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Autore: Meissa    28/03/2010    8 recensioni
Resta in religioso silenzio, mentre osserva e sfoglia le pagine con un misto di interesse e meraviglia. Si sofferma su una riga in particolare, poi la guarda negli occhi e per un breve intenso istante Hermione ci vede semplicemente un ragazzo della sua età, senza pose né vecchi rancori.
“Grazie Granger,” sussurra chiudendo il libro e infilandolo nella tasca del mantello. Poi si gira e se ne va, mentre Hermione segue il mantello che scivola leggero sul pavimento fin quando non scompare.
Poggia le mani sul tavolo, prende un respiro e si accascia sulla sedia, con una gran confusione in testa.

[Draco/Hermione post Hogwarts]
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Sì, lo so, sono una piaga cosmica. Tra l’altro, la chiusa fa schifo. Seriamente, è oscena. Lizie, questa cosa è pronta dal 2 gennaio, perché anche io, quando voglio so esser puntuale, ma l’ho giudicata troppo orribile per dartela. Ora che hai già ricevuto il tuo regalo, e che ritengo sia meno orrida di questa, non mi sento troppo in colpa a pubblicarla.

Se voleste uccidermi vi capirei, davvero. Buona lettura.

Thanks



Ghirigoro, Diagon Alley - dicembre 1998

Hermione osserva la copertina di un libro interessata, poi getta un’occhiata fuori dalla vetrina, dove infuria una tempesta e la pioggia sembra voler allagare le strade e il vento sradicare i tetti. La ragazza si stringe istintivamente nel mantello, un brivido al pensiero che prima o poi dovrà uscire dal Ghirigoro e affrontare quel fenomeno della natura che tortura l’intero paese da giorni. Ron e Harry non fanno altro che lamentarsene da quando è tornata alla Tana per le vacanze di Natale. Distoglie lo sguardo da fuori e torna a concentrarsi sul libro, sfiora la copertina con i polpastrelli in una carezza, poi lo rimette a posto con uno sguardo bramoso e un sospiro; non può comprarlo, Ron o Harry o Ginny, o chiunque dei loro amici potrebbe averglielo preso come regalo. Chiunque tranne Luna: Luna non le comprerebbe mai un libro, o per lo meno uno privo delle sue solite stramberie.
Si dirige verso gli scaffali stracolmi di testi didattici, gettando un ultimo sguardo al libro di prima e scorrendo con l’indice i titoli dei vari tomi. Alcuni devono essere così vecchi da essere lì da almeno vent’anni senza che nessuno osi aprirli. Prende un libro di Aritmanzia dal titolo particolarmente interessante, gli occhi che brillano di emozione al pensiero di quanto potrà imparare; sfoglia rapida le pagine, imbevendosi delle parole che legge, sorride, chiude il libro e se lo stringe con affetto al petto, soddisfatta del suo acquisto. Lo vede mentre si dirige al bancone per pagare: alto, pallido, quasi malaticcio oserebbe dire, elegante nei suoi abiti di sartoria, l’espressione sprezzante e arrogante che sembra una semplice imitazione di quella degli anni di scuola.
“Malfoy,” mormora levando un braccio in saluto.
Draco si volta verso di lei, corruga la fronte per un istante, poi stira le labbra in un sorriso gelido e indossa la solita espressione disgustata: Hermione vede una crepa, è talmente evidente che non si può non notarla, dev’essere questo a impedirle di affatturarlo quando parla.
“Granger…” pronuncia lentamente, con voce strascicata, lasciando la frase in sospeso.
Lei lo osserva un attimo, critica, prima di decidere cosa fare: ha delle borse pesanti, gli occhi sono infossati, la pelle tirata sugli zigomi, a far risaltare la sua magrezza eccessiva.
Deglutisce, poi mostra il suo migliore sorriso gentile. “Come stai, Malfoy?”
“Granger, tu ed io non facciamo conversazione, soprattutto perché tu non sei all’altezza,” decreta Draco storcendo il naso.
Hermione inarca un sopracciglio, irritata. “A me sembra che l’unico non in grado di sostenere una conversazione sia tu,” ribatte ignorando l’offesa.
Una ruga si forma sulla fronte dell’uomo, le labbra che si fanno più sottili e gli occhi che mandano lampi. “Granger… evitami la pietà. Non ne ho bisogno.”
La ragazza resta immobile, in silenzio, senza sapere bene cosa dire, forse perché la sconvolge che abbia capito le proprie intenzioni prima di lei stessa. “Non si tratta di pietà!” dice offesa, la voce che è salita di un’ottava. “Volevo essere gentile, perch-”
“Granger, per una volta in vita tua, stai zitta!” ruggisce lui, il viso deformato dalla rabbia. “Non è pietà la tua? Una degli eroi della Seconda Guerra Magica, la migliore amica del Prescelto, dell’Eroe, fidanzata di uno dei Weasley, che nel corso della battaglia hanno perso un figlio, ritornata a Hogwarts per frequentare l’ultimo anno, una delle migliori studentesse che Hogwarts abbia mai visto!” la deride. “Vuoi sapere come sto? Sono uscito da Azkaban per miracolo, mio padre è ancora dentro, mia madre è guardata con un certo disprezzo, lo Sfregiato ha vinto la guerra ed io devo stare qui a fare conversazione con una come te. Come credi che stia, Granger?”
“Non parlarmi con quel tono,” sibila Hermione, oltraggiata. “So che sei felice che Voldemort sia morto. Tu nemmeno lo volevi il marchio, Harry ti ha sentito, sulla torre, quando Dumbledore …” la voce le muore in gola, quasi facesse male dirlo a voce alta.
“Certo che lo volevo, Granger. Soprattutto per evitarmi una come te tra i piedi una volta tutto fosse finito,” dichiara con recuperata freddezza, sistemandosi il mantello.
“Io ti ho visto. Tu non lo volevi. Ti ho visto quando mi hanno portato a casa tua, eri terrorizzato… e quando è morto Crabbe eri… distrutto. E sei anche venuto al funerale di Dumbledore. La mia non è pietà, mi preoccupavo sinceramente,” si difende alzando il mento con orgoglio.
“Già… mi è rimasto molto in effetti: amici morti o ad Azkaban.Non parlare di cose che non sai, tieniti la tua pietà e vivi la tua vita meravigliosa, Granger,” sibila allontanandosi e uscendo dalla libreria.
Hermione rimane immobile, il libro tra le mani, segue la sua sagoma scura fin quando non scompare nella pioggia fitta. Si dirige al bancone per pagare, la testa altrove: la devono chiamare due volte, e mentre abbassa lo sguardo per prendere i soldi dalla borsa lo sguardo le cade su un libro dalla copertina grossa e lisa dal tempo, senza titolo.

Quarto livello, Ministero della Magia – dicembre 2001

Hermione Granger in Weasley è seduta alla sua scrivania, concentrata sulle pratiche da finire mentre i suoi colleghi salutano i prossimi alla partenza nel corridoio. Si aggregherà ai saluti quando avrà finito il lavoro, le manca solo qualche pratica; è ligia ai suoi doveri come a Hogwarts lo era allo studio, in quella maniera quasi maniacale che l’ha distinta durante la sua carriera scolastica e ora caratterizza la sua carriera lavorativa.
È una fortuna che sia totalmente impermeabile alle chiacchiere altrui, perché altrimenti sarebbe la fine e tornerebbe a casa non si sa quando, ma Hermione quando si concentra su qualcosa è eccezionale: si isola, entra in un mondo suo e il resto non esiste; gli unici a poterla far riemergere sono Harry e Ron, ma loro non sono lì in quel momento, quindi nessuno può...
Hermione poggia la piuma di scatto, gli occhi sbarrati e l’espressione tra l’agitazione e lo stupore. Alza lo sguardo di scatto sapendo che lui è lì, ha sentito la sua voce lenta a strascicata, e lei non sbaglia mai.
Lo sguardo saetta sul cassetto della scrivania, poi torna a lui, che fa un cenno per congedarsi prima di allontanarsi. Non ha nemmeno il tempo di pensarci, sa solo che era seduta e l’istante successivo è in piedi, una mano poggiata sulla scrivania, l’altra protesa in avanti, quasi volesse fermarlo, e urla il suo nome.
I maghi dell’ufficio si voltano verso di lei stupiti, senza capire bene, poi spostano lo sguardo su di lui, che la fissa con espressione indecifrabile, un miscuglio tra l’irritazione, lo schifo e la curiosità.
Hermione sta ferma, sente che le gambe stanno per cederle, perché è una cosa così poco da Hermione Granger e non sa nemmeno cosa fare, perché non sa cosa sta per fare lui, e lei non è così, lei è Hermione Granger, per Merlino!, è razionale, coerente, tiene le situazioni sotto controllo e… e sospira di sollievo, ed è certa che lui se ne accorga.
Dopo qualche istante decide di sbigottimento, in cui sembra valutare la situazione, Draco entra nel suo ufficio e chiude la porta dietro di sé; Hermione non gliel’ha chiesto ma apprezza il gesto, e per farglielo capire annuisce brevemente.
Lui inarca pesantemente un sopracciglio e la strega capisce che la sola ragione per cui non se n’è andato è evitare un’uscita che avrebbe fatto parlare per mesi. Non che questo fosse meno sconvolgente in effetti.
“Granger,” saluta con voce ferma, ricambiando l’uso del cognome, mentre si avvicina alla scrivania.
“Prego, accomodati…” farfuglia lei indicandogli la sedia di fronte alla scrivania.
Draco stringe le labbra, mentre Hermione lo fissa spaesata in risposta. Draco scuote il capo con fare melodrammatico, alzando le braccia al soffitto, e le sue parole sono taglienti come lame
“Andiamo Granger, evita il teatrino! Dimmi quello che vuoi e facciamola finita.”
Hermione deglutisce, perché non sarà gentile allora, al diavolo! Sorride forzata, prende dal cassetto della scrivania un vecchio libro senza titolo, dalla copertina grossa e lisa, e glielo mette tra le mani con espressioni di sfida.
Draco lo osserva perplesso, prima di sollevarlo con una mano e guardarla con espressione interrogativa.
“È un regalo,” spiega Hermione con semplicità, alzando le spalle. “L’ho comprato l’ultima volta che ci siamo parlati.”
“Granger, un vecchio libro che tratta di Come ricostruire la tua vita in dieci semplici punti non è utile!” le fa presente Draco. “Non ti avevo già detto di lasciar da parte la pietà?”
“Aprilo,” lo invita Hermione gentilmente, rifiutando di riprendere il libro.
Il mago sbuffa, trovando ridicola e assurda la situazione, ma lo sguardo fermo della vecchia compagna di scuola lo spinge a fare come lei chiede.
Resta in religioso silenzio, mentre osserva e sfoglia le pagine con un misto di interesse e meraviglia. Si sofferma su una riga in particolare, poi la guarda negli occhi e per un breve intenso istante Hermione ci vede semplicemente un ragazzo della sua età, senza pose né vecchi rancori.
“Grazie Granger,” sussurra chiudendo il libro e infilandolo nella tasca del mantello. Poi si gira e se ne va, mentre Hermione segue il mantello che scivola leggero sul pavimento fin quando non scompare.
Poggia le mani sul tavolo, prende un respiro e si accascia sulla sedia, con una gran confusione in testa.




Nella prima pagina c’è un ritaglio di giornale, la foto in primo piano di Narcissa Malfoy e del figlio che escono trionfanti dal tribunale del Wizengamot, il titolo dell’articolo che indica la loro totale assoluzione.
*
La seconda pagina riporta un articolo di qualche anno prima, c’è una foto grossa di Draco Malfoy, in primo piano, alla festa di natale del Saint Mungo.
C’è una scritta in basso a destra.
Volta la pagina e scrivi il resto.

   
 
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