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Autore: slice    30/03/2010    3 recensioni
Shikamaru scopre scomode verità e invece di riferire segue l'istinto. "Incredibile come quella possa essere diventata un'abitudine."
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Shikamaru Nara
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Là, dove il sole fa ombra'
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Abitudine

di slice





Incredibile come sia diventata un'abitudine in fretta.

Incredibile come quella possa essere diventata un'abitudine.

Il bosco profuma sempre, ha quel particolare odore di umido, di vento e poesia che si insinua nei polmoni e nella mente anche senza alcun permesso. La mattina presto quest'odore si accentua, forse è solo colpa dell'uomo che è assopito e rinchiuso in una sterile stanza per tutta la notte e quando esce ogni cosa gli sembra più intensa per i primi minuti, o forse la notte profuma il sottobosco con la sua umida carezza. Non importa, perché si ha comunque la fortuna sfacciata di poter godere di quel miracolo.

Il cervello di Shikamaru non si ferma, anche di mattina così presto non riesce a fare a meno di pensare. È quasi un unico ragionamento il suo, dalla mattina quando si alza alla sera prima di dormire, pensa talmente tanto che se anche cambia argomento lo fa in modo graduale. A volte si chiede se sia normale, ma poi gli toccherebbe analizzare il termine 'normale' e ci rinuncia perché sarà un genio, ma è anche pigro. Da morire.
Così cammina in silenzio fra il fogliame, gli alberi e la rugiada.

È difficile seminare Ino, un po' meno lo è seminare Chouji, ma a lui è più difficile mentire che ad Ino. Come al solito vanno pari solo se uniti.

Quando arriva nella radura che cercava, nota con celato sollievo che lui è già lì.
È l'ottava volta che succede. L'ottava che si ritrovano insieme.
L'ottavo mese, nemmeno fosse una gravidanza.

Pensare che non è stato poi così difficile raggiungere quei livelli mette i brividi. Anzi, è stato decisamente facile in realtà, troppo.

Si sdraia sull'erba, le braccia dietro la testa in sostituzione del cuscino. Punta gli occhi al cielo e lo scruta in tutto il suo mattiniero splendore.
Ancora qualche sprazzo giallastro, che mischiato con l'azzurro lascia una sfumatura verdastra, adorna l'orizzonte ad est.

L'altro è a pochi metri da lui.
Seduto.
Composto.
Lo guarda.
Sempre.



Sì, è stato fin troppo semplice ritrovarsi lì.
Ha letto qualche fascicolo in più, giù nelle sale di decriptazione mentre Shiho arrossiva una volta di troppo, e nella biblioteca privata di un Hokage che, sbronza, si faceva fregare le chiavi.
La normale curiosità dell'inizio si è trasformata in necessità di chiarimenti dopo. C'erano tomi interessanti in quel buco polveroso e lui aveva molto tempo a disposizione; certo, aveva saltato qualche sonnellino, ma il sapere non ha prezzo. C'erano cose su Danzo, sull'intera questione Uchiha e sul Consiglio che non tornavano, ma dopo essersi fatto quella scorpacciata vi erano dei collegamenti decisamente ovvi per una mente come la sua.
Un giorno, deciso a chiedere alla Godaime, viene invece preceduto dalle parole della donna che in una sorta di materno “Mi hai beccato, mettiti seduto che ne parliamo” gli rivela la scomoda verità.
È allibito e capisce benissimo perché è un segreto, Tsunade gli dice che si aspettava che lui si ponesse domande e anche che arrivasse a delle risposte, ma non si aspettava che gli rubasse le chiavi della biblioteca personale e lo sbatte a decriptare codici per i due mesi successivi.

Poi, ripreso il normale servizio, va in ricognizione perché ha scambiato il turno con uno che non sa giocare a shoji e con cui gioca ogni volta che vuole il suo turno.
Il verde del bosco non lascia scampo a tracce di sangue e, senza sapere perché, segue quella pista e non riferisce alcunché.
Ed è così che lo trova, in quella stessa radura, mentre si sta bendando.

Si guardano a lungo, in silenzio. Uno con la benda a metà e lo Sharingan attivo e l'altro agitato e con la fronte aggrottata.
Shikamaru sbuffa, si guarda intorno e poi si sdraia a qualche metro dal nukenin, slacciandosi casualmente il medikit e lasciandolo incustodito mentre lui pisola sereno su quel prato verde.

Probabilmente ha dormito poco quella volta, ma quando si sveglia sente di essere riposato e, gli dice il medikit aperto sul prato, anche più leggero.
Si stropiccia gli occhi con due dita, tirandosi a sedere, e lui è ancora lì. A pochi metri da lui. Lo Sharingan che brucia ancora in quegli occhi dal taglio elegante.
Seduto.
Composto.
Lo guarda.
Sempre.





A volte si scrutano nei minimi dettagli, altre fanno entrambi cose diverse senza prestare troppa attenzione all'altro, a volte lui, con quei profondi occhi neri, si avvicina.
Piano.
Silenzioso.

Una volta si addormenta di colpo, il Nara.
È molto stanco, di ritorno da una missione di qualche giorno, per non mancare all'appuntamento con quel suo silenzioso nuovo amico, ha avuto tempo solo di fare rapporto.
Ancora i graffi campeggiano sulla sua pelle senza essere stati curati, o disinfettati.
Ancora il codino pende pericolosamente da una parte, il labbro è spaccato e i vestiti sporchi. Lui stesso è sporco.
E si addormenta quasi subito, cullato dal silenzio e dal vociare del bosco.
Ricorda di aver anche sognato.

C'era Ino; che gli toglieva le foglie e i rametti di dosso, dal giubbetto da jounin, dalla stoffa a rete sui polsi e sulle caviglie, e dai capelli.
C'era anche Chouji; che gli disinfettava i tagli sulle braccia e sul viso, il labbro spaccato frizzava di più dopo che ci aveva passato la garza imbevuta di acqua ossigenata.
E poi si era svegliato piano mentre il compagno di team gli sfilava il codino per agevolare Ino nella missione di togliere i residui del bosco dai sui ciuffi neri. Ma una volta aperti gli occhi c'era stato un unico movimento rapido e fluido che aveva permesso all'Uchiha di tornarsene lontano quei rassicuranti pochi metri.
Shikamaru, improvvisamente lucido, si era tirato a sedere e una cascata d'ebano lo aveva privato della vista.
C'era odore di disinfettante.
Il bosco non infestava più la sua divisa e i suoi capelli.
Si era passato le mani sul viso, sconvolto, e aveva borbottato qualcosa mentre si alzava per tornare al villaggio.

L'altro, a pochi metri da lui.
Seduto.
Composto.
Lo guardava.
Sempre.





Non è stata semplice come si sarebbe potuto pensare, ci ha ponderato per mesi prima di scorgere quella macchia di sangue; prima di seguire le sue tracce e le tracce della verità.
Ed è stato piacevole. Troppo piacevole.
Tanto piacevole da scordarsi la verità in favore di quel silenzio, di quegli sguardi.
Si può dire tutto di Shikamaru, ma non che sia stupido e lui concorda perché capisce di avere un problema.

Tutto era contenuto perché sapeva che l'altro non si sarebbe avvicinato. Non troppo, quantomeno.
Tutto era stato contenuto fino a quel giorno.

Ed è stato panico scoprire di esserne felici.
Ma il mese dopo tutto quel panico non ha saputo vincere con la voglia di rivederlo.
E così passano altri mesi.



La volta precedente, il settimo mese, si è fatto curare una piccola ferita da arma da taglio.
Da sveglio, 'sta volta.
Nessun sogno per poter far finta di niente.
Raramente stacca gli occhi dai suoi e così fa anche l'altro.
Poi la medicazione è ultimata e gli occhi sono rimasti incatenati.

Solo loro nella quiete della natura.
Vicini.
Così vicini da sentire l'odore dell'altro.

Gli occhi del più grande scivolano sulle labbra del più piccolo.
Una mano smaltata si alza, con una lentezza esasperante.
E sempre con la stessa lentezza sfiora il contorno delle labbra del Nara.
Non è successo altro.
Ed è bastato perché la confusione prendesse il sopravvento nella testa di entrambi.





Ora è sdraiato all'ombra.
L'altro, vicino.
Sdraiato.
Accanto a lui.
Composto.
Lo guarda.
Sempre.

Ed è bello sentire quegli occhi scuri come la notte su di sé.
È bello guardarlo da così vicino.

Ed è un attimo avvicinarsi. É naturale socchiudere gli occhi.
È strano e da brividi sentire mani adulte nei capelli sciolti, sulla nuca, sul viso.
É esaltante sentire quelle labbra premere sulle sue.

Esaltante come poche cose nella sua vita.
Bello come poche cose potevano esserlo nel mondo.
Amaro come il peccato.
Dolce come la verità.
Rilassante come un'abitudine.



Owari





Questa shot era nella “Raccolta crack”, è stata ripescata e migliorata perché è la prima Itachi/Shikamaru che ho scritto e voglio che faccia parte di questa serie, ma anche che sia la prima shot. Il punto di partenza della serie stessa. Anche se poi temporalmente magari creerò qualcosa di antecedente.

Che posso dire? Mi piacciono insieme, è logico, altrimenti non sarebbe la mia coppia preferita, eh. Però credo di doverlo ribadire perché lasciarlo tra le righe non mi basta.
Mi piace Itachi, il signore, l'uomo che non rifugge le sue responsabilità ma anzi fa tutto il possibile per adempiervi. Il cavaliere con la macchia. Il ninja pacifista, il male buono, quello che serve per sconfiggere i cattivi poi, no? Detto come se fossimo alle elementari, ecco.
E poi adoro Shikamaru, “colui che tutto sa e tutto vede” ho visto scritto da qualche parte trovandolo azzeccatissimo - non ricordo la fonte, se qualcuno riconoscesse queste parole e non gradisse la loro presenza qui, è legittimo, me lo dica. Shikamaru - è l'uomo che un giorno spero di incontrare - è intelligente e pigro perché le due cose sono correlate. Lo sono perché pensare, o in alternativa non farlo, è stancante, e lo sono anche perché in disparte e appisolato si notano un sacco di cose che altrimenti si perderebbero. Lì dov'è ha un'ottima prospettiva delle cose che accadono tutto intorno.
Sono entrambi pacati, riflessivi, intelligenti, uomini d'onore, persone sane ed equilibrate con la testa sulle spalle e la voglia di pace nel cuore. Dico sane ed equilibrate, ma è ovvio che gli avvenimenti intorno a loro attentino a questo aspetto: se il loro fosse un manga dove non accade niente di incivile e orribile come un genocidio - ad esempio - lo sarebbero molto di più, sani ed equilibrati.
In un altro contesto sono sicura, al di là del loro orientamento sessuale*, che unirebbero i loro sforzi per un mondo migliore, di sicuro, per raggiungere la pace.
O forse farnetico. Nessuno afferma che queste siano verità.
È che quando ho in testa un concetto è molto caotico, poi quando esce in parole lo diventa ancora di più e mi perdo. Io ho una malattia curabile, ma molto diffusa che va debellata al più presto e si chiama ignoranza.
* Cosa che ci voglio vedere io e che non esiste assolutamente.

Se non vi piace quello che è scritto in queste poche righe gradirei molto che provaste ad astenervi da una qualsiasi critica distruttiva. Se proprio voleste criticare c'è quella costruttiva, ed è oltremodo ben accetta. Grazie.

Non mi sono dimenticata delle persone che hanno commentato e seguito la vecchia versione, anzi me le ricorderò sempre e ringrazio il sito che mi ha dato la possibilità di salvare sul mio hard disk le due splendide recensioni. Grazie, ancora.



Ringrazio tantissimo Rohchan che è la mia beloved beta e vorrei dedicare a lei questo inizio; l'inizio di tutto, perché senza questa shot non avrei mai iniziato a scrivere su di loro, è stata la prima, è la più importante ed è sua. Il pair che prevale non sarà uno di quelli che apprezza, ma ho sempre pensato che il regalo più bello che facciamo ad un altra persona possa essere la cosa più preziosa per noi, invece che per lei, e questo è decisamente il mio pairing preferito. Ci tengo molto a questa serie e a questa shot ed ero tentata di non dedicare niente a nessuno proprio per questo. Ma Rohchan, che la apprezzi o meno, se la merita! Poi fa schifo ed è stupida, però non ci sono errori perché lei è una super beta e se ci sono è colpa mia! Sappiatelo.



I luoghi e i personaggi non mi appartengono, e non c'è lucro.

  
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