perché è fuggito?
Beh, magari non è fuggito…
E allora che accidenti sta facendo?

Era già pomeriggio inoltrato, quando il ragazzo, infangato e divertito oltre ogni dire, comparve davanti ad un disperato Riff.
- Signor Cain!-
Era così felice di vederlo che tutti i rimproveri morirono prima di salirgli alle labbra. - Scommetto che mi stavi cercando…-
- Io… lei… Insomma! Ma le sembra il modo? Mi ha fatto preoccupare! E poi dov’è stato?-
- Avevo qualcosa da trovare.- rispose lui, sorridendo. Nascondeva un oggetto dietro la schiena, e sembrava molto compiaciuto di questa cosa.
- Sta bene? Non si è fatto male?-
- No, sto bene. Ma ti sei davvero preoccupato?-
- Certo che mi sono preoccupato! Non la trovavo e… Ed ero anche dispiaciuto di non essermi svegliato, e…-
- Per fortuna non ti sei svegliato. O non avrei mai potuto fare quello che volevo.-
- Cosa?-
Cain sorrise, un sorriso così pieno di gioia e soddisfazione che contagiò anche Riff.
- Allora, mi dice cosa doveva trovare di tanto importante da farmi rischiare un infarto?-
Il ragazzo mostrò a Riff cosa stava nascondendo. Una scatola di legno, molto semplice.
- Non è granché. Questa l’ho trovata tra le cose inutili in uno degli scantinati.-
- E’ sceso negli scantinati?-
- Stamattina. Mentre tu dormivi. E poi sono uscito. Per cercare quello che c’è dentro alla scatola.-
Riff rimase immobile, mentre il ragazzo gli tendeva l’oggetto. Comprese che doveva prendere la scatola. Magari doveva anche aprirla.
- Io…-
- Sì, è per te.- disse Cain, alzando gli occhi al cielo, come per dire che era proprio seccato della lentezza del suo cameriere. Riff prese lo strano dono, stupito.
- Lo apro?-
- Certo che lo devi aprire!-
Riff si affrettò a far scattare il meccanismo del coperchio della scatola. Poi lo sollevò, e guardò dentro. La meraviglia riempì il suo sguardo, e la curiosità lo invase.
Sassi colorati, piccoli fiori, foglie…
- Signor Cain, questo…-
Poi notò una cosa. Non erano “sassi colorati”, erano sassi azzurri, varie tonalità di azzurro, come quelli che si trovavano vicino al torrente, poco lontano da lì, appena fuori dai limiti del parco del castello.
E poi non si trattava di semplici fiori o foglie. C’era un rametto di forstizia fiorito, piccole stelle gialle sul ramo fine. E un fiore colto da qualche albero da frutto, appena germogliato, in quella primavera che aveva voglia di esplodere. Una foglia di alloro, lunga e perfetta.
Le sue piante preferite.
La sua mente tornò alle domande della sera prima…

“Ma perché le persone hanno bisogno di circondarsi delle cose che piacciono loro?”
“Perché le cose belle sono quelle che ti fanno sentire a casa. E’ qualcosa che conosci, no?”
“Uhm, forse…Riff, a te cosa piace?”
“A me? Mmmm… vediamo… Le piante ed i fiori, ad esempio. Se avessi una casa mia, sarebbe piena di piante e fiori.”
“Quali sono i tuoi preferiti?”
“Beh, ce ne sono molti… Mi piace la forsizia, quella pianta che si riempie di fiorellini gialli a primavera, e d’estate ha delle foglie fini, verde scuro. Poi mi piacciono gli alberi da frutto in fiore. Mi piacciono i cespugli di alloro, gli aceri,…”
“E poi? Cos’altro ti piace? Cosa metteresti in casa?”
“Uhm… ecco, mi piacciono i sassi colorati.”
“Cosa? Ma che senso hanno?”
“Ha mai visto ad esempio quei piccoli sassi di una pietra dal colore azzurro, come quelli che si trovano giù al torrente?”
“No.”
“Sono molto belli. Hanno delle sfumature che non si potrebbero mai riprodurre in alcun modo.”

- Sai che avevi ragione, Riff? I sassi azzurri sono veramente belli. Sono strani…-
Riff sollevò gli occhi sul ragazzo, e sorrise, incredulo. Cain godette di quella sorpresa.
- Signor Cain, come ha fatto a trovare…-
- Le tue cose preferite? Beh, io me lo ricordo, quello che dici.-
- Intendevo, come ha riconosciuto tutte le piante?-
- Ho preso un libro in biblioteca.-
- Nella biblioteca... Insomma, da solo?-
- Certo. E tutto prima che ti svegliassi. Hai dormito tantissimo, per fortuna.-
Riff finalmente realizzò bene l’accaduto, e si lasciò andare ad una risata.
- E’ stato incredibile, signor Cain!- commentò. – Mi complimento. E soprattutto, la ringrazio…-
- Sai, ho pensato che a stare sempre dietro a me, tu hai poco tempo per te, e per guardare le cose che ti piacciono. Ho pensato di portartele io. Lo so che i fiori appassiranno . Magari puoi metterli dentro un libro ed essiccarli. Almeno fino alla prossima primavera. E poi usa la scatola anche per altre cose, se vuoi.-
Riff annuì, guardando con affetto il ragazzo e lo strano dono.
- Ne terrò di conto, può starne certo.- rispose. Poi chiuse delicatamente la scatola.
- Spero non ti sia preoccupato troppo.- mormorò Cain, facendosi improvvisamente serio, perdendo un po’ della baldanza allegra che aveva reso così felice Riff.
- Mi sono preoccupato, ma l’importante è che lei sia qui.-
- Non te la sei presa?-
- No, assolutamente. Anzi, sono felice del suo regalo.-
- Bene, allora!-
- Ora però vada a lavarsi! E’ completamente ricoperto di fango!-
- Per prendere i sassi sono sceso al torrente. Non so se lo sai, ma l’acqua bagna il terreno, e produce del fango…-
- Signor Cain, mi sta prendendo in giro?-
Mentre si dirigevano verso il castello, le loro risate risuonavano nell’aria, raggiungendo le orecchie stupite di chi le ascoltava. Un suono insolito. Una rottura nella continuità del silenzio di quel luogo. Una sfida.

Quella sera appoggiò la scatola sulla sua scrivania. Poi decise di metterla in un cassetto. Il padrone era entrato nella sua camera all’improvviso, qualche volta, e se in futuro lo avesse fatto di nuovo, Riff non avrebbe avuto molta voglia di spiegargli l’origine di quell’oggetto.
Oggi in fondo è stata una bella giornata.
Sì, ma non resterà un bambino per sempre. Anzi, non lo è quasi più. Lo vedi, vero? Lo vedi bene…Ora puoi sentirti felice nel crescere questa specie di fratello che ti è stato affidato, puoi vivere per la tua missione di aiutarlo nella sua sofferenza, ma poi crescerà, e anche se si scrollerà di dosso quello che gli succede adesso, non potrà mai essere una persona normale…Sarà un uomo molto presto, e giocherà con le tenebre. Gli si legge negli occhi. Forse non avrà più bisogno di te. O magari ti trascinerà nelle sue ombre, e segnerà la tua vita. Non ti farà mai avere quello che desideri. A rimanere qui, rischi di perdere tutto.
Beh, che devo fare, lasciarlo solo?
Non puoi, eh? No, non posso.
Ricordati cosa succederà, però.
Sarà una vita piena di sorprese, allora.

La mattina dopo si svegliarono tutti e due all’orario giusto. Appena Riff era entrato nella camera di Cain c’era stato uno scambio di sguardi, e tutti e due erano scoppiati a ridere. L’avventura del giorno prima li aveva legati ancora di più, erano complici.
Nella luce mattutina, Riff sedeva, leggendo la corrispondenza del padrone, un compito che Alexis Hargreaves gli aveva affidato prima di andarsene. Poco distante Cain stava giocando con qualcosa di non ben definito.
Sospirò, ripensando alle riflessioni della sera prima.
Che venga quel che deve venire. Prima facevo molti progetti, e sognavo una vita tutto sommato tranquilla. Ora prendo quel che viene ogni giorno, e mi si prospetta davanti un’esistenza alquanto movimentata, almeno a giudicare da quel che vedo…
- Spero solo che non mi faccia morire di infarto.-
- Riff, hai detto qualcosa?-
- Eh? - Realizzò solo allora di aver parlato ad alta voce. Sorrise. – No, niente.- Poi rivolse uno sguardo più attento alle mani del ragazzo. Alle cose con cui stava “giocando”. – Signor Cain! Quella è una pianta velenosa!-
- Lo so.-
- Ecco, appunto… Insomma… Che sta facendo?-
- Voglio vedere se riesco a sintetizzare un veleno da solo. Potrei aggiungerlo a quelli della mia famiglia.-
- Ma… E’ pericoloso!-
- E’ per questo che è divertente.-
Riff aprì la bocca per protestare, ma non trovò le parole.
Gli si legge negli occhi. Giocherà con le tenebre. Già ha iniziato. Già non è più un bambino, almeno nell’atteggiamento…
- Signor Cain…Stia attento!-
Un guizzo di divertimento negli occhi verde e oro.
- Ma certo…-
Riff annuì, sedendosi di nuovo con le sue lettere, lanciando ogni tanto un’occhiata perplessa alle manovre del ragazzo.
Sarà una vita piena di sorprese…



Fine primo capitolo You know where I am and you know I wait for you… yumemi@hotmail.it
   
 
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