30/03/2010
1 recensioniKakashi fece un gran sospiro osservando la sua bella casetta: gli era mancata così tanto durante quella folle missione. E il fatto che avesse rischiato di non tornare a Konoha rendeva la visione, se possibile, ancora più piacevole.
Con un sorriso (nascosto dalla maschera), il jonin entrò in casa, buttando lo zaino sul divanetto in soggiorno. Iniziò ad aggirarsi per l’abitazione aprendo finestre e cercando di non finire sbranato dai cespugli di polvere che si erano formati durante la sua assenza.
Dovrei dare una pulita… pensò passando un dito sul tavolo ed osservando la traccia profonda che lasciava sullo strato di polvere.
Ma ci penserò domani. Decise alzando le spalle. Ora l’unica cosa di cui ho bisogno è una bella doccia! Si disse iniziando a togliersi il giubbottino della divisa e salendo le scale.
Man mano che si avvicinava al bagno, Kakashi lasciava una scia di vestiti dietro di sé: era troppo stanco per raccoglierli e portarli in camera sua. Doccia, doccia, doooocciaaaaa! Pensava.
L’unica cosa che non venne abbandonata a terra fu il coprifronte: quello lo posò con cura su di un asciugamano, per poi entrare in doccia e abbandonarsi contro il muro freddo sotto un getto d’acqua rivitalizzante.
Che pace… pensò il jonin chiudendo gli occhi per godersi al meglio quella sensazione. Poi dei pensieri disturbanti iniziarono a sorgere nella sua mente: e adesso? Qual’è il destino di Konoha? E Sasuke che fine ha fatto? Non è che quel pazzo di Naruto si mette in testa di andare a cercarlo da solo (di nuovo), vero?
Aaaah basta, basta, basta! Ci penserò dopo a queste cose! Si disse Kakashi scuotendo la testa. Ora voglio solo rilassarmi…
*
Quando
Kakashi uscì dalla doccia era già passata un’ora e mezza.Un’ora e mezza contro i 10 minuti che ci metto di solito…ero proprio sfinito! Pensò sorpreso.
Con un asciugamano attorno alla vita l’uomo si diresse nella sua stanza continuando ad ignorare la scia di vestiti che aveva lasciato prima.
Evitando i cespugli di polvere, riuscì ad arrivare fino alla finestra che, aprendosi, riversò la luce arancione del tramonto nella camera del ninja.
Passandosi una mano tra i capelli argentati, Kakashi si lasciò cadere mollemente sul fuuton. Si guardò intorno pensando a quanto gli era mancata quella sensazione di rilassamento e tranquillità.
Un oggetto squadrato che metteva in ombra il suo volto dalla calda luce del sole attirò la sua attenzione: era la foto ricordo del Team Minato.
Con una strana sensazione al centro del petto, Kakashi prese in mano la fotografia e si fermò a fissare i volti dei suoi ex-compagni di squadra e del suo ex-maestro: Rin, al centro tra lui ed Obito, sorrideva felice. Ancora si ricordava dello scoppio di felicità che aveva avuto la ragazza alla scoperta di essere nel suo stesso team.
Era lei a riportare l’allegria nel team…sempre pronta a ridere e scherzare ma, quando l’occasione lo richiedeva, diventava seria e professionale. Pensò Kakashi con un sorrisino.
Alla destra di Rin c’era Obito che ostentava un sorriso sicuro, da vero Uchiha.
E invece poi eri un piagnucolone pauroso che aveva sempre il terrore di entrare in azione e di sbagliare qualcosa. Eri così goffo, Obito…ma eri il mio migliore amico. Se ora sono vivo è solo grazie a te… e dire che non sono neanche riuscito a tener fede alla promessa che ti ho fatto… si disse il jonin rattristandosi. La sensazione che aveva al centro del petto ora iniziava a far male.
Accanto ad Obito c’era lui, il volto coperto dalla perenne maschera, con la sua solita aria annoiata.
Ma guarda, è strano vedermi con entrambi gli occhi neri…certo che in questa foto ho un’espressione che potrebbe competere con quella di Shikamaru! Pensò ridacchiando.
Infine, dietro di tutti con le mani sulle teste di Obito e Kakashi e con un sorriso affettuoso, c’era lui: Minato Namikaze, il Quarto Hokage. L’uomo che ha insegnato tutto a Kakashi, l’uomo che lo stesso jonin rivede ogni giorno in Naruto.
È proprio uguale a te, Minato-sensei. Chissà, magari da ragazzino eri proprio come lui! Mi ricordo ancora di quando mi chiedesti di prendermi cura di lui, prima di andare incontro alla tua morte e sigillargli dentro il Kyuubi. Ricordò Kakashi. Questo almeno sono riuscito a farlo. Si disse con un mesto sorrisino ironico. La sensazione al centro del petto era diventata vero e proprio dolore.
Con un sospiro il jonin riappoggiò la foto al suo posto e si distese sul letto con la testa piena di pensieri.
Anche se Tsunade-sama si è ripresa, dubito che torni ad essere Hokage…anche se la cosa mi piacerebbe. Non sono portato per questo genere di cose. Si dice coprendosi gli occhi con l’avambraccio.
Chi l’avrebbe mai detto? Rin, Obito, Minato-sensei…sono diventato Hokage. Non l’avrei mai detto…e nemmeno tu, Minato-sensei, l’avresti detto quando quella volta mi rimproverasti dicendomi che sarei diventato un delinquente! Pensa Kakashi con un sorriso ricordando un episcodio accaduto tanti anni fa.
Quando lui e gli latri erano ancora dei bambini. Con questi pensieri Kakashi si addormentò vestito solo con un asciugamano.
Note dell'autrice.
Ed eccomi qui con una nuova fic su Naruto! Questa è incentrata sui sensei da bambini (me l'ha ispirata un sogno che ho fatto tempo fa). Questo primo capitolo è l'antequam ma temporalmente è situato contemporaneamente al manga in giapponese (per chi lo stesse leggendo), quindi il Team Kakashi è appena rientrato a Konoha e Tsunade-sama si è risvegliata dal coma (yuppie!). Grazie a chi ha letto! Al prossimo capitolo (dove vedremo i nostri piccoli sensei in azione!).